mercoledì 20 dicembre 2017

Strisce blu a Palermo: pagare (più del dovuto) e non sorridere.

La Repubblica Palermo
19 dicembre 2017
L'ultima mezzo'ora di parcheggio*
Francesco Palazzo


A Palermo puoi fare lo stesso gesto centinaia di volte. All’ennesima volta ti soffermi. Parcheggio in Via della Libertà sulle strisce blu. Pronto a pagare e avendo presente che prendi giustamente la multa se non lo fai dove obbligatorio ed è però spesso consentito sostare fuori dalle strisce nelle vie adiacenti. Erano le 18 e 49, così segnava il parchimetro, e comincio a mettere i miei spicci. Sino a quando arrivo, di pochi minuti, oltre l’orario, le 20, a partire dal quale le strisce blu diventano gratuite sino alle 8 del mattino. Attendo il biglietto ma ottengo nuovamente i soldi. Rifaccio l’operazione. Nulla da fare. La somma di un euro e 30 centesimi non va bene. Vado in auto, prendo gli occhiali e vedo che sono accettati oltre che almeno un euro come quota base solo multipli di un euro. In un’epoca in cui con l’elettronica si raggiungono precisioni spaventose, non puoi selezionare il tempo che ti serve. Se vai alle 19 e 30 ti viene impedito di pagare mezz’ora, cinquanta centesimi, devi mettere un euro e coprire anche i trenta minuti in cui non si paga più. Alla fine ho dovuto mettere due euro. In tal modo il tagliando, erano già le 18 e 50, mi segna le 8 e 50 del giorno successivo. Avrei potuto trascorrere la notte nel salotto di Palermo e poi concedermi, dalle 8, una colazione da quelle parti per utilizzare con criterio quei cinquanta minuti obbligatori. Siccome questa procedura viene applicata a tantissimi automobilisti di una metropoli, le somme in più incassate dal comune e non dovute dai cittadini non saranno irrilevanti. Parliamo di una zona gestita direttamente dall’amministrazione comunale e non dal privato APCOA. Che obbliga comunque, nelle vie di propria competenza, a inserire almeno un euro, ma per le ore successive ti consente di incrementare l’orario di sosta per ogni dieci centesimi immessi. Utilizzando un sistema più elastico e vicino alle esigenze di chi parcheggia. Il comune potrebbe nei suoi parchimetri prevedere l’inserimento dei 10 centesimi oltre la prima ora. E, nella stessa prima ora, convertendo a questa pratica anche il privato, dovrebbe consentire l’immissione di monete inferiori a un euro come minimo. Cosicché chi ha bisogno di sostare per un massimo di mezz’ora possa farlo in piena libertà non pagando più del necessario. Stesso discorso per tutte le strisce blu comunali sparse per la città e amministrate attraverso i gratta e parcheggia. I quali, avendo anch’essi il costo unitario di un euro, non consentono, come i parchimetri di via Libertà e dintorni, alcuna discrezionalità nel pagamento del tempo di sosta che serve. Andrebbero, dunque, dappertutto posizionati parchimetri “intelligenti”. Si ridurrebbe la forbice tra chi parcheggia dove è proibito fuori dalle strisce blu, molto spesso non venendo sanzionato, e coloro che vogliono rispettare le regole e che per questo non possono però pagare più del dovuto. 
*La parte in neretto non è stata pubblicata per motivi di spazio.

domenica 17 dicembre 2017

Palermo capitale dei giovani 2017. Qualcuno se n'è accorto?



La Repubblica Palermo - Pag. I

LA CAPITALE DEI GIOVANI DIMENTICATI

Francesco Palazzo

Nel 2018 Palermo capitale della cultura si annuncia come un'apoteosi. C'è qualche difficoltà per il concerto di capodanno, giusto il biglietto da visita all'anno delle mirabilie, come scriveva Claudio Reale su queste colonne. Ma è appena un dettaglio. Compagni che sbagliano. I prossimi 365 giorni comunque li vedremo. Per farci un'idea potremmo però chiederci, doti divinatorie non ne abbiamo, ma del passato qualcosa si può dire, com'è stato il 2017, Palermo capitale dei giovani. Ne avete sentito parlare? Ne hanno saputo qualcosa i giovani della città? Magari quelli che vivono nelle periferie con pochi servizi. Oppure coloro che sono andati via a gambe levate e manco ci pensano a tornare. Ma almeno le nuove leve dei quartieri residenziali, si portano a casa qualcosa da questo riconoscimento? E la città? Cosa rimane alla nostra comunità di questa medaglia appesa al petto all'inizio dell'anno che finisce? Ecco, non sappiamo come sarà Palermo capitale della cultura. Ma per fare bene, o meno male, basterà guardare cosa fatto nel 2017 con Palermo capitale dei giovani. E non ripeterlo.

sabato 9 dicembre 2017

La triste storia del pontile che non appartenne a nessuno tranne che ai vandali.


La Repubblica Palermo - 8 Dicembre 2017

COSTA SUD IL PECCATO DI DISFARE

Francesco Palazzo


Va bene, ci sarà stato il rimpallo di competenze e di prerogative. Vada prima lei. No, s'immagini, non mi permetterei mai. Sarà stata più o meno questa la controdanza che ha portato al mancato collaudo, alla non gestione, all'incuria, alla pericolosità e in ultimo all'incendio che pare abbia fatto calare il "the end" sul bel pontile in legno, fatto di un'ampia piazzola e di una passeggiata sulla spiaggia sino al mare, realizzato in piena costa sud. Sì, quel bello e lungo tratto di mare che un tempo, con tutto il rispetto, faceva un baffo a Mondello. E qualcuno dice che lo farebbe pure adesso, visto che quelle acque sarebbero tornate a essere balneabili. Comunque, nel frattempo, il nostro bel pontile è andato a farsi benedire. Ed è proprio il caso di dirlo. Visto che sorge dalle parti dell'ospedale Buccheri La Ferla, proprio di fronte, guarda un po' le coincidenze, alla chiesa che ci ha tenuto occupati per mesi con il cosiddetto "scisma di Romagnolo". Ma dove stia il vero peccato, guardando la chiesa ancora intatta e il pontile ormai distrutto, sta ai palermitani dirlo.

venerdì 8 dicembre 2017

Mafia debole? Sino a un certo punto.

Repubblica Palermo - 6 dicembre 2017

Il rischio che la mafia ridiventi forte

Francesco Palazzo


Non è che forse stiamo facendo i conti troppo facilmente con questa mafia che sarebbe ormai disorientata e sguarnita? Una Cosa nostra, secondo quanto ci dicono taluni magistrati e storici, oramai retrocessa in serie B rispetto alla più potente e ricca mafia calabrese. Ammesso sia così, forse che non si possa risalire dalla serie cadetta e puntare nuovamente allo scudetto? Nel frattempo, noi facciamo solo analisi o ci muoviamo concretamente affinché la criminalità mafiosa vada ancora più giù nei gironi meno prestigiosi? Magari faremmo meglio a porci queste domande. Sì, è vero, li arrestano e li riarrestano. Ma la lotta alla mafia, a parte il fatto che i mafiosi pare trovino continuamente ricambi, può essere circoscritta al duello tra guardie e ladri mentre noi stiamo a guardare? Cosa vediamo, o dovremmo vedere, ce lo dicono le indagini. Va avanti, ad esempio, il pagamento quasi a tappeto del pizzo. Sì, c'è chi si ribella. Ma non dobbiamo avere virtù particolari per sapere che si tratta ancora, quasi nel 2018, dopo che la mafia ha attraversato tre secoli, di una sparuta minoranza. Del resto, ciascuno, ove già non pratichi direttamente la cosa versando l'obolo, nelle zone residenziali può vedere classe dirigente che paga il pizzo ai posteggiatori come se fosse la cosa più normale del mondo. Certo, siamo a 25 anni da Capaci e da Via D'Amelio, molto è cambiato. Ma possiamo limitarci a fare i notai della storia e della cronaca o dobbiamo chiederci se pratichiamo analisi e punti di vista obsoleti? Del resto, quella stagione stragista rimane un'anomalia circoscritta in una storia della mafia che è andata sempre a braccetto col potere e con la società. Possiamo tranquillamente ritenere che ci sia, mettiamoci d'accordo sull'entità, una presenza della mafia siciliana che tocca la grande finanza, le attività commerciali legali ma derivanti da soldi sporchi e i reati più tradizionali come lo spaccio di droga e il citato pizzo. Dobbiamo prendere atto che nei quartieri, sia periferici, dove non mi pare si respiri aria di liberazione, tutt'altro, sia centrali, dove il racket ha gioco facile, ci sia materiale per fare analisi meno trionfalistiche. E talvolta anche tradizionalmente fuorvianti. Si ha infatti l'impressione che sotto sotto si sposi la sensazione che mafia che non spara equivalga a mafia debole. Un già visto pericoloso. Peraltro, anche nell'associazionismo e nella politica si può registrare un generale abbassamento di attenzione. Che ha pure prodotto la crisi, con scandali al seguito, dell'antimafia. Insomma, probabilmente, nel dirci che i tempi sono cambiati, ed è vero ma solo in parte, ci siamo un po' distratti. E ce la raccontiamo come se ci trovassimo in un'altra epoca davvero, con una Sicilia libera e una criminalità organizzata morente e pronta per il funerale. Siamo sicuri sia così? Recentemente abbiamo discettato su chi sarà il nuovo capo dei capi. Quasi si trattasse di una fatale necessità. Come se la mafia fosse assimilabile al Monte Pellegrino o all'Etna, perpetuamente presenti alla nostra vista. Se ancora la mafia siciliana lotta e vive insieme a noi, ed è sopravvissuta a tutti i suoi capi, dobbiamo chiederci, guardando al passato e al presente di ciascuno, cosa non abbiamo fatto e non facciamo per farla sparire completamente dai giorni della nostra storia. Dobbiamo ammettere che ci sono, oggi, non trenta o cinquant'anni fa, segmenti non trascurabili di borghesia e ceti popolari, sui quali c'è in giro sull'argomento molto buonismo, che lucidamente ritengono la mafia un prezzo che è ancora possibile pagare. Dovremmo costruire democrazia, sicurezza, promozione, sviluppo, economia sana, vivibilità e tocca a tutti, nel quotidiano, farlo. La lotta alla mafia passa da queste stazioni. Altrimenti sarà sempre una partita che non giocheremo bene. O solo da spettatori. Che assistono, come se la cosa non li riguardi più di tanto perché ormai è finita, ma finita non è, all'eterna lotta tra magistrati e forze dell'ordine da un lato e criminali dall'altro.