La Repubblica Palermo
4 maggio 2019
Quando uccidono una donna non cercate i
motivi
Francesco Palazzo
Negli ultimi giorni d’aprile in Sicilia un
omicidio nel Ragusano e un tentato omicidio nel Trapanese con 55 coltellate e
con la persona offesa in gravi condizioni. Vittime altre due donne.
Potremmo aggiungere un’altra aggressione, un pugno in faccia, registratasi a
Palermo all’indomani del Primo maggio.
Dall’inizio di marzo di quest’anno,
proprio a partire dalla vigilia dell’Otto marzo, Festa della donna, sono sei le
donne uccise nell’Isola. Un numero, come sottolineava su queste colonne
Francesco Patanè, che ci pone quest’anno in cima alla classifica tra le regioni
italiane. E chissà quante sono quelle che ricevono maltrattamenti e violenze
d’ogni tipo in ambito familiare che non arrivano alle cronache.
Ogni volta che accade un fatto di sangue
di questo tipo, questo il punto intorno al quale vogliamo ragionare, si apre la
caccia spasmodica al motivo che l’ha generato. Una volta trovato, come opinione
pubblica quasi ci acquietiamo sul già visto e sentito. Come se il movente fosse
una sorta di antidoto in grado, se non di guarire dal veleno del male, almeno
di contestualizzarlo e anestetizzarlo. E cosi attendere, in tale ricostruito, e
malato, orizzonte di senso, che una violenza simile colpisca un’altra e poi
un’altra ancora delle nostre compagne di viaggio.
E invece non dovrebbero interessarci per
nulla i "motivi", perché i motivi non ci sono. E il fatto che li
attendiamo ci dovrebbe far capire quanta strada dobbiamo fare tutti, proprio
tutti, per interrompere questa spaventosa carneficina dai numeri oramai
mostruosi. Compiuta da uomini che non riescono, che non riusciamo, a crescere
psicologicamente ed esistenzialmente.
Ecco qual è il motivo che dobbiamo avere
ogni volta ben chiaro, senza cercare e attendere altri "motivi". I
quali sono, o rischiano di essere, per un’intera società, soltanto degli alibi.