LA REPUBBLICA PALERMO - VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2008
Pagina XXIII
RUOLO E SALUTE DEI REGIONALI
FRANCESCO PALAZZO
Non c´è dubbio che l´effetto annuncio, in qualsiasi campo agisca, basta da solo a modificare lo stato di qualsiasi aggregato sociale. Se poi all´annuncio segue qualche impulso tendente a confermare il senso dell´operazione, ecco l´impressione che l´iniziativa in questione sia riuscita. Almeno per quanto riguarda la superficie del problema, perché in realtà, come in tutte le cose, ciò che importa davvero è la sostanza. L´annuncio che i dipendenti regionali si ammalino di meno, dopo la giusta stretta legalitaria messa in campo dal governo regionale, offre agli occhi dell´opinione pubblica, che si abbevera copiosamente e distrattamente dei soli titoli dei giornali, un fatto. Che, preso fuori dal contesto di riferimento, appare estremamente positivo. Il punto è capire cosa se ne faranno i siciliani di tanti impiegati sani come pesci. Questo dovrebbe dircelo la politica. È compito preminente dell´azione politico-amministrativa il volgere qualsiasi condotta, dalla fase della repressione emergenziale - una precondizione che pure ci vuole ma che rinvia la soluzione dei problemi - a un altro momento, che dovrebbe divenire strutturale. Quello in cui i cittadini hanno la certezza che un apparato amministrativo risponda stabilmente, senza sprechi e buchi neri, e al di là della buona volontà dei singoli, a criteri di efficienza e competenza. Sull´argomento, purtroppo per noi, la politica ha sinora avuto poco da dire e da proporre. Ora pare, ma siamo ancora alle dichiarazioni d´intenti e non è la prima volta che le sentiamo, che si voglia ricorrere a incentivazioni economiche e di carriera. Ci auguriamo non a pioggia per tutti e nella speranza che si abbia la consapevolezza che certe riforme non sono a costo zero. In periodo di vacche magre, forse sarebbe meglio dire prima dove si prenderanno i soldi e poi promettere modifiche. A ogni modo, il vero schiaffo per gli assenteisti malati immaginari, per coloro che usufruiscono allegramente di vari istituti, sui quali pochi controlli sono effettuati, o semplicemente per quelli, pur presenti, che non ne vogliono sapere di lavorare, non è quello di soggiornare per forza in ufficio o di stare più attenti nell´avere le carte formalmente in regola. Ma di vedere, concretamente, con effetti immediati sulla busta paga, che i più bravi e meritevoli, valutati magari da organismi esterni alla Regione e misurati in base a quanto hanno prodotto negli anni qualitativamente e quantitativamente, vanno avanti, scalano i gradini dell´amministrazione, guadagnano di più. Questa sì che sarebbe una rivoluzione. Perché, diciamolo francamente, quale soddisfazione può avere chi fa il proprio dovere tra gli impiegati regionali, quando continua a vedere che, pur in mezzo a controlli serrati che dichiarano tutti abili e arruolati, non c´è nessuna soluzione di continuità al livellamento verso il basso che regola la vita di impiegati e dirigenti? Quelli o quelle che s´impegnano all´interno degli uffici, e che notano tuttavia che uguale trattamento economico e giuridico è riservato anche a coloro che aspettano solo lo stipendio a fine mese e il compimento dell´orario a fine giornata, si sentiranno forse meglio nel sapere del calo in termini percentuali dei congedi per malattia? E come si sentiranno i siciliani quando qualcuno dirà loro, se agli annunci seguirà il nulla, che sinora poco è cambiato, andando alla polpa e lasciando stare l´osso, dentro la struttura elefantiaca rappresentata dall´amministrazione regionale? Prendiamo atto delle intenzioni dell´amministrazione. Vedremo in futuro. Ci si aspetterebbe una risposta di livello dei sindacati, che incoraggi fattivamente tale percorso, scoprendo le vere intenzioni del governo su tale cruciale tema. A oggi non sembrano giungere consistenti e omogenei segnali positivi, tranne la polemica sterile sull´attendibilità o meno delle statistiche governative riguardanti le assenze. A tutte le parti in causa deve però essere chiaro che il vero cambiamento passa dall´abbattere quel clientelismo scientifico, di massa, perciò senza meritocrazia, annidato spesso anche nella composizione degli uffici di gabinetto, della più grande industria siciliana.