domenica 15 ottobre 2023

Scuole: ricreazione da ripensare ed emigrazione di giovani intelligenze e saperi su cui agitarsi veramente.

 

PALERMOTODAY – 15 OTTOBRE 2023

Ricreazione vietata fuori dalle aule? Sì alle agorà dentro le scuole, ma si mettano da parte i cellulari

Francesco Palazzo

 

E' vietato vietare in Sicilia e a Palermo la ricreazione esterna agli edifici scolastici, perché ciò limiterebbe i nostri studenti e le nostre studentesse di aspetti relazionali fondamentali con i loro coetanei? Se tale domanda da adulto mi fosse stata posta tra il 1978 e il 1983, cioè quaranta e più anni fa, ossia il periodo in cui ho frequentato la scuola superiore, non avrei avuto dubbi, per quanto sia sempre opportuno coltivarli.

Erano talmente poche per me ragazzo di periferia le possibilità di avere tanti altri contatti "liberi" oltre la ricreazione con i miei compagni di scuola, che effettivamente l'avrei vissuta male una negazione in tal senso. E con molte ragioni. Ma siamo nel 2023. Quasi cinquantanni di calendario dagli anni settanta. Ma in realtà anni luce da quel periodo se consideriamo come è mutata la società. I costumi, fatti di una miriade infinita di angolature, sono completamente cambiati. Basti pensare che i contatti tra i giovani di oggi avvengono incessantemente, giorno e notte, attraverso gli smartphone. Da questo punto di  vista magari dovremmo preoccuparci più della qualità di questo diuturno e compulsivo relazionarsi e vedersi attraverso i cellulari, che della quantità. Che davvero è infinita e talvolta pure dannosa.

Ma lo stare insieme non è fatto soltanto di elettronica, oggi. Un po' tutti conosciamo la vita quotidiana di figli e nipoti in età scolare. Con i compagni, le compagne di scuola , oppure amici e amiche, si esce praticamente quasi ogni sera, si va in vacanza insieme in Italia e all'estero senza difficoltà. Cose che quarant'anni addietro erano inconcepibili. Ed è bello che le cose siano cambiate. "Tutto buono e benedetto", avrebbe sentenziato la mia nonna materna. Per quanto detto, innanzitutto occorre sempre collocare storicamente le nostre discussioni. Si potrebbe però obiettare una cosa. Ma con tutta questa libertà tecnologica ed esistenziale che senso ha vietare uno spazio di questo tipo?

La mia risposta è che avere una limitazione nel 2023 non nel 1950, non della libertà, che è parola che francamente lascerei ad altri più pregnanti contesti, può essere, tenetevi forte, un'occasione di crescita. Cosa impedisce a questi ragazzi e ragazze di conoscersi e riconoscersi anche nel momento di ricreazione vissuto dentro le patrie istituzioni scolastiche? A occhio e croce, nessuno. Occorrerebbero, questo sì, delle scuole in grado di offrire spazi opportuni, tipo agorà o giardini interni, in cui i nostri adolescenti possano passeggiare e parlare. Magari guardandosi negli occhi e mettendo da parte i cellulari. E certo anche con punti in cui rifocillarsi.

Che poi, queste ricreazioni esterne alla fine cosa sono e che socializzazione assicurano. Ma vi pare che fare, più o meno da soli, la coda al bar o in panineria contenga tutta questa crescita? Possiamo discuterne. Peraltro per mangiare potrebbero prepararsi o farsi preparare qualcosa di sano la mattina. Meno fast food e più slow food, insomma. Ho letto che per questo "divieto" c'è un clima di sciopero tra i ragazzi. Uno sciopero non si nega a nessuno, figuriamoci.

Ma forse i nostri figli e nipoti farebbero bene a farsi anche un  ragionamento collaterale. Quando la ricreazione sarà veramente finita, cioè quando avranno completato i loro cicli di studi con la triennale universitaria, saranno costretti ad andarsene da questa terra. E sappiamo tutti cosa ciò significa. Case svuotate e società meridionale carente di giovani intelligenze e saperi. Ecco, quello, cari ragazze e ragazzi, sarà, visto che non lo sceglierete, un vero attentato alle vostre libertà più vere e importanti. Se insieme alla motivazione della ricreazione infranta aggiungerete pure quest'ultimo aspetto, sarà più agevole sintonizzarci sui vostri disagi.

Articolo dal sito del giornale

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/opinione-ricreazione-vietata.html?fbclid=IwAR3fK3VihT2GCKWuk1aIr5iwBl-j_WLISGEArzf9gNyOOlaKssUdbeVFK0I

Pagina facebook del giornale con l'articolo, le reazioni e i commenti

https://www.facebook.com/PalermoToday/posts/pfbid02kBrup7wHAjuMQdTShxhTEWzwwy4RQxUiojSWkvK5Dx6CMH8NcoAeLMnns6y5pzQ9l 

Raccontiamo bene mafia e antimafia. Servirà a sconfiggere la prima e a potenziare la seconda.

 CITTA NUOVE CORLEONE - 14 OTTOBRE 2023

Mafia, antimafia & fiction. Il problema non è raccontare di più l’una o di più l’altra, ma raccontare tutto e meglio, senza inutili orpelli retorici

Francesco Palazzo

Il dibattito, interessante, lo ammettiamo, non è nuovo. Al contrario. Quando si parla di mafia può capitare di ascoltare il parere, ovviamente rispettabilissimo e con alcune ragioni al suo arco, che i film, le fiction o altri prodotti di questo tipo che parlano di mafiosi possono rischiare di esaltare figure che magari i giovani potrebbero prendere ad esempio positivo. 

Ultimamente si è chiesto di esaltare piuttosto e soprattutto le vittime del disonore mafioso. Cosa giustissima e preziosa, che per la verità si è fatto e non da ora. Infatti, la vita di molti eroi morti sotto il piombo mafioso è stata trasportata in prodotti cinematografici e televisivi che hanno avuto largo e duraturo successo. L'elenco sarebbe molto lungo. Su Don Puglisi possiamo contare film, documentari e tanti libri. La stessa cosa vale per i giudici Livatino, Falcone, Borsellino, Chinnici e altri magistrati. Per l'imprenditore Libero Grassi. Per Peppino Impastato, Piersanti Matterella o Pio La Torre.

Ma sono state raccontate e comunque sono molto conosciute anche storie di giornalisti, di un altro prete come don Beppe Diana, di ragazze come Rita Atria e Graziella Campagna. Poi il prefetto Dalla Chiesa. E la lista potrebbe proseguire. Ed è chiaro che le vite di tutte le vittime di cosa nostra si dovrebbero raccontare. Tanto sono preziose e fondamentali al fine di liberarci dalle mafie. Così come è necessario, questo il punto, che si raccontino le azioni delle cosche mafiose e degli esseri umani che le hanno perpetrate. Direttamente in quanto punciuti. O indirettamente, ma non meno colpevolmente, nelle vesti di collusi e conniventi. E qua la lista si potrebbe allungare a dismisura. Perché prima o poi, liberandoci da ideologismi novecenteschi di varia natura, per i quali esiste soltanto la borghesia mafiosa, si dovrebbero portare al cinema, in televisione e sui libri le motivazioni per cui tanta parte di popolo da più di 160 anni, se vogliamo partire dall'Unità d'Italia, accorda colpevoli compiacenze alle mafie. E qua peraltro sorge una domanda. Come mai, se il pericolo sarebbe l'emulazione per via delle storie dei boss raccontate sul piccolo schermo, la mafia ha attecchito quando la televisione, il mezzo più impattante sulla pubblica opinione, con il suo contorno di prodotti più o meno buoni, era ben lontana dall'essere un oggetto presentissimo nelle nostre case? Forse, direi che possiamo esserne certi, il problema non è allora questo. Dobbiamo semmai augurarci, senza imbrigliare la creatività di nessuno, che si racconti tutto e sempre meglio. Da questo punto di vista, l'unica critica che si può porre a chi vuole raccontare mafia e antimafia, è quella che gira attorno ai singoli prodotti. Caso per caso. Tenendo presente che si possono raccontare male la mafia e I mafiosi, certo, ma anche l'antimafia e i suoi, nostri, eroi. In quest'ultimo caso non è infrequente vedere e ascoltare sceneggiature improbabili o ricostruzioni storiche molto discutibili, dove si nota più il vuoto della retorica che la pienezza di storie raccontate con maestria. Andando al fondo senza limitarsi alla superfice. Noi dovremmo sentire l'esigenza di sapere cosa hanno fatto e fanno i mafiosi e una larga parte di popolo, borghese e popolare, che li sostiene. E cosa hanno fatto e fanno coloro che alle mafie si sono opposti e si oppongono. Sia le figure dei mafiosi sia le riproduzioni degli ambienti che li producono devono essere fatte bene. Stessa cosa vale per gli antimafiosi. Arriverà il giorno in cui le mafie non ci saranno più. Quel momento sarà il frutto di tante circostanze strutturali. Una parte, possiamo esserne certi, ce l'avranno i tanti modi in cui mafia e antimafia saranno raccontate bene, e non soltanto per quanto accaduto in passato, al grande pubblico.

https://www.cittanuove-corleone.net/2023/10/mafia-antimafia-fiction-il-problema-non.html?m=1&fbclid=IwAR3bQVcd-7qoGcDJ20vJog-HSF9rLFiXVBEz6Xz9RhuGpyDHOcBCCjuLe8Q