domenica 29 dicembre 2024

Palermo - Bari. Dal Barbera la partita e molto altro

    ROSALIO - Il blog di Palermo

PALERMO - BARI. DAL BARBERA (E DINTORNI) È QUASI TUTTO

Francesco Palazzo 



https://www.rosalio.it/2024/12/26/palermo-bari-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/


PRIMA DELLA PARTITA

Si torna al Barbera passando sotto un suggestivo albero di Natale messo all'ingresso. Il campionato dei rosa a fine anno, al giro di boa del girone di andata, è certamente deludente per risultati e gioco. Inutile stare a ripercorrere le dinamiche dei singoli. Se una squadra funziona bene ciascuno riesce a dare il meglio. Non è tennis, nel calcio in campo va un articolazione complessa dal punto di vista tecnico e societario. Inutile pure dire che si gioca bene o non malissimo come l'ultima partita a Sassuolo, se poi perdi sia fuori che dentro e ti ritrovi a pochi punti dalla zona retrocessione e da una valanga di punti dalle prime tre. Dobbiamo ammettere che con i diciotto metri quadrati di porta, soprattutto i rosanero che giocano avanti, fanno fatica a fare amicizia. Del resto come gol fatti prima della partita di stasera il Palermo con sole 18 reti ha soltanto quattro squadre dietro. Zona retrocessione. Che del resto come posizione in classifica generale, in tredicesima posizione e 21 punti, è a soli due punti. Ho letto un'analisi. Praticamente, in sintesi estrema, gli attaccanti entrano poco in area. I tifosi sono sempre più delusi, soprattutto adesso che si vive la situazione peggiore dei tre anni di serie B. Certo, l'aspirazione sarebbe la promozione diretta, i primi due posti. Ma pure io del resto vorrei concittadini meno incivili. Da serie A immediata. Ma sino a ieri il tappeto di auto in seconda e talvolta terza fila, nell'asse Empedocle Restivo, Sciuti, Terrasanta, ci informa che altro che play off, saremmo in paradiso, qua siamo in serie Z. Poi c'è questa storia dei tifosi che vanno in trasferta e sono quasi degli eroi cui tutto si deve. Un attimo di calma. Gli eroi sono quelli che, magari per una paga non proprio lussuosa, si spaccano la schiena per gran parte della giornata. Insomma, andare allo stadio in altre città non è come scendere in miniera. Relativizziamo. Sempre di calcio si tratta e di trasferte dove ci si diverte. L'eroismo riserviamolo per cose più importanti. La squadra che sbuca in campo dagli spogliatoi è reduce da un lungo ritiro voluto dalla società in quel di Torretta, dove c'è il bel centro sportivo rosanero di recente inaugurazione. Il ritiro è un rimedio di risposta a periodi di crisi ormai quasi in disuso, che ci rimanda a stagione calcistiche novecentesche. Il Bari al fischio d'inizio ha tre punti in più dei nostri, cioè 24, ed è al settimo posto, in zona play off. Fuori casa i baresi hanno collezionato, prima di scendere al Barbera, 4 pareggi, 2 vittorie e 2 sconfitte. Non è un ruolino catastrofico. Tutt'altro. La formazione annunciata un'ora prima del fischio d'inizio, in una Palermo con un barometro decisamente invernale, fissa Brunori al centro dell'attacco ed è probabilmente il migliore undici che la rosa attuale dei rosanero può consentire. Facciamo un pronostico mezz'ora prima della partita. Palermo 2 - Bari 0. Rimetto dopo mesi una delle sciarpe rosanero. Perché è facile essere tifosi quando tutto gira bene. Fila lunga per entrare in zona tribuna, un tornello è chiuso. Bel regalo di Natale con questo freddo. Come ampiamente previsto pochi spettatori. Sia per il giorno festivo che per la disaffezione al momento serpeggiante tra i supporter rosanero. Un suggestivo gioco di luci, buon  Natale e buon anno, prima della canzone proiettata dappertutto di Sergio Endrigo, io che amo solo te. 

LA PARTITA

Fischi attesi accolgono le squadre in campo e pure criminali petardi. La zona dei tifosi ospiti è vuota, i bambini e le bambine che accompagnano i calciatori hanno in testa il berretto di Babbo Natale. Dalla nord si inizia con "Dionisi vattene via". 

Si parte con un colpo di testa in attacco del Palermo abbastanza pericoloso preso dal portiere e una traversa colpita da Brunori con un bel tiro da fuori. Il Bari subito dopo, quasi al quinto, fa la barba al palo, poi pericoloso con una punizione dal limite,  quindi ancora avanti. Solo la maglia, dicono dalla nord. Al decimo quasi gol del Bari. I rossi pugliesi sembrano più sicuri nei primi quindici minuti. Tendono a schiacciare il Palermo nella propria metà campo. Il solito "Chi non salta è catanese", dalla nord gridato per alcuni minuti. Possono sempre vincere il nobel dello slogan più stupido. Dionisi e il suo vice parlottano contrariati. Al 18mo Di Francesco da fuori punta il sette, ma il portiere avversario c'è. Nei secondi quindici minuti del primo tempo i rosa tentano di alzare il baricentro. Il gioco del Palermo, che attacca verso la nord, si sviluppa quasi tutto sull'asse sinistro con un buon Di Francesco. Al 30mo il portiere del Palermo salva lo 0 a 0. 

Al 33mo Palermo quasi in gol, ma non riesce a tirare in porta. Al 35mo stessa cosa a parti invertite. Al 39mo Palermo pericoloso ma niente tiro verso il portiere. Potrebbe essere il ritornello noioso di questa stagione. Appena superato il 40mo il tiro in porta c'è e c'è pure il gol di Le Douaron. In fondo il calcio può essere semplice. Adesso un incivile "barese pezzo di merda" dagli spalti. Il codice penale, questo sconosciuto dentro gli stadi. Si conclude il primo tempo con un colpo di testa su calcio da fermo che fa quasi scattare il secondo gol. Si va a prendere una bevanda calda. 

Nel secondo tempo il Palermo parte sostituendo Di Francesco con Lund. Aveva giocato bene. Si  tratterà di un problema fisico sopravvenuto. I rosa ora attaccano verso la sud. Davvero poca gente. I tre posti alla mia sinistra e i quattro alla mia destra vuoti. La temperatura adesso è decisamente bassa. Al 51mo il Bari si fa sotto ma non impegna lo specchio della porta avversaria. È comunque ripartita bene la squadra pugliese. Al 56mo infatti a portiere battuto prende il palo. Carambola e palla che finisce al portiere. Vasic nei rosa al posto di Verre. Un ragazzino gasato da del mongoloide e poi del ritardato a qualcuno dei rosa. Da premio Nobel il pargolo. Al 59mo il Bari quasi sull'1 a 1. 

Manca mezz'ora. I rosa provano a darsi una svegliata. Ci provano al 65mo ma non vedono la porta. Poi ancora e ottengono una punizione dal limite sinistro dell'area. Tiro molto bello di poco fuori dallo specchio della porta. Il Bari a questo punto cambia quasi mezza formazione. I rosa provano a restare alti. Al 75mo il portiere rosa salva ancora il risultato. Entrano in attacco Henry e Insigne al posto di Brunori e Le Douaron cambiando tutta la linea di testa. Al 78mo i rosa vedono la porta, ma il portiere del Bari è attento. Poi il Bari pare poter affondare il coltello nelle incertezze difensive rosa. Quasi al minuto ottanta il Palermo ancora pericoloso. Tre ragazzini con tre piccoli cartelli colorati chiedono, quando finirà l'incontro, le maglie dietro la panchina dei rosa. All'83mo il Bari pericoloso. Un difensore del Palermo questiona vivacemente con la panchina. Ceccaroni esce per Nedelcearu quando mancano sei minuti. Al 90mo tempo di recupero di cinque minuti. Calcio d'angolo per il Bari, pure il portiere in attacco. Finisce 1 a 0, non ho preso il pronostico di 2 a 0, ma sempre di vittoria si tratta. 

DOPO LA PARTITA

Tutti ad abbracciare il portiere del Palermo. Mezza vittoria in effetti è sua. Cancellate sul campo le incertezze mostrate contro il Sassuolo. Tutti in cerchio i rosa. Poi vanno verso la nord. Fischi profusi da parte dei commissari tecnici della nazionale del tifo organizzato. Tantissima, troppa, fatica per vincere una partita in casa. Incontro comunque giocato con la dovuta attenzione dai rosa. Si devono registrare tensioni nella squadra e tra questa e la panchina. Il duo iniziale in attacco Brunori - Le Douaron ha convinto. Sarebbe meglio utilizzarlo sempre come prima scelta. Del resto Brunori ha segnato in rosanero una valanga di gol. Quelli che mancano. Il Palermo di fatto riaggancia la zona play off con 24 punti con un gruppone di sei squadre

 È un'affermazione che può costruire un futuro meno problematico? O tutto durerà, visto che il periodo è quello giusto, da Natale a Santo Stefano? Vedremo. Anche se al momento non sembra questa una squadra con un'identità precisa. Si va da partita a partita. Non si capisce tuttavia chi parla di problemi difensivi. In questo reparto l'unico discrimine per portiere e colleghi di reparto sono i gol subiti. Ebbene, i rosanero ne hanno incassati 17, solo lo Spezia ha fatto meglio. Semmai, come evidenziato, c'è un problema realizzativo evidente. La prossima gara sarà fuori con il Cittadella, a ridosso di San Silvestro. Ci rileggiamo nel 2025, il 12 gennaio al Barbera c'è il Modena. Intanto, Buon Anno. 

La Santuzza e l'acqua benedetta nel bidone

Città Nuove Corleone

26 dicembre 2024

L'ACQUA BENDEDETTA DI SANTA ROSALIA E I CICLISTI PER NULLA MIRACOLATI
Francesco Palazzo



https://www.cittanuove-corleone.net/2024/12/lacqua-benedetta-di-santa-rosalia-e-i.html?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR2_goeXv8lEYTUIP2V-flxaFJoM2ud1_flnFRqvzryXRm6INfvGnrYXFqg_aem_i5x5afyFlx9x0xIc0esHvw&m=1

Ho frequentato da piccolo, e sino a una certa età, ambienti cattolici. Tuttora bazzico le chiese. Con profondo rispetto per ciò che avviene dentro i templi di qualsiasi tipo. Per i cattolici l'acqua benedetta ha un significato importante. Ma l'ho sempre vista dentro acquasantiere, poste all'ingresso degli edifici di culto. Mi ricordo quella di marmo marrone dentro la chiesa di San Gaetano a Brancaccio, dove Don Puglisi visse gli ultimi anni. Quello di cui parliamo non è un luogo qualsiasi per i palermitani e per i turisti. Siamo a Monte Pellegrino. A pochi passi da dove si venera Santa Rosalia. Dentro il Santuario. Già l'acqua benedetta messa a litri, in un contenitore di plastica così dozzinale con rubinetto finale, come vedete nella foto, lascia abbastanza basiti. È la prima volta che vedo roba simile. Quell'acqua poi finisce in un secchio. La foto l'ho scattata dopo una delle mie acchianate. A proposito, si dovrebbe fare qualcosa per i palermitani che, a fronte di  divieti per i velocipedi, scendono a trenta all'ora dal percorso dell'accchianata dove ci sono pellegrini e turisti che vorrebbero soltanto passare qualche ora rilassata senza finire in ospedale. Ma forse in questi casi non ci possono oceani di acqua benedetta o speciali miracoli della Santuzza. Per tornare al nostro bidoncino, penso che non manchino fondi per acquistare acquasantiere o contenitori più presentabili. Se si continua così è inutile scrivere "usare con fede". Perché mettere litri di acqua benedetta come fosse una qualsiasi bevanda, sopra un brutto tavolino di formica, dentro un contenitore non proprio adatto, con sotto un secchio, a tutto rimanda tranne che alla fede. Se davvero ritenessi quell'acqua benedetta e attribuissi ad essa un significato soprannaturale, non aprirei quel rubinetto.

sabato 7 dicembre 2024

Palermo - Spezia. L'Aquila vola più in alto degli aquilotti

 ROSALIO - 1 Dic 2024

Palermo – Spezia, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

La cronaca. Le Aquile e gli Aquilotti. Lo scudetto dello Spezia. Le ragioni di Brunori. Il segno sulla mano.

Francesco Palazzo

https://www.rosalio.it/2024/12/01/palermo-spezia-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/


Due Aquile si confrontano al Barbera in questo primo giorno di dicembre dopo la fine, non sappiamo se temporanea, della lunga estate palermitana. Che ci porta in dono la scarsità d’acqua. Tutte e due le squadre hanno l’Aquila come simbolo, nel caso di Palermo è pure il simbolo della città. Palazzo delle Aquile, al cui interno, va detto, non sempre si è volato alto e nell’interesse della città. Gli aquilotti ospiti al momento volano più in alto delle Aquile padroni di casa. Si fa per dire, ovviamente, visti i pochi punti racimolati al Barbera dai rosanero in un campo che sembra più esterno che interno.

L’imbattuto Spezia è invece un esempio di un campionato di vertice di una squadra che ha totalizzato sinora in casa il doppio dei punti fatti fuori. Dove pure ha un buon ruolino di marcia, con 10 punti e 2 vittorie in 7 partite. Ma in casa registra 20 punti e 5 vittorie in 7 partite, con un solo pareggio. Tutto ciò, prima della partita al Barbera, posiziona con 30 punti in seconda posizione lo Spezia, che quindi al momento verrebbe promosso direttamente. Il Palermo, prima dell’inizio di questa partita, è fuori dalla zona play off con 18 punti al nono posto. Ha più vicina la zona play out che il vertice. I rosa soli 6 punti in 6 partite in casa, un punto a partita. Fuori 12 punti, più dello Spezia ma in 8 partite.

I gol fatti e subiti dicono molto di più delle performance delle due squadre. 22 gol fatti dallo Spezia contro i 14 del Palermo, 8 reti subite dalla compagine ligure, 12 dalla squadra siciliana. Lo Spezia è la squadra che sinora ha preso meno gol di tutte le squadre del campionato di B. Anche i rosa hanno subito poco, sono infatti nella fascia alta in questa speciale classifica. Per i gol fatti il Palermo è in coda. Con 10 squadre che hanno fatto meglio, e 4 che hanno realizzato 14 reti come i rosa. Vedremo a fine partita come si trasformeranno questi dati di gol, fatti e subiti, e classifica.

La quindicesima giornata del campionato cadetto inaugura il mese delle feste di fine d’anno, che ci farà conoscere il campione d’inverno del campionato. Allo stadio si va con abbigliamento decisamente invernale da questa giornata. Se piove, quando piove, il fatto di essere al riparo della grande tettoia della tribuna, non sempre significa non prendere pioggia. Chissà se con gli ultimi lavori si è risolto il problema.

Nello Spezia diversi giocatori sono stati “palermitani”. A cominciare dall’attaccante Soleri. Nata nel 1906, la squadra ligure ha quasi la stessa età del Palermo. Come la società di Viale del Fante, anche gli aquilotti sono stati rifondati, nel 2008. Lo Spezia ha uno scudetto cucito sulla maglia, può infatti vantare un titolo nazionale, grazie alla vittoria del campionato di guerra 1944 di un club a esso affiliato. La sua storia si è svolta tra la seconda e la terza serie, approdando in serie A soltanto nel 2020.

Nel 2008 con lo Spezia in cattive acque finanziarie, la città scende in campo con un’iniziativa popolare per tentare di salvare la società. Viene costituito un sodalizio che raccoglie contributi economici da tifosi, sportivi e sponsorizzazioni da realtà economiche della Provincia. Questa neonata società rileva il 70% delle quote societarie e diventa azionista di maggioranza, realizzando così in Italia il primo caso di società di calcio gestita dagli stessi tifosi.

Da settimane tra i rosanero c’è il dilemma legato all’ex capitano e bomber del Palermo, Matteo Brunori. Che ha avuto con i tifosi un contrasto dopo che ha detto la seguente frase. «Sicuramente giocare a Palermo non è semplice: hai delle pressioni che ti responsabilizzano, ma a volte la piazza in un attimo ti può distruggere». Come se un calciatore non potesse esprimere la propria opinione. Peraltro nel caso specifico assolutamente condivisibile e vera riferita alla piazza calcistica palermitana. Che ragiona più con la pancia che con la testa. Il bomber, che ha segnato 63 gol nell’anno della promozione in B e negli altri due anni, è ormai la terza scelta. La guida tecnica afferma che si fanno giocare quelli più in forma, cioè i calciatori che negli allenamenti si impegnano di più. Resta il fatto che in classifica non vanno gli allenamenti e che le soluzioni in attacco alternative sinora sperimentate non vanno bene. Sia in termini di gioco che di gol.

Oltre una recente rifondazione e l’Aquila come simbolo, il Palermo e lo Spezia hanno un’altra cosa in comune. Le proprietà sono straniere. Quella dello Spezia è statunitense, la proprietà del Palermo, il City Football Group, è un’azienda multinazionale britannica attiva nel campo dell’intrattenimento sportivo, posseduta in larga maggioranza da una società degli Emirati Arabi. Il Palermo ha un suo centro sportivo, il club ligure è in affitto. Gli investimenti sulla società palermitana sono stati maggiori rispetto a quanto avvenuto nello Spezia. Sette allenatori sinora lo Spezia, tre il Palermo nelle gestioni straniere.

C’è il grande ex giocatore in tribuna autorità. Applausi e ovazioni. Questa città guarda spesso o sempre indietro. Si conferma Brunori in panca ed Henry al centro dell’attacco. Unica missione in questa partita è fare gol e vincere. Noi vogliamo questa vittoria gridano dalla nord. Sempre gli stessi slogan. Che noia. I rosa attaccano verso la sud al fischio d’inizio. Pochi spettatori. Al quinto minuto quasi gol per i rosa, il portiere alza sopra la traversa. Dopo pochi attimi un’altra prodezza nel mandare la palla in angolo. Al 10mo tiro da sinistra sull’esterno della rete degli aquilotti spezzini. Al 13mo ammonito il centravanti del Palermo per un fallo che sembra evidente nei confronti del difensore. I primi 15 vanno al Palermo. Lo Spezia al momento non sembra una squadra seconda in classifica. Scaramucce continue tra il centravanti rosa e il difensore come strascico dell’episodio di prima.

Al 17mo il Palermo si mangia un gol, subito dopo un palo. Poi un tiro sopra traversa. I Rosa pressano alla grande. Partita nervosa. Al 21mo è lo Spezia ad andare vicino alla rete. Al 28mo un tiro debole dei rosa va sulle braccia del portiere. Più deciso subito dopo lo Spezia, c’è un contatto in area rosa. Il Var dice che non è successo nulla. I secondi quindici minuti del primo tempo vedono lo Spezia più pericoloso. Nella panchina i tecnici del Palermo parlottano.

Al 31mo il Palermo va di nuovo vicino al gol. Lo Spezia si salva in angolo. I rosa ancora verso la porta avversaria, respinge casualmente un difensore una palla diretta in rete. Al 35 di testa il meritatissimo vantaggio del Palermo con il difensore Baniya. Il Palermo non si tira indietro e pressa ancora. Al 40mo Henry pericoloso da fuori area ma non centra la porta. Fine primo tempo. Palermo meritatamente in vantaggio, prima frazione giocata bene in tutti i reparti. Con una grande, almeno in classifica perché nel primo tempo lo Spezia si è visto poco, i rosa sembrano esaltarsi. Anche se si segna l’unica rete con un difensore.

All’inizio del secondo tempo cambio tra gli attaccanti rosa Henry, che esce, e Le Douaron. Lo Spezia parte a testa bassa. Il tecnico rosa si dispera e incita la squadra a venire avanti senza farsi schiacciare. Al 50mo quasi rissa nel controcampo dello Spezia con un ex del Palermo coinvolto. Raggiunto dagli spalti da improperi che incivili è dire poco. Dalla nord il solito intelligente slogan catanese vaffanculo. Lo Spezia attacca, colpo di testa sopra la traversa dei rosa al 55mo. Al 58mo quasi gol per l’ex Soleri. Al 60mo altre due sostituzioni per il Palermo. Vasic e Lund, escono Verre e Di Francesco. Ci si vuole coprire meglio evidentemente. Nel primo quarto d’ora del secondo tempo meglio di poco lo Spezia.

Al 64mo i rosa si masticano un gol, ma subito dopo c’è il raddoppio con un’autorete. Al 66mo super parata del portiere del Palermo. Applausi a Soleri che esce. Entra nel Palermo Di Mariano al posto di Insigne. Che ha ben giocato. Come tutti quelli del Palermo oggi del resto. Nei secondi quindici minuti del secondo tempo i rosa mettono in frigo il risultato con il secondo gol e controllano la partita.

Al 76mo possibile rigore per lo Spezia rimandato dal Var all’arbitro. Rapido controllo in video e rigore non dato. The end dopo altre due sostituzioni nei rosa e un quasi 3 a 0. Il Palermo rientra nei play off, lo Spezia perde il secondo posto ed esce molto ridimensionato dal Barbera. Vediamo se questa partita è la svolta per il Palermo verso una stagione meno altalenante. Oppure è soltanto un bel pomeriggio d’inverno. Va sempre sottolineato che davanti si continua a non segnare. Si torna a Palermo il 15 dicembre con il Catanzaro. In mezzo il 7 la trasferta a Carrara. Due squadre sotto il Palermo.

Nella foto a corredo di questa quasi cronaca vedete la mia mano con i colori rosanero che riproducono l’aquila stilizzata. Non mi piacciono i segni sul corpo. Questa è la prima volta che accetto. Se può servire per future vittorie dentro casa, a disposizione.




martedì 26 novembre 2024

Palermo Sampdoria, tra la cronaca del calcio e la Storia del tennis

 ROSALIO Il Blog di Palermo 

24 Nov 2024

Palermo – Sampdoria, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

La cronaca e la Storia. I leoni da tastiera. Alcool allo stadio. Coppa Davis e Internazionali di Sicilia. Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Francesco Palazzo 

https://www.rosalio.it/2024/11/24/palermo-sampdoria-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/



Si torna al Barbera dopo la pausa e con un doppio impegno casalingo. Prima i blucerchiati della Sampdoria, il primo dicembre verrà lo Spezia, dove gioca l’ex Soleri. Che, visti i fatti, sarebbe stato meglio tenere sotto Monte Pellegrino. Prima del fischio d’inizio, considerati i primi risultati della quastordicesima giornata, i rosanero con tredici gare disputate sono fuori dai play off, collocandosi in nona posizione. In casa cinque punti in cinque partite, media retrocessione. Un po’ meglio lontani dal Barbera con 12 punti in otto partite. Totale 17 prima di Samp e Spezia. Ovviamente una stagione, quasi al giro di boa del girone d’andata, sinora abbastanza opaca. Un bilancio più nero che rosa al momento. Con 14 punti dalla prima e 13 dalla seconda in classifica.

I leoni da tastiera palermitani che seguono la squadra, avrebbero già cambiato due o tre allenatori, mandando via l’attuale proprietà. Chissà, magari poi mettendo loro i denari occorrenti per far vivere una società calcistica a questi livelli. Per loro andare in A dovrebbe essere un gioco da ragazzi. Meno male che, leoni da tastiera a parte e frequentori del Barbera che spesso perdono il senso della realtà, il Palermo è in ottime mani. In grado di assicurare un presente sereno e un futuro dove i risultati non potranno che arrivare. Dopo l’ultima sconfitta in casa la frase proveniente dagli spalti e rivolta a società e squadra, è stata “meritiamo di più”. Pure il Palermo si merita tuttavia supporter che guardino ai fatti. In cinque anni dal 2019, non in cinquanta, dopo che si è dovuti ripartire dalla D, la società di viale del Fante ha vinto due campionati e nelle due stagioni di B passate, oltre che in questa, ha stazionato in zona play off senza problemi.

A due passi dal Barbera ho visto una pubblicità, per la verità sparsa in tutta la città, che invita a bere alcolici, in particolare una birra, per avere energia da spendere dentro gli stadi per fare tifo per tutta la durata delle partite. Addirittura per essere tifosi fuoriclasse. In effetti, quando sono allo stadio, vedo tanta gente con bicchieroni pieni di birra che vanno e vengono, bevanda che a me piace ma non allo stadio Non credo che tifosi brilli o ubriachi possano determinare un tifo migliore e stadi più sicuri. Anzi, proprio dentro gji impianti sportivi vieterei la vendita di alcolici. In passato si è fatto. Nel 2022, in occasione di Palermo – Padova, si è vietata la vendita di alcolici e super alcolici fuori dallo stadio. Si dovrebbe fare sempre nel giorno delle partite e si dovrebbe estendere il divieto anche dentro lo stadio.

Non possiamo tacere che a Malaga gli azzurri, dopo averla vinta nel 2023 a 47 anni di distanza dalla storica finale cilena, si giocano la finale contro l’Olanda mentre è in corso Palermo-Sampdoria. E non possiamo non farlo perché, proprio a due passi dal Barbera si giocavano gli internazionali di Sicilia di tennis. Torneo nato nel 1935 e che purtroppo non esiste più dal 2011. E che nell’ultima edizione, anche se si chiamava a quel punto con un altro nome, vide vincitore l’attuale capitano non giocatore della nazionale di tennis. Era sia singolare maschile che femminile, doppio maschile e femminile nonché doppio misto. Dalla sede del circolo del tennis di Viale del Fante sono passati i più grandi nomi del tennis italiano e mondiale. Ricordo una finale dove vinse Borg contro Barazzutti. Allo stadio internet ha difficoltà, ma un po’ tutti seguiamo il campo di calcio e quello che accade a Malaga come meglio possiamo. L’unica cosa certa è che negli spalti del tennis ciascuno fa civilmente il tifo per i propri colori senza offendere nessuno. Nel calcio questa minima connessione di civica non si è ancora stabilita. Pensate che i pochi tifosi blucerchiati sono circondati da una trentina di addetti alla sicurezza.

Domani 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ieri grande manifestazione a Palermo con più di 5.000 partecipanti. Dentro lo stadio proprio a ridosso dell’inizio della gara va in onda una bella scenografia di luci fucsia. Chissà quanti hanno capito, visto che nessuno ha fatto alcun cenno dagli spalti. Dal tifo organizzato, cui non sfugge pure la minima traccia di memoria, nulla. Zero. In luoghi, le curve, peraltro impregnate, dal linguaggio verbale a quello non verbale, di un forte maschilismo. Questa partita la perdono dagli spalti 10 a 0. La vince con eguale punteggio la società. La partita si gioca peraltro con un pallone rosso, nell’intervallo viene diramato un messaggio specifico sulla giornata di domani e scritte scorrono spesso.

La Samp prima di scendere in campo a Palermo ha 15 punti, due in meno del Palermo, e ne ha vinte due fuori casa. Ha fatto più gol del Palermo (16 contro 13), ma ne ha subiti di più (11 contro 18). C’è da dire che fuori casa ha fatto 8 punti, cioè più che in casa, 7. Del resto come il Palermo, che anzi oltre lo stretto ha racimolato di più, dieci punti fuori e 7 al Barbera. Insomma, Viale del Fante è in questo campionato una sede ostile, come se si giocasse in casa altrui. Per carità, non è che si possa vincere sempre tra le mura amiche. Ma se non si fanno molti più punti in casa che fuori la promozione diretta nella massima serie è ovviamente una chimera, che ci rimanda a una canzone del Gianni nazionale. Lui canta che se il suo cuore spera non sarà solo una chimera. Ma nel rettangolo verde il cuore non basta. Ammesso e non concesso che gli undici rosamero sotto Monte Pellegrino ci mettano sempre il cuore. A tal proposito le due gare interne ci diranno molto. Sia sul cuore che sulla classifica.

Il primo quarto d’ora, a parte un grave infortunio a un sampdoriano, va via senza che vi sia nulla da segnalare tranne due timide avance dei rosa e un tentativo più deciso. L’una e l’altra squadra giocano con le maglie tradizionali consegnate ormai alla storia del calcio. Intanto sul fronte Davis il primo singolare, che sostanzialmente equivale ad alzare per il secondo anno di fila la coppa al cielo, è in saccoccia.

I secondi quindici minuti iniziano con un Palermo sempre volitivo, quasi al ventesimo un bel tiro da fuori fa la barba al palo della Samp, poi un un’altra azione pericolosa di testa dei rosa va sopra la traversa. Quasi al trentesimo il centravanti rosa prova pure lui di testa, ma debolmente. Anche la Samp prova a essere pericolosa. Rispetto al calo vistoso di presenze delle ultime partite in casa, pare che siano aumentati gli spettatori.

Gli ultimi quindici minuti della prima frazione iniziano con la Samp avanti. Replica il Palermo, che attacca verso la nord, prima dalla fascia sinistra poi dalla destra. Poi di nuovo Samp sopra la traversa. Un colpo ciascuno. Pare adesso una partita di tennis. A proposito, aspettiamo la partita del numero 1 mondiale per scrivere ancora una volta il nostro nome sulla Davis. Intanto quasi al 38mo la Samp buca il Palermo con un ex dei rosa. 1 a 0. Lo spettro delle altre due partite perse al Barbera avanza. Il VAR conferma. Il tifo organizzato, con slogan assordanti vorrebbe apportare chissà quale spinta. Ma fanno solo casino. Nel recupero del primo tempo i rosa riescono a riprendere la Samp. 1 a 1. Piangiamo con un occhio. Fine primo tempo. Andiamo fuori a cercare campo per capire meglio a che punto è la finale Davis.

Ad inizio del secondo tempo la Davis sembra certa, il risultato al Barbera molto incerto. Al 7mo una punizione dei rosa da fuori trova il portiere blucerchiato pronto al quasi miracolo. Lo stesso si ripete al decimo. Il Palermo prova a raddoppiare con decisione, cercando di schiacciare la Samp sulla propria metà campo. Ma al 58 i doriani vanno vicini al raddoppio.

Il secondo quarto d’ora della seconda frazione, sotto un Monte Pellegrino oscurato dalle tenebre, inizia con una punizione dal limite dell’area dei doriani. Un metro dopo ed era rigore. Ma il VAR, compagno di strada del calcio moderno, annulla tutto. Al 69mo tiro del Palermo poco oltre la traversa. Sinner va nel frattempo al tie break nel primo set.

Siamo agli ultimi 15 minuti, la partita si fa noiosa e la colpa è del Palermo. Al 76mo un guizzo che equivale ad un gol mangiato dai rosa. Ormai una costante le occasioni mancate al Barbera, da parte di quelli che dovrebbero essere i padroni di casa ma sembrano sempre giocare fuori. Le sostituzioni spostano poco e niente. All’80mo punizione da sinistra verso la sud dove ora attacca il Palermo. Di pochissimo fuori la palla, non toccata da nessuno. Sinner porta a casa il primo set. Vicini alla meta mondiale. Ci vorrebbe un Sinner nel Palermo. Ad inizio di recupero la Samp va quasi in rete. Poi è il Palermo a sfiorare il gol. The end. Un pareggio che non può andare bene, i rosa hanno giocato non male ma non è possibile avere questo ruolino di marcia in casa. Non è possibile non riuscire a metterla dentro pur avendo diverse occasioni. Fischi alla fine. Appuntamento per l’1 dicembre con lo Spezia.

Sin qua la piccola cronaca di una partita modesta. Poi, uscendo dallo stadio, ho visto gli ultimi games che ci hanno fatto vincere la Davis per il secondo anno consecutivo. E questa non è più cronaca ma storia con la S maiuscola. Se fossimo un popolo maturo sportivamemte gireremmo le città italiane con la bandiera tricolore in mano. Ma in massa si vede solo il dio pallone. Ed è un grosso limite. Un giornalista, a tal proposito, ha raccontato il seguente aneddoto.

«Viaggiavo in auto e sulla radio nazionale interrompevano Berrettini per raccontare i gol della serie B. Qui sta succedendo una rivoluzione, e qualcuno non se n’è ancora accorto». Ecco. Meglio di così non si può dire. Controfirmo.


https://www.rosalio.it/2024/11/24/palermo-sampdoria-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/


venerdì 15 novembre 2024

Palermo: i tanti cervelli purtroppo non in fuga.

 Palermo Today  -10 novembre 2024

Cartacce, cicche e bottiglie tra gli scogli a Vergine Maria

Francesco Palazzo



Come possiamo definire i cittadini e le cittadine palermitani che deturpano la città? Si fa per dire, ovviamente, perché ciò che vedete in foto - ed è solo un piccolo esempio - è il contrario dell'essere e sentirsi cittadini. Cioè parte positiva della comunità in cui si vive. La foto è stata scattata sabato mattina 9 novembre da chi scrive. Ci trovavamo ad ammirare il mare dal belvedere di Vergine Maria: una vista stupenda. Eravamo seduti su una panchina a consumare un pranzo veloce e a bere qualcosa. Ebbene, sia nel belvedere ma soprattutto negli scogli sottostanti facilmente raggiungibili dai giovani, c'era veramente di tutto.

Potete notare tante bottiglie che prima del conferimento incivile contenevano birra, tanti pacchetti, vuoti ovviamente, di sigarette, cicche in quantita industriale, carte, fazzolettini, plastiche varie, vassoi post consumazione di dolci. Insomma, veramente di tutto. Molto difficile fare l'elenco completo. Facile invece definire chi mette in atto simili azioni. Si tratta di persone incivili, cervelli spenti purtroppo non in fuga. Ai quali pagheremmo volentieri un biglietto aereo, anche costoso, di sola andata. Così come pagheremmo felici un biglietto di solo ritorno alle tante belle teste che siamo costretti a vedere partire, per sempre, verso altre regioni italiane o fuori dall'Italia. Tutto perso? Non tutto, forse.

Mentre ragionavo su queste cose, vedo un bambino, avrà avuto dieci anni, che si diverte con uno dei giochi lì presenti e nel frattempo addenta un bel pezzo di rosticceria che mangia con gusto. A un certo punto gli cade il tovagliolo a terra. Prima cerca di spingerlo col piede e qua temo che lo lascerà lì a futura memoria. Del resto il contesto poteva indurlo a ritenerlo un gesto del tutto normale. Invece si china, riprende il tovagliolo in mano e lo va a depositare ridendo nel contenitore messo lì apposta a qualche metro. Non resta che augurarsi che questo cervello rimanga con noi e non sia tra qualche anno pure lui in fuga. E che come lui ve ne siano tanti in crescita che possano prendere in mano la città. Per rispettarla e amarla e non per deturparla.

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/degrado-rifiuti-scogliera-vergine-maria.html?fbclid=IwY2xjawGkqqhleHRuA2FlbQIxMQABHbpHhN4hv5LmCqja5p-8KjDuIFiqll8aFfHpKRljICySKLMOfKe_urRakw_aem_1zyr6_pAd20vuL1ddTn2Bg

lunedì 4 novembre 2024

Palermo Cittadella - Tra partita e dintorni

 ROSALIO IL BLOG DI PALERMO

3 novembre 2024

PALERMO - CITTADELLA. DAL BARBERA E DINTORNI È (QUASI) TUTTO.

La partita, l'anniversario, la classifica, i palermitani con il Palermo e con Palermo, il Cittadella, la differenziata, la commemorazione dei defunti e le lapidi del Barbera, gli spettatori in calo. 

Francesco Palazzo 





Il taccuino elettronico questa volta si apre la sera di venerdì 1 novembre, antivigilia del match Palermo - Cittadella. Passo per andare a casa e vedo il Barbera illuminato e vociante. È una data importante. Il primo novembre di 124 anni fa nasceva il Palermo. Sulle gradinate lo striscione "124 anni di passione" di cui alla mia foto a corredo di questo articolo, e alla fine giochi pirotecnici per suggellare la serata. Sono entrato in campo per fare la foto che vedete. Il prato verde era deserto e quasi tutti gli intervenuti erano andati via. Fa un certo effetto il verde brillante serale puntato dalle luci senza nessuno che lo calpesti contendendosi la sfera. Capisci che quanto accade nei novanta e passa minuti è appena un dettaglio. Uno stadio vuoto ti racconta tante cose in più. La storia di una passione, di una città legata a quella passione, che va molto al di là del triplice fischio finale di ogni partita.

Simienza e noccioline, u passatiempu, grida il solito venditore prima dell'ingresso. Oggi quinto esame casalingo per i rosanero, due pareggi, una sconfitta e una vittoria sinora. Cinque punti in quattro gare in casa non è esattamente il ruolino di marcia di chi vuole puntare alle prime due posizioni. Del resto neppure fuori casa, pur con alcune vittorie, si può dire che il Palermo stia facendo miracoli. E infatti i rosanero, considerate le partite giocate sabato 2 novembre, sono al sesto posto con 16 punti, a 8 punti dalle prime, Pisa e Spezia, e a 6 punti dal terzo posto, occupato dal Sassuolo, prima di questa dodicesima partita dopo il turno infrasettimanale. Il Palermo a Mantova è uscito con un pareggio che se smuove la classifica da un lato, disegna, dall'altro, anche lontano dal Barbera, un quadro di sostanziale mediocrità.  E dire che una vittoria a Mantova, visti i risultati degli altri, poteva determinare un balzo importante. Il torneo è ancora lungo e tutto può accadere. Ma la società di Viale del Fante, vecchia di 1488 mesi, non sembra poter fare ad oggi chissà quali prodigi. 

Prodigiosi sono invece i palermitani quando esibiscono, urbe et orbi via social, le loro opinioni sulla squadra pretendendo risultati di livello altissimo senza sentire ragioni. È un piacere leggere questo interesse per i colori in campo da parte di tanti e tante. Perché il Palermo, anche fuori dalla galassia social, è molto seguito. Basta ascoltare i discorsi in attesa dal medico, al supermercato tra uno yogurt e le patatine, persino in ascensore. La stragrande maggioranza dei palermitani tengono al Palermo, vogliono che vada in alto, che faccia bella figura. E sarebbero, e moltissimi sono, disposti a fare di tutto per raggiungere l'obiettivo. Chissà perché lo stesso tifo operativo non c'è nei confronti di Palermo, della città. Verso la quale c'è da un lato la lamentela non propositiva, i piagnistei di chi non muove neppure un sopracciglio, e, dall'altro, un ventaglio di comportamenti quotidiani (doppie e triple file, rifiuti buttati dappertutto, sistematico non rispetto del codice della strada, non cura degli spazi pubblici...) da nemici della città. Per dire, l'uno novembre sono alla guida con altre tre persone a bordo. Dobbiamo andare in una gelateria a duecento metri dal Barbera. Davanti l'esercizio commerciale un tappeto di seconde file, noblesse obblige, che blocca tutto. Il parcheggio regolare c'era, nella strada parallela, tre minuti a piedi. Ma volete che il palermitano possa sfidare tale eternità. Ah, dentro non c'era il sottoproletariato palermitano, ma avventori della borghesia palermitana. Poi, certo, non basterebbe soltanto la buona volontà dei cittadini. Per dirne una, con riferimento a un dato che ho letto giovedì 31 ottobre, da un'analisi di Federconsumatori nella raccolta differenziata la Sicilia e il suo capoluogo si piazzano negli ultimi posti. Il dato nazionale si attesta al 65,2%. La regione più virtuosa è il Veneto con il 76,2%, segue la Sardegna con il 75,9%, mentre la Sicilia è al 51,5%. Il capoluogo ancora peggio con il poco più del 20% nel 2023.

Cittadella è una città veneta in provincia di Padova. Ha poco più di 20 mila abitanti. Per arrivare agli abitanti di Palermo occorre moltiplicare per più di 31 volte. Come società calcistica è molto più giovane del Palermo, essendo nata nel 1973. È in B continuativamente dal campionato 2016-2017. Nel campionato 2020-2021 ha perso la finale dei play off. Adesso ha 9 punti, ma 6 di questi li ha presi proprio fuori casa vincendo a Brescia e a Modena. Poi tre pareggi in casa e sconfitte. Nel campionato scorso alla 13ma giornata al Barbera, a novembre 2023 e alla 20ma nel campo del Cittadella a gennaio 2024, il Palermo rimediò due sconfitte senza fare un solo gol. La squadra veneta è impelagata al momento in zona retrocessione, penultima con dietro soltanto il Frosinone. Nello scorso campionato è arrivata quattordicesima con 46 punti.

Ieri giornata di commemorazione dei defunti. Proprio all'ingresso principale dello stadio vi sono due lapidi che ricordano due tragedie diverse. La prima colpì tutta la nazione, e fu la scomparsa del grande Torino che si spense sulla montagna di Superga. Fu un incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949 a Torino. Il velivolo si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese. 31 vittime, nessun superstite. Quella magica squadra aveva vinto cinque scudetti consecutivi, dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949 e costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana. Fu un evento che fece impressione in tutto il paese. Proprio qualche tempo fa, ne sconoscevo l'esistenza, passeggiando ho visto una targa nei pressi del luogo dove è stato ucciso dalla mafia il generale Dalla Chiesa, a memoria della tragedia di Superga posta allora dagli abitanti della zona. La seconda lapide che si vede entrando allo stadio fa memoria invece di un fatto locale. Cioè delle persone decedute durante i lavori di ampliamento dello stadio in occasione dei mondiali di calcio del 1990. Siamo nella mattina del 30 agosto 1989. Tra la curva sud e la tribuna centrale, uno dei  tralicci che sostengono la copertura dello stadio, che allora si chiamava Favorita, va giù. Quattro tonnellate d'acciaio cadono da un'altezza di 30 metri portandosi apprresso tre operai. Sotto ci sono altri due lavoratori. Le cinque vittime sono tutte giovani,  dai 23 ai 31 anni, Giovanni, Antonino, Gaetano, Domenico, Serafino. Un lutto che mette un timbro di sangue al viaggio di Palermo verso i mondiali del '90. 35 anni fa. E non si può certo dire, tutt'altro, che l'emergenza delle morti sul lavoro sia oggi un ricordo del passato. 469 morti sul lavoro nel primo semestre 2024. Una strage continua. E purtroppo inarrestabile. Per la verità altre  lapidi e un'immagine impressa fuori dallo stadio ricordano altre due figure al Barbera. Una lapide si riferisce al grande Nicolò Carosio, nato a Palermo nel1907, morto a Milano nel 1984, giornalista, telecronista sportivo e radiocronista italiano;  per 37 anni (1933-1970) fu la voce narrante degli incontri della nazionale italiana di calcio. L'immagine sovraimpressa fuori dallo stadio si riferisce al nostro Totò Schillaci, recentemente scomparso. Altre due lapidi vi sono, citiamo solo quella che ricorda la visita dell'ormai santo Giovanni Paolo II nel novembre del 1982. E qua posso dire io c'ero. 

All'annuncio della formazione del Cittadella i soliti incivili e antisportivi fischi. I supporter del Cittadella saranno una trentina e occupano due settori di curva dove entrerebbero migliaia di persone. Quando il calcio, (ma quando?), diventerà un normale civile spettacolo sportivo, non si assisterà più a queste penose scene. Va detto che il manto erboso del Barbera è da serie A. 

Il Cittadella parte forte e va quasi in gol al primo minuto, evitato da un ottimo intervento dell'estremo difensore rosanero. Palermo un po' confuso, i gialli del Cittadella più briosi e in pressing. Quasi all'ottavo i rosa, che provano ad alzare il baricentro, sono però pericolosi. Nel corso del 14mo i gialli nuovamente vicini alla rete. I primi 15 minuti vanno ai punti, per usare il gergo della boxe, al Cittadella. 

Il secondo quarto d'ora della prima frazione si apre con un quasi gol, mangiato, dei rosa. Palermo più deciso. Si conferma la flessione di pubblico. Quasi al 20mo un altro quasi gol, divorato, della squadra di casa. L'arbitro va a redarguire la panchina rosa per le proteste relative a un'azione in attacco fermata. I gialli tornano a presentarsi sotto la porta, stessa cosa il Palermo. Al 25mo il VAR controlla per un calcio di rigore a favore del Cittadella. Tutto regolare. Appena superato il 25mo i rosa sprecano un'altra grande occasione sotto porta. Quasi al 28mo altre due occasionissime mandate a quel paese dai rosa. In questi casi la legge del calcio è inesorabile. Vedremo. I secondi quindici del primo tempo vanno ai punti al Palermo, che però ha fallito cinque grandi opportunità. E nel calcio vince chi segna. 

Al 33mo, sesto quasi gol dei rosa. Al decimo vinceranno il classico tostapane? Quasi al 36mo i gialli vanno vicini al gol. Rispetto alla penultima in classifica, il Palermo mostra una superiorità tecnica e tattica marcata in tutti i reparti. Ma siamo ancora a reti inviolate. Una bandiera riproduce l'asso di mazze delle carte siciliane. Bisogna vedere se la briscola di questa  partita è a mazze. Finisce il primo tempo, gli ultimi quindici sono pari tra le due squadre. Pollice verso per il Palermo, gioca in casa, surclassa gli avversari ma non riesce a segnare. Se non si gonfia la rete avversaria, il possesso palla e l'infinito fraseggio elegante di scambi stanno a zero. 

Inizia il secondo tempo sotto un cielo terso che pare piena estate. E il pensiero non può che andare a quanto accaduto in questi giorni a Valencia per le condizioni climatiche, al contrario che da noi, impietose, terribili, mortali. Il Palermo al quinto crea una buona occasione. Adesso attacca verso la curva sud. Al 58mo il Palermo riesce a metterla dietro al portiere avversario. Ma gol annullato per fuorigioco o così pare da lontano. Luogo dal quale in genere i tifosi di tutto il mondo vedono cose inesistenti o non ne vedono altre palesi. Dipende se vanno contro o a favore la propria squadra. Primi quindici minuti abbastanza noiosi. Ma è il Palermo che deve fare la partita. 

Al 63mo i gialli impensieriscono da fuori area i rosa con un bel tiro a girare. Al 65mo il Palermo fa tre sostituzioni, due in difesa e una in attacco. Pure il Cittadella comincia il giro dei cambi. Al 67mo contrasto in area del Cittadella, uno del Palermo va a terra. Dall'alto dei cieli il VAR sentenzia "ca un ci fu nienti". Al 72mo i rosa si presentano in area avversaria, stessa cosa subito sono per il Cittadella. 

Iniziano gli ultimi 15 giri d'orologio e il Palermo immette un secondo attaccante, il bomber. Ovazione. I palermitani, non sapendosi salvare da soli, cercano sempre un santo o una santa cui aggrapparsi. Poi quinta e ultima sostituzione con dentro il fantasista a centrocampo. Il Cittadella a questo punto non rinuncia a tentare il colpo grosso presentandosi nei pressi del portiere rosa. Il Palermo replica. In panchina parlottano molto scontenti i tecnici del Palermo. E come comanda il Dio del calcio, quando sbagli di tutto nel primo tempo e dormi nel secondo, il Cittadella buca il Palermo quasi al novantesimo con un gol molto bello. Dei tifosi vanno a sbattere i pugni nella parete divisoria in direzione della panchina dei rosa. In questi casi tutti i tifosi si trasformano in commissari tecnici della nazionale. Ultima occasione per i rosa per salvare almeno la faccia. Titoli di coda.

I rosa ancora una volta soffrono della malattia del secondo tempo. E confermano una malattia ancora più grave. Non sanno che pesci prendere in casa. Su 15 punti disponibili solo 5 presi. Mi pare che questo dica tutto. Il Cittadella, con i suoi pochi tifosi al seguito, si conferma bestia nera dei rosa e torna a respirare in classifica. I fischi sono ovviamente l'epilogo di tutto. 

Il Palermo, restando a 16 punti, è adesso ottavo, ultima posizione della zona play off, a tre punti dalla zona retrocessione, a 11 punti dalla prima in classifica e a 9 dalla seconda. 

Un bambino a fine gara scende dalla tribuna triste, abbracciato e  consolato dal padre. C'è di peggio ovviamente nella vita che una partita persa dalla squadra del cuore. Quando sarà più grande lo capirà. 

L'8 novembre i rosa giocheranno fuori con il Frosinone. Il 24, dopo la sosta, quando ci rivedremo con questa rubrica, scenderà sotto Monte Pellegrino la Sampdoria. E magari cercherà di imitare la Salernitana e il Cittadella. 

https://www.rosalio.it/2024/11/03/palermo-cittadella-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/?sfnsn=scwspmo&fbclid=IwY2xjawGUpNJleHRuA2FlbQIxMQABHWUAFbbeGmFxctt9fVrR_VftTFQejCXkZooraU5y77-Y1PVLyidRQMZrjw_aem_cCVTDHnmbpJl935Galwn9w&sfnsn=scwspwa























lunedì 28 ottobre 2024

Prima vittoria dentro casa del Palermo e altre storie dentro e intorno al Barbera

 Rosalio Il blog di Palermo - 26 ottobre 2024

 PALERMO - REGGIANA. DAL BARBERA E DINTORNI È (QUASI) TUTTO.

La partita, gli estorsori in piazza, la Favorita e il Central Park, i colori rosanero e i Florio, il fascismo, Viale Salvatore Schillaci, Castello Utveggio, PD e Italia Viva.

Francesco Palazzo


Nel taccuino elettronico la partita ha il suo esordio con il parcheggiatore estorsivo nei pressi dello stadio, Piazza Giovanni Paolo II, che dice, a chi sta pagando allegramente il pizzo per aver guardato il mezzo, che ancora non si è fatto il segno della croce. Cioè non ha messo nulla in tasca. E il palermitano provvede a farglielo fare il segno della croce. Che problema c'è. Ma possibile che in un'area super presidiata dale forze dell"ordine, non si riesca a bonificare da questo punto di vista un territorio abbastanza circoscritto? Così è. Va pure sottolineato che la mafia potrebbe, come dire, regolamentare queste presenze estorsive in occasione delle partite. Ma che ve lo dico a fare.

Il Palermo che si presenta al Barbera è reduce da una quasi sconfitta sotto la pioggia a Modena, cioè una vittoria che si è fatta sfilare come la maglia che nella stessa partita è stata tolta a un giocatore rosa durante le fasi di gioco, e da una sconfitta in casa. Dove non si riesce ancora a vincere. Siamo alla decima e con oggi va via più di un quarto di torneo. Rispetto ai 12 punti del Palermo la prima, il Pisa, ne ha 10 in più, la seconda, lo Spezia ( a proposito avete visto il gol bellissimo di Soleri tipo fuga per la vittoria?) ci precede di 8 punti. Nulla di irrecuperabile, ma già la classifica comincia ad avere una fisionomia meno provvisoria. Rispetto ai due tornei di B precedenti dell'ultima fase della storia della società di Viale del Fante, che vedrei meglio come Viale Salvatore Schillaci (che ne pensate?), siamo più o meno in mezzo, essendo settimi con 12 punti ma in condominio con altre cinque squadre. Nel primo campionato in cadetteria dopo nove partite il Palermo era diciassettesimo, nel secondo, sempre dopo nove incontri andò molto meglio, il Palermo infatti era secondo. Il problema comunque non sono soltanto i freddi, ma concreti, numeri. La squadra non ha ancora una sua fisionomia, una propria specifica caratura, ogni partita è un giro di tombola, non si sa mai cosa possa uscire dal sacco. Pure una vittoria oggi a questo punto non muterebbe di molto lo stato delle cose. Anche se con tre punti in più, come con la classica pancia piena, si ragiona sempre meglio.

In questa settimana proprio nel sito dove sorge il Barbera, ossia il Parco della Favorita, si svolgono, sino a domani, diverse attività. In un luogo che potrebbe essere come il Central Park della Grande Mela, dove l'ultima auto ha viaggiato nel 2018, ma purtroppo è ben lontano dal diventarlo. Sinora più parole che fatti, per un luogo che doveva divenire il Teatro Massimo dello svago in mezzo alla natura dentro la città. 

Va detto che i rosanero celebrano, il primo novembre 2024, 124 anni di storia con una serie di iniziative. Era il 1900, da allora ci sono state tre rifondazioni, nel 1920, nel 1987 e nel 2019. Anche i granata della Reggiana, pure  loro a 12 punti, sono reduci come il Palermo da una rifondazione, nel 2018. A proposito della storia del Palermo, recentemente ho appreso che i due colori, il rosa e il nero, fanno, o farebbero, riferimento a un amaro e a un liquore di Casa Florio. E che durante il fascismo, essendo le dittature tutte stupide allo stesso modo, ritenendo il rosa troppo femminile, lo si sostituì con i colori della città giallo e rosso. La maglia era a strisce gialle e rosse con lo stemma della città e l'emblema del partito fascista sul petto, mentre i pantaloncini erano bianchi. Ovviamente era previsto il saluto romano per i giocatori. 

Nel catino del Barbera la emiliana formazione avversaria non viene fischiata come al solito. La civiltà dovrebbe essere la norma, invece occorre sottolinearla. Nel primo tempo visto dalla tribuna i rosa attaccano verso la nord. Nei primi quindici minuti è la Reggiana che per prima va più vicina al gol, i padroni di casa sembrano comunque sul pezzo con azioni pericolose giocando quasi sempre nella parte di campo in attacco. Proprio quasi al quindicesimo i rosa vanno in avanti dopo un lungo consulto al VAR. Bel tiro basso dal limite dell'area a girare da parte di Gomes. Le luci accese già in pieno giorno illuminano la luce, il Castello Utveggio dall'alto osserva silenzioso.

Nei secondi quindici del primo tempo il Palermo continua a dare una buona impressione, sfiorando pure il gol all 22mo con Henry. Bel colpo di testa. Poi subito un'altra occasione. Oggi la ruota pare girare per il verso giusto. Sarà perché è sabato pomeriggio ma c'è molta meno gente del solito. Al 25mo traversa e poi secondo gol di Henry. Siamo 2 a 0 come l'ultima a Modena nel primo tempo. Ma oggi non piove.

 L'ultimo quarto d'ora della prima frazione vede all'inizio il Palermo andare vicino al terzo gol. Ci sono striscioni e cori a favore dei tifosi diffidati. Non è bello e non si capisce come vengano permessi. I rosa chiudono il primo tempo pimpante e deciso. Si presenta diverse volte ancora minaccioso sotto la porta avversaria. Voti alti per tutti i reparti. La Reggiana sembra di una categoria inferiore, almeno quella vista sinora. La prima vittoria in casa pare già in freezer, e col caldo che c'è a Palermo va più che bene. Essendo però il pallone rotondo e i sacri numi del calcio mutevoli, vediamoci il secondo tempo. Nell'intervallo il solito coro incivile: catanesi pezzi di merda. Cosa da rispondere: siti tanti arancini (alla catanese) chi pieri (con i piedi). Se permettete una nota politica. Al Barbera si conferma la vicinanza tra PD e Italia Viva, celebrata a livello nazionale in un altro campo di calcio. I riformismi che parlano e si intendono sono una buona notizia. 

All'inizio del primo quarto d'ora del secondo tempo il Palermo parte avanti, stavolta direzione curva sud. Al 51mo gol sfiorato. Al 53mo i granata sono quasi dentro, un miracolo toglie la palla dal sacco dei rosa. Il VAR conferma. La Reggiana riprova a farsi sotto al 58mo con un cross da destra. Primo quarto d'ora di sostanziale e solido controllo per i rosa. 

All'inizio del secondo quarto d'ora del secondo tempo la compagine di casa impensierisce il portiere avversario. Al 65mo due sostituzioni per il Palermo, pure la Reggiana inizia il giro dei cambi. Al 70mo fiammata dei rosa, che poi procede ad altri due cambi in difesa e in attacco.

Iniziano gli ultimi quindici giri d'orologio e il freezer della vittoria rimane ben chiuso. La partita è saldamente in mano ai rosa. Al 78mo il portiere del Palermo sventa con un colpo di testa poco fuori l'area una puntata dei granata. Al 79mo i granata ci riprovano. Ma tutto sotto controllo. All'83mo buona pressione in area avversaria della Reggiana. Poi sempre o quasi Palermo.

Triplice fischio dopo sei minuti di extra time. Arrivano finalmente i tre punti in casa. Presi senza incertezze. Ma, sia per la caratura dell'avversario, sia per il fatto che una partita non può certo cancellare le incertezze viste nelle passate giornate al Barbera e che i gol dovevano essere più di due per il gioco prodotto, i rosa sono da rivedere sotto Monte Pellegrino. Guardandolo, il monte sacro dei palermitani, non si vede il santuario. Ma penso che Santa Rosalia abbia pure lei tirato un bel sospiro di sollievo. Ora siamo al quinto posto, ma la strada per raggiungere classifica e posizione da promozione è ancora lunga. Alla prossima sfida palermitana con questa rubrica. Al Barbera domenica 3 novembre di pomeriggio arriverà il Cittadella. Che attualmente lotta in zona retrocessione. Mentre il 30 ottobre il Palermo sarà a Mantova. 

https://www.rosalio.it/2024/10/26/palermo-reggiana-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/?sfnsn=scwspmo&fbclid=IwY2xjawGMTzRleHRuA2FlbQIxMQABHa6H61lM2_m5qjOaM0zyXeM2Yis0PpAGhx4YefDsd8KjA8Du6z44uiGSNw_aem_wmZYABdksnc-Ut7ymBGJmA

martedì 22 ottobre 2024

Le arancine col zucchero sopra e i cestini di Palermo

 Palermo Today - 21 ottobre 2024

L'arancina, i tovaglioli da gettare e quei cinque cestini tutti pieni

Francesco Palazzo


Prendo un'arancina in un bar di Viale Piemonte a Palermo, mangio il prodotto, di buona qualità sia messo agli atti, e mi rimangono i tovaglioli. Sono a piedi. Passeggiata rilassante. Mi immetto in Via Trinacria. Al primo contenitore, penso, butterò ciò che ho in mano. Che fa, non trovo un contenitore a due passi da Via Libertà. Infatti. Ne trovo adfirittura cinque come  quello che vedete in foto. Uno dietro l'altro. Precisi. Sembrano la fotocopia perfetta l'uno dell'altro. Pieni quasi a scoppiare e pure con roba messa sopra. Solo alla fine della lunga strada, dove c'è pure una scuola elementare, trovo un sesto contenitore, non vuoto ma quasi pieno come i precedenti cinque, ma almeno con uno spazio dove depositare, non gettare, i tovaglioli. Sfiorando però, con un certo disgusto devo dire, quello che già fuoriesce. Lungo la via, che porta a Piazza Giovanni Paolo II, zona stadio Barbera, un tappeto di foglie non tutte cadute oggi, cartacce e plastiche varie. Va detto che sabato, visto che siamo vicini allo stadio, il Palermo ha giocato fuori casa  a Modena. Dove certamente la città, che ve lo dico a fare, è più pulita. Anche perché, che ve lo dico a fare, più alto è il livello di cittadinanza. Non che questa notizia dei rosanero in Emilia debba suonare come una sorta di giustificazione nel caso avessero giocato in casa. È soltanto una semplice annotazione di cronaca che declina una situazione di normalità quotidiana. Va pure detto, ad onor del vero, che spesso, e vale pure per i nostri sei contenitori, i cittadini del quartiere residenziale, che certo qualche giorno di scuola l'hanno fatto e un po' di educazione civica l'hanno recepita, riempiono gli stessi mettendo anche voluminosi sacchetti d'inmondizia. Così come i suddetti cittadini, non tutti ma molti, e certo non soltanto in Via Trinacria, lasciano le deiezioni dei loro incolpevoli e simpatici animali domestici a impreziosire i marciapiedi. Anzi, mettendo i piedi sopra un sacchetto lasciato sul marciapiede, con dentro i bisogni del simpatico cucciolo, mentre cercavo di depositare i tovaglioli, stavo planando tipo discesa libera. E pensare che ero entrato nel bar soltanto per prendere una semplice arancina. Rigprosamente "Accarne". Quelle   "Abburro", mi perdonerete, ma non mi piacciono molto. E qua, tra arancine e arancini, tra abburro e accarne, si possono scatenare, lo sappiamo, serie guerre di religione. Se poi vi dico che preferisco mangiarle con un velo di zucchero sopra quando posso, magari quei pochi o molti che mi conoscono mi tolgono pure il saluto.


https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/cestini-rifiuti-pieni-palermo.html?fbclid=IwY2xjawGE69tleHRuA2FlbQIxMQABHT3BFYi1Cwdt66VOx4mP3626l3KEgSGej4pgQBnS50dFK65d8S76A02TnQ_aem_DAa1cXgUtwn9O9heCyb6aA

giovedì 17 ottobre 2024

Preti antimafia del secolo scorso. E oggi?

 Città Nuove Corleone

L'ultimo prete antimafia?

Francesco Palazzo

https://www.cittanuove-corleone.net/2024/10/lultimo-prete-antimafia.html?m=1



È morto don Giacomo Ribaudo, prete antimafia, per tanto tempo parroco della Magione a Palermo. Non è una definizione di chi scrive, né soltanto quella di chi fuori dagli ambienti ecclesiastici così lo ha conosciuto e in tal modo lo definisce adesso che non c'è più. È la stessa arcidiocesi di Palermo che lo descrive così attraverso il proprio sito e i canali social. "E' tornato alla Casa del Padre don Giacomo Ribaudo. Fu particolarmente impegnato nei temi della promozione umana con attento e puntuale riferimento sulle tematiche del contrasto alla mafia, alla criminalità organizzata e al riscatto degli ultimi e degli emarginati. In un intervento di alcuni anni fa disse: “Il nostro ruolo è culturale e sociale, mentre i compiti di repressione spettano allo Stato. Noi dobbiamo annunciare il Vangelo e difendere i deboli, promuovere la giustizia e la solidarietà contro ogni forma di prepotenza e prevaricazione”.  Questo il virgolettato e la citazione della curia. Va sottolineato che parliamo dello stesso modo di pensare e di fare di don Puglisi. Quando affermava in quel di Brancaccio, a San Gaetano, riferendosi chiaramente anche alla mafia e agli interventi sul territorio che dovevano contrastarla, che "dovrebbe pensarci lo Stato, ma intanto ci siamo noi, senza illuderci di poter risolvere tutto". Ora, la domanda è la seguente. Ci sono attualmente altri preti chiaramente antimafia nella diocesi di Palermo, ossia nelle chiese parrocchiali, così come lo erano don Puglisi e don Ribaudo? Le risposte potrebbero essere due. No, non ve ne sono più perché la mafia è molto indebolita e quasi non esiste più. Tale risposta non è purtroppo abbordabile. Non perchè lo dico io. Dobbiamo riferirci alla presenza odierna di Cosa nostra nel territorio, confermata da molteplici e sempre convergenti indagini, dalle ricostruzioni che ne vengono fuori, dagli arresti di cui leggiamo di continuo e dalle condanne. Ma ciò lo ha confermato la sera del 14 luglio 2024, con molto coraggio, con veemenza, ai piedi del carro di Santa Rosalia, quasi  un grido dal profondo dell'anima, lo stesso arcivescovo di Palermo. Quando ha affermato, con evidente e specifico riferimento alla mafia, che Palermo è una città ancora appestata ma che non deve lasciarsi strappare la speranza. Tale sintesi non la inventiamo qua, ma la prendiamo, con riferimento a quella serata, sempre dal sito della Curia. Allora la mafia c'è ancora. Potremmo però rispondere alla domanda di prima che non vi sono più singoli preti antimafia come don Puglisi e don Ribaudo (e guardate che è la prima volta, al contrario di come ha fatto con don Puglisi, che la curia sottolinea ufficialmente di un parroco il proprio impegno antimafia), perché tutti lo sono chiaramente e pastoralmente allo stesso modo. Ma così è? Certamente tanti parroci, azzardiamo, tantissimi, coltivano nel proprio intimo una vera e seria distanza da Cosa nostra. Ma quanta di questa distanza personale, come venne fatto da don Pino e da don Ribaudo, si sostanzia in scelte pastorali parrocchiali chiare e distinte, tanto che si possa dire chiaramente di quel parroco o di quell'altro che è un prete antimafia? Non si può che rispondere negativamente a tale domanda, visto che dobbiamo tenere in considerazione un fatto preciso. Dalla uccisione per mano mafiosa di don Puglisi, stiamo già veleggiando verso i 32 anni dalla sera del 15 settembre 1993, non è stata messa in campo una vera e propria pastorale antimafia nella diocesi che possa essere presa e attuata da tutti i parroci. Dalle parrocchie di periferia a quelle centrali. Questo è il problema, non i singoli parroci. È vero che ogni anno la chiesa di Palermo inizia il 15 settembre l'anno pastorale diocesano proprio nel giorno dell'uccisione di don Pino, del quale il 21 ottobre si celebra la memoria liturgica. Ma cosa significa ciò? È mera, per quanto significativa, memoria di un presbitero che sta nell'alto dei cieli? Oppure si dovrebbe, come una sorta di kantiano imperativo categorico, applicare in tutti i territori parrocchiali il metodo di don Pino? Il protagonista della religione di Quelo, chioserebbe a questo punto "la seconda che hai detto". Ma tale seconda opzione non viene messa sinora in campo in maniera strutturale e organica attraverso una azione pastorale precisa e diretta. Diciamo allora con l'arcidiocesi che muore con don Ribaudo un prete antimafia. Ma dobbiamo pure ammettere che la chiesa di Palermo non ha più da questo punto di vista, avendo tardato a pensare, scrivere e applicare un piano d'azione preciso, altri riferimenti di questo tipo appartenenti alle  nuove generazioni. L'impressione, per dirla tutta, è che nelle parrocchie al momento prevalga l'ordinaria, e innocua dal punto di vista della contrapposizione a Cosa nostra, pastorale sacramentale. Fatta di prime comunioni e cresime, recentemente oggetto nella diocesi di Palermo di nuove disposizioni catechistiche (segno che quando si vogliono cambiare le dinamiche parrocchiali lo si fa), e poco altro.


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martedì 8 ottobre 2024

L'ultima partita al Barbera. Rosanero, acqua, ponte, ultras, figli e Peter Pan.

 

ROSALIO – IL BLOG DI PALERMO

Palermo – Salernitana, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

Calcio, acqua, ponte, ultras, figli e Peter Pan.

 

Francesco Palazzo




Palermo, Napoli, Bolzano, Palermo. Tutto lo stivale e ritorno. Il Palermo, che affonda pesantemente sotto una cinquina al Maradona guardando il Vesuvio, e poteva essere un problema psicologico per il dopo, ne fa invece tre all’estremo nord. E si presenta, in piena zona play off, in una Palermo domenicale assolata ma alla prese con il razionamento dell’acqua, non della Coca Cola o dello spumante, ma dell’acqua.

Pur con queste affermazioni oltre lo stretto (ecco, se facciamo il ponte una delle tante cose buone è che non dovremo più utilizzare tale modo di dire), la squadra non ha ancora una sua fisionomia precisa. Ogni partita appare slegata dall’altra. Una specie di giro di tombola ogni novanta minuti. Usciranno oggi numeri buoni dal pallottoliere? Si ripresentano i rosa al cospetto di un Barbera che vorrebbe vedere finalmente una partita dentro casa con il segno positivo della vittoria.

Non possiamo che partire tuttavia dalle problematiche che in settimana hanno visto pesantemente al centro il tifo organizzato. A prescindere dall’azione della magistratura, non possiamo negare che il problema c’è dappertutto. Che vi siano o meno reati. E vi cito tre fatti. Due avvenuti nel corso del campionato scorso, l’altro che si registra partita dopo partita. Era il 5 maggio 2024, partita casalinga al Barbera. Il tifo organizzato aveva annunciato una sorta di sciopero all’ingresso delle squadre in campo e nei primi quindici minuti della partita. Ebbene, prima dell’inizio dell’incontro, per rendere più plasticamente visibile tale serrata, la parte centrale della curva nord era recintata da un cordolo e inaccessibile a tutti. Anche per chi, semplice abbonato non ultrà, non gliene poteva fregare di meno della protesta. Quindi tutti hanno potuto constatare che al Barbera ci sono persone, privati cittadini, che sotto gli occhi degli addetti all’ordine pubblico, ai quali vanamente allora segnalai la cosa, possono inibire, cosa per me gravissima, un pezzo di stadio e permettere l’ingresso quando vogliono loro. L’altro episodio è precedente. Nella partita esterna prima dello sciopero, 2 maggio 2024 a La Spezia, il tifo organizzato costrinse i giocatori a togliersi le magliette dopo una brutta sconfitta. Il terzo episodio è tipico di ogni partita. Alla fine la squadra in campo, la panchina e tutto lo staff vanno a rendere un saluto riverente alla curva degli ultrà, sia che si vinca, per prendersi gli applausi, sia che si perda, per accogliere i fischi. Può essere ammesso, ma esistono pure gli altri settori dello stadio, migliaia di spettatori che sono la maggioranza. Un tifo organizzato, o una sua parte consistente, che si crede autorizzato a fare di tutto, comprese le frasi piene di odio contro la squadra e i tifosi avversari e a Palermo contro i catanesi e il Catania, ricevendo magari inchini a fine partita, non può essere più moneta corrente in nessuno stadio. Per dire, a Palermo al Barbera c’è uno striscione che non manca ad ogni partita che fa riferimento ai diffidati. Cioè a persone che per gravi motivi non possono partecipare spesso per periodi lunghi a manifestazioni sportive. Diciamolo. Le frasi di odio che si sentono dentro lo stadio, dentro gli stadi, sono da codice penale. E la legge dovrebbe valere sia fuori che dentro le strutture dove si gioca a calcio. Non parliamo poi delle liti sia dentro che fuori casa tra tifosi rosanero.

È un gioco. Se ci si comporta male e si parla in un certo modo, sparando di tutto e lanciando ciò che capita dentro i rettangoli verdi, si impartisce una lezione di inciviltà ai bambini, alle bambine, agli adolescenti e alle adolescenti che pure frequentano gli stadi. E porto un esempio. Durante le partite non è raro vedere padri e figli abbastanza piccoli seduti accanto. Ebbene, i pargoli, volendo imitare i “saggi” genitori, ripetono tutte le parolacce contro l’arbitro che escono dalle bocche dei papà, emulandone pure le oscene e ripetute gestualità. Va detto che in quei pochi casi in cui sono le mamme ad accompagnare i piccoli, almeno questa è la mia esperienza, ciò non accade. Resta da capire, visto che alla gente normale non è possibile entrare nulla allo stadio, come sia ammissibile che pochi, anche se non pochissimi, entrino vere e proprie bombe dentro.

Certo, c’è pure la partita. Al fischio d’inizio il Palermo ha 11 punti e sopravanza di 3 punti la Salernitana che è a 8. La squadra ospite ha fatto un solo punto fuori casa, mentre va molto meglio del Palermo tra le mura amiche. 2 punti il Palermo, 7 la Salernitana. Quest’ultima è retrocessa nell’ultimo campionato di serie A, addirittura a quattro giornate dalla fine. E sappiamo quanto sia difficile dalla massima serie riatterrare nei ruvidi palcoscenici della cadetteria. Nei primi quindici, a parte le vergognose e criminali liti tra opposte tifoserie in curva sud e un tafferuglio in campo, poco da segnalare, oltre un tiro insidioso dei campani preso dal portiere rosa e una buona azione a destra non ben finalizzata dai rosa che attaccano verso l’ippodromo. La maglia amaranto della Salernitana ricorda quella del Torino. Il Palermo classica casacca rosa. Dal quindicesimo al trentesimo la Salernitana adagia, con partenza un calcio da fermo, la palla in fondo al sacco del Palermo. I rosanero dormono beati nell’occasione. Il VAR convalida. Il Palermo, quasi al minuto 26, si rende in qualche modo pericoloso. Ma ci vuole ben altro per capovolgere una partita abbastanza deludente per la squadra di casa sino ad ora. Vediamo cosa ci regala l’ultimo quarto prima del riposo. Intanto un’occasione per gli amaranto. Che stanno meritando il risultato con un gioco concreto e pulito. Al minuto 35 i campani tagliano come il burro la difesa rosa e si presentano a due passi dal raddoppio. A tratti si vede che si tratta di una società reduce dalla serie A. Al 38mo ospiti di nuovo pericolosi. L’allenatore del Palermo parlotta con i suoi collaboratori. Speriamo abbia trovato qualche soluzione. Quasi al minuto 39 il Palermo si presenta sotto porta degli amaranto con un gioco aereo. Al 43mo ci prova da fuori area. Dopo un minuto di recupero si va al riposo. Anche se pare che nei primi 45 minuti il Palermo si sia riposato un po’ troppo. Mentalmente e fisicamente. A fine primo tempo fischi. Meritati. Come meritati per me sarebbero stati i fischi dopo la prima di Peter Pan al Teatro Massimo. Ma questa è un’altra storia. Prosegue nell’intervallo il lancio di bombe carta nel settore dove sono vicini i supporter di Palermo e Salernitana. Ma dove sono le forze dell’ordine? Il Palermo si ripresenta in campo con un cambio a centrocampo. Poca roba. Ora attacca verso la nord. Nei primi quindici del secondo tempo prevalgono fischi e malumore sugli spalti. Rosa rimasti negli spogliatoi. In panca si confrontano ma cambia poco. Ora la Salernitana pressa bene. Al 57mo unica fiammata dei rosa nei primi quindici, vicini al gol. Due sostituzioni per la Salernitana. Il secondo quarto del secondo tempo inizia con un Palermo più volitivo che si presenta avanti due volte. Dalla panchina i rosa mettono dentro altri due, cambiando centravanti. Ma sinora nessun tiro in porta veramente pericoloso. E siamo quasi al 70mo. Dentro casa. Aspettando sinora invano il Godot della vittoria. Adesso il Palermo gioca decisamente in avanti. Tuttavia poche e confuse idee. Quando inizia l’ultimo quarto il Palermo fa un’altra sostituzione a centrocampo. La Salernitana prova a risalire e minaccia con un’azione e un lancio lungo il Palermo. Che torna avanti ma continua a non vedere la porta, quella cosa circondata da due pali e una traversa. Ultimi dieci giri d’orologio. Il t9 del cellulare mi suggerisce orgoglio. Ma ne vedo poco tra i rosa, onestamente. Al minuto 83 due tiri sopra la traversa della porta dei salernitani. All’88mo il Palermo fa il primo tiro in porta, il portiere avversario respinge con sicurezza. Partita da un po’ in un’unica metà campo. Al 90mo altro tiro in porta dei rosa. Parato bene dal portiere in giallo. Ma finisce così dopo i minuti di recupero La Salernitana prende i primi tre punti fuori casa e raggiunge i rosa.

Il Palermo non conferma neppure i due magri pareggi delle prime due dentro. Sinora le squadre che scendono al Barbera vengono a passeggiare sulle incertezze di una squadra che non è ancora squadra. Fischi e sipario. Domani a casa di molti palermitani rubinetti chiusi. Ed è una sconfitta ancora più pesante.

https://www.rosalio.it/2024/10/06/palermo-salernitana-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/?sfnsn=scwspmo&fbclid=IwY2xjawFyYldleHRuA2FlbQIxMQABHVVnPDd8sDq6ahS74ffnVkKSrbU5es5_-2n_gakSv_3SoYJ9WP9sThFGRg_aem_V0Irwmw03wnokJurQmlIMg

martedì 1 ottobre 2024

Mario Romano e quelle porte bruciate nella notte a Brancaccio per colpire anche don Puglisi.

 Palermo Today – 30 settembre 2024

Brancaccio perde una delle sue anime: è morto Mario Romano, uno degli ex ragazzi di Don Pino Puglisi

UN MIO LUNGO INTERVENTO IN TRE PARTI IN GRASSETTO E SOTTOLINEATO, UNA “INTERVISTA” FIRMATA DA ALESSANDRO BISCONTI.



Era uno degli ex ragazzi di don Pino Puglisi. Mario Romano non c'è più. E' morto nella notte tra sabato e domenica a 76 anni. Un altro pezzo di Brancaccio che va via. Mario Romano insieme a Pino Martinez e Giuseppe Guida faceva parte degli ex ragazzi del comitato intercondominiale che lottarono per ridare dignità ai famosi scantinati di via Hazon, quelli che padre Puglisi voleva strappare dal degrado per trasformarli in un vessillo di speranza e dignità piantato su Brancaccio. Quegli scantinati sono diventati poi uno dei simboli del quartiere, una discarica di sogni mai realizzati. Col "suo" comitato intercondominiale Romano iniziò una battaglia di civiltà. Subendone le conseguenze. Nella notte del 29 giugno 1993 fu il bersaglio di un grave attentato intimidatorio mafioso: gli venne bruciata la porta di casa. Salvatore Grigoli, chiamato 'u cacciaturi, ovvero il killer che sparò in testa a Pino Puglisi, disse di Romano e dei suoi compagni di battaglia: "Erano tutti nella stessa linea". Tutti hanno pagato un prezzo.

Francesco Palazzo, giornalista, fondatore e presidente della associazione culturale scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone", cresciuto nella parrocchia di San Gaetano, traccia un profilo di Mario Romano. "Mario, che avrebbe compiuto 77 anni il prossimo marzo, faceva parte del comitato intercondominiale Hazon. Un'aggregazione di cittadini che voleva ristabilire condizioni di cittadinanza normali in un contesto di edifici pensato inizialmente come edilizia residenziale dove poi sono stati, inizio anni ottanta del novecento, inviate tantissime famiglie del centro storico. Generando grandi disagi perchè non erano stati approntati i servizi necessari all'integrazione. In un quartiere periferico. Che aveva e ha tutti i problemi dei rioni che non appartengono al salotto di Palermo".

Il comitato intercondominiale - di cui Romano era il cuore pulsante - incrociò a un certo punto le sue gesta con l'azione pastorale che don Pino Puglisi svolgeva a Brancaccio dall'ottobre del 1990. "Ecco, se proprio dobbiamo trovare il vero motivo per cui don Pino venne ucciso il 15 settembre del 1993 dalla mafia, va individuato non nel fatto che volesse togliere i bambini dalla strada per mandarli a scuola - sottolinea Palazzo -. Don Puglisi viene assassinato soprattutto perché lavora con gli adulti del comitato intercondominiale Hazon. Mario Romano, allora, quando Puglisi torna dove era nato, appena nominato dal cardinale Pappalardo parroco a San Gaetano, era un quarantenne che insieme agli altri cittadini del comitato, uomini e donne, voleva lottare semplicemente affinché il suo pezzo di quartiere fosse normale e non divenisse il ricettacolo di braccia a basso costo per la mafia della zona. La stessa lotta di don Puglisi. Ecco il perché di quelle tre porte bruciate dalla mafia nella notte di 31 anni fa a tre componenti del comitato. Oltre che a lui, a Mario, lo stesso trattamento venne riservato negli stessi momenti anche a Pino Martinez e a Pino Guida. Erano i tre membri più attivi del comitato Hazon. Don Puglisi, nell'omelia domenicale, scurissimo in volto, lui che sorrideva sempre, disse di non lasciare sole queste persone, di andarle a trovare per esprimere loro vicinanza e solidarietà. Ma solo era pure lui ormai di fronte ai mafiosi che già stavano emettendo la sentenza finale. Mancavano meno di ottanta giorni da quel colpo alla nuca del 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno".

Palazzo conclude: "Ecco, Mario Romano, anche se non lo troverete nelle orazioni dell'antimafia ufficiale, era un uomo mite e giusto, che ha fatto, accanto ad altri giovani adulti e a un parroco dalle grandi mani e dal grande cuore, qualcosa d'importante, di molto importante. Che va ricordata. Don Puglisi, legandosi al comitato Hazon e a persone come Mario, aveva capito fondamentalmente questo. Senza tante parole roboanti e non pretendendo un posto nell'altare dell'antimafia patinata e purtroppo spesso di cartone o finta, Mario ha fatto il suo dovere da cittadino maturo accanto a un martire. E per questo la sua figura non deve conoscere l'oblio ma merita, oggi e per sempre, il nostro ricordo e la nostra riconoscenza".

https://www.palermotoday.it/cronaca/brancaccio-morto-mario-romano.html?fbclid=IwY2xjawFonJpleHRuA2FlbQIxMQABHRErbdyUpRBfLiK-7wUgRZKpyiS161ml9od-rp5_MB0z2h6EnVtN858CSA_aem_H5B1Z8OQD9xPT_nL93Y0Mg