La Repubblica Palermo
Costa sud di Palermo, l'alternativa all'economia della
droga è la ricchezza del mare
Francesco Palazzo
Ciò vale, ovviamente, anche per altri
siti della città. Non dobbiamo dimenticare che don Puglisi, a Brancaccio,
rimane schiacciato da un lato dalla criminalità mafiosa e dall'altro dal
tentativo di recupero di un simile insediamento nato a due passi dalla
parrocchia all'inizio degli anni Ottanta e che col tempo sino a oggi è
diventato un luogo sempre più complicato, per usare un eufemismo. I quartieri
periferici vanno stimolati e riqualificati, magari attuando finalmente e
seriamente il decentramento amministrativo. Non si devono dare loro ulteriori
martellate in testa.
Proseguendo, gli ultimi fatti di
cronaca ci comunicano un'altra cosa. Che il Reddito di cittadinanza, che certo
in un quartiere come lo Sperone è percepito da tanti, non promuove la vita di
nessuno, visto che lì molte esistenze, ce lo dicono le continue operazioni di
polizia di cui l'ultima pochi giorni fa, con provvedimenti restrittivi che in
realtà fotografano ma non risolvono, si svolgono sempre sullo stesso binario.
Va aggiunto che non si può certo negare che così imponenti piazze di spaccio
non possono non avere la benedizione di Cosa nostra. E qua va messa pure una
croce sulla leggenda metropolitana che l'assistenza senza lavoro produca la
sconfitta della criminalità mafiosa. E dobbiamo pure onestamente ammettere che
il pur apprezzabile volontariato o i tentativi eroici del mondo scolastico non
raddrizzano nulla o quasi. E che con la retorica dei murales, per carità belli
e molto apprezzati, o della momentanea restituzione delle piazze da parte delle
forze dell'ordine si risolve ben poco. Così come è stato non risolutivo
portare il tram in alcune strade o impiantarci un mega-centro commerciale.
L'unica via, nel caso che trattiamo, è l'economia che può venire dal mare. Dobbiamo tenere presente però che le acque non sono ancora balneabili. E che siti come quello del porticciolo della Bandita, sul quale Repubblica anni fa attivò una campagna di sensibilizzazione, o il Teatro del Sole, dedicato a Libero Grassi, sono lasciati a sé stessi. Abbandonati come quello che è l'emblema della costa sud abbandonata, cioè la piattaforma con passerella bruciata dalle parti dell'ospedale Buccheri La Ferla.
Poi, sì, ci sono i progetti solo
annunciati. Alcuni naufragati come il grande acquario. Un altro, fondamentale,
come il recupero della costa e del mare che ormai, visto che gli anni e i
decenni trascorrono inutilmente, è catalogabile tra le buone intenzioni che non
posano mai a terra. Recentemente ho letto, per una presentazione, il
romanzo "L'estate dei microbi", scritto da due esponenti della
famiglia Petrucci, proprietaria dell'omonimo stabilimento balneare chiuso da
decenni. Parla dell'inizio della fine della costa sud, che si potrebbe
denominare costa di levante, a causa dell'inquinamento delle acque. Che certo
non è stato prodotto dai marziani.
Quell'estate dei microbi non si è ancora
conclusa. E chissà se quello che un tempo era un lunghissimo tratto di mare,
che accoglieva pure teste coronate, tornerà mai al suo vecchio splendore per
trainare economia pulita che farebbe stare bene tutti, con grandi opportunità
di lavoro vero a chilometro zero. Appuntamento, intanto, alla prossima retata
per spaccio di droga.
Per finire, sempre sulla costa sud,
una sottolineatura intorno alla quale ho scritto su Repubblica più
di un anno fa. Mi riferisco al porticciolo di Sant'Erasmo. Recupero ottimamente
riuscito. Ma al posto delle pompe di benzina fatte sloggiare continua dalla
piazza a non vedersi il mare. Al suo posto auto, camion, venditori di stigghiole con
fumo al seguito e di panini, con corredo di sedie e tavolini. Chiedevo, e
con me tanti cittadini con cui ho dialogato, semplicemente un divieto di sosta
lungo un'ottantina di metri. Chiedo nuovamente all'amministrazione comunale, in
nome della costa sud: ce lo facciamo questo regalo di Natale?
Articolo pubblicato il 17 12 2022 sul sito di Repubblica Palermo all'indirizzo: