La Repubblica Palermo
28 maggio 2016
La guerra perduta ai portoghesi sul bus
FRANCESCO PALAZZO
Negli ultimi tempi mi è capitato di vedere diverse volte la stessa scena. Nei bus Amat si tende ad affrontare i portoghesi, o meglio, per non offendere un popolo civilissimo, i palermitani incivili, in maniera più dialogante. Chi non ha obliterato viene invitato a sanare la “dimenticanza”. Chi è senza biglietto viene sollecitato a scendere alla fermata successiva. In quest’ultimo caso il soggetto si limiterà a inforcare la corsa seguente, arrivando indenne da sanzioni al traguardo. Ciò può avere due motivazioni. In primo luogo, le multe evidentemente difficilmente vengono pagate. Inoltre, proprio per porle in essere non è raro che gli addetti siano oggetto di pesanti aggressioni fisiche. Cosa non accettabile per chi si limita a fare solo il proprio dovere. Serve questo approccio morbido a sensibilizzare i cittadini al pagamento del biglietto? Può essere. Potrebbe determinare la circostanza che infilare il tagliando nell’obliteratrice si trasformi per i più resistenti, che in tal modo potrebbero aumentare, e già sono tantissimi, in un gesto del tutto facoltativo? Molto probabile anche questo. Nel frattempo, chi deve imbarcarsi e chiede all’autista se può acquistare da lui il biglietto, 9,9 volte su dieci riceve un no come risposta. Tutto ciò può far desistere dalle buone intenzioni quei pochi che il biglietto continuano a farlo senza pressioni di sorta. Se non rischio nulla, potrebbero cominciare a pensare gli stakanovisti del rispetto delle regole, mi conviene tenermi il biglietto intonso in mano oppure salire senza neppure quello. Un rimedio più conducente ci sarebbe. Lo aveva messo nero su bianco la stessa Amat. E’ durato, come le tante grida manzoniane, tipiche dei posti dove i precetti si annunciano e si moltiplicano per l’inchiostro dei giornali, da Natale a Santo Stefano. Obbligava all’ingresso esclusivamente dalla bussola anteriore. Si potrebbe ripristinare e obbligare l’autista, come avviene normalmente in altre città italiane ed europee, a verificare il possesso e la regolarità dei titoli di viaggio. Nessun privato potrebbe stare più di qualche mese sul mercato se si permettesse la licenza poetica di avere un altissimo numero di non paganti, di non controllare gli utenti a tappeto e di non far pagare dazio una volta verificata la scorrettezza dei viaggiatori. Chi si reca al Falcone - Borsellino o torna in città dall’aeroporto con il pullman, può verificare quanto un privato, se vuole garantire gli stipendi ai propri addetti e fare utili, deve legittimamente, per prima cosa, anche se usufruisce di un ristoro pubblico, pretendere da tutti il pagamento di un corrispettivo per il servizio, in questo caso sempre puntuale e con ottimi mezzi, che fornisce. Questo va detto perché spesso, quando si parla di privatizzazioni, si grida al lupo al lupo. Ma ai cittadini interessa avere servizi che non costino un occhio della testa come contribuenti, che siano efficienti, pagando il giusto.Un’altra cosa va rilevata. Durante la querelle sulle zone a traffico limitato, che ha avuto una nuova puntata scritta dal CGA, c’è stata la conferma che l’introito andrebbe anche a finanziare l’Amat. Ma si finanzia in sovrappiù una realtà che si fa pagare sempre, senza se e senza ma, la prestazione che rende. Altrimenti dire servizio pubblico è solo un modo per sventolarci sotto il naso una vetusta bandiera ideologica da socialismo reale. Che, in soldoni, vuol dire soltanto che occorre pagare diverse volte. Prima come contribuenti, poi come viaggiatori paganti, poi ancora per riempire i buchi che un’azienda dovrebbe cominciare a colmare da sola. Facendo intanto non fuggire, in larga parte, l’incasso dovuto dagli utenti. Insomma, veda l’azienda come fare. Ma si deve trovare un modo, perché altrove, non sulla luna, ci riescono, per riscuotere, senza che nessuno sfugga, quanto dovuto dai passeggeri. Non bisogna neppure guardare lontano. Ciò che si fa, bene, sulle quattro linee del tram, con introiti non trascurabili da quel che leggiamo, deve potersi fare anche sugli autobus.