La Repubblica Palermo – 27 dicembre 2019
Libera
Chiesa e libera scuola. Per vivere il cristianesimo non affidiamoci alla "tradizione".
Francesco Palazzo
Le messe natalizie celebrate nelle scuole, o in
altri luoghi che hanno carattere laico, non fanno del male a nessuno. Ma,
considerata la quantità di chiese dove giornalmente si ripercorre il mistero
eucaristico, pure non farne una in un posto non dovrebbe essere una pietra
d’inciampo colossale. Nel nostro caso ci riferiamo all’istituto comprensivo
"Agrigento centro", nel quale, su richiesta di alcuni genitori atei e
per la presenza di bambini di religioni diverse, è stata annullata la
celebrazione già autorizzata. Chi l’aveva organizzata e quanti volevano
partecipare, alunni e famiglie, potevano comunque recarsi nel duomo della città
o in una chiesa capiente per assolvere l’atto di precetto cattolico legato al
Natale. Il cattolicesimo merita rispetto né più né meno di altre confessioni. Certo,
sarebbe interessante verificare le reazioni alle richieste di far svolgere in
locali scolastici riti o momenti di preghiera appartenenti ad altre
religioni. Anche se, essendo l’aspetto religioso un tratto peculiare della storia
umana, si dovrebbero piuttosto fornire ai discenti approfondimenti completi
sulle diverse spiritualità. Sarebbe un serio arricchimento formativo non
soltanto per loro ma pure per le famiglie. Quando una messa viene sospesa per
motivi di pluralismo, da più parti si afferma che si mette in discussione la
"nostra" tradizione. Importantissime le tradizioni, sia chiaro: su di
esse troviamo impiantate forti radici, dei singoli e di intere comunità.
Tuttavia, a parte il fatto che presentano pure delle innovazioni nel tempo,
bisognerebbe capire e interrogarsi su quanto ci sia di formale e di sostanziale
nel professare il cristianesimo nell’alveo del cattolicesimo. Davvero i
comportamenti quotidiani dei cittadini siciliani esprimono sempre la parte più
bella della tradizione cristiano-cattolica cui la quasi totalità dei
nostri conterranei dice di ispirarsi? Sia consentito qualche piccolo dubbio,
che è sempre l’anticamera non della verità, materia incandescente, ma della
tolleranza e della vera comprensione. Se quanti seguono il credo cattolico,
pieno di aspetti molto profondi, andassero alla sostanza del loro essere al di
fuori dei riti, magari si litigherebbe meno intorno alle celebrazioni. Le
religioni, non solo quella cattolica, si vivono soprattutto fuori dai templi.
Guardiamo l’esempio del Cristo narrato dai quattro Vangeli. Visse i suoi ultimi
anni di vita pubblica tra la gente, immerso nella vita di tutti i giorni. Con
la sua testimonianza ci dice che è nel quotidiano, non nei riti, pure densi di
significati, che va cercato il senso di quanto si pone in essere come umanità
in cammino. Considerato che durante la veglia natalizia del 24 abbiamo
ricordato la nascita di un bimbo in una mangiatoia, il quale ci insegna a
guardare poco alle forme e alle formule, e molto agli esseri viventi e alle
loro storie, può essere utile riflettere sul nocciolo della fede cristiana.
Evitando di perdersi nei dettagli e di far smarrire in essi i più piccoli.