giovedì 20 dicembre 2007

Gli alibi della cattiva politica

LA REPUBBLICA PALERMO - MERCOLEDÌ, 19 DICEMBRE 2007

Pagina XV
L´alibi della cattiva politica è dare la colpa agli altri
FRANCESCO PALAZZO





Scaricare le responsabilità politiche sulle istituzioni immediatamente sovraordinate è uno sport diffusissimo in Sicilia. Sin dove può arrivare questo modo di fare, che si può benissimo definire a scatole cinesi, non c´è modo di definirlo una volta per tutte. Prendendo a prestito un adagio popolare, potremmo ben dire che in questo campo al peggio non c´è mai fine. Il governo regionale e il parlamento siciliano non riescono a cavare un ragno dal buco sgovernando e non mettendo in essere i provvedimenti legislativi di cui avrebbe bisogno la Sicilia? Ecco che, invece di ammettere le proprie responsabilità, la classe politica che governa la Sicilia, disponendo peraltro una corposa maggioranza, non trova di meglio che prendersela con il governo Prodi. Che non darebbe alla Sicilia quanto avrebbe bisogno in termini di risorse. Come se nella nostra terra non fossero giunti, dall´istituzione dell´autonomia a oggi, fiumi di denaro. Come sono stati spesi, o meglio dilapidati, è sotto gli occhi di tutti. Ma tant´è. La frase che disimpegna, che giustifica, che crea alibi, inconsistenti quanto ben spesi nei confronti dell´opinione pubblica, è sempre la stessa. A Roma ci trattano male. E spesso tale asserzione è utilizzata pure da esponenti politici siciliani contro i governi dello stesso colore. L´importante è togliersi d´impiccio nelle situazioni più fastidiose. La regola vale anche per i governi nazionali. Quando c´è un deficit d´azione politica e si deve prendere qualche decisione impopolare, il ritornello che si attiva automaticamente è conosciuto: c´è lo impone l´Europa. E, a questo punto, non c´è modo di replicare. Tornando a noi, non è difficile vedere sindaci siciliani, assessori, consiglieri comunali, di amministrazioni civiche piccole e grandi, prendersela con la Regione per mettere una pezza su quanto non hanno la capacità di fare o di programmare con i mezzi, e non sono pochi, di cui già dispongono. Dove però lo show raggiunge livelli tra il comico e il surreale è nei consigli circoscrizionali. Sappiamo che sostanzialmente sono delle inutili e costose propaggini istituzionali. È vero che non hanno poteri né risorse finanziarie. Ma ciò non toglie che potrebbero organizzare, qualora lo volessero, iniziative politiche nel territorio di competenza a costo zero. Cosa che non avviene quasi mai. L´unico compito a cui assolvono tali organismi è quello di essere i terminali della spartizione delle cariche tra i partiti e luoghi di faide negli scontri per fazioni contrapposte all´interno delle formazioni partitiche. L´altro giorno, durante la presentazione di alcune iniziative volontaristiche di un gruppo di cittadini della seconda circoscrizione palermitana, che da anni stampano un giornale senza prendere soldi pubblici, hanno allestito un sito web e pubblicato un calendario, due consiglieri circoscrizionali, uno della maggioranza di centrodestra e uno dell´opposizione, hanno lanciato il solito grido di dolore. Se non riescono a realizzare un tubo, la colpa è dell´amministrazione comunale. I due, da veri tribuni del popolo, arringano la folla infreddolita con parole tanto roboanti quanto incomprensibili. E il bello è che il pubblico presente crede a tali rivendicazioni che nascondono un vuoto assoluto d´iniziativa politica. Il problema è proprio questo, che la tattica di scaricare su altri le proprie inconcludenze amministrative e politiche fa sempre presa sui siciliani. È un argomento che va a toccare, a qualsiasi livello venga agitato, quel vittimismo sicilianista di cui sono pieni i libri di storia e che ancora invade la nostra quotidianità. Basta leggere i giornali. Nel caso specifico, i nostri due consiglieri di circoscrizione parlano mentre i volontari aprono panettoni e predispongono bevande e altro cibo per festeggiare insieme ai convenuti. Evidentemente una circoscrizione non riesce a fare neanche questo. Anche per comprare dei panettoni e festeggiare con i cittadini ci vuole una delega del Consiglio comunale?

sabato 15 dicembre 2007

Palermo, un calendario senza maggiorate


LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO 15 DICEMBRE 2007

Pagina I

LA CITTÀ

Ogni mese un´immagine, da San´Erasmo alla Bandita

L´itinerario del degrado attraverso un calendario

FRANCESCO PALAZZO


A dicembre l´offerta di calendari per il nuovo anno è stratosferica. Le protagoniste più gettonate, si sa, appartengono all´universo femminile. Chissà poi dove vengono appesi questi calendari, in nessuna casa capita di vederne. È più facile trovare nelle cucine il calendario del supermercato di fiducia, della farmacia, del macellaio della strada accanto. I mesi in questi casi procedono senza scariche d´adrenalina. Anche i ristoranti dei cinesi omaggiano calendari contenenti i segni zodiacali della loro cultura. Una volta i barbieri porgevano furtivi il prezioso cimelio. Si trattava di calendarietti profumati, con signorinelle pallide in pose scollacciate. Un appuntamento fisso con il coiffeur di fiducia, dopo l´ultimo taglio o l´ultima barba prima delle feste. Allora il pudore vinceva su tutto, oggi si mostra quasi tutto. C´è chi riesce a mettere a nudo altre cose, che spesso guardiamo distrattamente. Ci ha provato la rivista palermitana "Maredolce", che presenta, insieme al sito giornalemaredolce.it e all´ultimo numero del giornale, il proprio calendario e una mostra di foto. L´appuntamento è per oggi alle 17 presso lo Stand Florio di via Messina Marine, 40, meglio conosciuto come "Tiro al piccione". Si tratta di dodici istantanee scattate da cinque fotografi (Inzerillo, Lena, Marguglio, Nastasi e Zanghì). Ritraggono luoghi di una fetta consistente di Palermo, ricadente nella circoscrizione della città che racchiude da una parte la Bandita e dall´altra l´Orto Botanico. Non sono sempre immagini belle da vedere. Basta guardare il mese di settembre per «ammirare» i rifiuti d´ogni tipo, compresi i copertoni di camion, che fanno bella mostra sotto gli archi romanici. Nella stessa foto si può vedere lo sfacelo in cui giace la vicinissima chiesa di San Ciro. Tutti e due i siti sono visibili all´imbocco dell´autostrada per Catania. Andando verso Ciaculli c´è una chicca quasi sconosciuta. È il Baglio di Santo Spirito (mese di marzo), già sede estiva dei monaci olivetani. C´è un incantevole baglio con un pozzo al centro e una strada alberata che nell´Ottocento portava i monaci direttamente al mare. Ecco, il mare, pur segnando tutto il litorale della circoscrizione sino a Sant´Erasmo, arrivando a lambire il Foro Italico e giungendo dall´altra parte sino alla Bandita, manca dal calendario. E non c´è perché ormai per gli abitanti della zona e per i palermitani tutti è come se non contenesse liquido, ma fosse la continuazione della terra. Un mare che non è più mare, tanto è inquinato per colpa del cattivo governo della cosa pubblica. Ci si può consolare tornando sulla terraferma e ammirando, siamo a gennaio, San Giovanni dei Lebbrosi. Non mancano Villa Giulia a luglio e l´Orto Botanico a febbraio. Tornando in periferia il mese di maggio ci mostra il Ponte dell´Ammiraglio. Costruito nel 1125 per oltrepassare il fiume Oreto, (che poteva essere un´altra istantanea del calendario se fosse ancora un fiume), passato ai posteri per le gesta garibaldine durante la presa di Palermo. Il mese di giugno è dedicato al famoso Castello della Favara. Gioiello arabo che poi i normanni ampliarono e trasformarono, aggiungendo la bella cappella di San Giacomo e Filippo, che troviamo nel mese di dicembre. Originariamente il castello era circondato da un lago e da giardini rigogliosi. Da molti decenni si parla di recuperare il tutto, gli ultimi anni hanno fatto registrare qualcosa di concreto, ma ancora siamo all´alba. Seguono nei mesi restanti altri siti, meno conosciuti ma molto affascinanti. Per un calendario che non regala le pose delle maggiorate , ma che traccia l´itinerario artistico monumentale di un pezzo di territorio del capoluogo. Per ricordarne, durante tutto un anno, le parti conservate e quelle abbandonate o non più fruite. In modo che, avendole per mesi davanti agli occhi, queste ultime possano essere sempre meno trascurate.

sabato 8 dicembre 2007

Dipendenti Regione Siciliana, meritocrazia solo a parole

REPUBBLICA PALERMO - SABATO, 08 DICEMBRE 2007

Pagina I

Il rinnovo del contratto negli uffici dei privilegi

FRANCESCO PALAZZO




Il 12 dicembre ci sarà lo sciopero dei 15 mila regionali non dirigenti. L´argomento del contendere è presto detto. Il governo regionale non ha messo insieme la somma occorrente per il rinnovo del contratto e per il pagamento della seconda quota annuale del salario accessorio. I soldi magari spunteranno. Il punto è che ciò avviene mentre si dibatte su un allarme di Confindustria. Gli industriali hanno mostrato, dati alla mano, l´assenteismo nelle pubbliche amministrazioni e la mancanza di meritocrazia che le pervade. Alla Regione assenteismo e mancanza di criteri meritocratici sono diffusi. L´assenteismo può avere diversa natura. A volte è un semplice darsi malati quando si è sani come pesci, tanto non ci sono controlli. Poi abbiamo le motivazioni più «giustificate», quali incarichi sindacali e congedi per motivi vari. C´è un giorno che batte anche l´odiato lunedì. È il mercoledì, che obbliga al recupero pomeridiano. In questo giorno in molti uffici si crea un silenzio che neanche nei conventi si apprezza più. Tuttavia, non si può affermare che presenza vuol dire lavoro. Timbrare il cartellino è solo la condizione necessaria per esserci, non il presupposto sufficiente per produrre. Ecco l´altro tema sollevato da Confindustria, ossia il merito. Nell´amministrazione regionale il merito non esiste. Se nel tempo c´è chi è riuscito a raggiungere un´elevata professionalità, utilizzando titoli scolastici e capacità personali per i quali la Regione non ha sborsato un solo euro, ciò conta quanto il due di mazze quando la briscola è a denari. Per fare un esempio, le ore pomeridiane non sono assegnate a chi ha più lavoro da svolgere. Lo straordinario è distribuito a molti uffici. Ed è inutile chiedersi se sia sempre necessario. È più importante avere le conoscenze giuste per farsi trasferire in queste oasi. Oppure negli uffici di gabinetto, in quelli speciali e nelle società legate alla Regione. Luoghi dove la retribuzione mensile lievita soavemente. Gli straordinari sono pagati dal Famp, fondo accessorio miglioramento prestazioni. Che serve pure a liquidare le varie indennità, alcune distribuite a pioggia, e il piano di lavoro. Una figura, quest´ultima, che non si capisce cosa sia, visto che lo stipendio normale dovrebbe proprio servire a mandare avanti il lavoro quotidiano. Per quel che ne sappiamo è un´invenzione tutta siciliana. Siccome con l´ordinario non riesci a fare bene quello che dovresti, invece di punirti e toglierti soldi, te ne metto altri in busta paga e così ti premio. Il piano di lavoro è come il sole, che spunta per tutti allo stesso modo, lavoratori e sfaticati. Ma è difficile pensare che sia mai servito a migliorare alcunché. Lo sciopero del 12 dicembre non tocca i temi dell´assenteismo e della meritocrazia. È vero che la piattaforma rivendicativa è abbellita da concetti come «valorizzazione delle professionalità e individuazione dei percorsi di carriera». Ma è altrettanto vero che i sindacati ben si guardano dal prospettare un concreto riconoscimento del merito. Che dovrebbe prevedere selezioni severe, per titoli ed esami, e verifica non sulla carta del lavoro svolto negli anni. Il tutto affidato a soggetti autonomi ed esterni. Quello che invece governo regionale e sindacati non vogliono mettere in discussione è la distribuzione su tutti di qualsiasi riconoscimento o avanzamento economico. I partiti non possono certo inimicarsi un bacino elettorale così corposo e le sigle sindacali non possono rischiare di perdere iscritti, privilegi e la stessa loro sopravvivenza negli uffici regionali. C´è da ritenere, ma è facile previsione, che a contratto rinnovato e a salario accessorio pagato tutto continui come prima e come sempre. Per cominciare a migliorare davvero le cose ci vorrebbero un governo regionale che sappia cosa fare dei propri dipendenti e sindacati in grado di affrontare l´impopolarità. Per il momento non disponiamo né del primo né dei secondi.