giovedì 28 marzo 2013

Il PUT d'aprile. Qualcuno ci crede?

LA REPUBBLICA PALERMO
27 MARZO 2013
PAG. 1
L'inutile gazeboclastia dell'amministrazione
Francesco Palazzo



DEVO ammettere che del PUT (per gli amici meno avvezzi agli acronimi Piano Urbano del Traffico) mi ero quasi dimenticato. Assurse all'onore delle cronache panormite ai tempi delle ZTL (per i più affezionati le Zone a Traffico Limitato). Ricorderete quel cartoncino che per averlo ci siamo dovuti fare ore di code, pagando. Una fatica immane. Sarà per questo che ancora molti palermitani lo esibiscono come uno scalpo intoccabile, ancorché inutile, sui parabrezza delle auto. Non si sa mai. Dovesse tornare di moda, uno così è pronto. Le ZTL, appunto, non si poterono fare perché mancava il PUT. Almeno così decisero i giudici del Tar Sicilia nel giugno del 2008. Sono trascorsi cinque anni, che in politica sono un'eternità, e apprendo che il PUT, nella mia mente già in cammino, ancora non c'è. Anzi, per la verità, verrà presentato oggi dall'amministrazione comunale. Era ora, visto che la prima proposta di delibera sul PUT è del 1999. Alcuni di voi portavano ancora i calzoni corti e non c'era nemmeno l'euro. La notizia del PUT ancora non nato è venuta fuori come corollario del provvedimento preso dagli amministratori palermitani contro quei locali che hanno dei gazebo o cose simili nelle sedi stradali. Li devono, o dovrebbero visto che si annuncia una proroga, togliere, altrimenti multe a tempesta. Ma, è questo il punto, la norma antigazebo (che a me ricordano le primarie e dunque mi fanno simpatia a prescindere) non è percorribile al momento non essendo vigente il PUT. L'ultima notizia è del gennaio scorso. Annunciava che il nostro PUT sarebbe arrivato in consiglio comunale che lo dovrebbe modificare in parti importanti, visto che l'amministrazione in carica non lo condivide così come è stato predisposto dalla precedente amministrazione. Adesso si attende la sua presentazione in programma per oggi, (nel corso della presentazione sindaco e assessori hanno assicurato che sarà pronto ad aprile, dopo il passaggio in consiglio comunale). Per la verità qualcosa di simile la leggemmo pure a maggio 2011. Il PUT aveva appena avuto l'avallo dalla regione, era stato adottato dalla giunta comunale e inviato a Sala delle Lapidi per l'approvazione definitiva entro il 15 giugno di quell'anno. Secondo un'ottimistica previsione dell'assessore alla mobilità di allora «i consiglieri comunali daranno senz'altro il loro valido contributo». Evidentemente, se siamo ancora a discutere del PUT non venuto alla luce, senz'altro il contributo (anche invalido) i consiglieri non lo diedero. Dal sito del comune di Palermo leggo una notizia del 4 marzo 2013 nella quale si riporta che il sindaco ha voluto sottolineare l'importanza della collaborazione tra la giunta e il consiglio comunale «perché è quest'ultimo che è chiamato a pronunciarsi su importanti provvedimenti amministrativi che avranno un grande impatto sulla vita dei cittadini, a partire per esempio dal PUT, il piano urbano del traffico». Nella stessa nota leggiamo che il presidente del consiglio comunale «ha voluto sottolineare l'impegno del consiglio ad esaminare in tempi più brevi possibili i grandi provvedimenti oggi all'esame». Siamo certi (come potremmo pensare il contrario!) che tra questi "grandi provvedimenti" vi sia pure il nostro piccolo PUT. Che ormai ci fa quasi tenerezza pur non avendolo mai visto all'opera. E ancora di più gli vorremo bene quando lo vedremo in carne e ossa. Quasi sento nei suoi confronti uno spirito di protezione. Sono pronto a giurare che d'ora in poi non lo perderò più di vista. Per finire, una sola domanda di merito sulla gazeboclastia alla giunta in carica. Ma siete proprio così sicuri che, nella situazione non brillante in cui si trova oggi il capoluogo, e usiamo un pietoso eufemismo, ciò che attenta al decoro della città siano, per primi, i gazebo di bar, pub, ristoranti e pizzerie?




giovedì 14 marzo 2013

Noi siamo gente che paga le tasse!


La Repubblica Palermo
14 Marzo 2013 - Pag. 1
Il piacere e la sorpresa dell'onestà fiscale
Francesco Palazzo
 
E' un'esperienza comune in Sicilia frequentare un locale o usufruire di mano d'opera e non trovarsi poi con niente in mano. Se vai al Capo, ad esempio, uno dei mercati più importanti di Palermo, avere uno scontrino è un'impresa titanica. Qualche esercente ti risponde di non avere nemmeno la cassa per emettere il prezioso bigliettino. Ogni volta che la guardia di finanza effettua dei controlli a tappeto, purtroppo sporadici e quindi sostanzialmente inutili, la percentuale di infedeltà fiscale in Sicilia si avvicina a percentuali stellari. Ovviamente, il torto sta anche dalla parte di chi non chiede lo scontrino o la ricevuta, pensando di fare solo un favore all'evasore di turno e non un danno a se stesso e a tutta la società. E non pensate che si tratta soltanto di appartenenti al ceto popolare, che magari possono non sapere come vanno le cose nel mondo. Ho visto fior di professionisti sganciare banconote da cinquanta euro ai banconi delle pescherie o nei ristoranti e non avvertire l'esigenza di avere indietro una pezza d'appoggio comprovante quanto sborsato. Se questo è il quadro, quando capita qualcosa che ti colpisce in senso contrario, è il caso di segnalarla. Un sabato di marzo andiamo a cenare in un ristorante di un paese delle Madonie, Castelbuono. La cittadina degli asini che raccolgono l'immondizia. E, in effetti, se ne vede poca in giro. Strade pulite e tirate a lucido. Una comunità che nell'ultimo decennio ha valorizzato molto il proprio territorio e ciò, inevitabilmente, è diventato un importante volano economico, che porta visitatori e quindi soldi. Ma non divaghiamo. Al momento di pagare chiediamo lo scontrino perché quello portato al tavolo non contiene estremi fiscali, ma soltanto l'avvertenza di ritirare la ricevuta dopo l'avvenuto pagamento. Così facciamo, tuttavia torna indietro un altro pezzo di carta senza estremi fiscali. Mostriamo un minimo di disappunto, ma ci viene detto che la cassa ha dei problemi tecnici e non è possibile in quel momento eseguire l'operazione. Prendiamo atto. Veniamo invitati comunque a passare l'indomani a ritirare quanto ci spetta, nel frattempo abbiamo lasciato l'indirizzo di posta elettronica per essere avvertiti delle iniziative gastronomiche che si svolgono all'ombra del Castello dei Ventimiglia. La mattina successiva ci passiamo davanti ma è ancora presto. Ci godiamo una bella giornata di sole per le vie del paese e non ci pensiamo più. In ogni caso, avendo pagato con carta di credito, c'è traccia fiscale dell'avvenuta transazione. Arrivati a Palermo, sono già le ventitré e trenta, ricevo sul palmare la notifica di una mail. Proviene dal ristorante e contiene il seguente sorprendente messaggio: “ci scusi per l'inconveniente, non è stata una cosa voluta ma abbiamo avuto problemi col registratore di cassa. In allegato può trovare anche la nostra serietà e il modo in cui lavoriamo con onestà e professionalità! Noi siamo gente che paghiamo le tasse! Ci perdoni. Noi cerchiamo in tutti i modi di essere sempre corretti, non solo verso il cliente ma anche verso la società che ci circonda. Grazie per averci scelto. L'aspettiamo nuovamente a Castelbuono”. In allegato il file con la foto del nostro scontrino e, come se non bastasse, un secondo file con l'immagine di una ricevuta fiscale dello stesso importo. E le sorprese non finiscono. C'è anche un terzo file dove vengono riprodotti alcuni scontrini emessi, a pranzo e a cena, sempre quel sabato. Non so a voi, ma al sottoscritto non è mai capitata una cosa del genere. Né in Sicilia, né altrove. Noi siamo gente che paga le tasse! Quale miglior slogan pubblicitario può esserci per convincere le persone a visitare, tornandoci, la Sicilia?