La Repubblica Palermo
17 luglio 2019
Brancaccio, non solo mafia, l'altra faccia di un quartiere
Francesco Palazzo
Come si fa a descrivere il grado di scolarità di un quartiere come
Brancaccio? I luoghi comuni sono dietro l’angolo. Ma la realtà può essere, come
sempre, da scoprire. Potremmo chiederlo ai professori del luogo che hanno
insegnato o insegnano all’università. O a Nino Saccone, che è stato prima
tromba al Teatro Massimo e tra i fondatori del Brass Group. O a Claudio Stassi,
fumettista e illustratore per editori prestigiosi. O domandare a Nino Sicari,
docente di mediazione linguistica, interprete e tra i pochi a tradurre
direttamente dall’inglese al francese. Qualche domanda può essere posta a
dirigenti e ispettori bancari, come Nando, o a Luigi Condipodero, informatore
medico scientifico tra altri o a diversi biologi.Potrebbe dare qualche spunto il giovane urbanista Antonino Di Marco,
musicista e voce di un noto gruppo palermitano. Ci si può provare con tante
insegnanti di scuola primaria, come Patrizia Russo o Anna Muratore. O materna, come Erina Gargano e altre. Qualche aspetto potrebbero
evidenziarlo il compositore e ingegnere informatico Marco Di Stefano o la
sorella Rosa, direttrice commerciale di alberghi e giornalista. O l’insegnante di religione Fabio Di Giuseppe, di filosofia Francesca
Inzerillo e tanti altri docenti. Ma anche Maria Spataro, che lavora
all’università, all’istituto di lingua italiana per stranieri, e ancora Lia Di
Mariano, psicologa, operatrice per i bambini disabili al Comune ed esperta per
la progettazione sociale su bandi nazionali europei. E poi preparatori
atletici, qualcuno arrivato pure nella massima serie calcistica, o Francesco,
esperto di psicologia della Gestalt applicata alla disabilità. Informazioni
potrebbero fornirci i tanti sacerdoti, religiosi e religiose, più di dieci, che
hanno trovato a Brancaccio la vocazione. Non sarebbero parchi di notizie Paolo
Greco, fondatore del Nuovo Cinema Brancaccio e del cinema Lubitsch, Piera
Sciacca, animatrice dell’associazione bambini in Braille e alcuni giovani
imprenditori, come Massimo Palazzo. Ma potremmo citare ingegneri, uomini e donne di legge, scrittori, altri
giornalisti. Anche diversi medici, tra cui Pippo Sicari, guida
dell’associazione “Quelli della rosa gialla”, che ha portato dal rione in giro
per l’Italia tanti musical. Si tratta di una minima selezione di originari o
residenti nel quartiere. Come l’agronoma contrattista al Cnr Caterina Catalano.
O Angelo Muratore, geologo, pilota e istruttore di volo. La lista potrebbe
essere molto lunga. Ci vorrebbe, più che un articolo, un libro. Dovremmo aggiungere una sterminata sequenza di giovani laureati, laureandi,
diplomati, diplomandi e i tanti ragazze e ragazzi, bambini e bambine che
regolarmente frequentano le scuole di ogni ordine e grado pur essendo nati,
miracolo, a Brancaccio e dintorni. Non stiamo segnalando nessun prodigio. Anzi
bisognerebbe addizionare tanta gente che vive una vita normale, in famiglia,
nella società e dal punto di vista culturale. E don Puglisi? E la mafia? L’opera di 3P era diretta, come dimostra la
collaborazione con il Comitato Intercondominiale Hazon, a una zona del
quartiere che da residenziale era diventata invivibile per il trasferimento in
massa, senza servizi, di centinaia di famiglie del centro storico. Lì c’erano,
e ci sono, situazioni di disagio scolastico. Stessa operazione miope si è
creata a Ciaculli, borgo prima legato con un solo nome a Brancaccio e, con
numeri ancora più grandi, si è messa in atto nel vicino rione dello Sperone. Ma
i residenti di Brancaccio sono sempre andati tra i banchi e continuano a farlo.
Don Pino, al suo arrivo a San Gaetano, trova una biblioteca con tremila volumi,
intestata a Claudio Domino. Messa su dai giovani del quartiere. La mafia c’era,
forte, e continua a esserci. Lo abbiamo visto ieri, lo vediamo oggi. Ma
dobbiamo leggere sempre i quadri sociali nella loro complessità. In modo da
venir fuori da situazioni critiche utilizzando le moltissime persone colte,
oneste e perbene, professionisti, impiegati, casalinghe, studenti, che già sono
in un determinato luogo. Se non si fa questa operazione, qualsiasi intervento,
e ciò vale pure per le altre zone di Palermo, periferiche e centrali, dura e
vale il tempo di una discussione. Ossia non molto.