tag:blogger.com,1999:blog-76925703776924796202024-03-29T05:48:34.694+01:00LEGGENDO E RILEGGENDO Il blog di Francesco Palazzo
Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.comBlogger608125tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-15034454076951263262024-03-29T05:47:00.002+01:002024-03-29T05:47:56.277+01:00I cori da codice penale dentro gli stadi.<p style="text-align: center;"> PALERMO TODAY - 23 MARZO 2024</p><p style="text-align: center;">Cartellino rosso per chi offende e incita all'odio dentro gli stadi</p><p style="text-align: center;">Francesco Palazzo </p><p><br /></p><p> Domanda. Ma si può essere così a corto di pensieri, parole, fantasia e immaginazione, peraltro pure durante una tranquilla e pacifica partita amichevole contro una squadra belga (ma vale ovviamente per qualsiasi incontro che si svolga al Barbera) da ripetere più volte "catanese pezzo di m...", "Catania quanto ti odio", "catanese figlio di..." e "chi non salta è catanese"? Questo lo chiamano tifo ma è soltanto fastidiosissimo inquinamento acustico pieno di frasi offensive, direi gravemente offensive, incitanti in questo caso all'odio verso un’altra città e i suoi abitanti.</p><p>Questa roba indecente, così come per fumogeni, petardi e cose simili, dovrebbe essere vietata assolutamente negli stadi. Senza se e senza ma. Così come ogni frase offensiva rivolta agli avversari in campo, ai tifosi che sostengono gli sfidanti, alla stessa propria squadra, allenatore compreso, e alla terna arbitrale. Come ci sono i leoni da tastiera abbiamo quelli degli stadi. Ma sia gli uni che gli altri hanno un potere molto inquinante e disturbante. In entrambi i casi si pensa che protetti dall'anonimato, perché stare in mezzo alla folla è come trovarsi dietro una tastiera, si possa dire e fare di tutto. Ma così non è.</p><p>Il codice penale dovrebbe valere dappertutto. E così come è in fondo semplice riuscire a risalire ai leoni da tastiera, mettendoli di fronte alle loro responsabilità, si dovrebbe cominciare a fare la stessa operazione pure dentro gli stadi. Magari sarà più complicato ma non è certamente impossibile. Chi non salta è solo civile e basta.</p><p> <a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/cartellino-rosso-offese-insulti-cori-stadio-renzo-barbera.html?fbclid=IwAR08B5ueDD9M3GBciembfNvbP7j838w1pFK_r0Cn3f4AAZxic0FhnmWfY8Q" target="_blank">https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/cartellino-rosso-offese-insulti-cori-stadio-renzo-barbera.html?fbclid=IwAR08B5ueDD9M3GBciembfNvbP7j838w1pFK_r0Cn3f4AAZxic0FhnmWfY8Q</a></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-37822459847851393402024-03-29T05:37:00.001+01:002024-03-29T05:37:12.774+01:00Il pacifismo che vuole decidere chi può parlare di pace.<p style="text-align: center;"> ROSALIO - 22 Mar 2024</p><p style="text-align: center;">Le vie della pace non possono e non devono essere vietate a nessuno</p><p style="text-align: center;">Francesco Palazzo</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjF6M3Irk-9sP4L9NX0kURewmUtcexus9FgutLIjrNCvpAGuPNVl4MmFO0DKUXV4Zc0ayJgxQW7CXAwH0lH8iooh3DNvxxZ3sr1a2cGC0CfbQXkby6pT8L8wmm1DO6rYEpJDjwpNjB2MBqX5xUflcbnMSxWkDSMQTkKgSW7TdneKrRwXt0EXtECcHMrPPQ/s1080/Screenshot_20240329_052848_Facebook.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="570" data-original-width="1080" height="169" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjF6M3Irk-9sP4L9NX0kURewmUtcexus9FgutLIjrNCvpAGuPNVl4MmFO0DKUXV4Zc0ayJgxQW7CXAwH0lH8iooh3DNvxxZ3sr1a2cGC0CfbQXkby6pT8L8wmm1DO6rYEpJDjwpNjB2MBqX5xUflcbnMSxWkDSMQTkKgSW7TdneKrRwXt0EXtECcHMrPPQ/s320/Screenshot_20240329_052848_Facebook.jpg" width="320" /></a></div><br /><p><br /></p><p>Mettiamo che io sia una persona distante da ogni forma di esercito e di intervento militare per la risoluzione di ognil controversia. E ipotizziamo pure che nella mia città si svolga una manifestazione internazionale con la presenza di tanti giovani provenienti da quaranta nazioni e anche delle scuole superiori palermitane, organizzata pure dalle forze armate, con l’intenzione di esplorare tutti i canali per l’individuazione sistematica di una via di soluzione pacifica dei conflitti piuttosto che di belligeranza È chiaro che questa è una buona notizia. Dovrebbe in effetti esserlo. Tuttavia invece, misteriosamente va detto, quella che è una buona novella, diventa un serio e insormontabile problema per tanti pacifisti. Tanto da sostenere che a tale evento non sia opportuna la presenza di giovani studenti palermitani. È come se non bastasse, si invita la gente a disertare un appuntamento così importante. Come se i tanti che potrebbero essere interessati non fossero dotati di raziocinio e libero arbitrio. Come se non si sapesse che le forze armate non solo non sono affatto un’organizzazione eversiva, ma che sono anche citate in diversi punti della Costituzione Repubblicana che tanto, giustamente, si sventola ad ogni pie’ sospinto. Non ha, per loro, nessuna importanza che la più importante carica democratica della nazione Repubblicana sia a capo delle Forze Armate. Niente, sono contrari.</p><p><br /></p><p>Che fa, uno non può essere contrario? Certo, nessuno lo vieta. In una democrazia tutto è permesso e lecito. Soprattutto se si esprime pacificamente il proprio dissenso. Ma in una democrazia, la logica e il ragionamento dovrebbero essere dei capisaldi. Allora, se vogliamo utilizzare la logica e ragionare, io mi aspetterei da un antimilitarista e pacifista non violento H 24, una approvazione, senza se e senza ma, della manifestazione che effettivamente dal 17 al 20 marzo si è svolta sotto Monte Pellegrino. Proprio per il motivo che va esattamente d’accordo con chi cerca le ragioni della pace e della giustizia.</p><p><br /></p><p>Prima di arrivare all’uso delle armi, si devono esplorare tutte, ma proprio tutte, le dinamiche per rendere possibile ed esplorare le vie della cosiddetta “pace positiva e inclusiva”. Concetto filosofico teorizzato negli anni ’60 del secolo scorso dal sociologo statunitense Johan Galtung, che analizza le cause della guerra e gli inversi requisiti alla base e a garanzia della pace. E siccome il senso di quanto è avvenuto a Palermo era proprio questo, era esattamente questo, era senza dubbio questo, allora la cosa doveva interessare molto, direi tantissimo, i pacifisti. Tanto da ritenere utile la partecipazione delle scuole. Tanto, se fosse stato possibile, da andare ad ascoltare per arricchire il vocabolario delle reali possibilità della pace nel mondo.</p><p><br /></p><p>A meno che non si ritenga di essere così tanto sapienti sulla pace da non dovere ascoltare più nessun parere sull’argomento. Perché magari si è sicuri di conoscere già tutto lo scibile disponibile, di aver letto intere biblioteche sulla tematica e di avere dunque tutto da insegnare e nulla da imparare sul tema. Tanto da convenire addirittura sulla presa di distanza delle istituzioni cattoliche della città in merito alla celebrazione eucaristica per i partecipanti. Un pacifista dovrebbe chiedersi per quale motivo la chiesa non è d’accordo sulle linee d’indirizzo di un’iniziativa che si chiama Forum Internazionale “Pace, sicurezza e prosperità”. Ma siccome è bene farsi le domande, io chiedo per quale motivo pacifisti, antimilitaristi e cattolici non debbano trovarsi sulla stessa strada con chi vuole interrogarsi sulle possibili vie praticabili per affermare sempre e in ogni luogo le ragioni della pace.</p><p><a href="https://www.rosalio.it/2024/03/22/le-vie-della-pace-non-possono-e-non-devono-essere-vietate-a-nessuno/?fbclid=IwAR3EEOHK-uX3EZWzLFQ0G5NITqBeFzgAsz1KOn6zUMzxqaP1ABX_H_q2Lck" target="_blank">https://www.rosalio.it/2024/03/22/le-vie-della-pace-non-possono-e-non-devono-essere-vietate-a-nessuno/?fbclid=IwAR3EEOHK-uX3EZWzLFQ0G5NITqBeFzgAsz1KOn6zUMzxqaP1ABX_H_q2Lck</a></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-69463458758437494182024-03-21T00:42:00.003+01:002024-03-21T00:56:14.896+01:00Palermo calcio. Tifare e ragionare. <div style="text-align: center;"><img alt="Advertisement" attributionsrc="" border="0" height="1" src="https://ad.doubleclick.net/ddm/ad/N1584417.4509129APEXCITYNEWSIT/B29508752.384579213;sz=1x1;ord=1710977128.7111;dc_lat=;dc_rdid=;tag_for_child_directed_treatment=;tfua=;dc_sdk_apis=[APIFRAMEWORKS];dc_omid_p=[OMIDPARTNER];gdpr=$%7BGDPR%7D;gdpr_consent=$%7BGDPR_CONSENT_755%7D;dc_tdv=1?" style="box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Sans Grotesk", system-ui, Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; max-width: 100%; vertical-align: bottom;" width="1" /><span style="color: #0d0d0d;"><span style="font-size: 32px;">PalermoToday - </span></span><span style="color: #0d0d0d; font-size: 32px;">16 marzo 2024</span></div><div><div style="text-align: center;"><span style="color: #0d0d0d;"><i><span style="font-size: large;">Francesco Palazzo</span><span style="font-size: 32px;"> </span></i></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #0d0d0d; font-size: medium;"><b>Il Palermo ce la può ancora fare, basta a quei tifosi solo quando le cose vanno bene.</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #0d0d0d; font-size: medium;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: center;"><span class="u-label-08 u-color-secondary u-mb-xsmall u-block" data-timestamp="sagarh" face=""Sans Grotesk", system-ui, Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; display: block; font-size: 0.75rem; line-height: calc(1em + 4px); margin-bottom: 0.5rem; text-align: justify;"><span face="var(--font-serif-text)" style="background-color: var(--background-color); font-size: 1.125rem;">Ragioniamo con serenità. Il Palermo ha sinora condotto una stagione navigando sempre senza problemi e largamente in zona promozione. Questo è un fatto intorno al quale non c'è possibilità di discussione alcuna. Attualmente naviga con undici punti di vantaggio sulla nona e poche settimane fa a Cremona aveva raggiunto durante la prima fase di gioco la posizione in classifica, secondo posto, che consente la promozione diretta nella massima serie calcistica del nostro paese. In otto giornate, con 24 punti in palio, un'enormità, la squadra può giocarsi ancora tanto in ottica promozione, anche attraverso un buon piazzamento per affrontare al meglio la fase dei play off, che già ha affrontato con successo nel passaggio dalla serie C alla serie B. Questo più o meno lo stato dell'arte. Leggo da mesi sui social e ascolto dalle trasmissioni giornalistiche, direi da anni se rileggiamo lo scorso campionato, dove i play off non si raggiunsero per un nulla, commenti al vetriolo come se fossimo da tempo immemore senza nessuna speranza in piena zona retrocessione. Gli "esperti", chiamiamoli così, affermano che non c'è mai stato gioco. Sicuramente allora ci sapranno spiegare, dall'alto del loro stratosferico sapere, come fa una squadra senza gioco a racimolare tanti di quei punti da fare due campionati su due in B nella fascia alta della classifica. E magari, visto che sono esperti, ci diranno cosa hanno da criticare alla società di Viale del Fante. Come se i rosanero fossero in mano non ad una holding di prima grandezza del calcio mondiale, ma agli ultimi arrivati nel mondo del pallone. Forse ci vuole calma e gesso. Se Palermo come città fosse in zona promozione da anni come i rosanero (a tal proposito se gli esperti hanno memoria si ricorderanno gli ottimi campionati disputati in serie D e C dai rosa dopo che hanno ricominciato da capo nel 2019), vivremmo tutti molto ma molto meglio per quanto riguarda la qualità della vita. Perciò, a coloro che urlano in continuazione improperi ai calciatori, all'allenatore e alla società dagli spalti del Barbera e sui social, che da due anni ci rompono i timpani (altro che sostenere i propri colori come raccontano), e che sono alla fine tifosi soltanto quando le cose vanno bene, propongo caldamente di cercare fuori dallo stadio motivi per fare sentire la loro fondamentale opinione. Non ne mancano. Magari, se ci pensano bene, potrebbero farlo in larga parte contro se stessi, visti i livelli di cittadinanza che si registrano in città. Insomma, cari urlatori, anche con slogan offensivi, in servizio permanente effettivo al Barbera e sui social, il Palermo calcio, e quelli come me, che vanno allo stadio non per scaricare le tensioni e i problemi della vita, ma per seguire e sostenere davvero la squadra del Palermo, penso possiamo fare benissimo a meno di voi.</span></span><span class="u-label-08 u-color-secondary u-mb-xsmall u-block" data-timestamp="sagarh" face=""Sans Grotesk", system-ui, Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; display: block; font-size: 0.75rem; line-height: calc(1em + 4px); margin-bottom: 0.5rem; text-align: left;"><span face="var(--font-serif-text)" style="background-color: var(--background-color); font-size: 1.125rem;"><br /></span></span><span class="u-label-08 u-color-secondary u-mb-xsmall u-block" data-timestamp="sagarh" face=""Sans Grotesk", system-ui, Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; display: block; font-size: 0.75rem; line-height: calc(1em + 4px); margin-bottom: 0.5rem; text-align: left;"><span face="var(--font-serif-text)" style="background-color: var(--background-color); font-size: 1.125rem;"><a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/critiche-palermo-corini-tifosi-lettera.html?fbclid=IwAR3wwrYwykbl1w4VPKbAFyLHSq3hfx_ohV9_KbvOuWyP3ZMup-yw1vWKyD8" target="_blank">https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/critiche-palermo-corini-tifosi-lettera.html?fbclid=IwAR3wwrYwykbl1w4VPKbAFyLHSq3hfx_ohV9_KbvOuWyP3ZMup-yw1vWKyD8</a><br /></span></span><span class="u-label-08 u-color-secondary u-mb-xsmall u-block" data-timestamp="sagarh" face=""Sans Grotesk", system-ui, Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; display: block; font-size: 0.75rem; line-height: calc(1em + 4px); margin-bottom: 0.5rem; text-align: left;"><span face="var(--font-serif-text)" style="background-color: var(--background-color); font-size: 1.125rem;"><br /></span></span><span class="u-label-08 u-color-secondary u-mb-xsmall u-block" data-timestamp="sagarh" face=""Sans Grotesk", system-ui, Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; display: block; font-size: 0.75rem; line-height: calc(1em + 4px); margin-bottom: 0.5rem; text-align: left;"><span face="var(--font-serif-text)" style="background-color: var(--background-color); font-size: 1.125rem;"><a href="https://www.facebook.com/share/p/NKWFYsyokgqMPaKq/" target="_blank">https://www.facebook.com/share/p/NKWFYsyokgqMPaKq/</a><br /></span></span><div><br /></div></div><div><div class="o-wrapper o-bg-base" style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Sans Grotesk", system-ui, Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif;"><main class="o-page o-bg-base" style="background-color: var(--background-color); box-sizing: inherit; padding-bottom: var(--outer-gutter); padding-top: var(--outer-gutter); width: 384px;"><div class="o-container o-page-item-reset" style="box-sizing: inherit; margin: 0px auto; max-width: 1400px; padding: 0 var(--outer-gutter); width: calc(100vw - var(--outer-space, 0));"><article class="l-entry l-entry--infos-square u-grid u-mb-xlarge" data-entry="" style="box-sizing: inherit; column-gap: var(--grid-gutter); display: grid; grid-template-areas: "header" "byline" "body" "footer"; grid-template-columns: 100%; margin-bottom: 3rem; row-gap: var(--grid-gutter);"><header class="l-entry__header u-mb-xlarge" data-entry-header="" style="box-sizing: inherit; grid-area: header / header / header / header; margin-bottom: 3rem;"><form style="box-sizing: inherit;"><label class="c-modal" style="--modal-size: 90%; box-sizing: inherit;"><div class="u-cursor-pointer" style="box-sizing: inherit; cursor: pointer;"><figure class="l-entry__media o-fullscreen u-mb-large o-skeleton-media--horizontal u-relative" style="box-sizing: inherit; grid-area: media / media / media / media; 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La mobilità dolce pedonale da promuovere nel salotto della città.<p style="text-align: center;">PALERMO TODAY</p><p style="text-align: center;">9 MARZO 2024</p><p style="text-align: center;">Promuoviamo tutta la mobilità dolce senza guerre di religione</p><p style="text-align: center;">Francesco Palazzo </p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMOtTHwZ0Bkl7i1XBEkAPBVhyphenhyphenwJWiqvPJG6pFqv1LxDEgR3vyzzPNtpBTLerYT_BKdDZJn3OLQV8S2VjAEmuPXGEZfX2Fe4kieukmT7KBafP54nN3PKGabftMRmQlEyW4qU9SEzbF9Y0SCimy2zua2t7AqsxWpBx3rnL1M5XBuxWNrAWNnf22Dfs-jtPA/s1959/Screenshot_20240311_152550_Facebook.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1959" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMOtTHwZ0Bkl7i1XBEkAPBVhyphenhyphenwJWiqvPJG6pFqv1LxDEgR3vyzzPNtpBTLerYT_BKdDZJn3OLQV8S2VjAEmuPXGEZfX2Fe4kieukmT7KBafP54nN3PKGabftMRmQlEyW4qU9SEzbF9Y0SCimy2zua2t7AqsxWpBx3rnL1M5XBuxWNrAWNnf22Dfs-jtPA/s320/Screenshot_20240311_152550_Facebook.jpg" width="176" /></a></div><br /> </div><br /><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: left;"></p><div style="text-align: left;">Sulla mobilità dolce a Palermo, che è una metropoli, non dobbiamo dimenticarlo, e non un piccolo paesino con quattro vie, pare che la battaglia si concentri su poche strade centrali pedonali, per intenderci le vie Ruggero Settimo, Maqueda, corso Vittorio Emanuele. Interdette recentemente a monopattini, bici elettriche o a conduzione muscolare. Anzi, interdette sino a un certo punto con disposizioni via via aggiornate. L'ultima, devo dire, abbastanza complessa e articolata.</div><div style="text-align: left;">Se nel capoluogo siciliano la mobilità dolce fosse davvero diffusa in tutta la città, obiettivo dal quale siamo purtroppo distanti, le piste ciclabili come questa che ho fotografato sarebbero piene, e nessuno farebbe caso all'utilizzo di alcune vie centrali esclusivamente come isole pedonali. D'altra parte se le parole hanno un senso con isola pedonale si dovrebbe intendere soltanto una cosa. Ma pare che la partita, molto stranamente va rilevato, si giochi in poche e infuocate, in quanto a presenza di bipedi, centinaia di metri. Come se il salotto di Palermo fosse il solo luogo d'elezione per cicloamatori e monopattinisti. Singolare, no? </div><div style="text-align: left;">Se vi allontanate dalle vie sopra citate o dalla adiacente via Amari, stranamente non contemplata nelle misure interdittive, oppure dai marciapiedi di via Libertà, che appunto sarebbero marciapiedi, misurerete che per tutti gli altri chilometri della città, ossia per quasi il 100 per cento della sua grandissima estensione, la mobilità dolce è quasi assente e dunque non crea nella forma e nella sostanza nessun tipo di conflitto. Invece dovrebbe andare esattamente al contrario. Le isole pedonali al centro dovrebbero essere di pertinenza dei pedoni. Mentre sul resto della città, cioè sulla quasi totalità del suo territorio, dovremmo sino allo sfinimento discutere sulle misure amministrative specifiche e sulle infrastrutture dedicate a un importante settore della vita quotidiana quale è la mobilità dolce</div><div style="text-align: left;">Tenendo però in grande considerazione che il pedone è il vettore più dolce che ci sia e perciò quello che, essendo il più debole attore in campo nell'ambito della mobilità di qualsiasi città, dovrebbe essere il più protetto. E negli assi teoricamente pedonali, dove deve convivere con mezzi che raggiungono velocità non certo di 10 all'ora, come indicato per esempio in un cartello assolutamente ignorato all'inizio del marciapiede di via Libertà, corre obiettivamente dei pericoli. Devo dire che quando mi capita di passeggiare nelle vie centrali, cammino sui marciapiedi. Perché non è sereno deambulare se sai che mezzi a 25/30 chilometri orari possono finirti rovinosamente addosso mandandoti in ospedale o facendoti comunque male.</div><div style="text-align: left;">Si potrebbe convivere in questi assi pedonali tracciando percorsi dedicati alla mobilità dolce non pedonale. Tutto si può fare, niente lo vieterebbe. Ma già vedo in tale evenienza tutta la sede stradale occupata con creatività da due ruote e monopattini. Ed è un'esperienza già vissuta in passato. Del resto non si capisce il motivo, come si scriveva prima, per il quale poche vie a Palermo non possano essere dedicate esclusivamente alla mobilità dolce pedonale.</div><div style="text-align: left;">Ecco, dovremmo iniziare a chiamarla così, mobilità dolce anche quella degli appiedati. Non vedrei il motivo, onestamente, di mettere in campo guerre di religione. Lavoriamo piuttosto sul 99,99 per cento del territorio della metropoli Palermo per promuovere la mobilità dolce non pedonale. E lasciamo il restante piccolissimo numero percentuale a chi vuole farsi in sicurezza una passeggiata per un tratto molto limitato della zona centrale di Palermo. L'importante, fondamentale, partita della mobilità dolce non pedonale non si gioca in un fazzoletto di terra. Ma nella restante parte della città. Se ci si muovesse in tal senso le cose potrebbero essere più semplici per tutti e soprattutto condivise e accettate dalla maggioranza dei palermitani. Senza guerre di religione.</div><p></p><p></p><p><a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/mobilita-dolce-pedoni.html?fbclid=IwAR3ZYm_Z_8wH3yU_57aFg7LOzeWUv4c_ukmX_SMlDxpijqd0HKAvTFiYjp8">https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/mobilita-dolce-pedoni.html?fbclid=IwAR3ZYm_Z_8wH3yU_57aFg7LOzeWUv4c_ukmX_SMlDxpijqd0HKAvTFiYjp8</a><br /></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-31867741746607361602024-03-03T09:11:00.006+01:002024-03-03T09:19:44.256+01:00Calcio, supporters avversari guardati a vista. Può una partita diventare contaminazione tra due città?<p> Palermo Today - 28 febbraio 2024</p><p> Francesco Palazzo</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgl14lw8sCqMbL0a_ZMLj8BVD_FjIed5QCFZuhCjHIBxwlvd7d0aRNc4iArxuYTnIBqZ1EQ3oxLIfIIcRE6RxF44o4ey662PkedF3MXDlxv1CJpSTFqBk1F2dMw6qz-4t4k5TDwWKS5qW1YADRHUYv9mOSOsDMcINXP0Dd0r-mKjA2VBK25v4cuvJ-yVKI/s1993/Screenshot_20240303_085750_Facebook.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1993" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgl14lw8sCqMbL0a_ZMLj8BVD_FjIed5QCFZuhCjHIBxwlvd7d0aRNc4iArxuYTnIBqZ1EQ3oxLIfIIcRE6RxF44o4ey662PkedF3MXDlxv1CJpSTFqBk1F2dMw6qz-4t4k5TDwWKS5qW1YADRHUYv9mOSOsDMcINXP0Dd0r-mKjA2VBK25v4cuvJ-yVKI/s320/Screenshot_20240303_085750_Facebook.jpg" width="173" /></a></div><br /><span style="background-color: white; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px;"><br /></span><p></p><p><span style="background-color: white; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px;">Questi nella foto fatta da chi scrive al Barbera, in occasione della pesante ultima sconfitta casalinga del Palermo, sono i pochissimi tifosi della Ternana arrivato sotto Monte Pellegrino a sostenere i propri colori. Guardati a vista da quattro addetti alla sicurezza. Altri sette addetti sono dall'altra parte affinché non vengano in contatto, pure divisi da un'inferriata altissima e resistente, con i tifosi rosanero della curva sud. E altri addetti sono da una parte e dall'altra dell'inferriata che delimita il contatto con la gradinata. Storia di ogni partita e di ogni stadio, sia chiaro.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word;">Ma quando i supporter dell'altra squadra sono pochissimi come in questo caso, la cosa colpisce molto di più. Anche perché nel frattempo le squadre che entrano in campo ci danno ogni volta una bella ed edificante immagine di sport. Sono accompagnati da bambini e bambine con addosso le maglie delle due squadre. I giocatori del Palermo entrano mano nella mano con i piccoli che indossano i colori avversari. La squadra che gioca fuori casa fa al contrario. E non finisce qua. Prima di ogni incontro gli altoparlanti lanciano le bellissime parole della canzone di Sergio Endrigo, Io che amo solo te, che è un potente e bellissimo inno all'amore. Poi i tanti appelli al rispetto, alla nonviolenza, il no al razzismo che oramai almeno a parole toccano tutti gli stadi. Le premesse per vedere una cosa civile ci sarebbero dunque tutte. Invece no.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word;">Ma è possibile che nel 2024, non si possa consentire a cinquanta persone, a causa del modo non pacifico di stare in uno stadio in fondo di pochi, di vedere una partita dove vogliono senza essere rinchiusi dentro la triste gabbia dei leoni? Non sarebbe bello, al di là del risultato, festeggiare insieme ai pochi o molti abitanti di un'altra città un evento sportivo? Utopia? Non so come chiamarla. Ma so che nome dare a quello che invece accade. Tristezza e poca aderenza ai nobili principi che ciascuna attività sportiva dovrebbe far vivere.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word;"><a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/barbera-tifosi-avversari-sempre-in-gabbia.html">https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/barbera-tifosi-avversari-sempre-in-gabbia.html</a><br /></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word;"><a href="https://www.facebook.com/share/p/PFrb5i6REeb1LT4T/">https://www.facebook.com/share/p/PFrb5i6REeb1LT4T/</a><br /></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word;"></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-53509642338915848342024-02-18T21:51:00.004+01:002024-02-19T20:19:02.979+01:00Palermo: i due pontili tra sud e nord<blockquote><blockquote></blockquote></blockquote><div style="text-align: center;"><b>PalermoToday - 16 febbraio 2024 </b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="font-size: medium;">Due pontili, due destini nella stessa città </span></b></div><div style="text-align: center;"><b> <i>Francesco Palazzo</i></b></div><div style="text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">I pontili sul mare sono due, anzi potevano essere due. Uno in quella che potremmo chiamare costa nord, cioè Mondello. L'altro, che comprendeva nel progetto oltre che il pontile sul mare pure un'ampia piazzola, in quella che comunemente viene chiamata costa sud, siamo poco più avanti del Buccheri La Ferla. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Il punto è che il pontile di Mondello, tempo fa dichiarato inagibile, è stato rimodernato, praticamente rifatto, ed è molto meglio di prima. Complimenti a chi se ne è occupato. La mia foto non rende, occorre andarci. Anche se è difficile che ciascun palermitano non l'abbia già fatto insieme a tanti turisti. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Anche le mie altre due foto del pontile e della piazzola della costa sud non rendono al massimo. In questo caso escludiamo che palermitani e turisti abbiano calpestato il pavimento in legno. Semplicemente perché il pontile e la piazzola, realizzati con fondi pubblici come il pontile di Mondello, non sono mai entrati in funzione, sono stati oggetto di diversi incendi e ora versano, e da tanto tempo, nello stato che vedete. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Pochi chilometri separano questi due quartieri toccati dal mare. Eppure, visto il destino dei due manufatti, sembra che parliamo di città diverse. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Si può fare qualcosa per il pontile con piazzola della costa sud? Speriamo di sì. Ma se nulla si potrà fare sarebbe meglio rimuovere quello che al momento è un obbrobrio, probabilmente a questo punto irrecuperabile, e almeno restituire in quel punto la vista del mare.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/pontili-mondello-buccheri-la-ferla.html?fbclid=IwAR2Khs-BfeiGFdxYkhzzLpyvYA1v24dnRXoTo_FfuTqCyTcscpQeLk0bKZw#page" target="_blank">https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/pontili-mondello-buccheri-la-ferla.html?fbclid=IwAR2Khs-BfeiGFdxYkhzzLpyvYA1v24dnRXoTo_FfuTqCyTcscpQeLk0bKZw#page</a><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPk-ZSu95XmVoQRCRvnpZKPimSiP_x17CPyh-IZc8oXSii5mnudQpRX16vigpTjW1ggSD2mkb8cLJO52c8aC2rIq9mqSitGI-OzV7O92XSQ2uYQRPZYo6EABpmpZbv-HJBg7nMh1oi7QddktGpYXsgXhxI86nHE7YxpCEPUorKtWqIxm0V0OX-tbiOl8g/s1756/Screenshot_20240218_213557_Facebook.jpg" style="display: block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; padding: 1em 0px; text-align: center;"><img alt="" border="0" data-original-height="1756" data-original-width="1019" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPk-ZSu95XmVoQRCRvnpZKPimSiP_x17CPyh-IZc8oXSii5mnudQpRX16vigpTjW1ggSD2mkb8cLJO52c8aC2rIq9mqSitGI-OzV7O92XSQ2uYQRPZYo6EABpmpZbv-HJBg7nMh1oi7QddktGpYXsgXhxI86nHE7YxpCEPUorKtWqIxm0V0OX-tbiOl8g/s200/Screenshot_20240218_213557_Facebook.jpg" /></a></div><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhKWSMkwrMkOdZOMciCmmk01gA635-jjNibfd4uKnahCTmvDTtg8zi2RyEPhJNGJj7qMeTI5FzSUOyowi5qq5iQsyxc7jnbhbLsPBsn2KBLSyoc_EiNhv80fFWsZr3uMrR0MN5LpSMVb-_6KO2EL-QGYbHU3pLaEe5f7rNXnvIMysucvSOa5Fbwn98fbQ/s1388/Screenshot_20240218_213614_Facebook.jpg" style="display: block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; padding: 1em 0px; text-align: center;"><img alt="" border="0" data-original-height="1388" data-original-width="997" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhKWSMkwrMkOdZOMciCmmk01gA635-jjNibfd4uKnahCTmvDTtg8zi2RyEPhJNGJj7qMeTI5FzSUOyowi5qq5iQsyxc7jnbhbLsPBsn2KBLSyoc_EiNhv80fFWsZr3uMrR0MN5LpSMVb-_6KO2EL-QGYbHU3pLaEe5f7rNXnvIMysucvSOa5Fbwn98fbQ/s200/Screenshot_20240218_213614_Facebook.jpg" /></a></div><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhozYer458LfMwR_-LxqhOOjVNa6KyrAfR3nlR767Xo2g_c0gzPN-Wr04NKgrG58VQnatI4ehSZe6U5s5ZWovI03XJulOGqTKy8k1osWIAuLHEcr9RCWxxwFBp9DydLNw83KQ5Q8xTqGN1mW09V8n3F7Lic7bTq5wSDtmmOMQFw0fBWbf500WBX_HPb5MY/s911/Screenshot_20240218_213622_Facebook.jpg" style="display: block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; padding: 1em 0px; text-align: center;"><img alt="" border="0" data-original-height="911" data-original-width="617" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhozYer458LfMwR_-LxqhOOjVNa6KyrAfR3nlR767Xo2g_c0gzPN-Wr04NKgrG58VQnatI4ehSZe6U5s5ZWovI03XJulOGqTKy8k1osWIAuLHEcr9RCWxxwFBp9DydLNw83KQ5Q8xTqGN1mW09V8n3F7Lic7bTq5wSDtmmOMQFw0fBWbf500WBX_HPb5MY/s200/Screenshot_20240218_213622_Facebook.jpg" /></a></div><br /><a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/pontili-mondello-buccheri-la-ferla.html?fbclid=IwAR2Khs-BfeiGFdxYkhzzLpyvYA1v24dnRXoTo_FfuTqCyTcscpQeLk0bKZw#page" target="_blank"></a>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-55912557102838012842024-02-12T22:58:00.005+01:002024-02-18T22:28:08.903+01:00Acchianata Santa Rosalia, pedoni incoraggiati e vietati. <p style="text-align: center;"> <span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">PalermoToday - 11 Febbraio 2024</span></p><div style="text-align: center;"><b style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;">Santa Rosalia, l'acchianata, i pedoni e i cartelli</b></div><div style="text-align: center;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="color: #222222; font-size: small;"><br /></span></div><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;"><div style="text-align: center;"><i>Francesco Palazzo</i></div></span><br style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;" /><div style="text-align: justify;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoV01nGg47-heFOoiqjzhiL1tLDvBbaUbPt0mt1c4RPcXirEXr9np47OaJ-BHBZsZG83jTqPrBeB-sL1ztdaVSrSuVxzxLZJasEbpIAi5M09YSpJwmUu46QtzUiOK5xWrStkYmjCjrIZ3stbZTeB52e21qgrD5IDyGMKvy6V1KEC9cspR2Ue_qtb_rLM8/s1919/Screenshot_20240212_221715_Facebook.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div><br />Questo che vedete in una foto mia è l'inizio dell'acchianata verso Santa Rosalia. È un percorso che faccio spesso e ogni volta con qualche punto di domanda per via della segnaletica alquanto problematica che vedete in foto. Il riquadro grande dice contemporaneamente che si rischiano vite umane e di procedere con prudenza. Io posso capire che si inviti alla prudenza di fronte a pericoli non gravi. Ma di fronte al pericolo più grave che esista, cioè la perdita di vite umane, questa strada non andrebbe semplicemente chiusa? O non resa percorribile? Cosa quest'ultima che per la verità indica senza dubbio alcuno il segnale rotondo con bordo rosso, sfondo bianco con la figura umana dentro. Si tratta certamente, anche se gli esami di scuola guida sono molto lontani, di un divieto di accesso assoluto. In questo caso per i pedoni. </span><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE27f9p1TMsR-iKJTQ6C8FBwApENFsN4vUEN_IVDk0KAfvLwxUHn7n32DJIBsHcbJTgvTLA0RBTINZj2d7_QjuLk6Z6Rwa7R7MwkD-veD_CQyO68SeRl1-dsDBbfL7l60frVEXgh8Zm1AaIgws1pnRPIyqTj5P1GhsPm9junIPj0kktyIvxMOWgNu_V2Q/s4032/20240211_154918.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4032" data-original-width="1766" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjE27f9p1TMsR-iKJTQ6C8FBwApENFsN4vUEN_IVDk0KAfvLwxUHn7n32DJIBsHcbJTgvTLA0RBTINZj2d7_QjuLk6Z6Rwa7R7MwkD-veD_CQyO68SeRl1-dsDBbfL7l60frVEXgh8Zm1AaIgws1pnRPIyqTj5P1GhsPm9junIPj0kktyIvxMOWgNu_V2Q/w88-h200/20240211_154918.jpg" width="88" /></a></div>Quindi in pochi centimetri un cartello ti dice che esiste il pericolo di morte ma nello stesso tempo ti invita ad acchianare con prudenza, mentre un altro accanto ti vieta assolutamente di salire. Ma c'è pure un altro cartello, quello che impedisce il transito ai velocipedi, che però salgono, e soprattutto scendono a velocità molto elevate e pericolose per i pedoni. Ai quali il cartello di divieto ai velocipedi sembra comunicare che loro sì, per esclusione, possono trans</span><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">itare. Solo Santa Rosalia, ora ci vuole, può risolvere l'arcano del transito pedonale vietato e incoraggiato nello stesso tempo. Anche perché si rischiano polemiche pesanti senza che si trovino soluzioni. Un giorno, vedendo transitare due allegri ciclisti che andavano almeno a 30 chilometri orari in discesa, quasi sfiorandomi, dissi loro che non potevano. </span><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">All'inizio c'era un cartello di divieto, sostenevo con ragione, che parlava chiaramente. La discussione andò per le lunghe. Con mandata bilaterale a quel paese. Stavo quasi per finire il mio percorso verso la strada quando vedo risalire i due. Ho pensato a cose fisicamente più serie e stavo già misurando le vie di fuga più veloci e sicure. Nulla di tutto questo. Mi mostrano la foto con il divieto di accesso, quello rotondo, anche per i pedoni e mi rappresentano che pure io lì non ci potevo stare. Cito il cartello più grande che invita alla prudenza e che dunque, in contraddizione con la loro foto, consentirebbe ai pedoni l'accesso. Ma mi rendo conto che, cartelli alquanto singolari alla mano, hanno ragione pure loro.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHcy2clMfiJ5pZmUX5lF7t7Jt7vUPZVaHG3cMgli3GT2n-uTh47rJlgUjbHQhY0H0OYiWvG_Jl5ROlxC9ePZF3FbhA6vENXcXDuYxz-dqwKT67yAeqImsNx9gFlWPbBIbPOBYH2fUZT-lO7zHjSzhnc2-_fF5oqhhwp8knOOtqhD6u_NwSoZaRyNZa1Wo/s1919/Screenshot_20240212_221715_Facebook.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1919" data-original-width="1080" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHcy2clMfiJ5pZmUX5lF7t7Jt7vUPZVaHG3cMgli3GT2n-uTh47rJlgUjbHQhY0H0OYiWvG_Jl5ROlxC9ePZF3FbhA6vENXcXDuYxz-dqwKT67yAeqImsNx9gFlWPbBIbPOBYH2fUZT-lO7zHjSzhnc2-_fF5oqhhwp8knOOtqhD6u_NwSoZaRyNZa1Wo/w113-h200/Screenshot_20240212_221715_Facebook.jpg" width="113" /></a></div></span></div><br style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;" /><a data-saferedirecturl="https://www.google.com/url?q=https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/santa-rosalia-l-acchianata-e-i-pedoni.html?fbclid%3DIwAR1RIVbgaL9fwk-qtmRtBKjn5pKPfDC145NF-rQOtlUghw6dXHPUHQCTdAg&source=gmail&ust=1707860618548000&usg=AOvVaw2ADeJ3WZ-E4AMqYafhw1vY" href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/santa-rosalia-l-acchianata-e-i-pedoni.html?fbclid=IwAR1RIVbgaL9fwk-qtmRtBKjn5pKPfDC145NF-rQOtlUghw6dXHPUHQCTdAg" style="background-color: white; color: #1155cc; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;" target="_blank">https://www.palermotoday.it/<wbr></wbr>social/segnalazioni/santa-<wbr></wbr>rosalia-l-acchianata-e-i-<wbr></wbr>pedoni.html?fbclid=<wbr></wbr>IwAR1RIVbgaL9fwk-<wbr></wbr>qtmRtBKjn5pKPfDC145NF-<wbr></wbr>rQOtlUghw6dXHPUHQCTdAg</a><br style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;" /><br style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;" /><div><a href="https://www.facebook.com/PalermoToday/posts/pfbid026ZFyJdzJ96H8PDp2z2JAf5cVV6gCHknUbRTRhDFkrQHCkf833moYKoLJq5SG5WAYl" target="_blank">https://www.facebook.com/PalermoToday/posts/pfbid026ZFyJdzJ96H8PDp2z2JAf5cVV6gCHknUbRTRhDFkrQHCkf833moYKoLJq5SG5WAYl</a><br /></div><div style="text-align: justify;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="color: #222222; font-size: x-small;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="color: #222222; font-size: x-small;"><br /></span><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;"></span><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;"></span></div><div><br /></div>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-50315344864138897952024-01-20T09:25:00.003+01:002024-01-20T09:35:57.776+01:00Il Politeama e lo skateboard<p style="text-align: center;">PALERMO TODAY</p><p style="text-align: center;">14 Gennaio 2024</p><p style="text-align: center;">Francesco Palazzo </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjG4f42NT35IJ1_99m6Ub2Xi7BnrYJQP6FKU2MNVlgZNZLMm6dgjodjkV8JwISvGJaQoX2Aq8LPmKimBvv5yMTto_zRfUOfoWLqT9lT8JemjQpHCDpRko-GKxvXMaquan5u0zwMOz_WcsY_QmBZjRKmf1Z6CuID8nMz5MfRT-kXDdtS_977zgErpYhwZi8/s1829/Screenshot_20240120_082655_Facebook.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1829" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjG4f42NT35IJ1_99m6Ub2Xi7BnrYJQP6FKU2MNVlgZNZLMm6dgjodjkV8JwISvGJaQoX2Aq8LPmKimBvv5yMTto_zRfUOfoWLqT9lT8JemjQpHCDpRko-GKxvXMaquan5u0zwMOz_WcsY_QmBZjRKmf1Z6CuID8nMz5MfRT-kXDdtS_977zgErpYhwZi8/s320/Screenshot_20240120_082655_Facebook.jpg" width="189" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word;">Magari chi è preposto al controllo del territorio potrebbe dire ai vivaci, simpatici e costanti praticanti in questo luogo di trovare un altro posto per fare skateboard. Non soltanto per il motivo che i passanti rischiano di farsi molto male e sono costretti di fatto a passare al largo. Ma soprattutto perché parliamo della piazza centrale di Palermo: siamo davanti al Teatro Politeama, uno dei simboli principali della città.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word;">Uno spazio che non merita di essere monopolizzato e imbruttito con l'improponibile attrezzatura per il salto che vedete in foto. Non penso che ciò verrebbe tollerato davanti al Teatro Massimo. Il Politeama non è certo, tutt'altro, di minore importanza.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word;">ps (non so se la cosa continuerà o se l'armatura verrà ricollocata, ma il giorno successivo alla pubblicazione della mia foto con le mie considerazioni il Comune mi ha mandato una foto che rappresenta la rimozione di quanto collocato davanti il Teatro Politeama). </p><p><a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/il-politeama-e-lo-skateboard-10780332.html?fbclid=IwAR2SwZYtQB5wyOYykaLGYyy5pPcRWd557ge796XuEOQwesinEIpg4NlBveo">https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/il-politeama-e-lo-skateboard-10780332.html?fbclid=IwAR2SwZYtQB5wyOYykaLGYyy5pPcRWd557ge796XuEOQwesinEIpg4NlBveo</a></p><p><a href="https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid022JKSFUE3CA2ZU6xgLDyAjS3ULFcs73NjpZF8aUaobEr7oBXcjMzeqduJz6PqAU3Pl&id=1589451298">https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid022JKSFUE3CA2ZU6xgLDyAjS3ULFcs73NjpZF8aUaobEr7oBXcjMzeqduJz6PqAU3Pl&id=1589451298</a></p><p><br /></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-40775898036295416912023-12-06T23:30:00.008+01:002023-12-07T22:05:08.996+01:00Il Ponte sullo stretto di Messina. La piccola minoranza del no e il consenso popolare di chi non va in piazza.<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij-LX9ExDR9cwA2joWytk0M8pvG29kPC26jQupvrv5pCblLd_CSdnhl-w67HJiWHsOMJUKFSeodIW715vNDjO4O4FgaAtC4FzDqe3CL2edhl7piyshuyP66f7ckExzi76pHWFdBvWCY68l0GXRgwUgiasIJC3iJicHJDPo1_DtUKMOJp3yp2qAKMunQeg/s1067/Screenshot_20231207_065332_Chrome.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="1067" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij-LX9ExDR9cwA2joWytk0M8pvG29kPC26jQupvrv5pCblLd_CSdnhl-w67HJiWHsOMJUKFSeodIW715vNDjO4O4FgaAtC4FzDqe3CL2edhl7piyshuyP66f7ckExzi76pHWFdBvWCY68l0GXRgwUgiasIJC3iJicHJDPo1_DtUKMOJp3yp2qAKMunQeg/s320/Screenshot_20231207_065332_Chrome.jpg" width="320" /></a></div><br /> <p></p><p align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">PALERMO
TODAY – 3 DICEMBRE 2023<a href="https://twitter.com/intent/tweet?text=Diecimila+in+piazza+contro+il+Ponte%3F+%22Allora+almeno+5+milioni+tra+siciliani+e+calabresi+lo+vogliono%22&url=https%3A%2F%2Fwww.palermotoday.it%2Fsocial%2Fsegnalazioni%2Fponte-stretto-manifestazione-lettera.html" target="_blank"><span style="color: blue;"><o:p></o:p></span></a></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><a href="https://wa.me/?text=Diecimila+in+piazza+contro+il+Ponte%3F+%22Allora+almeno+5+milioni+tra+siciliani+e+calabresi+lo+vogliono%22+%40+https%3A%2F%2Fwww.palermotoday.it%2Fsocial%2Fsegnalazioni%2Fponte-stretto-manifestazione-lettera.html" target="_blank"><span style="color: blue;"><o:p></o:p></span></a></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><b>Diecimila in piazza
contro il Ponte? Allora almeno 5 milioni tra siciliani e calabresi lo
vogliono.</b><o:p></o:p></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Francesco Palazzo<o:p></o:p></i></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p><i> </i></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il 2 dicembre c'è stata una manifestazione "No
ponte sullo Stretto" che ha puntato a coinvolgere sia la Sicilia che la
Calabria. L'affluenza è stata di circa10 mila persone, come riportano gli
organi d'informazione. In streaming ho seguito gran parte, anzi quasi tutti,
gli interventi di diverse sigle e associazioni. Ovviamente, opinioni
rispettabilissime e abbastanza chiare. Con un sottofondo comune. La Sicilia e
la Calabria hanno bisogno di tanto altro prima di poter parlare di ponte. Cioè
non ci si oppone spesso al manufatto ma a ciò che sarebbe necessario fare
prima.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L'argomento non è nuovo, al contrario abbastanza
datato, come sa bene chi segue anche soltanto da lontano la vicenda ponte. Ed è
un argomento che a me non ha mai convinto. Per tante ragioni. Non ultima il
fatto che un'opera pubblica che sarebbe unica al mondo potrebbe, io direi potrà
sicuramente, accelerare quanto sinora manca o è carente nelle due regioni in
termini di infrastrutture trasportistiche. Perché è chiaro che solo di quelle
dobbiamo parlare. Altrimenti, se mettiamo di mezzo l'universo mondo, il
ragionamento si fa troppo complicato e abbastanza fuorviante. Un'altra
obiezione sono i costi. Il ponte costerà? Certo ha un suo costo molto rilevante
di diversi miliardi di euro. Un'opera simile non può costare certo quattro
spiccioli. Ma quanto è costato mi sono sempre chiesto, quando ci si riferisce
in questi termini monetari a questa opera, tutto l'assistenzialismo a fondo
perduto e senza futuro che ha toccato e in parte ancora lambisce le due regioni
interessate e il mezzogiorno tutto? Forse l'equivalente di una ventina di ponti
sullo stretto? Non so. Ma potrei non essere molto lontano dal vero. Il terzo
aspetto che viene toccato è quello ingegneristico e ambientale. Due ambiti
certo rilevanti. Sul primo non ho competenze specifiche. Si tratta di un
aspetto davvero complesso. Se chi di dovere metterà il bollo definitivo
all'opera da profano mi fermerei qua su tale aspetto. Per quanto riguarda il
versante ambientale non è che al momento le navi che attraversano lo stretto
sono a zero impatto. Il discorso paessaggistico ciascuno lo vede a suo modo. A
me piacerebbe vedere lo Stretto e il ponte insieme. Del resto l'uomo ha sempre
modificato i propri ambiti di vita. Io sono per il ponte e davvero non capisco
chi si mette contro questa cosa. Rispetto chi non lo è ma non riesco
onestamente a fare mia nessuna obiezione ideale e sul merito. Il ponte è
qualcosa che unisce, non un muro. Sì, mancano tante cose. Ma forse sono state
tutte fatte senza il ponte? E allora cosa c'entra questo manufatto che sarebbe
unico al mondo e che attirerebbe attenzioni, turismo e farebbe smuovere pure
quello che non c'è ancora ma su cui però, va detto, si sta lavorando?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Detto tutto questo, del quale ho scritto diverse
volte, al centro della mia analisi vorrei mettere questa volta un'altra
questione. Voglio discutere delle ragioni, magari non espresse ma per me
implicite di chi non va in piazza a manifestare contro la costruzione del ponte.
Partiamo perciò dai diecimila rappresentanti di due regioni. Numero certo
consistente. In tempi in cui è più facile stare dietro una tastiera, non è per
nulla semplice fare smuovere diecimila persone siciliane e calabresi portandole
in piazza. Però, ecco, i numeri. Che magari non ci dicono tutto ma tanto. Le
due regioni contano, al 31 agosto 2023, sei milioni 618 mila 594 abitanti. Se
ci togliamo i diecimila, ammesso e non concesso che siano tutti calabresi e
siciliani, diventano 6 milioni 608 mila 594 abitanti. Se dopo tante
manifestazioni no ponte spalmate in diversi decenni non si arriva a più di
diecimila, contro più di 6 milioni e mezzo, che scendono in piazza, senza
considerare tutte le altre regioni e l'interesse internazionale che il ponte
suscita certamente, io qualche domanda sinceramente me la farei. Forse la
stragrandissima maggioranza silenziosa di milioni di persone vuole il ponte?
Non è detto, ma non si può affermare nemmeno il contrario. E io a questo punto
arrivo a pensarlo. Allora la metterei così. Tutte le manifestazioni "no
ponte" sono ovviamente legittime, ma occorre avere la dimensione di ciò
che si rappresenta. Diecimila dopo tanti anni di cortei non vogliono il ponte
sullo Stretto? Va bene. Massima considerazione per loro. Rispettiamo le loro
ragioni e quanto di interessante portano a supporto di esse. In democrazia il
confronto, anche in piazza, è alla base di tutto. Ma alla radice della nostra
convivenza c'è pure la necessità imprescindibile di non stare fermi per
l'eternità su ogni singola questione. Dall'altra parte il ponte potrebbero
volerlo, e sino a prova contraria per me è così, se vogliamo restare solo in
Sicilia e Calabria, almeno cinque milioni di persone levandoci i pargoli. Pure
questo sarebbe, è, confronto democratico. Mi pare che dopo tanti decenni la
pratica ponte, dal punto di vista del consenso popolare, sia ampiamente chiusa.
Almeno così a me pare.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/ponte-stretto-manifestazione-lettera.html?fbclid=IwAR0Kv3_oJpoNzFeIufuWf7zeWJKQASUtRpAU2RiBtmnNeZ-qEOrdxOTPvew">https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/ponte-stretto-manifestazione-lettera.html?fbclid=IwAR0Kv3_oJpoNzFeIufuWf7zeWJKQASUtRpAU2RiBtmnNeZ-qEOrdxOTPvew </a></span></p><p class="MsoNormal"><a href="https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0Q22rGMcUzehPkrFUw5efvQLkpKBU1yXNzg4897FEmkmcrEqgMSp5wUKB8cVJ9BuSl&id=100066673983507">https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0Q22rGMcUzehPkrFUw5efvQLkpKBU1yXNzg4897FEmkmcrEqgMSp5wUKB8cVJ9BuSl&id=100066673983507</a></p><p class="MsoNormal"><br /></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-14243330661633117872023-11-21T00:14:00.002+01:002023-11-21T06:49:11.510+01:00La Favorita. Che sia davvero il nuovo Teatro Massimo. Iniziamo però dalla quotidianità. <p style="text-align: justify;"> </p><h1 class="l-entry__title u-heading-09 u-mb-base" style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Sans Grotesk", system-ui, Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; grid-area: title; line-height: calc(1em + 4px); margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px; text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Palermo Today - 20 novembre 2023</span></h1><h1 class="l-entry__title u-heading-09 u-mb-base" style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Sans Grotesk", system-ui, Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; grid-area: title; line-height: calc(1em + 4px); margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px; text-align: center;"><span style="font-size: medium;">Parco della Favorita, luna park una volta l'anno o risorsa quotidiana?</span></h1><div style="text-align: center;"><i>Francesco Palazzo</i></div><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px;">Ogni volta che si chiude o si apre, dipende sempre dal punto di vista da cui si guardano le cose, il Parco della Favorita ci complimentiamo con noi stessi. Solo che accade ormai molto raramente. L'ultima volta è successo questa domenica appena trascorsa, in occasione della Maratona di Palermo. Quello che doveva diventare il nuovo Teatro Massimo, così era stato ufficialmente affermato alcuni anni addietro, è in realtà rimasto quello che è sempre stato, un luogo dove transitano mezzi a motore. Un vero peccato. Lo diciamo da tanto troppo tempo. Alcuni anni fa, proprio perché si parlava di nuovo Teatro Massimo, era circolata l'idea di nominare un sovrintendente come accade proprio per il Massimo. Ma è rimasta una bellissima idea chiusa dentro il recinto delle buone intenzioni. Si era ipotizzata a tal fine la creazione di una fondazione tra pubblico e privato.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;">Probabilmente magari prima o poi spunterà fuori qualcosa del genere. Non sappiamo. Intanto siamo ad oggi. E in ogni caso, prima di perseguire e ottenere l'ottimo, che se va bene (mettiamoci a Palermo un centinaio di se) richiederà tempi troppo lunghi per gli spazi temporali limitati delle nostre vite, si potrebbe partire dal sufficiente. Anche un "6 meno meno" alla fine andrebbe bene alle nostre latitudini. Dal punto di vista viario si potrebbe procedere infatti con ordinari provvedimenti sulla viabilità. Nessun miracolo. Solo normalità. Senza che si debba ottenere per forza tutto e subito. Che in genere è la premessa per non ottenere nulla. Occorre tenere presente, quando si parla di Parco della Favorita, la necessità di mantenere i collegamenti con il pezzo di città, Mondello in primo luogo, che c'è oltre la Favorita. Ma va anche considerato a tal proposito che vi sono almeno 4 vie alternative per arrivare a Mondello, quella che passa da Vergine Maria e si inoltra attraverso l'Addaura, poi quella che va da Via Castelforte, inoltre quella che passa da Pallavicino, infine il collegamento autostradale. C'è poi una quinta alternativa. Non chiudere i due assi all'interno della Favorita lasciandone uno aperto alle auto.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;">Peraltro durante i mesi estivi, diciamo da inizio giugno a fine settembre, si dovrebbe non toccare nulla. Cioè si potrebbe chiudere alle auto solo una strada dentro la Favorita da inizio ottobre a fine maggio, periodo delle festività di fine anno escluso. Penso che, così affrontata la cosa, vi sarebbero margini molto ragionevoli di discussione e si potrebbe iniziare da subito, anziché fare questi esperimenti una volta l'anno quando va bene. Se si vuole si può esordire con i fine settimana. Perché quello che ci serve è l'utilizzo continuo del Parco della Favorita. Non l'apertura una tantum con bande e mirabilie varie. È molto difficile immaginare un'altra grande metropoli che avendo un parco così grande lo utilizzi solo per farci transitare i mezzi motorizzati. Ogni volta che si fa qualche attività, chiudendo timidamente il Parco della Favorita, si scomoda da più parti il Central Park di New York. Basta dare un'occhiata a quel polmone verde e a come viene usato per capire quanto siamo sideralmente lontani da esso.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;">Per carità, si facciano pure tutti i paragoni possibili e immaginabili. Un’iperbole non si nega a nessuno. Ma considerato il punto da dove partiamo con il nostro parco, mi pare più un esercizio retorico che altro. Paragonarsi a ciò che il Parco della Favorita mai sarà significa soltanto far trascorrere inutilmente anni e generazioni quando si potrebbe iniziare a fare qualcosa di immediato e concreto. Tipo chiudere, come proposto, intanto da ottobre a maggio una sola arteria, all’inizio magari per i fine settimana. Poi il resto si vedrebbe passo dopo passo. Ma buttare ogni volta la palla in calcio d'angolo scomodando la luna del Central Park significa rimanere immobili aprendo una volta l'anno, quando va bene, il parco giochi. Non siamo più bambini e non abbiamo bisogno del parco giochi. Per aprire il Parco della Favorita non si può attendere ogni volta la fumata bianca come se si trattasse dell'elezione del papa. Perché la serie A non si può pretendere solo dai rosanero, che negli ultimi quattro anni hanno lavorato bene e al momento rappresentano uno dei pochi progetti con una visione. Ma dall'intero sistema città, che ci vede tutti dentro e che da tanto tempo, per usare un eufemismo, non è che lavori benissimo.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;">Dal sito del giornale</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><span style="color: #0d0d0d; font-family: Serif Text, Georgia, Times, Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 18px;"><a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/parco-della-favorita-luna-park-una-volta-l-anno-o-risorsa-quotidiana-lettera.html?fbclid=IwAR0WEoJIG2szxJIW2UCkTuJy4qrYTDCSS-Pr9jDWOdC99oK9j5OO5pexNgI">https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/parco-della-favorita-luna-park-una-volta-l-anno-o-risorsa-quotidiana-lettera.html?fbclid=IwAR0WEoJIG2szxJIW2UCkTuJy4qrYTDCSS-Pr9jDWOdC99oK9j5OO5pexNgI</a></span></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><span style="color: #0d0d0d; font-family: Serif Text, Georgia, Times, Times New Roman, serif;">Da facebook</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><span style="color: #0d0d0d;"><a href="https://m.facebook.com/groups/31938246679/permalink/10160182917231680/">https://m.facebook.com/groups/31938246679/permalink/10160182917231680/</a></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><br /></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><span style="color: #0d0d0d; font-family: Serif Text, Georgia, Times, Times New Roman, serif;"><br /></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><span style="color: #0d0d0d; font-family: Serif Text, Georgia, Times, Times New Roman, serif;"><br /></span></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-56761902764056741862023-11-21T00:03:00.005+01:002023-11-21T00:05:13.295+01:00Palermo Calcio. Il tifo maturo che non deve guardare il dito ma la luna. <p align="center" class="MsoNormal" style="background-color: white; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; line-height: 17.12px;">PALERMOTODAY – 14 NOVEMBRE 2023<o:p></o:p></span></p><h1 class="l-entry__title u-heading-09 u-mb-base" style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Sans Grotesk", system-ui, Arial, "Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif; grid-area: title / title / title / title; line-height: calc(1em + 4px); margin-bottom: 1rem; margin-top: 0px; text-align: center;"><span style="font-size: small;"> C'è un tifoso pro Corini: "Io abbonato, non mi sento rappresentato dalla contestazione"</span></h1><p style="text-align: justify;"><i style="background-color: white; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; text-align: center;"> Francesco Palazzo</i> </p><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px;">Con riferimento alle attuali vicende del Palermo calcio, in qualità di tifoso abbonato non mi sento rappresentato dai cori fuori dallo stadio dopo la partita con il Cittadella. Per la verità neppure da quelli dentro lo stadio, spesso poco urbani e antisportivi, come fischiare la formazione avversaria o gli sparuti gruppi di tifosi delle squadre ospiti rinchiusi letteralmente dentro una gabbia. Non parliamo del materiale pirotecnico utilizzato illegalmente, a volte vere e proprie bombe, causa di ripetute multe che prende la società, anche per le fonti luminose dirette contro i giocatori delle squadre avversarie e gli arbitri. Comportamenti incivili di quanti dentro lo stadio ritengono di potere fare e dire ciò che vogliono. Anche tirare di tutto dentro il campo da gioco. Recentemente il Palermo è stato sanzionato perché un accendino ha colpito l’arbitro. Il Barbera deve essere sempre più un luogo attrattivo per le famiglie. Ci guadagnerebbe la civiltà e si avrebbero molti più tifosi normali. Dove per normale si deve intendere una persona che tiene ai rosanero, si dispiace se le cose non vanno bene e nel caso critica, o esulta nei momenti migliori, ma che non varca gli ingressi del Barbera per fare la guerra con parole, comportamenti e gesti che fuori verrebbero immediatamente perseguiti codice penale alla mano.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;">Chissà quando sarà possibile assistere a una partita con tifosi avversari sistemati dove vogliono. Chissà quando si potrà vedere in pace una gara senza il perimetro divisorio molto fastidioso che separa gli spettatori dal campo. Chi non salta è civile, non chi non salta è catanese, si potrebbe finalmente cantare. Ecco, la serie A sarebbe innanzitutto questo. Se ancora non è così la colpa è di poche migliaia di sedicenti “tifosi”. Trasferiamoci dentro la tempesta di critiche che investono il Palermo calcio al momento e per la verità a partire dal risultato finale dello scorso campionato. Sia chiaro, in Italia ci sono milioni di commissari tecnici della nazionale in servizio permanente effettivo. Tuttavia occorre tenere in considerazione i fatti. Che può essere procedura fastidiosa ma molto consigliabile. I rosanero sono stati ripresi pochi anni fa, cioè nel 2019, dal fondo in cui erano caduti. E ciò grazie a un imprenditore palermitano, Dario Mirri. Che rischiando del proprio e facendo dunque fatti più che parole, sport quest’ultimo nel quale a Palermo moltissimi sono più che bravi, ha ripreso la società riportandola subito in C.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;">Dopo un primo torneo di vertice in C, il secondo anno la compagine di Viale del Fante è tornata in B. E qua assistiamo a un passaggio estremamente importante. La squadra di punta del calcio siciliano viene messa sapientemente nelle mani di una holding sportiva di prima grandezza a livello mondiale, il City Football Group. Mirri rimane presidente e tifoso. E quanto sia tifoso che segue tutte le partite in piedi lo vedo dal mio seggiolino in tribuna allo stadio. Questa storia la conosciamo, ma è bene rammentarla perché a Palermo ci si scorda subito di tutto. E' vero che il Palermo calcio negli anni precedenti aveva calcato da protagonista la seria A. Ma non si assicurò allora, tutt’altro, un passaggio che desse continuità a quel periodo. Cosa che adesso si è fatta e non era per nulla scontato. Ogni volta che i tifosi si abbandonano a commenti distruttivi, allo stadio e sui social, dovrebbero fare mente locale su tale consolidato quadro sportivo e finanziario. Che ha portato in dote pure risultati e certamente altri ne verranno su tali basi. Nel primo anno di B, dove i tantissimi tifosi commissari tecnici si sono fatti apprezzare con critiche affilatissime, il Palermo ha ottenuto gli stessi punti dell'ultima squadra ammessa ai playoff per accedere nella massima serie.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;">Nel campionato in corso, che è ancora abbastanza lungo, naviga su posizioni di testa ed ha tutte le chance di agganciare una delle due posizioni che assicurano l'accesso in A. Certo, si possono pure vincere tutte le partite. Ma in un campionato molto lungo è fisiologico avere periodi di calo anche importanti e poi occorre tenere presente che in campo ogni partita c'è la fastidiosa presenza della squadra avversaria. Magari, andrebbe detto ai molti “tifosi” che si lamentano, Palermo fosse in testa alla classifica, vicina alla A, in tanti importanti e fondamentali indicatori della qualità della vita. Che invece, classifica dopo classifica e anno dopo anno, la vedono in coda insieme agli altri capoluoghi di provincia siciliani e del mezzogiorno. E va detto che i responsi impietosi di tali graduatorie sono in quota parte considerevole addebitabili proprio agli stessi cittadini, di cui la massa dei tifosi costituiscono un completo spaccato economico e sociale, che certo non vivono a Palermo con livelli di cittadinanza finlandesi.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;">Qualcuno ha obiettivi e programmi importanti sul Palermo calcio. Programmi e obiettivi sono merce rara alle nostre latitudini. Magari ve ne fossero tanti così solidi sulle tante città di cui è composta la nostra metropoli. Molti “tifosi” avevano già mentalmente acquisito la Serie A nelle loro teste. Devono avere un po’ di pazienza e vero amore verso i colori della propria squadra. Esultare quando si vince è sin troppo facile. Capire il contesto e non pretendere tutto e subito richiede una maturità che si deve conquistare in primo luogo sugli spalti. L’importante è sapere che il percorso è quello giusto. E per me, tifoso abbonato, la strada tracciata è abbastanza chiara.</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><br /></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; color: #0d0d0d; font-family: "Serif Text", Georgia, Times, "Times New Roman", serif; font-size: 18px; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;">Articolo dal sito del giornale</p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><span style="color: #0d0d0d; font-family: Serif Text, Georgia, Times, Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 18px;"><a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/palermo-cittadella-cori-tifosi-esonero-corini.html">https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/palermo-cittadella-cori-tifosi-esonero-corini.html</a> </span></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><span style="color: #0d0d0d; font-family: Serif Text, Georgia, Times, Times New Roman, serif;"><span style="font-size: 18px;">Da facebook </span></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><span><span style="color: #0d0d0d; font-size: 18px;"><a href="https://www.facebook.com/PalermoToday/posts/pfbid0228M3cDNVYhXYr6Pt7WLegZdhDvQUNM9AJw34FbGSZQ8h6qRjxumz6P8apYLuiLrNl" target="_blank">https://www.facebook.com/PalermoToday/posts/pfbid0228M3cDNVYhXYr6Pt7WLegZdhDvQUNM9AJw34FbGSZQ8h6qRjxumz6P8apYLuiLrNl </a></span></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: inherit; margin: 0px 0px 1rem; overflow-wrap: break-word; text-align: justify;"><span><a href="https://www.facebook.com/FusiRosaNero.it/posts/pfbid0QLGAVVrqEzyNsk3bjVsqt8DUQsRtWikEbaCMwJkdnRLEpE6jyzmL96FPYZxFVwxTl" target="_blank">https://www.facebook.com/FusiRosaNero.it/posts/pfbid0QLGAVVrqEzyNsk3bjVsqt8DUQsRtWikEbaCMwJkdnRLEpE6jyzmL96FPYZxFVwxTl </a></span></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-67278720188653258062023-10-15T23:15:00.001+02:002023-10-15T23:15:09.754+02:00Scuole: ricreazione da ripensare ed emigrazione di giovani intelligenze e saperi su cui agitarsi veramente. <p> </p><p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">PALERMOTODAY
– 15 OTTOBRE 2023<o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><b><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Ricreazione
vietata fuori dalle aule? Sì alle agorà dentro le scuole, ma si mettano da
parte i cellulari<o:p></o:p></span></b></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><i>Francesco
Palazzo</i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">E' vietato vietare in
Sicilia e a Palermo la ricreazione esterna agli edifici scolastici, perché ciò
limiterebbe i nostri studenti e le nostre studentesse di aspetti relazionali
fondamentali con i loro coetanei? Se tale domanda da adulto mi fosse stata
posta tra il 1978 e il 1983, cioè quaranta e più anni fa, ossia il periodo in
cui ho frequentato la scuola superiore, non avrei avuto dubbi, per quanto sia
sempre opportuno coltivarli.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Erano talmente poche per
me ragazzo di periferia le possibilità di avere tanti altri contatti
"liberi" oltre la ricreazione con i miei compagni di scuola, che
effettivamente l'avrei vissuta male una negazione in tal senso. E con molte
ragioni. Ma siamo nel 2023. Quasi cinquantanni di calendario dagli anni
settanta. Ma in realtà anni luce da quel periodo se consideriamo come è mutata
la società. I costumi, fatti di una miriade infinita di angolature, sono
completamente cambiati. Basti pensare che i contatti tra i giovani di oggi
avvengono incessantemente, giorno e notte, attraverso gli smartphone. Da questo
punto di vista magari dovremmo preoccuparci più della qualità di questo
diuturno e compulsivo relazionarsi e vedersi attraverso i cellulari, che della
quantità. Che davvero è infinita e talvolta pure dannosa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Ma lo stare insieme non è
fatto soltanto di elettronica, oggi. Un po' tutti conosciamo la vita quotidiana
di figli e nipoti in età scolare. Con i compagni, le compagne di scuola ,
oppure amici e amiche, si esce praticamente quasi ogni sera, si va in vacanza
insieme in Italia e all'estero senza difficoltà. Cose che quarant'anni addietro
erano inconcepibili. Ed è bello che le cose siano cambiate. "Tutto buono e
benedetto", avrebbe sentenziato la mia nonna materna. Per quanto detto,
innanzitutto occorre sempre collocare storicamente le nostre discussioni. Si
potrebbe però obiettare una cosa. Ma con tutta questa libertà tecnologica ed
esistenziale che senso ha vietare uno spazio di questo tipo?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">La mia risposta è che
avere una limitazione nel 2023 non nel 1950, non della libertà, che è parola
che francamente lascerei ad altri più pregnanti contesti, può essere, tenetevi
forte, un'occasione di crescita. Cosa impedisce a questi ragazzi e ragazze di
conoscersi e riconoscersi anche nel momento di ricreazione vissuto dentro le
patrie istituzioni scolastiche? A occhio e croce, nessuno. Occorrerebbero,
questo sì, delle scuole in grado di offrire spazi opportuni, tipo agorà o
giardini interni, in cui i nostri adolescenti possano passeggiare e parlare.
Magari guardandosi negli occhi e mettendo da parte i cellulari. E certo anche
con punti in cui rifocillarsi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Che poi, queste
ricreazioni esterne alla fine cosa sono e che socializzazione assicurano. Ma vi
pare che fare, più o meno da soli, la coda al bar o in panineria contenga tutta
questa crescita? Possiamo discuterne. Peraltro per mangiare potrebbero
prepararsi o farsi preparare qualcosa di sano la mattina. Meno fast food e più
slow food, insomma. Ho letto che per questo "divieto" c'è un clima di
sciopero tra i ragazzi. Uno sciopero non si nega a nessuno, figuriamoci.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Ma forse i nostri figli e
nipoti farebbero bene a farsi anche un ragionamento collaterale. Quando
la ricreazione sarà veramente finita, cioè quando avranno completato i loro
cicli di studi con la triennale universitaria, saranno costretti ad andarsene
da questa terra. E sappiamo tutti cosa ciò significa. Case svuotate e società
meridionale carente di giovani intelligenze e saperi. Ecco, quello, cari
ragazze e ragazzi, sarà, visto che non lo sceglierete, un vero attentato alle
vostre libertà più vere e importanti. Se insieme alla motivazione della
ricreazione infranta aggiungerete pure quest'ultimo aspetto, sarà più agevole
sintonizzarci sui vostri disagi.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><a href="goog_1858217982">A</a>rticolo dal sito del giornale</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><a href="https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/opinione-ricreazione-vietata.html?fbclid=IwAR3fK3VihT2GCKWuk1aIr5iwBl-j_WLISGEArzf9gNyOOlaKssUdbeVFK0I">https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/opinione-ricreazione-vietata.html?fbclid=IwAR3fK3VihT2GCKWuk1aIr5iwBl-j_WLISGEArzf9gNyOOlaKssUdbeVFK0I</a></span></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="line-height: 107%;">Pagina facebook del giornale con l'articolo, le reazioni e i commenti</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="line-height: 107%;"><a href="https://www.facebook.com/PalermoToday/posts/pfbid02kBrup7wHAjuMQdTShxhTEWzwwy4RQxUiojSWkvK5Dx6CMH8NcoAeLMnns6y5pzQ9l">https://www.facebook.com/PalermoToday/posts/pfbid02kBrup7wHAjuMQdTShxhTEWzwwy4RQxUiojSWkvK5Dx6CMH8NcoAeLMnns6y5pzQ9l </a></span></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-24345281157906443782023-10-15T23:05:00.003+02:002023-10-15T23:05:58.590+02:00Raccontiamo bene mafia e antimafia. Servirà a sconfiggere la prima e a potenziare la seconda. <p style="text-align: center;"> CITTA NUOVE CORLEONE - 14 OTTOBRE 2023</p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;"><b>Mafia, antimafia &
fiction. Il problema non è raccontare di più l’una o di più l’altra, ma
raccontare tutto e meglio, senza inutili orpelli retorici</b><o:p></o:p></span></p><p style="text-align: center;">Francesco Palazzo</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;">Il
dibattito, interessante, lo ammettiamo, non è nuovo. Al contrario. Quando si
parla di mafia può capitare di ascoltare il parere, ovviamente
rispettabilissimo e con alcune ragioni al suo arco, che i film, le fiction o
altri prodotti di questo tipo che parlano di mafiosi possono rischiare di
esaltare figure che magari i giovani potrebbero prendere ad esempio
positivo. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;">Ultimamente
si è chiesto di esaltare piuttosto e soprattutto le vittime del disonore
mafioso. Cosa giustissima e preziosa, che per la verità si è fatto e non da
ora. Infatti, la vita di molti eroi morti sotto il piombo mafioso è stata
trasportata in prodotti cinematografici e televisivi che hanno avuto largo e
duraturo successo. L'elenco sarebbe molto lungo. Su Don Puglisi possiamo
contare film, documentari e tanti libri. La stessa cosa vale per i giudici
Livatino, Falcone, Borsellino, Chinnici e altri magistrati. Per l'imprenditore
Libero Grassi. Per Peppino Impastato, Piersanti Matterella o Pio La Torre.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><a name="more"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;">Ma sono state raccontate e comunque sono molto
conosciute anche storie di giornalisti, di un altro prete come don Beppe Diana,
di ragazze come Rita Atria e Graziella Campagna. Poi il prefetto Dalla Chiesa.
E la lista potrebbe proseguire. Ed è chiaro che le vite di tutte le vittime di
cosa nostra si dovrebbero raccontare. Tanto sono preziose e fondamentali al
fine di liberarci dalle mafie. Così come è necessario, questo il punto, che si
raccontino le azioni delle cosche mafiose e degli esseri umani che le hanno
perpetrate. Direttamente in quanto punciuti. O indirettamente, ma non meno
colpevolmente, nelle vesti di collusi e conniventi. E qua la lista si potrebbe
allungare a dismisura. Perché prima o poi, liberandoci da ideologismi
novecenteschi di varia natura, per i quali esiste soltanto la borghesia
mafiosa, si dovrebbero portare al cinema, in televisione e sui libri le
motivazioni per cui tanta parte di popolo da più di 160 anni, se vogliamo
partire dall'Unità d'Italia, accorda colpevoli compiacenze alle mafie. E qua
peraltro sorge una domanda. Come mai, se il pericolo sarebbe l'emulazione per
via delle storie dei boss raccontate sul piccolo schermo, la mafia ha
attecchito quando la televisione, il mezzo più impattante sulla pubblica
opinione, con il suo contorno di prodotti più o meno buoni, era ben lontana
dall'essere un oggetto presentissimo nelle nostre case? Forse, direi che
possiamo esserne certi, il problema non è allora questo. Dobbiamo semmai
augurarci, senza imbrigliare la creatività di nessuno, che si racconti tutto e
sempre meglio. Da questo punto di vista, l'unica critica che si può porre a chi
vuole raccontare mafia e antimafia, è quella che gira attorno ai singoli
prodotti. Caso per caso. Tenendo presente che si possono raccontare male la
mafia e I mafiosi, certo, ma anche l'antimafia e i suoi, nostri, eroi. In
quest'ultimo caso non è infrequente vedere e ascoltare sceneggiature
improbabili o ricostruzioni storiche molto discutibili, dove si nota più il
vuoto della retorica che la pienezza di storie raccontate con maestria. Andando
al fondo senza limitarsi alla superfice. Noi dovremmo sentire l'esigenza di
sapere cosa hanno fatto e fanno i mafiosi e una larga parte di popolo, borghese
e popolare, che li sostiene. E cosa hanno fatto e fanno coloro che alle mafie
si sono opposti e si oppongono. Sia le figure dei mafiosi sia le riproduzioni
degli ambienti che li producono devono essere fatte bene. Stessa cosa vale per
gli antimafiosi. Arriverà il giorno in cui le mafie non ci saranno più. Quel
momento sarà il frutto di tante circostanze strutturali. Una parte, possiamo
esserne certi, ce l'avranno i tanti modi in cui mafia e antimafia saranno
raccontate bene, e non soltanto per quanto accaduto in passato, al grande
pubblico.<o:p></o:p></span></a></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><a href="https://www.cittanuove-corleone.net/2023/10/mafia-antimafia-fiction-il-problema-non.html?m=1&fbclid=IwAR3bQVcd-7qoGcDJ20vJog-HSF9rLFiXVBEz6Xz9RhuGpyDHOcBCCjuLe8Q" name="more"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">https://www.cittanuove-corleone.net/2023/10/mafia-antimafia-fiction-il-problema-non.html?m=1&fbclid=IwAR3bQVcd-7qoGcDJ20vJog-HSF9rLFiXVBEz6Xz9RhuGpyDHOcBCCjuLe8Q </span></span></a></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><a href="https://www.cittanuove-corleone.net/2023/10/mafia-antimafia-fiction-il-problema-non.html?m=1&fbclid=IwAR3bQVcd-7qoGcDJ20vJog-HSF9rLFiXVBEz6Xz9RhuGpyDHOcBCCjuLe8Q" name="more"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;"><br /></span></a></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-21097339779589777532023-09-17T08:50:00.008+02:002023-09-27T20:13:32.704+02:00Parole e retorica a parte, dell'antimafia di Puglisi, a 30 anni dall'omicidio, cosa è rimasto nelle parrocchie? Poco o nulla.<p style="text-align: center;"> <b>Città Nuove Corleone - 17 settembre 2023</b></p><h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="background-color: white; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;"><span><span face="Impact, sans-serif" style="font-size: large; font-weight: normal;"> </span><span style="font-family: georgia; font-size: large;">A 30 anni dall'omicidio, l'operato di don Puglisi è rimasto senza eredi nelle parrocchie?</span></span></h3><div><p style="text-align: center;"> <i><b>Francesco Palazzo</b></i></p></div><p style="text-align: center;"> <a href="https://www.cittanuove-corleone.net/2023/09/a-30-anni-dallomicidio-loperato-di-don.html?m=1&fbclid=IwAR3gfGjkS4OooVRbyROgXFJlPmednpcWI5r1Y1onVEqI6kVAPxT1bdb6QlM">https://www.cittanuove-corleone.net/2023/09/a-30-anni-dallomicidio-loperato-di-don.html?m=1&fbclid=IwAR3gfGjkS4OooVRbyROgXFJlPmednpcWI5r1Y1onVEqI6kVAPxT1bdb6QlM</a></p><p style="text-align: center;"><br /></p><p style="text-align: center;"> </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNnM-x6EciuCRTIwa49HJ6wJfKqK05iCvWTPQjg7tyUaERQu_NxtINjqR2HTjNxNdJwqErQGevCy3WTrT0IlV_K3zGBnSF9xPHoMfF-5-uUpFtBo6Jh7Pgh9WgZXzz-j7vY0Mfl-N5fkFABbUssJfuF2jxw9mACV9O-kI1vwN3ZhovRsBqLoqbIFc2HUg/s1816/20230915_125747.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1256" data-original-width="1816" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNnM-x6EciuCRTIwa49HJ6wJfKqK05iCvWTPQjg7tyUaERQu_NxtINjqR2HTjNxNdJwqErQGevCy3WTrT0IlV_K3zGBnSF9xPHoMfF-5-uUpFtBo6Jh7Pgh9WgZXzz-j7vY0Mfl-N5fkFABbUssJfuF2jxw9mACV9O-kI1vwN3ZhovRsBqLoqbIFc2HUg/w243-h168/20230915_125747.jpg" width="243" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Il trentesimo anniversario dell’omicidio per mano mafiosa di Don Pino Puglisi ci consegna la possibilità di avanzare alcune riflessioni. Sullo sfondo una domanda che non possiamo eludere e alla quale non si può non rispondere. Cosa è cambiato nelle parrocchie della chiesa palermitana e siciliana dopo quel colpo alla nuca che il 15 settembre 2023 raggiunse il parroco di San Gaetano a Brancaccio mentre si apprestava a inserire la chiave nel portone per risalire a casa nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno? Per rispondere al quesito che, converrete, non è di poco momento, partiamo da altri contesti. Abbiamo appena celebrato il trentaduesimo anniversario dell’omicidio per mano mafiosa di Libero Grassi. Che si oppose in solitudine al racket delle estorsioni e per questo fu ucciso. Fu ammazzato perché non voleva pagare il pizzo ma principalmente per la ragione che era il solo a non volersi piegare a questa aggressione economica. Se fossero stati in tanti a non volerlo fare sarebbe stato inutile per la mafia programmare ed eseguire l’omicidio. Prova ne è che nei trentadue anni a seguire ci sono stati e ci sono tanti casi di imprenditori e commercianti che come lui non hanno voluto pagare denunciando, sono rimasti a Palermo a gestire le loro imprese e hanno visto assicurare alla giustizia i mafiosi. Non sono stati e non sono tantissimi ma non possiamo affermare che l’esempio eroico di Libero Grassi sia rimasto senza seguito. Spostiamoci nel campo della magistratura. Tanti sono stati purtroppo i magistrati che hanno lasciato il loro sangue in terra siciliana e non soltanto per contrapporsi alla criminalità mafiosa. Possiamo però dire che non sono rimasti senza eredi in tutta la magistratura italiana. Tanti loro colleghi della stessa generazione o di generazioni successive hanno raccolto pubblicamente il testimone e continuano a seguire quella strada. Anche in questo caso rendendo fortunatamente inutili o meno probabili gli eventuali progetti di eliminazione dei singoli. Sino a quando erano pochissime le toghe che si opponevano a Cosa nostra e alle altre mafie, era più semplice per gli uomini del disonore puntarle come obiettivi. Se parliamo del giornalismo, anche in questo settore professionale le mafie hanno eliminato diverse persone che le combattevano dalle colonne dei giornali. Non erano molte e anche in questo caso non è stato complicato per le mafie metterle nel mirino. Ma è fuor di dubbio che dopo di loro sono nati tanti giornalisti che si sono ispirati e si ispirano a loro non nel chiuso delle loro stanze ma pubblicamente da tanti giornali cartacei, online e con pubblicazioni. Se riflettiamo un attimo su quanto accaduto in politica, riferendoci agli omicidi di Piersanti Matterella e Pio La Torre, negli ultimi 40 anni c’è stato sicuramente un ceto politico e partitico che, certo non all’unanimità, ma nella stragrande maggioranza ha raccolto pubblicamente il lascito dei due uomini politici. Quanto ci sia di forma e di sostanza in certa antimafia oramai diffusa nei partiti e nelle istituzioni se ne potrebbe discutere. Ma indubbiamente siamo in un’altra era rispetto al 1980. Tornando a Puglisi e provando a chiudere il ragionamento, va detto che sicuramente anche lui viene eliminato perché in nessun’altra parrocchia palermitana allora avveniva quello che lui stava realizzando a San Gaetano. Dove però negli anni immediatamente precedenti c’era stata un’esperienza simile con Rosario Giuè parroco di San Gaetano a Brancaccio. Ma dopo Puglisi cosa è accaduto? Ci sono stati dei parroci con parrocchie al seguito che hanno iniziato e continuato pubblicamente e quotidianamente sulla scia di don Pino per quanto riguarda la contrapposizione a Cosa nostra? Onestamente a me pare di no. Parliamo ovviamente di pastorali parrocchiali, che magari avrebbero dovuto e dovrebbero essere incoraggiate da una pastorale diocesana specifica. Che non c'è mai stata. I singoli, parroci e fedeli, avranno sicuramente coltivato e coltivano personalmente una forte dimensione antimafia. Ne siamo certi. Non è questo il punto. Ma qua si parla di cosa fatto alla luce del sole nei territori delle parrocchie come comunità parrocchiali. Puglisi non viene ucciso perché genericamente nei dialoghi interpersonali parlava di mafia, oppure perché partecipava a convegni in cui si discuteva di mafia, o perché coltivava personalmente nel privato una sua dimensione antimafia. Non viene neppure ucciso per la verità perché lavorava con i bambini e i ragazzi. Sì, faceva pure questo. Ma diventa pericoloso per la mafia nella misura in cui lavora quotidianamente nel territorio con gli adulti con i quali sperimenta e vive una posizione adulta verso la politica e di accusa palese, puntuale e diretta verso gli uomini di Cosa nostra. Ho l’impressione che nella chiesa palermitana dal 15 settembre 1993, dunque negli ultimi 30 anni, non parliamo perciò di un periodo breve, pur beatificando Puglisi, si sia un po’ tornati nei territori parrocchiali all’ombra dei campanili. Magari mi sbaglio e in tal senso sarei contento di leggere analisi diverse. Ma se le cose stessero così occorrerebbe chiedersi perché è accaduto e come si può rimediare. Mi chiedo, ad esempio, se ai parroci che proprio nel nome di Puglisi vengono mandati in tante parrocchie proprio il 15 settembre, siano state date indicazioni specifiche per mettersi sulla strada di 3P. Alla fine non possiamo che affrontare il seguente quesito. Se Don Puglisi tornasse oggi nella Chiesa di San Gaetano a Brancaccio sarebbe ancora, belle parole e retorica a parte, concretamente e quotidianamente solo nella sua lotta a Cosa nostra dentro la chiesa palermitana?</div><p></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-19210553652194932532023-08-25T15:15:00.016+02:002023-10-15T23:30:10.628+02:00Palermo: la violenza a due passi dal mare e la città.<p style="text-align: center;"> <span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; text-align: center;">La
Repubblica Palermo - </span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; text-align: center;">20 agosto 2023</span></p><p><span style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;"> <b>Dopo la violenza di gruppo a Palermo: l’abitudine
della città alle brutture</b></span></span></p><p><b style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"> Francesco
Palazzo</span></b></p><p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><b></b></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Il gravissimo fatto di
cronaca, una ragazza che viene fatta oggetto di violenza sessuale a Palermo, i
cui contorni ovviamente devono essere definiti e chiariti dalla giustizia, ci
rimanda l'immagine di una comunità in cui in fondo ci si può abituare a non
vedere.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">La ragazza ha detto, da
quanto viene fuori dalle indagini, di aver chiesto aiuto, ma di non essere
stata notata dagli altri. I motivi di questa indifferenza possono essere tanti.
Troppi, in una società massificata che vive oramai più sui social che nelle
concrete dinamiche individuali. A tal proposito, con riferimento a come viene
considerata la donna, può essere molto istruttivo farsi un giro sui
protagonismi imperanti in alcuni social.<o:p></o:p></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN7R9JrbHId3Zz48ZSh2GmpDd7rqtp9KGw2RtNOx0QHjJdAUMELrzdM-VSGbfr_Zvnc5h7P3dqM82o3_vLjy5tiWk-cZeXfkvasOpNorlx0aenYEmYuFItnRKc-qBkXgXSKgizkOaBgYgvD3aLlI3jxwr3F_3UxfdeiPXj0SAAVtMJaI0HmmCOfdULYJM/s2033/Screenshot_20230824_213744_Chrome.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="2033" data-original-width="1073" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiN7R9JrbHId3Zz48ZSh2GmpDd7rqtp9KGw2RtNOx0QHjJdAUMELrzdM-VSGbfr_Zvnc5h7P3dqM82o3_vLjy5tiWk-cZeXfkvasOpNorlx0aenYEmYuFItnRKc-qBkXgXSKgizkOaBgYgvD3aLlI3jxwr3F_3UxfdeiPXj0SAAVtMJaI0HmmCOfdULYJM/w170-h320/Screenshot_20230824_213744_Chrome.jpg" width="170" /></a></div><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Per considerare nella sua
complessità la cosa, è possibile che in una comunità in cui molte cose non sono
al loro posto o non dovrebbero più esserlo, anche una circostanza come questa
di una ragazza che chiede aiuto, possa essere catalogata, prima che la
brutalità avvenga in un luogo fuori dalla vista, come un'altra cosa normale che
non è al suo posto. La cronaca ci dice che il fatto avviene nei pressi di un
cantiere che non dovrebbe stare più lì, visto che sono trascorsi dieci anni, da
quanto leggiamo, dalla sua apertura. Oramai l'insenatura di questo luogo è
diventata pure parcheggio. Dove personalmente più volte ho lasciato l'auto. È
un luogo dove transito spesso durante la mia attività sportiva.Tra le lamiere
prospicienti il marciapiede vedi pure diversi posteggiatori abusivi all'opera.
Che in tutta la città non dovrebbero stare nelle loro postazioni ma a cui tanti
cittadini e cittadine pagano regolarmente il pizzo. Pure la mafia, per la
verità, dopo secoli di presenza non dovrebbe più starci. Ma sta al proprio
posto perché tollerata e foraggiata a vari livelli, sia popolari che borghesi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Ti rendi conto in
perfetta buona fede che tante cose, che non stanno nel posto giusto o non
dovrebbero più starci, possono diventare tanto normali da non
"vederle" più. Così come si può non accorgersi di una ragazza che
chiede sostegno. In mezzo ci può stare dunque anche il non "vedere"
quotidiano, perché oramai è una postura cui hai fatto l'abitudine. Sino al
punto da non registrare un fatto grave che si sta consumando sotto i tuoi
occhi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Siamo stati di recente in
una bellissima capitale europea, Riga, pienissima di liberty (circa 800 palazzi
uno più bello dell'altro) stile del quale ci riempiamo la bocca avendolo in
molti casi fatto fuori, una città dove ogni cosa è al proprio posto.
Semplicemente. Quando ogni anno torniamo dalle vacanze abbiamo qualche giorno
di difficoltà, poi ci riabituiamo a tutto. Ogni cosa presa da sola non è la
fine del mondo. Ma insieme tutti i pezzi dissonanti formano un quadro in cui
abbiamo trovato la nostra dimensione, che tuttavia non è giustificabile.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Che so, percorrendo il
sottopasso verso la Cala mi aspetto di trovare un incolonnamento dovuto alla
tante auto lasciate malamente in sosta per prendere qualcosa da mangiare.
Stessa cosa, in questo caso per lo shopping, vediamo in via Sciuti, in via
Terrasanta, in via Ausonia, in via Belgio. Solo alcuni esempi di cose, in
questo caso automobili, che non sono al loro posto. Ci abituiamo. Consideriamo
normalità anche quelli che una volta erano i birilli colorati ai margini del
prato del Roro italico e che da tempo sono non più presentabili. Ci abituiamo
pure allo scheletro di quella che doveva essere la piazzola di legno con
annessa passerella che doveva sorgere sul mare nella costa sud o di levante,
mai messa in funzione e più volte devastata dagli incendi. Consideriamo
fisiologiche le auto e le attività commerciali che impediscono di vedere il
porticciolo di Sant'Erasmo. Cose che non sono al loro posto o che non
dovrebbero più starci. Si potrebbe anche dire del fogliame che abitualmente
ricopre il lungo tratto di marciapiedi che unisce la Statua al Politeama. Lo
calpesto quasi ogni giorno nella lunga vasca Stadio - Porticciolo di
Sant'Erasmo e ritorno. Ti abitui pure a quelle foglie che non dovrebbero stare
lì.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Ma non è normale questa
assuefazione. È bella Palermo e tante persone lavorano per renderla sempre più
attraente. Ma non può essere normale che in molti quartieri per aprire un
negozio o acquistare una casa occorra chiedere il permesso al mammasantissima
di turno. Che non dovrebbe stare lì e in nessun altro posto. Ecco. Se in questa
città, insieme alle tante cose belle e positive che si fanno, facessimo stare
al proprio posto quello che deve starci, togliendo da tanti contesti ciò che
non deve o non deve più esserci, forse, dico forse, potremmo porre sempre più
le condizioni per ascoltare bene e "vedere" subito ciò che è
dissonante e quindi urgente da affrontare. Anche il grido o il pianto sommesso
di una ragazza che chiede aiuto.</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt; line-height: 107%;"><o:p></o:p></span></p>
<span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 11pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><a href="https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/08/20/news/violenza_palermo_ragazza_branco-411755890/">https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/08/20/news/violenza_palermo_ragazza_branco-411755890/</a></span>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-66969756214884533672023-04-08T00:16:00.000+02:002023-04-08T00:16:49.542+02:00La retorica della bellezza non salverà il mondo. <p style="text-align: center;"> <span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; text-align: center;">La
Repubblica Palermo – 4 aprile 2023</span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;"><b>Palermo, non basta la bellezza a colmare le distanze
tra i bambini del centro e quelli di periferia</b></span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><i>Francesco
Palazzo</i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixKrfcxyOiWIbvVooHt2W6taW7J2_2FMHHSvEjmqw5AJiynklf5c8up2mbD9DEr-oan0okG1mHYCiod9p1oih70INICwqHHbM7suk5sl5UCaXYEDK1iKOdPWbUc3_c8q2H52fpegeTKAMCgks39zPtDwETkJkh0Sbk5vhoFkuNL-XZ-v1_6ExqhxyD/s1989/Screenshot_20230404_175915_Chrome.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1989" data-original-width="1080" height="289" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixKrfcxyOiWIbvVooHt2W6taW7J2_2FMHHSvEjmqw5AJiynklf5c8up2mbD9DEr-oan0okG1mHYCiod9p1oih70INICwqHHbM7suk5sl5UCaXYEDK1iKOdPWbUc3_c8q2H52fpegeTKAMCgks39zPtDwETkJkh0Sbk5vhoFkuNL-XZ-v1_6ExqhxyD/w157-h289/Screenshot_20230404_175915_Chrome.jpg" width="157" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"></div><p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">Sono nato a Brancaccio
nel 1964 e quaranta e più anni fa, in pieno Novecento e guerra fredda ancora in
corso, c'è stato un periodo in cui alcuni ragazzi promuovemmo l'installazione
di diversi murales per le vie del quartiere. Così come sempre negli anni Ottanta
del Novecento si lottava, coinvolgendo anche le scuole, per il recupero di
spazi abbandonati e la riconversione di altri verso la bellezza. Allo stesso
modo, ne ricordo una in particolare con i palloncini, c'erano
manifestazioni con i bambini delle scuole contro la mafia. Si pensava, come
oggi, quindi siamo ancora a 40 anni fa, che la creazione di colori, il recupero
di spazi e strutture e la sensibilizzazione contro i mafiosi fossero i punti
mancanti di un mosaico che potessero completare il disegno e farci uguali o
simili ai coetanei di altre parti più progredite e servite della città. </span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;">Che dopo diversi decenni si debba ritenere che ancora
questa sia la strada maestra ci dice molto. Se siamo ancora a quel punto
significa che i divari di alcune zone della città rispetto ad altre non sono
stati colmati e dunque forse occorrerebbe, con realismo e onestà intellettuale,
ritenere che non può essere questo il sentiero maestro. Ciò che occorre
affinché tutti i bambini partano dalle stesse condizioni non può essere
costruito da associazioni e volontari o dalla carità, ma deve essere garantito
dalle pubbliche istituzioni come base di partenza uguale per tutti. Altrimenti
si rischia di rivestire di retorica e di retorica infiocchettare rimedi che a
nulla rimediano. La bellezza messa a coprire ciò che non funziona non salverà
il mondo ma rimanderà sempre a dopo lo scioglimento dei nodi cruciali. Quelli
per cui, oggi come e più di 40 anni fa, le differenze di partenza tra un
bambino e una bambina che nascono e crescono allo Sperone o in via Libertà sono
uguali o forse risultano peggiorate rispetto ad allora. E se così è, dobbiamo
riconoscerlo e lottare affinché tra 40 anni non sia più così. Oppure si devono
applicare gli stessi rimedi di 40 anni fa, quando i fatti e i numeri che sono
davanti a noi ci dicono che non spostano nulla o poco o forse peggiorano la
situazione, visto che rispetto ai primi anni Ottanta del Novecento le disparità
in termini di condizioni di partenza tra un quartiere periferico e uno centrale
sono le stesse oppure peggiorate? </span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;">E che siano peggiorate ce
lo dicono le analisi dei flussi elettorali. Cioè il comportamento ai seggi dei
genitori dei bambini e delle bambine di Palermo. Nel quadrilatero che possiamo
chiamare della Ztl il voto è più libero. Più ci allontaniamo da questa zona,
più il consenso rimane legato all'assistenzialismo. Insomma, il cerchio si
chiude e non lo si può riaprire e modificare con i pannicelli caldi. Per
carità. Che si continui con i murales, le corse, le manifestazioni di vario
tipo. Sicuramente salveranno le giornate o daranno colore a qualche facciata.
Purché si riconosca che un'altra è la realtà e che non può essere la soluzione
mettere la più bella carta da parati che c'è sopra un muro cadente.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipqtH1NogLVoRP2arna1pDISyk9tf-VbdkWlPqW0WbsjInFKWX0Z1pdMGicbpODO4kUUdgjMke-901wb1gkqz2sb16H-kTUgoyWFoHMwkRLAMTHlCm5Ff79ud3aCCcWZxfV8e1KhIPxWCRuCARVcYVxDLDSBiP1zdH5_Y2HE5YD3tn6xRSRD3NN3_1/s1054/Screenshot_20230404_175844_Chrome.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="744" data-original-width="1054" height="154" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipqtH1NogLVoRP2arna1pDISyk9tf-VbdkWlPqW0WbsjInFKWX0Z1pdMGicbpODO4kUUdgjMke-901wb1gkqz2sb16H-kTUgoyWFoHMwkRLAMTHlCm5Ff79ud3aCCcWZxfV8e1KhIPxWCRuCARVcYVxDLDSBiP1zdH5_Y2HE5YD3tn6xRSRD3NN3_1/w219-h154/Screenshot_20230404_175844_Chrome.jpg" width="219" /></a></div><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span><p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><a href="https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/04/04/news/palermo_non_basta_la_bellezza_a_colmare_le_distanze_tra_i_bambini_del_centro_e_quelli_di_periferia-394828156/?fbclid=IwAR1L4JM1S8ynfgcwaE4ihTodpvLJohgt1usW9075kQ-19anj4QbHHXzTPbM" target="_blank">https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/04/04/news/palermo_non_basta_la_bellezza_a_colmare_le_distanze_tra_i_bambini_del_centro_e_quelli_di_periferia-394828156/?fbclid=IwAR1L4JM1S8ynfgcwaE4ihTodpvLJohgt1usW9075kQ-19anj4QbHHXzTPbM </a></span></span></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-70529622021438084852023-03-20T16:23:00.001+01:002023-09-27T20:47:00.804+02:00Una domanda a Papa Francesco. Cosa significa che i mafiosi sono scomunicati?<p style="text-align: center;">LA REPUBBLICA PALERMO - 16 MARZO 2023 </p><p style="text-align: center;">SCOMUNICA AI MAFIOSI, COME PASSARE NELLE PARROCCHIE DALLE PAROLE AI FATTI</p><p style="text-align: center;">Francesco Palazzo</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSwLiXnzpOZ1_C6MAhiPmo5PzkYFANcEzFHlnJBSCcRO9vJIDc12jrMSq8t6c7z4AExwohg_s2FsG7su7m06-0SFCF3VBSLuXASvM6Y-clwzkPRb_sNTziR7K4U7rsieZE1lKjPz_iwXQU7T1xyF_bi0KH9zk3PxqiZ-UJkQSPp6IuwM4BmcV46KMd/s1476/Screenshot_20230316_183356_Chrome.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1476" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSwLiXnzpOZ1_C6MAhiPmo5PzkYFANcEzFHlnJBSCcRO9vJIDc12jrMSq8t6c7z4AExwohg_s2FsG7su7m06-0SFCF3VBSLuXASvM6Y-clwzkPRb_sNTziR7K4U7rsieZE1lKjPz_iwXQU7T1xyF_bi0KH9zk3PxqiZ-UJkQSPp6IuwM4BmcV46KMd/s320/Screenshot_20230316_183356_Chrome.jpg" width="234" /></a></div><br /><p></p><p style="background: white; margin-bottom: 12.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 0cm 12pt; text-align: justify;"><span style="background: white; color: black;">In occasione del decennale dalla sua elezione, papa Francesco è tornato
a parlare di mafia. Facendo anche il nome di don Puglisi, ha confermato la
scomunica per i mafiosi. Siamo nell'anno del trentesimo anniversario
dell'omicidio mafioso di don Pino, a cinque anni dalla visita a Palermo di
Francesco nei luoghi di 3P e a trent'anni dal monito contro i mafiosi, che era
in realtà una scomunica al cubo, di Giovanni Paolo II sotto il Tempio della
Concordia. Ci si può dunque chiedere - i tempi sono abbastanza maturi, direi
che si viaggia con molto ritardo - cosa esattamente, quotidianamente, vuole
significare tale scomunica dal punto di vista sacramentale e pastorale. Dire
che la mafia e i mafiosi sono scomunicati in linea di principio può essere
appagante per la Chiesa, per il risvolto massmediatico che ogni volta ha tale
sentenza pronunciata <em>urbi et orbi</em>. Ma tutto va portato a terra.
Dal punto di vista dei sacramenti, a parte casi specifici e isolati, si vietano
matrimoni, funerali, estreme unzioni, accostamenti all'eucaristia? Magari ci
siamo distratti ma non ci pare. Del resto, se un intendimento non diventa un
fatto giuridico, non esiste. Quando la Chiesa vuole, ad esempio con i
divorziati risposati civilmente o conviventi, trova il <i>modus operandi</i>.
Pertanto, oggi può ricevere l'eucaristia un mafioso conclamato e condannato a
ripetizione e in via definitiva, ma non una persona divorziata e risposata
civilmente o convivente. Qualche anno fa era stato interdetto in qualche
diocesi ai mafiosi il ruolo del padrinato legato ai battesimi e alle cresime.
Ora in alcuni contesti diocesani questo ruolo è stato sospeso per tutti. Anche
se scrutiamo l'ambito pastorale, per tanti aspetti più importante di quello
strettamente ritualistico, si registra poco seguito a questa roboante, e
ripetuta sino alla noia, scomunica.</span><span style="color: black;"> Visto che
la stringente pastorale di don Puglisi di fatto è stata abbandonata nelle
parrocchie, sopravvive nelle cattedrali tra le pieghe di omelie vibranti e
certamente negli intendimenti impliciti di qualche parroco. Sia chiaro, fare
antimafia oltre le parole, cosa nella quale siamo diventati tutti bravi, non è
semplice. Applicarla come ha fatto don Puglisi, che proprio per questo è stato
ucciso da mafiosi credenti, è tutta un'altra storia. Della quale però dal 15
settembre 1993, cioè da quella sera di fine estate che pose fine alla vita di
un presbitero sul marciapiede di un quartiere di periferia, sono state scritte,
al di là dei proclami, poche pagine. Per utilizzare, modificato, il passaggio
più conosciuto dei quattro vangeli, il verbo non si è fatto carne. Domenica
mattina, durante un passaggio veloce in cattedrale, a Palermo, ho sostato come
sempre qualche minuto davanti al posto dove riposa don Pino. Il punto,
riflettevo, è se ci si vuole fermare all'aspetto meramente devozionale, magari
richiamando in astratto la vita di don Puglisi come esempio. Oppure se si vuole
passare, e dopo trent'anni da quel colpo alla nuca sarebbe pure ora, ai fatti.
Ossia a una pastorale incarnata nelle parrocchie, non nell'alto dei cieli, che
ripercorra le orme del prete di Brancaccio. Il suo metodo. Che era fatto di
conoscenza del territorio, azioni su di esso, rapporti con quanti volevano
concretamente promuovere cittadinanza libera dalla mafia chiedendo servizi,
interazioni adulte con la politica senza chiedere finanziamenti ma sviluppo e
contrasto diretto non alla mafia in generale ma alla cosca locale. <span style="background: white;">Non è la prima volta che scrivo queste cose. Ma
dalle diocesi siciliane non sembra di scorgere risposte fattive e
operative in tal senso. Soltanto buoni propositi. Perciò stavolta, visto che
per ultimo, qualche giorno addietro, è stato proprio lui a parlare nuovamente
di scomunica ai mafiosi, chiediamo direttamente all'ottimo, e apprezzatissimo
in questi dieci anni di pontificato, papa Francesco. Magari lui ci risponderà e
ci farà capire qual è la strada che la Chiesa, dopo aver messo agli atti la
scomunica alle mafie, vuole percorrere nelle parrocchie dei quartieri, dal Sud
al Nord del nostro Paese, giorno dopo giorno. Altrimenti non ci resterà che
attendere la prossima volta in cui la Chiesa cattolica ci dirà che i mafiosi
sono scomunicati. </span><o:p></o:p></span></p><p style="background: white; margin-bottom: 12.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 0cm 12pt; text-align: justify;"><span style="color: black;"><span style="background: white;"><br /></span></span></p><p style="background: white; margin-bottom: 12.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; margin: 0cm 0cm 12pt; text-align: justify;"><span style="background: white;"><a href="https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/03/16/news/scomunica_ai_mafiosi_come_passare_nelle_parrocchie_dalle_parole_ai_fatti-392298381/?fbclid=IwAR0FZ__TVxB3Lj7Y0oPeTqNZ5rT_sGIhtG-a-7NZ46nqBFF7KbT-E7o2Yo8" target="_blank">https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/03/16/news/scomunica_ai_mafiosi_come_passare_nelle_parrocchie_dalle_parole_ai_fatti-392298381/?fbclid=IwAR0FZ__TVxB3Lj7Y0oPeTqNZ5rT_sGIhtG-a-7NZ46nqBFF7KbT-E7o2Yo8 </a></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-2172080490418914072023-01-23T16:21:00.008+01:002023-01-23T16:50:19.457+01:00Le minoranze antimafia e l'ideologia che assolve il popolo non borghese connivente.<p style="text-align: justify;"></p><br /><div style="text-align: center;"> La Repubblica Palermo</div><p></p><p style="text-align: center;"> 21 gennaio 2023</p><p style="text-align: center;"><b>Non solo borghesia: il consenso alla mafia è ancora ampio e trasversale</b></p><p style="text-align: center;"> Francesco Palazzo</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8rQt93aOUWAVNCWYTLmgHlmFWzrfyCQFn4vEoTRee4MgRAcmnaOFX1M29sgI7SkKpubwDSceGvzOQfx6sROYYnUhRht_zBQoIt5vOiAaLINbbTmoboSmPFOYgPaPx1M7TEua0ukBUeBLGwDoMQdzQ2sKLNqT63e5_e2YZY1b41bV6mM_aBYT_AYAx/s1061/Screenshot_20230122_141334_Facebook%20(1).jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="854" data-original-width="1061" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8rQt93aOUWAVNCWYTLmgHlmFWzrfyCQFn4vEoTRee4MgRAcmnaOFX1M29sgI7SkKpubwDSceGvzOQfx6sROYYnUhRht_zBQoIt5vOiAaLINbbTmoboSmPFOYgPaPx1M7TEua0ukBUeBLGwDoMQdzQ2sKLNqT63e5_e2YZY1b41bV6mM_aBYT_AYAx/s320/Screenshot_20230122_141334_Facebook%20(1).jpg" width="320" /></a></div><br /><p></p><p style="text-align: justify;">In questi giorni da tanti versanti si torna a parlare di borghesia mafiosa. Va detto che il concetto di borghesia nel ventunesimo secolo non è facile da coniugare come si poteva con più facilità fare nei decenni scorsi. Quando bastava dire, durante le ideologie imperanti, soprattutto a sinistra, la sola parola borghesia per lasciare intendere qualcosa già da sola non proprio potabile. Ci sono ancora strascichi di quelle ideologie, che beninteso avevano dentro molti aspetti positivi? Non possiamo escluderlo. Nel nostro caso ci si riferisce a soggetti della borghesia, posizionati nei più svariati luoghi, che aiutano Cosa nostra. I fatti del passato e del presente sono evidenti. Dunque la riflessione su tali individualità, perché sempre di singole persone si tratta, che possiamo senz'altro collocare nell'ambito della borghesia che va a braccetto con le mafie, dobbiamo farla. Solo che spesso, per non dire sempre, magari riverniciando pure in questo caso frammenti di ideologismi novecenteschi, si ritiene di dover assolvere o non colpevolizzare più di tanto il popolo non classificabile nell'album della borghesia. Arrivati a questo punto, a me il ragionamento pare ogni volta abbastanza zoppo, per non dire per nulla conducente. Perché, se non si vuole guardare la realtà con un solo occhio, cosa che in genere non porta a grandi traguardi di analisi, soprattutto quando si parla di lotta alla mafia, occorre aprire pure l'altro. E ammettere che nella cultura popolare, ammesso e non concesso che tra popolo e borghesia ci sia una netta cesura, si annidino ampi spazi di consenso quotidiano, voluto e ragionato, verso la criminalità mafiosa. Diciamolo chiaramente. Tra il detto e il non detto, tra l'implicito e l'esplicito, c'è questo problema. La borghesia colpevole, e il popolo senza colpe, visto che si troverebbe sostanzialmente a subire quello che è il più grande luogo comune che nel Mezzogiorno giustifica tutto. Ossia la presunta assenza dello Stato. Che invece è presente in tutto lo Stivale, certo con le carenze che conosciamo, ma pure con tanta autorevolezza. Da Nord a Sud. A meno che non si vogliano ancora ingrossare le acque del vittimismo piagnone. Se così è, bisognerebbe porsi una domanda e darsi una risposta. Messo agli atti che le consorterie criminali organizzate hanno succursali pure nel Centro-Nord, perché le mafie hanno allignato nella parte meridionale del Paese e continuano a essere presenti in tutto il Sud? Tutta colpa della borghesia mafiosa? Se questa è la sola risposta, dovremmo forse fare uno sforzo di analisi. Ammettendo che l'appoggio alle mafie è trasversale nella società. E che non esistono aiuti di serie A, quelli di alcuni individui della borghesia, e accondiscendenze di serie B, cioè quelle provenienti dalle fasce popolari. Siccome questo doppio binario, che potremmo plasticamente chiamare alta velocità e asino e carretto, non ha nessun assioma su cui basarsi, e dunque non esiste, ci tocca ammettere che il quadro è diverso e abbastanza complesso. A meno che non ci siano coloro che hanno capito tutto delle mafie e su come combatterle. Allora saremmo a posto. Ma a posto non siamo. Perché se le mafie vivono con noi spalmate su tre secoli sinora, Ottocento, Novecento e Duemila, e magari toccheranno il quarto, vuol dire che magari nel capirle e combatterle abbiamo ampi margini di miglioramento. Se andiamo nei quartieri di Palermo, tale parte non irrilevante, anzi gigantesca purtroppo, di problema la possiamo misurare ancora oggi in maniera abbastanza semplice e diretta. A meno che non ci facciamo condizionare da qualche applauso e da manifestazioni in cui sono più i giornalisti che i presenti. Quando parliamo di antimafia militante, di popolo o borghese che sia, ma tale differenza non esiste, dobbiamo ammettere che ci riferiamo a una piccola minoranza. Sicuramente c'è rispetto a prima una maggiore sensibilità, ma non più di questo. E siccome peraltro le fasce popolari sono più numerose della borghesia in senso stretto, magari il consenso maggioritario, e non meno dannoso di quello borghese, verso le mafie, non soltanto quella siciliana, rischiamo di trovarlo, e io ritengo che sia proprio così, tra il popolo. </p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/01/21/news/non_solo_borghesia_il_consenso_alla_mafia_e_ancora_ampio_e_trasversale-384524968/?ref=search " style="text-align: justify;">https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/01/21/news/non_solo_borghesia_il_consenso_alla_mafia_e_ancora_ampio_e_trasversale-384524968/?ref=search </a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><br />Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-18684794998768492322023-01-08T13:57:00.006+01:002023-01-14T09:55:19.767+01:00Noi e Biagio Conte. Contemplazione del cielo o azione nella città? <p> </p><p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="background: white; color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">La Repubblica Palermo – 6 gennaio 2023<o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><b><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 20pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;">Biagio Conte e la vocazione di essere santi
"quotidiani"<o:p></o:p></span></b></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="background: white; color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Francesco Palazzo<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="background: white; color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6HeFja0z9an8258AzDfi4ufHX43dRFRmciWVfWPxLfXp32iDJ1rlbtFaqGeJq2gpX4MI1cFHEuu6km25fHdqiuADLaQkkW5l2tGW8Z5wKU7r5tO16BShocFx3x8LMLZ5ks5WjwoFREfwzrnjBXaCM8VjwoYsa9SqoHe19T1KtpTxfQGPFTvLhz-3I/s1700/Screenshot_20230106_161452_Chrome.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1700" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6HeFja0z9an8258AzDfi4ufHX43dRFRmciWVfWPxLfXp32iDJ1rlbtFaqGeJq2gpX4MI1cFHEuu6km25fHdqiuADLaQkkW5l2tGW8Z5wKU7r5tO16BShocFx3x8LMLZ5ks5WjwoFREfwzrnjBXaCM8VjwoYsa9SqoHe19T1KtpTxfQGPFTvLhz-3I/s320/Screenshot_20230106_161452_Chrome.jpg" width="203" /></a></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;"><p class="MsoNormal"><span style="background: white; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Sono passato ieri pomeriggio, come tanti palermitani e non, dal posto
dove Biagio Conte sta percorrendo un passaggio della vita. Mi sono fermato
fuori dalla casetta, a una decina di metri, non sono andato avanti, mi sembrava
di disturbare. Ero stato nella sede della missione di Via Decollati nel 2004.
Stavo scrivendo per questo giornale una serie di puntate sul volontariato e una
era dedicata proprio a quanto lui stava facendo. Il pezzo di allora partiva con
Birillo, Speranza e Carità, le tre mascotte canine che allora gironzolavano e
facevano a modo loro una parte di lavoro. Ne ho parlato proprio ieri con don
Pino Vitrano, il prete da sempre vicino a Conte. Mi ha chiarito la storia di
Birillo che era stato maltrattato e accolto in missione. Biagio Conte m</span><span style="background: white; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">i
chiamò al cellulare qualche anno fa dalla postazione dello sciopero
della fame che allora ebbe come sfondo il luogo dove hanno ucciso Puglisi.
Aveva dopo tanti anni letto quel pezzo e si era commosso, mi disse, nel ricordo
dei cani. Anche ieri il sito di Via Decollati era come vent'anni fa. Perfetto e
nello stesso tempo un cantiere aperto. Ieri Riccardo Rossi, il giornalista che
dal 2018 ha scelto di vivere nella traiettoria del frate laico insieme alla moglie,
mi diceva che in questi ultimi giorni stanno accadendo tante cose
straordinarie. L'ho conosciuto, Riccardo, in cima alla grande scalinata delle
Poste Centrali, in occasione di un altro sciopero della fame di Biagio.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> </span><span style="background: white; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Un particolare colpisce da quando si è appreso
delle condizioni di salute della persona che iniziò la sua avventura sotto i
portici della stazione centrale di Palermo. Ripetono in tanti, come una
cantilena, soprattutto nei social, che ci vorrebbe un miracolo. Come se il
passaggio più critico nell’esistenza di ciascuno di noi, non fosse un fatto
della vita. E come se, soprattutto, tutta la santità si fosse trasferita a
Palermo in un solo uomo, che deve "per forza" esserci. Ma il miracolo
è già avvenuto e se continuerà a ripetersi dipenderà da ciascuno di noi. Perché
il messaggio che Biagio Conte ci comunica con la sua vita è quello, per me, che
tutti possiamo diventare "santi".</span> <span style="background: white; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Ma forse è questo l'aspetto più complicato da recepire
e soprattutto da vivere nella quotidianità. Come si può essere
"santi" normali, feriali, non eroici, né legati per forza a una fede,
a Palermo ogni giorno? Sarebbe interessante, partendo da Conte, riflettere su
tale aspetto che la sua vicenda umana, secondo il mio parere, ci rimanda. Il
pezzo che scrissi tanti anni fa finiva con una citazione di don Puglisi.
Dovrebbe pensarci lo Stato ma intanto ci siamo noi, chiosava don Pino. Potremmo
ripeterlo pure adesso. E ce lo dice Biagio, a prescindere dal suo stato
attuale. Che dovremmo lasciargli vivere senza molte pressioni. Ce lo comunica
da tempo. Lui e tutti quelli, purtroppo non molti, che gli somigliano.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> Allora, il punto non è attendersi chissà quale miracolo
ultraterreno. Ma capire che, tutti, tutti, il miracolo lo possiamo fare se
lavoriamo con la stessa costanza, tenacia, lucidità sul pezzo che è sotto gli
occhi di ciascuno di noi. Come ha fatto e fa Biagio. Come hanno fatto, per
citare solo alcuni nomi, Puglisi, Impastato, Falcone, Mattarella, del quale
oggi ricordiamo il quarantatreesimo anniversario di un omicidio che ancora
presenta molti, troppi, punti da chiarire. </span><span style="background: white; font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">Se questa città, la Sicilia, fossero non dico
piene, ma piene almeno a metà di persone che si prendessero cura di qualcosa,
da qualsiasi postazione, quotidianamente, scriveremmo un’altra storia per un
altro Mezzogiorno. Che non dovrebbe temere più ciò che viene da fuori. Cosa che
talvolta rappresenta un alibi. Perché troverebbe al proprio interno le energie
per risorgere. Sarebbe un portentoso programma di ripresa che scenderebbe alla
radice dei vari, tanti, problemi con i quali dibattiamo ogni giorno. Biagio
Conte, e gli altri come lui, il miracolo quindi lo hanno fatto. Ora noi
possiamo guardare e contemplare passivamente, indicando la luna o metterci
fattivamente nel loro percorso, impastandoci le mani di terra.</span></p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p></div><o:p></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="background: white; color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><o:p> <a class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz xt0b8zv xzsf02u x1s688f" href="https://www.facebook.com/repubblica.palermo/posts/pfbid02WJ4YB5nP4SoPbfKPx3HxgySic7Cas9yvTt2qRyH9u1Te7dxvMXm9FcGc6XXfjTLPl?__cft__[0]=AZXj-bW5Sgethw7uYyIZhAcILv_XtIfss0frUKWf7sx1tTVLSJuas4m40JyOigs2aFREM20JJ09S0P00NbcvPm3sFQ0jFqm3QCk2pyQ_8dub8sspnWqcFEL7cTK3mBAHwkwD58-3S_7u_Ugphu3zgQRJIDPcFnC5reqjXdIXZvVokw&__tn__=-UK-R" role="link" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; border-color: initial; border-style: initial; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; font-weight: 600; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: start; touch-action: manipulation; white-space: pre-wrap;" tabindex="0">https://www.facebook.com/222390084445166/posts/9299686320048785/</a></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="background: white; color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><o:p><br /></o:p></span><a href="https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/01/06/news/biagio_conte_missione_speranza_e_carita_palermo-382346033/" style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt;">https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/01/06/news/biagio_conte_missione_speranza_e_carita_palermo-382346033/</a></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-18066205547271207772022-12-20T01:19:00.004+01:002022-12-20T01:30:14.282+01:00Palermo, Costa di levante. Il territorio che cura se stesso senza pietismi ma con lo sviluppo. <p> </p><p align="center" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 12pt; text-align: center;"><span style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">La Repubblica Palermo<o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14pt; line-height: 107%; mso-fareast-language: IT;">Costa sud di Palermo, l'alternativa all'economia della
droga è la ricchezza del mare<o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 12pt; text-align: center;"><span style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Francesco Palazzo<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTW_I7JKbqfIDgi2EWB3AoUC0FxQAegJKR8ZX5OtAymFoXwCzONdZoiTFAV735zv3DJLqC9aUGa0tyf4Qiw311NXexNlqXYJQ6gLZI0hVn3vD6ObUrKDFfCOmYoDzafZq64UQ9JmqFjtXiVtYN3R6sZG3FeFU-0oW_RmBT22R_MEsbuk3JHrRaSAUY/s1744/Screenshot_20221218_101917_Facebook%20(2).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1744" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTW_I7JKbqfIDgi2EWB3AoUC0FxQAegJKR8ZX5OtAymFoXwCzONdZoiTFAV735zv3DJLqC9aUGa0tyf4Qiw311NXexNlqXYJQ6gLZI0hVn3vD6ObUrKDFfCOmYoDzafZq64UQ9JmqFjtXiVtYN3R6sZG3FeFU-0oW_RmBT22R_MEsbuk3JHrRaSAUY/s320/Screenshot_20221218_101917_Facebook%20(2).jpg" width="198" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 12pt; text-align: justify;"><span style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p> </o:p></span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt; text-align: justify;">Nella costa sud di Palermo, che poteva
essere - con tutto il rispetto - molto più bella di Mondello, buona parte
dell'economia è trainata dal grande polmone malato dello Sperone. Dove certo
abita tanta gente perbene. Ma che è diventato una delle più grandi piazze di
spaccio del Mezzogiorno. E ciò ci dice intanto una cosa. Che non andrebbero mai
più progettati e costruiti insediamenti di case popolari di questo tipo.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 12pt; text-align: justify;"><span style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ciò vale, ovviamente, anche per altri
siti della città. Non dobbiamo dimenticare che don Puglisi, a Brancaccio,
rimane schiacciato da un lato dalla criminalità mafiosa e dall'altro dal
tentativo di recupero di un simile insediamento nato a due passi dalla
parrocchia all'inizio degli anni Ottanta e che col tempo sino a oggi è
diventato un luogo sempre più complicato, per usare un eufemismo. I quartieri
periferici vanno stimolati e riqualificati, magari attuando finalmente e
seriamente il decentramento amministrativo. Non si devono dare loro ulteriori
martellate in testa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="background: white; color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Proseguendo, gli ultimi fatti di
cronaca ci comunicano un'altra cosa. Che il Reddito di cittadinanza, che certo
in un quartiere come lo Sperone è percepito da tanti, non promuove la vita di
nessuno, visto che lì molte esistenze, ce lo dicono le continue operazioni di
polizia di cui l'ultima pochi giorni fa, con provvedimenti restrittivi che in
realtà fotografano ma non risolvono, si svolgono sempre sullo stesso binario.
Va aggiunto che non si può certo negare che così imponenti piazze di spaccio
non possono non avere la benedizione di Cosa nostra. E qua va messa pure una
croce sulla leggenda metropolitana che l'assistenza senza lavoro produca la
sconfitta della criminalità mafiosa. E dobbiamo pure onestamente ammettere che
il pur apprezzabile volontariato o i tentativi eroici del mondo scolastico non
raddrizzano nulla o quasi. E che con la retorica dei murales, per carità belli
e molto apprezzati, o della momentanea restituzione delle piazze da parte delle
forze dell'ordine si risolve ben poco. Così come è stato non risolutivo
portare il tram in alcune strade o impiantarci un mega-centro commerciale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="background-color: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;">L'unica via, nel caso che trattiamo, è
l'economia che può venire dal mare. Dobbiamo tenere presente però che le acque
non sono ancora balneabili. E che siti come quello del porticciolo della
Bandita, sul quale </span><i style="background-color: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;">Repubblica</i><span style="background-color: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;"> anni fa attivò una campagna di
sensibilizzazione, o il Teatro del Sole, dedicato a Libero Grassi, sono
lasciati a sé stessi. Abbandonati come quello che è l'emblema della costa sud
abbandonata, cioè la piattaforma con passerella bruciata dalle parti dell'ospedale
Buccheri La Ferla.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 12pt; text-align: justify;"><span style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Poi, sì, ci sono i progetti solo
annunciati. Alcuni naufragati come il grande acquario. Un altro, fondamentale,
come il recupero della costa e del mare che ormai, visto che gli anni e i
decenni trascorrono inutilmente, è catalogabile tra le buone intenzioni che non
posano mai a terra. Recentemente ho letto, per una presentazione, il
romanzo "L'estate dei microbi", scritto da due esponenti della
famiglia Petrucci, proprietaria dell'omonimo stabilimento balneare chiuso da
decenni. Parla dell'inizio della fine della costa sud, che si potrebbe
denominare costa di levante, a causa dell'inquinamento delle acque. Che certo
non è stato prodotto dai marziani.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 12pt; text-align: justify;"><span style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Quell'estate dei microbi non si è ancora
conclusa. E chissà se quello che un tempo era un lunghissimo tratto di mare,
che accoglieva pure teste coronate, tornerà mai al suo vecchio splendore per
trainare economia pulita che farebbe stare bene tutti, con grandi opportunità
di lavoro vero a chilometro zero. Appuntamento, intanto, alla prossima retata
per spaccio di droga.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="background: white; color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Per finire, sempre sulla costa sud,
una sottolineatura intorno alla quale ho scritto su <i>Repubblica</i> più
di un anno fa. Mi riferisco al porticciolo di Sant'Erasmo. Recupero ottimamente
riuscito. Ma al posto delle pompe di benzina fatte sloggiare continua dalla
piazza a non vedersi il mare. Al suo posto auto, camion, venditori di <i>stigghiole</i> con
fumo al seguito e di panini, con corredo di sedie e tavolini. Chiedevo, e
con me tanti cittadini con cui ho dialogato, semplicemente un divieto di sosta
lungo un'ottantina di metri. Chiedo nuovamente all'amministrazione comunale, in
nome della costa sud: ce lo facciamo questo regalo di Natale?</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 12pt;"><span style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <u>Articolo pubblicato il 17 12 2022 sul sito di Repubblica Palermo all'indirizzo:</u><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 12pt;"><span style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <o:p></o:p></span><a href="https://palermo.repubblica.it/commenti/2022/12/17/news/costa_sud_di_palermo_lalternativa_alleconomia_della_droga_e_la_ricchezza_del_mare-379487460/" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;">https://palermo.repubblica.it/commenti/2022/12/17/news/costa_sud_di_palermo_lalternativa_alleconomia_della_droga_e_la_ricchezza_del_mare-379487460/</a></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 12pt;"><span style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-15503384054302597522022-12-07T08:41:00.002+01:002022-12-07T08:44:22.563+01:00Il sud artefice del proprio destino e non luogo di carità.<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIrEUaw0ur852Jzzn07sMyHT188GxRB7ONl1tTPhSiFmYOPWfQfVmVRT1ON5Uk86KhKTBoIObvKKZaRE2Ic42__vOm0ch4t15Fwt7uUuinmQsSlwVvt48cZbHULoQg7L9xgJbxFykAeypgyg8w2Bokq68A-iQf5fgjFVyF18kVqkJtpGbD-7CKbEo2/s2048/Screenshot_20221203_190937_Chrome%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIrEUaw0ur852Jzzn07sMyHT188GxRB7ONl1tTPhSiFmYOPWfQfVmVRT1ON5Uk86KhKTBoIObvKKZaRE2Ic42__vOm0ch4t15Fwt7uUuinmQsSlwVvt48cZbHULoQg7L9xgJbxFykAeypgyg8w2Bokq68A-iQf5fgjFVyF18kVqkJtpGbD-7CKbEo2/s320/Screenshot_20221203_190937_Chrome%20(1).jpg" width="169" /></a></div><br /><p></p><p align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="background: white; color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">La Repubblica Palermo</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br />
<span style="background: white;">3 dicembre 2022</span><br />
<br />
<b><span style="background: white;">Caro don Corrado, il Sud deve aiutare gli
ultimi ma anche darsi la spinta per cambiare</span><br />
<br />
</b><span style="background: white;">di Francesco Palazzo<o:p></o:p></span></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><a href=" https://palermo.repubblica.it/commenti/2022/12/03/news/caro_don_corrado_il_sud_deve_aiutare_gli_ultimi_ma_anche_darsi_la_spinta_per_cambiare-377344086/?fbclid=IwAR2NLLMIvj-EKL3RyLBXp4ER0lnxxdpY2MCkpe12qcFTKrEIN1_ViiTOnr0" style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt;">https://palermo.repubblica.it/commenti/2022/12/03/news/caro_don_corrado_il_sud_deve_aiutare_gli_ultimi_ma_anche_darsi_la_spinta_per_cambiare-377344086/?fbclid=IwAR2NLLMIvj-EKL3RyLBXp4ER0lnxxdpY2MCkpe12qcFTKrEIN1_ViiTOnr0</a></p><p align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br style="mso-special-character: line-break;" />
<!--[endif]--><span style="background: white;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><span style="background: white; color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ho letto la profonda riflessione pubblicata oggi a
firma dell'arcivescovo di Palermo, don Corrado Lorefice. Così come fece nel
momento del suo insediamento a Palermo in piazza Pretoria (e la cosa colpì
positivamente), don Corrado ha giustamente utilizzato la seconda parte
dell'articolo 3 della Costituzione repubblicana. Non è banale ripercorrerla
integralmente. "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e
sociale del Paese". Un passaggio bellissimo che i nostri madri e padri
costituenti ci hanno voluto regalare. Il problema, come sempre, risiede nel
passaggio dalle parole, autorevolissime in questo caso e scolpite sulla pietra,
e i fatti quotidiani. Qua ci possono essere più chiavi di lettura. A me pare
che spesso ci si sistemi dentro itinerari che danno per scontato che il Sud sia
per definizione un ambito di sola marginalità. Dove ciò che resta da fare è
curare le ferite. Ma è davvero così? Non è, quella dell'assistenzialismo, una
lettura sulla quale, potremmo dire dall'Unità d'Italia, si sono basate tutte le
politiche riguardanti questa parte di Paese, evidentemente di corto respiro e
senza sbocchi, se siamo ancora a questo punto? Dobbiamo continuare? Oppure,
proprio per proteggere i fragili e i giovani, dei quali scrive don Corrado (la
stragrande maggioranza dei secondi peraltro va via a studiare e a lavorare
fuori), occorre parlare di progresso, istruzione, cultura, infrastrutture,
lavoro, sviluppo dell'impresa privata?</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br />
<span style="background: white;">L'arcivescovo cita il cardinale Zuppi,
presidente della Conferenza episcopale Italiana, che è pure arcivescovo di
Bologna. Cioè di una realtà, inserita in una regione locomotiva del Paese, dove
sia la storia economica che quella sociale hanno preso un'altra direzione. E
non perché sono stati da un lato loro fortunati e noi, dall'altro, percorrendo
il solito luogo comune, sfortunati o trattati male da tutti. Dobbiamo ammettere
che non abbiamo fatto abbastanza affinché il nostro non continuasse a essere un
luogo su cui chinarsi con l'assistenzialismo senza futuro. Anzi, proprio i
fragili e i giovani, al Sud, se finalmente diventassero padroni del proprio
destino, potrebbero essere strutturalmente garantiti. Non dalla carità che cura
le ferite, ma dallo sviluppo, dalla ricchezza, economica e sociale, che farebbe
stare meglio tutti. Che questo accada dipende solo ed esclusivamente da noi. E
lo aveva capito pure don Puglisi, che l'arcivescovo cita. Il suo percorso non
era quello di dire alla gente: "Siete marginali e qualcuno deve pensare a
voi". Al contrario, avendo svolto un'analisi attenta del territorio e legandosi
a cittadini che volevano conquistare diritti e non chiedere mera assistenza,
mise in atto una pastorale che guardava alla promozione degli abitanti di
Brancaccio. Resta da capire se tale metodo puglisiano, a quasi trent'anni
dall'omicidio mafioso, sia adottato in tutte le parrocchie. Ossia se vi sia una
pastorale diocesana che in ogni comunità di fede applichi davvero ogni giorno e
lucidamente il ruvido metodo di 3P. Del resto, don Pino, essendo un esperto di
pastorale vocazionale, invitava ciascuno a scoprire la propria vocazione, cioè
a divenire artefice del proprio destino e non soltanto spettatore pietoso che
deve essere soccorso perché magari non ne vuole sapere di sbracciarsi. Tutti
gli attori delle nostre società del Mezzogiorno, piuttosto che discettare di
politiche che si limitano a fotografare la situazione senza spostarla veramente
in meglio di un solo millimetro, devono costruire insieme, come comunità che la
smettano finalmente con il piagnisteo, gli strumenti per essere protagonisti e non
vittime bisognose di cure pietose all'infinito. Ovviamente, tutti dobbiamo
farci carico di chi non ce la fa. Questo vale ovunque. Ma non può più
costituire questo aspetto l'onnicomprensiva biografia di un'intera parte del
Paese. Che non può più essere così e deve essere altro. Non perché qualcuno
questo altro ce lo deve dare. Ma perché lo si deve conquistare con l'impegno
quotidiano di tutti.</span></span><o:p></o:p></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-71804458748253633032022-02-16T23:28:00.001+01:002022-02-16T23:30:49.332+01:00Primavera 2022, Palermo al voto. Come Napoli 2021 o come Palermo 2001?<p style="text-align: center;"><b><span style="font-size: medium;"> <span style="background-color: white; font-family: Times, serif; text-align: center;">La necessità di andare oltre la primavera di Palermo</span></span></b></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="color: black; font-family: "Times",serif; font-size: 14.5pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><i>Repubblica Palermo – 16 febbraio 2022</i></span></p><p align="center" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><i style="font-family: Times, serif; font-size: 14.5pt; text-align: right;">Francesco Palazzo</i></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times, serif; font-size: 14.5pt; text-align: justify;">Pochi mesi dal voto a Palermo, c’è molta confusione sotto il cielo. Nel centrodestra ci sono le conseguenze della battaglia per il Quirinale. Nel centrosinistra si moltiplicano le candidature. Se dovessimo valutare la consistenza dell’album potremmo già chiudere i giochi per overbooking. Ma siccome di mezzo ci sta Palermo, il metodo non può essere questo. La nostra città si presenta al voto non in splendide condizioni. Di tutto ha bisogno tranne che di una gara tra candidati, civici o politici che siano, ammesso che vi sia differenza. Un giorno si parla di primarie, il giorno dopo si buttano nel cestino. Ora sono tornate in agenda. Anche se a questo punto non sappiamo a cosa possano servire se non ad allargare il campionario di biografie. Per carità, tutte specchiate e di buonissima volontà. Ma la strada può pure </span><span style="font-family: Times, serif; font-size: 14.5pt; text-align: justify;">essere un’altra. E non può coincidere con la strategia di chi alza steccati. L’onorevole Boccia, nell’interessante intervista di domenica firmata da Carmelo Lopapa, parla di modello Napoli per Palermo. Dove non si è ricorso alle primarie. Può essere un riferimento. Ma bisogna fare attenzione. Mi chiedo infatti, visto che dalle urne escono voti e non belle idee, se oggi a Palermo abbiamo la stessa situazione del capoluogo partenopeo. Cioè un Pd che supera il 12 per cento, i Cinque Stelle quasi al 10, una lista del sindaco in grado di sfiorare il 10 e altre 10 liste capaci di prendere il 34 per cento. Se è così, può essere la strada giusta. Anche perché per vincere al primo turno in Sicilia non è necessario arrivare al 63 per cento, come ha fatto, saltando di molto oltre l’ostacolo del 50, il sindaco di Napoli, ma mettere in saccoccia un voto in più del 40. Tuttavia, questo è il punto, il quadro elettorale che verosimilmente si presenterebbe tra pochi mesi a chi dovesse rappresentare a Palermo solamente il PD, i Cinque Stelle, la Sinistra e i Civici, potrebbe essere molto scarno. E dipingere più che una replica di Napoli 2021, un’amara fotocopia di Palermo 2001. Quando la coalizione di centrosinistra non superò il 24 per cento e il centrodestra fece bingo. Un cappotto che oggi forse a Palermo potrebbe calzare a pennello a quanti magari guardano al proprio più che alla città. Sarebbe il caso di mettere un punto alla lunghissima stagione della primavera. Non perché non sia servita. Ma in quanto alla lunga sta diventando più un limite che una risorsa. I protagonisti in campo devono pensare e agire non quali eredi di un’epoca, ma come chi deve costruire l’oggi e il domani. Nella considerazione che nelle ultime due legislature non tutto è andato bene e che su taluni aspetti occorra più discontinuità che continuità. Si dirà che ci vuole il programma prima, poi il perimetro della coalizione, di seguito vedere se fare o meno le primarie e alla fine approdare a un nome. Non si vota però tra due anni, ma tra novanta giorni più o meno. E perdendo ancora tempo, sostanza essenziale della politica, si concede luce ad altro. Perciò si potrebbe per il centrosinistra percorrere una via ragionevole e rapida. Quando la politica vuole sa essere veloce e assennata. Occorrerebbe verificare se Pd, Cinque Stelle, Sinistra, Civici, Azione, +Europa, ex grillini e Italia Viva riescono a individuare una figura in grado di parlare a tutti. Di federarli, come ha fatto il primo cittadino che guarda il Vesuvio. Servirebbe certamente un profilo di alta esperienza. Che raccolga voti più che seminare veti. E, perché no, attiri altro consenso moderato in uscita dal centrodestra. Prendere più voti in genere è una festa. Non si capisce perché a Palermo dovrebbero suonare le campane a morto se dovesse accadere. Tra l’altro, il campo largo, non strettissimo come quello che parti del Pd e i Cinque Stelle vorrebbero a Palermo, è quello perseguito a Roma dall’attuale leadership del Partito Democratico. Se per una volta non fossimo laboratorio, che poi vorrei capire tutti questi laboratori a cosa sono serviti in questa terra, e invece ci attestassimo sulla linea della normalità, non penso morirebbe nessuno. Potrebbe invece, immaginate un po’, sopravvivere meglio Palermo.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: Times, serif; font-size: 14.5pt; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgy-28lA0yBGaLBsi8KBcrocPoEoTdK0w8VP3Oa4S_KaO8SsQNXn2vJ8roZVtAQYlSpdJ_N3RgOdgSX5OB39taodZ4ziK4yHWOkX2gJTMEXOGav58mWo2lKn8TS9rpNKJYqe9AUbk-HpNTErTcH8AfdGtbNtCkJ25FfULLCfbR-qe5uVH5nsAT0w4vZ=s745" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="745" data-original-width="228" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgy-28lA0yBGaLBsi8KBcrocPoEoTdK0w8VP3Oa4S_KaO8SsQNXn2vJ8roZVtAQYlSpdJ_N3RgOdgSX5OB39taodZ4ziK4yHWOkX2gJTMEXOGav58mWo2lKn8TS9rpNKJYqe9AUbk-HpNTErTcH8AfdGtbNtCkJ25FfULLCfbR-qe5uVH5nsAT0w4vZ=s320" width="98" /></a></span></div><p></p><p class="MsoNormal"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgZwvGseb71HgTlUVAa9PjfbhK_3Xwy1W04VhKVrrI1Sd8oYUPe4uieN8L0tirCG4CsFLhq8tED2BrrKev8BQzzySwuBP3wE6l-aCGj6CbUlHVAUxMjJ9BD7kDvU4veR24_gaHO8q7o8bfC40Do6LZ8WBFNZs04vTpWfiJcvvZN7wkmeRYI6BM9fmld=s1850" style="clear: left; font-family: Times, serif; font-size: 19.3333px; font-style: italic; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" data-original-height="1850" data-original-width="386" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgZwvGseb71HgTlUVAa9PjfbhK_3Xwy1W04VhKVrrI1Sd8oYUPe4uieN8L0tirCG4CsFLhq8tED2BrrKev8BQzzySwuBP3wE6l-aCGj6CbUlHVAUxMjJ9BD7kDvU4veR24_gaHO8q7o8bfC40Do6LZ8WBFNZs04vTpWfiJcvvZN7wkmeRYI6BM9fmld=s320" width="67" /></a><o:p> </o:p></p><p align="center" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="font-family: Times, serif; font-size: 14.5pt; text-align: justify;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><br /></p><p align="center" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><i style="font-family: Times, serif; font-size: 14.5pt; text-align: right;"></i></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><br /></p><p align="center" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;"></p><div style="text-align: right;"></div><i style="font-family: Times, serif; font-size: 14.5pt;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div></i><p></p><p class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-49731209645303053992021-12-08T10:26:00.001+01:002021-12-08T10:26:23.064+01:00Palermo, quartieri di edilizia popolare: le carenze di analisi sul passato e la carità a vuoto di oggi.<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt6VCUQW0KIe2Iefi_tvMNxDaxk11ib1WKatDCtV_KIvF1xe7tINkTTniPF-OFVJY0ypzaXDEygtD2937ZKWR5NnS2lbhM9ukjqtNnWPIMqBpjImqkFChflITqhZ4BA20ohETlc1T02ICp/s259/images.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="194" data-original-width="259" height="194" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt6VCUQW0KIe2Iefi_tvMNxDaxk11ib1WKatDCtV_KIvF1xe7tINkTTniPF-OFVJY0ypzaXDEygtD2937ZKWR5NnS2lbhM9ukjqtNnWPIMqBpjImqkFChflITqhZ4BA20ohETlc1T02ICp/s0/images.jpg" width="259" /></a></div><br /><p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="background: white; color: #222222; font-family: "Arial",sans-serif;">Creare enclave di edilizia popolare allo
Sperone, allo ZEN, a Brancaccio, a Passo di Rigano, e l'elenco potrebbe
proseguire, con altre zone di Palermo o considerando altre città siciliane.
Questa la prima, sbagliata, mossa. Quella di mettere dentro territori, già con
una loro storia o creati ex novo, tutto il disagio possibile. È come fare due
più due. Con pessimi risultati e macerie assicurati nel medio e lungo periodo.
Con intere generazioni consegnate alla devianza e alcuni territori, si pensi
allo Sperone dentro la costa sud, del tutto snaturati rispetto alla loro
vocazione naturale. Tanto poi si attivano la carità, le agenzie del volontariato,
le parrocchie, le scuole. Ogni tanto la visita di qualche ministro,
sottosegretario, segretario di partito, premier. I quali impartiscono
benedizioni con diremo, faremo, provvederemo. Quando la misura è colma si può
anche organizzare una bella marcia piena di buone intenzioni. E cosi il cerchio
più o meno si chiude lasciando le cose come sono. E non per cattiva volontà
degli attori in campo. Ma in quanto occorrerebbe partire innanzitutto da
un'analisi onesta delle incresciose scelte politiche, urbanistiche, abitative,
sociali, fatte in passato. Se mancano le corrette e precise considerazioni di
partenza, la palestra, il giardinetto, la piazzetta, la panchina, il pacco di
pasta, il reddito di cittadinanza, il tram che benedice qualche periferia, magari
accompagnato pure un bel centro commerciale, le scuole che tentano di svuotare
il mare con il secchiello, servono soltanto a mettere qualche pezza caritativa,
stile ottocento, in tele ormai irrimediabilmente consunte, squarciate,
disintegrate. Se invece si parte da una corretta ricostruzione degli errori
compiuti si può innanzitutto chiedere scusa e giurare che mai più si faranno
cose simili. Il secondo passo dovrebbe essere quello di svuotare tali contesti.
Intanto intervenendo sui più giovani. Bene dunque sta facendo, penso vada
affermato con chiarezza, la magistratura a togliere i bambini e le bambine alle
famiglie per consentire loro un presente e un futuro diversi. Ci si chiede.
Questi interventi testimoniano e mettono la firma sotto fallimenti derivanti da
colpevoli scelte politiche, abitative e urbanistiche, che del resto non
potevano fornire che questi risultati? Certo. Se così è perché non prenderne
atto onestamente invece di continuare ad alimentare il fuoco tenendo in piedi
determinate situazioni? Magari sperando, invano, perché così è e la realtà
effettuale ce lo mostra, di ottenere chissà quale miracolo dopo l'applicazione
di pietosi rammendi. Che sicuramente placano le nostre coscienze. Ma che non
modificano sostanzialmente nulla. Nello stesso tempo va pensata e attuata,
oltre che per i più piccoli, una diversa collocazione, caso per caso, dei
nuclei familiari. Evitando ovviamente di creare altrove enclave dello stesso
tipo. In modo che i bambini possano trovare ambienti familiari e non strutture
di clan, che li facciano crescere come hanno diritto. Ci vuole più tempo a
mettere in campo questa operazione? Certo. Ma del resto sono trascorsi diversi
decenni senza che si facesse nulla di strutturale. Non perdiamo dunque altro
tempo.</span><o:p></o:p></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-48045323599725416172021-11-06T23:49:00.003+01:002021-11-06T23:54:47.955+01:00Sicilia: l'assistenzialismo, i giovani che vanno via e la calcolatrice <p> <br /></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVXOcGgriJGXv8oNElT__lyEBLdderS37CptMIfCJv4B49EOJjTONMdG3Ch_GgcCsg8KqtNDizXTmriNy6nClY-o7cgpOJaOSF7VdE25NQ_da3PFfEruhNHIAbrvup2yMSlFzMQ-LqB9qi/s300/images.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="168" data-original-width="300" height="168" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVXOcGgriJGXv8oNElT__lyEBLdderS37CptMIfCJv4B49EOJjTONMdG3Ch_GgcCsg8KqtNDizXTmriNy6nClY-o7cgpOJaOSF7VdE25NQ_da3PFfEruhNHIAbrvup2yMSlFzMQ-LqB9qi/s0/images.jpg" width="300" /></a></div><br />Oltre 5.600 laureati venticinquenni
nel 2018 hanno abbandonato la Sicilia per andare a lavorare altrove. Che
si aggiungono ai 200 mila già formati che, dal 2002 al 2017, hanno deciso di
fare i bagagli. Ipotizzando che anche nel quadriennio 2019/2022 si confermi la
fuga di 5 e 600 laureati l’anno che vanno via, ma è facile immaginare che il
numero aumenti e che l’età si abbassi, visto che tantissimi vanno via dopo la
triennale, dunque molto prima dei 25 anni, avremo nel ventennio 2002/2022 un
totale di 228.000 giovani laureati scappati dalla nostra regione. Considerato
che una famiglia per crescere e sostenere negli studi un figlio fino ai 25
anni, spende circa 165mila euro, abbiamo un totale di 37 miliardi e 620
milioni. Ma non è tutto. Nei venti anni considerati i professionisti andati via
vanno ovviamente a guadagnare e conseguentemente a spendere i loro stipendi medio
alti altrove. Se poi aggiungiamo che nei primi anni le famiglie continuano a
foraggiare i figli sin quando non trovano un lavoro stabile, la somma netta che
questa regione sborsa nei venti anni considerati raggiungerà una cifra
iperbolica difficile da quantificare. Un immenso patrimonio di liquidità e
cervelli che regaliamo ad altri contesti regionali. Ai quali le famiglie
trasferiscono anche consistente liquidità indotta dalle frequenti visite nelle
regioni del nord per andare a trovare i pargoli. Possiamo raddoppiare per difetto
i 37 miliardi di prima? Arriviamo a 75 miliardi. Questo il costo, tenendoci
bassi, della fuga di cervelli dalla Sicilia in venti anni. Con un impoverimento
complessivo e una riduzione di popolazione residente molto seria e certificata
dall’ISTAT. Non solo. Se riflettiamo un attimo cosa questo può significare in
termini di mancato ricambio generazionale nel pubblico e nel privato, quello
che perdiamo raggiunge una cifra lunare (100 miliardi in 20 anni?) che ci
condanna a essere un popolo sempre più vecchio, più povero e più bisognoso di
assistenza a fondo perduto. Quest’ultima è plasticamente rappresentata dai più
di 700 mila soggetti che nel 2021 hanno fatto ricorso al reddito di
cittadinanza con un importo di circa 1,7 miliardi. Tanto che la revisione della
misura prevista nella finanziaria da parte del governo centrale, causa
preoccupazioni. Ma se noi proiettassimo nei venti anni di sopra 1,7 miliardi,
avremo la cifra di 34 miliardi, che non creano occupazione e quindi sviluppo,
anzi assuefazione. A fronte di una perdita di quasi il triplo che invece si
metterebbe nel conto dello sviluppo e della permanenza tra di noi di energie
fresche e acculturate. Che non soltanto farebbero rimanere qua i 100 miliardi
che realisticamente ipotizziamo, ma creerebbero, con le generazioni future che
continuerebbero a restare, un moltiplicatore di ricchezza inarrestabile. Un
immenso piano di ripresa e resilienza. Ora il punto di domanda è abbastanza semplice.
Lo è da sempre per la verità. Dobbiamo continuare a drogare un’intera economia
con soldi regalati che non creano sviluppo, anzi solo dipendenza, o deve essere
trovato il coraggio di cambiare finalmente strada? Sia chiaro, i giovani
scolarizzati al massimo grado vanno via senza nemmeno protestare. Ormai per
loro è fisiologico. Mentre coloro che ancora chiedono, a conclusione delle
misure di assistenza teoricamente temporanee, ed è già accaduto parecchie volte
con gli esiti che sappiamo, una strada per trovare un posto al sole, sono
sempre presenti e rumorosi e troveranno una soluzione come l’hanno trovata
quelli di prima. Con un’ulteriore perdita secca in termini di inserimento non
di giovani con titolo di studio adeguato, ma di soggetti che cercano di
concludere, dal loro punto di vista, nella maniera più brillante, i loro
percorsi assistenzialistici. Basterebbe una semplice calcolatrice per capire
che non ci conviene, che con l’assistenza a fondo perduto, che è cosa molto
diversa dal sostenere chi veramente non ce la fa, non andiamo, e non siamo mai
andati, da nessuna parte. Ma forse la calcolatrice la sappiamo utilizzare bene
tutti. Se è così, dobbiamo allora ammettere, senza troppi giri di parole, che ci
piace molto, evidentemente, proseguire su questa via. <o:p></o:p><p></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p></p>Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7692570377692479620.post-76383147648714024812021-10-09T09:15:00.003+02:002021-10-09T15:39:38.305+02:00Palermo: la ruota che gira e i due piani da non confondere <p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1oSQbmY8NkP32Fq6-6Y4tYmI7lWSg_ioSJ9AOyRP-Msvpi2ihED0p4vpYppJpt1w6apygLP6x8Sdp1VcKpwT69GKRyM7EP10_EaDLesvFBT8HOUNoaIb7FnEk2wV4vXHiGzptaGe4QPMI/s860/20211009_092119.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="741" data-original-width="860" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1oSQbmY8NkP32Fq6-6Y4tYmI7lWSg_ioSJ9AOyRP-Msvpi2ihED0p4vpYppJpt1w6apygLP6x8Sdp1VcKpwT69GKRyM7EP10_EaDLesvFBT8HOUNoaIb7FnEk2wV4vXHiGzptaGe4QPMI/s320/20211009_092119.jpg" width="320" /></a></div><br /> Nel recente passato la Formula 1della Red Bull, nel presente
la ruota panoramica dell'Aperol. In futuro potrà essere un altro evento di
questo tipo a provocare discussioni e distinguo che francamente potrebbero
essere indirizzati altrove.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non per fare
del benaltrismo, ma perché intanto questo tipo di circostanze, assolutamente
circoscritte nel tempo e nello spazio, ci lasciano un guadagno d'immagine a
costo zero che nessuna, seppur costosissima, campagna promozionale potrebbe
eguagliare. Una qualsiasi bancarella impiantata per settimane tra le Piazze
Ruggero Settimo e Castelnuovo, non consegna nulla in tal senso e sarebbe perciò
sempre da evitare. Il sensazionale richiamo pubblicitario di questi
appuntamenti non risolve le lacune della città? Ma perché, non concedendo le
autorizzazioni a brand importanti i guasti del capoluogo si sanano magicamente?
Per nulla. Dobbiamo farcene una ragione ed essere in grado di tenere distinti e
distanti due aspetti. Il primo si riferisce all'attrattivita turistica del
capoluogo. Le ruote, le Formule uno e quant'altro potrebbe esserci proposto,
non servono ai palermitani ma a chi ci guarda da fuori e può decidere di
scegliere il nostro territorio come meta di svago. L'altro giorno in aereo il
giovane che era seduto davanti a noi, riferendo a un suo coetaneo dei suoi
giorni a Palermo, stava infatti rientrando a Bologna, riferiva, testuali
parole, di una città da dieci e lode. Stessa opinione ci ha trasferito la
responsabile di un negozio d'antiquariato che è stata di recente sul suolo
palermitano. I turisti guardano determinate cose, non possono e non vogliono
interessarsi a ciò che non funziona e del resto è quello che facciamo noi
quando ci troviamo fuori dalla nostra terra. Tutto il resto, ossia la
quotidianità, invece ci riguarda come feriali fruitori della nostra comunità,
che è poi un insieme di luoghi. Il tempo per le polemiche, e gli aspri
confronti se è il caso, e delle eventuali proposte a chi amministra, lo
dobbiamo riservare a quest'altra faccia della medaglia. Rispetto alla quale le
grandi campagne pubblicitarie non spostano per i residenti di una virgola il
tanto, perché è tanto, che non gira come dovuto sotto Monte Pellegrino. Per
dire. Tra alcuni mesi si andrà al voto per eleggere chi amministrerà Palermo dal
2022 al 2027. A voi pare che il dibattito abbia raggiunto, o possa toccare
nell'immediato tempo che abbiamo davanti, il livello che sarebbe opportuno per
una metropoli che presenta per chi ci abita, non per il flusso turistico, tante
e annose difficoltà e parecchie, troppe, potenzialità inespresse? Si naviga a
vista, spostando le umorali ed egoistiche pedine della politica politicante.
Senza trovare il tempo per fare altro. Palermo, quella che appartiene a chi
dovrà continuare a viverci, non per alcuni giorni di relax, ma per sempre, e
quella che è appartenuta ai tanti giovani con istruzione superiore che sono già
andati via, rimane fuori dai radar. Non è la ruota impiantata per qualche
giorno il problema. Ma le piccole ruoticine, invisibili ma fondamentali, che
fanno parte del motore di questa città. Le quali devono ricominciare a girare
bene e funzionare ogni<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>giorno.
Soprattutto per i palermitani. Facciamoci allora un bel giro sulla ruota.
Sperando che presto ce ne possa essere una in pianta stabile come in molte
altre città. Ma non perdiamo la consapevolezza che la capitale della Sicilia ha
da risolvere altrove i suoi mille quotidiani dilemmi.<p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<!--EndFragment-->Francesco Palazzohttp://www.blogger.com/profile/17674405585043100968noreply@blogger.com1