giovedì 17 ottobre 2024

Preti antimafia del secolo scorso. E oggi?

 Città Nuove Corleone

L'ultimo prete antimafia?

Francesco Palazzo

https://www.cittanuove-corleone.net/2024/10/lultimo-prete-antimafia.html?m=1



È morto don Giacomo Ribaudo, prete antimafia, per tanto tempo parroco della Magione a Palermo. Non è una definizione di chi scrive, né soltanto quella di chi fuori dagli ambienti ecclesiastici così lo ha conosciuto e in tal modo lo definisce adesso che non c'è più. È la stessa arcidiocesi di Palermo che lo descrive così attraverso il proprio sito e i canali social. "E' tornato alla Casa del Padre don Giacomo Ribaudo. Fu particolarmente impegnato nei temi della promozione umana con attento e puntuale riferimento sulle tematiche del contrasto alla mafia, alla criminalità organizzata e al riscatto degli ultimi e degli emarginati. In un intervento di alcuni anni fa disse: “Il nostro ruolo è culturale e sociale, mentre i compiti di repressione spettano allo Stato. Noi dobbiamo annunciare il Vangelo e difendere i deboli, promuovere la giustizia e la solidarietà contro ogni forma di prepotenza e prevaricazione”.  Questo il virgolettato e la citazione della curia. Va sottolineato che parliamo dello stesso modo di pensare e di fare di don Puglisi. Quando affermava in quel di Brancaccio, a San Gaetano, riferendosi chiaramente anche alla mafia e agli interventi sul territorio che dovevano contrastarla, che "dovrebbe pensarci lo Stato, ma intanto ci siamo noi, senza illuderci di poter risolvere tutto". Ora, la domanda è la seguente. Ci sono attualmente altri preti chiaramente antimafia nella diocesi di Palermo, ossia nelle chiese parrocchiali, così come lo erano don Puglisi e don Ribaudo? Le risposte potrebbero essere due. No, non ve ne sono più perché la mafia è molto indebolita e quasi non esiste più. Tale risposta non è purtroppo abbordabile. Non perchè lo dico io. Dobbiamo riferirci alla presenza odierna di Cosa nostra nel territorio, confermata da molteplici e sempre convergenti indagini, dalle ricostruzioni che ne vengono fuori, dagli arresti di cui leggiamo di continuo e dalle condanne. Ma ciò lo ha confermato la sera del 14 luglio 2024, con molto coraggio, con veemenza, ai piedi del carro di Santa Rosalia, quasi  un grido dal profondo dell'anima, lo stesso arcivescovo di Palermo. Quando ha affermato, con evidente e specifico riferimento alla mafia, che Palermo è una città ancora appestata ma che non deve lasciarsi strappare la speranza. Tale sintesi non la inventiamo qua, ma la prendiamo, con riferimento a quella serata, sempre dal sito della Curia. Allora la mafia c'è ancora. Potremmo però rispondere alla domanda di prima che non vi sono più singoli preti antimafia come don Puglisi e don Ribaudo (e guardate che è la prima volta, al contrario di come ha fatto con don Puglisi, che la curia sottolinea ufficialmente di un parroco il proprio impegno antimafia), perché tutti lo sono chiaramente e pastoralmente allo stesso modo. Ma così è? Certamente tanti parroci, azzardiamo, tantissimi, coltivano nel proprio intimo una vera e seria distanza da Cosa nostra. Ma quanta di questa distanza personale, come venne fatto da don Pino e da don Ribaudo, si sostanzia in scelte pastorali parrocchiali chiare e distinte, tanto che si possa dire chiaramente di quel parroco o di quell'altro che è un prete antimafia? Non si può che rispondere negativamente a tale domanda, visto che dobbiamo tenere in considerazione un fatto preciso. Dalla uccisione per mano mafiosa di don Puglisi, stiamo già veleggiando verso i 32 anni dalla sera del 15 settembre 1993, non è stata messa in campo una vera e propria pastorale antimafia nella diocesi che possa essere presa e attuata da tutti i parroci. Dalle parrocchie di periferia a quelle centrali. Questo è il problema, non i singoli parroci. È vero che ogni anno la chiesa di Palermo inizia il 15 settembre l'anno pastorale diocesano proprio nel giorno dell'uccisione di don Pino, del quale il 21 ottobre si celebra la memoria liturgica. Ma cosa significa ciò? È mera, per quanto significativa, memoria di un presbitero che sta nell'alto dei cieli? Oppure si dovrebbe, come una sorta di kantiano imperativo categorico, applicare in tutti i territori parrocchiali il metodo di don Pino? Il protagonista della religione di Quelo, chioserebbe a questo punto "la seconda che hai detto". Ma tale seconda opzione non viene messa sinora in campo in maniera strutturale e organica attraverso una azione pastorale precisa e diretta. Diciamo allora con l'arcidiocesi che muore con don Ribaudo un prete antimafia. Ma dobbiamo pure ammettere che la chiesa di Palermo non ha più da questo punto di vista, avendo tardato a pensare, scrivere e applicare un piano d'azione preciso, altri riferimenti di questo tipo appartenenti alle  nuove generazioni. L'impressione, per dirla tutta, è che nelle parrocchie al momento prevalga l'ordinaria, e innocua dal punto di vista della contrapposizione a Cosa nostra, pastorale sacramentale. Fatta di prime comunioni e cresime, recentemente oggetto nella diocesi di Palermo di nuove disposizioni catechistiche (segno che quando si vogliono cambiare le dinamiche parrocchiali lo si fa), e poco altro.


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martedì 8 ottobre 2024

L'ultima partita al Barbera. Rosanero, acqua, ponte, ultras, figli e Peter Pan.

 

ROSALIO – IL BLOG DI PALERMO

Palermo – Salernitana, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

Calcio, acqua, ponte, ultras, figli e Peter Pan.

 

Francesco Palazzo




Palermo, Napoli, Bolzano, Palermo. Tutto lo stivale e ritorno. Il Palermo, che affonda pesantemente sotto una cinquina al Maradona guardando il Vesuvio, e poteva essere un problema psicologico per il dopo, ne fa invece tre all’estremo nord. E si presenta, in piena zona play off, in una Palermo domenicale assolata ma alla prese con il razionamento dell’acqua, non della Coca Cola o dello spumante, ma dell’acqua.

Pur con queste affermazioni oltre lo stretto (ecco, se facciamo il ponte una delle tante cose buone è che non dovremo più utilizzare tale modo di dire), la squadra non ha ancora una sua fisionomia precisa. Ogni partita appare slegata dall’altra. Una specie di giro di tombola ogni novanta minuti. Usciranno oggi numeri buoni dal pallottoliere? Si ripresentano i rosa al cospetto di un Barbera che vorrebbe vedere finalmente una partita dentro casa con il segno positivo della vittoria.

Non possiamo che partire tuttavia dalle problematiche che in settimana hanno visto pesantemente al centro il tifo organizzato. A prescindere dall’azione della magistratura, non possiamo negare che il problema c’è dappertutto. Che vi siano o meno reati. E vi cito tre fatti. Due avvenuti nel corso del campionato scorso, l’altro che si registra partita dopo partita. Era il 5 maggio 2024, partita casalinga al Barbera. Il tifo organizzato aveva annunciato una sorta di sciopero all’ingresso delle squadre in campo e nei primi quindici minuti della partita. Ebbene, prima dell’inizio dell’incontro, per rendere più plasticamente visibile tale serrata, la parte centrale della curva nord era recintata da un cordolo e inaccessibile a tutti. Anche per chi, semplice abbonato non ultrà, non gliene poteva fregare di meno della protesta. Quindi tutti hanno potuto constatare che al Barbera ci sono persone, privati cittadini, che sotto gli occhi degli addetti all’ordine pubblico, ai quali vanamente allora segnalai la cosa, possono inibire, cosa per me gravissima, un pezzo di stadio e permettere l’ingresso quando vogliono loro. L’altro episodio è precedente. Nella partita esterna prima dello sciopero, 2 maggio 2024 a La Spezia, il tifo organizzato costrinse i giocatori a togliersi le magliette dopo una brutta sconfitta. Il terzo episodio è tipico di ogni partita. Alla fine la squadra in campo, la panchina e tutto lo staff vanno a rendere un saluto riverente alla curva degli ultrà, sia che si vinca, per prendersi gli applausi, sia che si perda, per accogliere i fischi. Può essere ammesso, ma esistono pure gli altri settori dello stadio, migliaia di spettatori che sono la maggioranza. Un tifo organizzato, o una sua parte consistente, che si crede autorizzato a fare di tutto, comprese le frasi piene di odio contro la squadra e i tifosi avversari e a Palermo contro i catanesi e il Catania, ricevendo magari inchini a fine partita, non può essere più moneta corrente in nessuno stadio. Per dire, a Palermo al Barbera c’è uno striscione che non manca ad ogni partita che fa riferimento ai diffidati. Cioè a persone che per gravi motivi non possono partecipare spesso per periodi lunghi a manifestazioni sportive. Diciamolo. Le frasi di odio che si sentono dentro lo stadio, dentro gli stadi, sono da codice penale. E la legge dovrebbe valere sia fuori che dentro le strutture dove si gioca a calcio. Non parliamo poi delle liti sia dentro che fuori casa tra tifosi rosanero.

È un gioco. Se ci si comporta male e si parla in un certo modo, sparando di tutto e lanciando ciò che capita dentro i rettangoli verdi, si impartisce una lezione di inciviltà ai bambini, alle bambine, agli adolescenti e alle adolescenti che pure frequentano gli stadi. E porto un esempio. Durante le partite non è raro vedere padri e figli abbastanza piccoli seduti accanto. Ebbene, i pargoli, volendo imitare i “saggi” genitori, ripetono tutte le parolacce contro l’arbitro che escono dalle bocche dei papà, emulandone pure le oscene e ripetute gestualità. Va detto che in quei pochi casi in cui sono le mamme ad accompagnare i piccoli, almeno questa è la mia esperienza, ciò non accade. Resta da capire, visto che alla gente normale non è possibile entrare nulla allo stadio, come sia ammissibile che pochi, anche se non pochissimi, entrino vere e proprie bombe dentro.

Certo, c’è pure la partita. Al fischio d’inizio il Palermo ha 11 punti e sopravanza di 3 punti la Salernitana che è a 8. La squadra ospite ha fatto un solo punto fuori casa, mentre va molto meglio del Palermo tra le mura amiche. 2 punti il Palermo, 7 la Salernitana. Quest’ultima è retrocessa nell’ultimo campionato di serie A, addirittura a quattro giornate dalla fine. E sappiamo quanto sia difficile dalla massima serie riatterrare nei ruvidi palcoscenici della cadetteria. Nei primi quindici, a parte le vergognose e criminali liti tra opposte tifoserie in curva sud e un tafferuglio in campo, poco da segnalare, oltre un tiro insidioso dei campani preso dal portiere rosa e una buona azione a destra non ben finalizzata dai rosa che attaccano verso l’ippodromo. La maglia amaranto della Salernitana ricorda quella del Torino. Il Palermo classica casacca rosa. Dal quindicesimo al trentesimo la Salernitana adagia, con partenza un calcio da fermo, la palla in fondo al sacco del Palermo. I rosanero dormono beati nell’occasione. Il VAR convalida. Il Palermo, quasi al minuto 26, si rende in qualche modo pericoloso. Ma ci vuole ben altro per capovolgere una partita abbastanza deludente per la squadra di casa sino ad ora. Vediamo cosa ci regala l’ultimo quarto prima del riposo. Intanto un’occasione per gli amaranto. Che stanno meritando il risultato con un gioco concreto e pulito. Al minuto 35 i campani tagliano come il burro la difesa rosa e si presentano a due passi dal raddoppio. A tratti si vede che si tratta di una società reduce dalla serie A. Al 38mo ospiti di nuovo pericolosi. L’allenatore del Palermo parlotta con i suoi collaboratori. Speriamo abbia trovato qualche soluzione. Quasi al minuto 39 il Palermo si presenta sotto porta degli amaranto con un gioco aereo. Al 43mo ci prova da fuori area. Dopo un minuto di recupero si va al riposo. Anche se pare che nei primi 45 minuti il Palermo si sia riposato un po’ troppo. Mentalmente e fisicamente. A fine primo tempo fischi. Meritati. Come meritati per me sarebbero stati i fischi dopo la prima di Peter Pan al Teatro Massimo. Ma questa è un’altra storia. Prosegue nell’intervallo il lancio di bombe carta nel settore dove sono vicini i supporter di Palermo e Salernitana. Ma dove sono le forze dell’ordine? Il Palermo si ripresenta in campo con un cambio a centrocampo. Poca roba. Ora attacca verso la nord. Nei primi quindici del secondo tempo prevalgono fischi e malumore sugli spalti. Rosa rimasti negli spogliatoi. In panca si confrontano ma cambia poco. Ora la Salernitana pressa bene. Al 57mo unica fiammata dei rosa nei primi quindici, vicini al gol. Due sostituzioni per la Salernitana. Il secondo quarto del secondo tempo inizia con un Palermo più volitivo che si presenta avanti due volte. Dalla panchina i rosa mettono dentro altri due, cambiando centravanti. Ma sinora nessun tiro in porta veramente pericoloso. E siamo quasi al 70mo. Dentro casa. Aspettando sinora invano il Godot della vittoria. Adesso il Palermo gioca decisamente in avanti. Tuttavia poche e confuse idee. Quando inizia l’ultimo quarto il Palermo fa un’altra sostituzione a centrocampo. La Salernitana prova a risalire e minaccia con un’azione e un lancio lungo il Palermo. Che torna avanti ma continua a non vedere la porta, quella cosa circondata da due pali e una traversa. Ultimi dieci giri d’orologio. Il t9 del cellulare mi suggerisce orgoglio. Ma ne vedo poco tra i rosa, onestamente. Al minuto 83 due tiri sopra la traversa della porta dei salernitani. All’88mo il Palermo fa il primo tiro in porta, il portiere avversario respinge con sicurezza. Partita da un po’ in un’unica metà campo. Al 90mo altro tiro in porta dei rosa. Parato bene dal portiere in giallo. Ma finisce così dopo i minuti di recupero La Salernitana prende i primi tre punti fuori casa e raggiunge i rosa.

Il Palermo non conferma neppure i due magri pareggi delle prime due dentro. Sinora le squadre che scendono al Barbera vengono a passeggiare sulle incertezze di una squadra che non è ancora squadra. Fischi e sipario. Domani a casa di molti palermitani rubinetti chiusi. Ed è una sconfitta ancora più pesante.

https://www.rosalio.it/2024/10/06/palermo-salernitana-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/?sfnsn=scwspmo&fbclid=IwY2xjawFyYldleHRuA2FlbQIxMQABHVVnPDd8sDq6ahS74ffnVkKSrbU5es5_-2n_gakSv_3SoYJ9WP9sThFGRg_aem_V0Irwmw03wnokJurQmlIMg

martedì 1 ottobre 2024

Mario Romano e quelle porte bruciate nella notte a Brancaccio per colpire anche don Puglisi.

 Palermo Today – 30 settembre 2024

Brancaccio perde una delle sue anime: è morto Mario Romano, uno degli ex ragazzi di Don Pino Puglisi

UN MIO LUNGO INTERVENTO IN TRE PARTI IN GRASSETTO E SOTTOLINEATO, UNA “INTERVISTA” FIRMATA DA ALESSANDRO BISCONTI.



Era uno degli ex ragazzi di don Pino Puglisi. Mario Romano non c'è più. E' morto nella notte tra sabato e domenica a 76 anni. Un altro pezzo di Brancaccio che va via. Mario Romano insieme a Pino Martinez e Giuseppe Guida faceva parte degli ex ragazzi del comitato intercondominiale che lottarono per ridare dignità ai famosi scantinati di via Hazon, quelli che padre Puglisi voleva strappare dal degrado per trasformarli in un vessillo di speranza e dignità piantato su Brancaccio. Quegli scantinati sono diventati poi uno dei simboli del quartiere, una discarica di sogni mai realizzati. Col "suo" comitato intercondominiale Romano iniziò una battaglia di civiltà. Subendone le conseguenze. Nella notte del 29 giugno 1993 fu il bersaglio di un grave attentato intimidatorio mafioso: gli venne bruciata la porta di casa. Salvatore Grigoli, chiamato 'u cacciaturi, ovvero il killer che sparò in testa a Pino Puglisi, disse di Romano e dei suoi compagni di battaglia: "Erano tutti nella stessa linea". Tutti hanno pagato un prezzo.

Francesco Palazzo, giornalista, fondatore e presidente della associazione culturale scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone", cresciuto nella parrocchia di San Gaetano, traccia un profilo di Mario Romano. "Mario, che avrebbe compiuto 77 anni il prossimo marzo, faceva parte del comitato intercondominiale Hazon. Un'aggregazione di cittadini che voleva ristabilire condizioni di cittadinanza normali in un contesto di edifici pensato inizialmente come edilizia residenziale dove poi sono stati, inizio anni ottanta del novecento, inviate tantissime famiglie del centro storico. Generando grandi disagi perchè non erano stati approntati i servizi necessari all'integrazione. In un quartiere periferico. Che aveva e ha tutti i problemi dei rioni che non appartengono al salotto di Palermo".

Il comitato intercondominiale - di cui Romano era il cuore pulsante - incrociò a un certo punto le sue gesta con l'azione pastorale che don Pino Puglisi svolgeva a Brancaccio dall'ottobre del 1990. "Ecco, se proprio dobbiamo trovare il vero motivo per cui don Pino venne ucciso il 15 settembre del 1993 dalla mafia, va individuato non nel fatto che volesse togliere i bambini dalla strada per mandarli a scuola - sottolinea Palazzo -. Don Puglisi viene assassinato soprattutto perché lavora con gli adulti del comitato intercondominiale Hazon. Mario Romano, allora, quando Puglisi torna dove era nato, appena nominato dal cardinale Pappalardo parroco a San Gaetano, era un quarantenne che insieme agli altri cittadini del comitato, uomini e donne, voleva lottare semplicemente affinché il suo pezzo di quartiere fosse normale e non divenisse il ricettacolo di braccia a basso costo per la mafia della zona. La stessa lotta di don Puglisi. Ecco il perché di quelle tre porte bruciate dalla mafia nella notte di 31 anni fa a tre componenti del comitato. Oltre che a lui, a Mario, lo stesso trattamento venne riservato negli stessi momenti anche a Pino Martinez e a Pino Guida. Erano i tre membri più attivi del comitato Hazon. Don Puglisi, nell'omelia domenicale, scurissimo in volto, lui che sorrideva sempre, disse di non lasciare sole queste persone, di andarle a trovare per esprimere loro vicinanza e solidarietà. Ma solo era pure lui ormai di fronte ai mafiosi che già stavano emettendo la sentenza finale. Mancavano meno di ottanta giorni da quel colpo alla nuca del 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno".

Palazzo conclude: "Ecco, Mario Romano, anche se non lo troverete nelle orazioni dell'antimafia ufficiale, era un uomo mite e giusto, che ha fatto, accanto ad altri giovani adulti e a un parroco dalle grandi mani e dal grande cuore, qualcosa d'importante, di molto importante. Che va ricordata. Don Puglisi, legandosi al comitato Hazon e a persone come Mario, aveva capito fondamentalmente questo. Senza tante parole roboanti e non pretendendo un posto nell'altare dell'antimafia patinata e purtroppo spesso di cartone o finta, Mario ha fatto il suo dovere da cittadino maturo accanto a un martire. E per questo la sua figura non deve conoscere l'oblio ma merita, oggi e per sempre, il nostro ricordo e la nostra riconoscenza".

https://www.palermotoday.it/cronaca/brancaccio-morto-mario-romano.html?fbclid=IwY2xjawFonJpleHRuA2FlbQIxMQABHRErbdyUpRBfLiK-7wUgRZKpyiS161ml9od-rp5_MB0z2h6EnVtN858CSA_aem_H5B1Z8OQD9xPT_nL93Y0Mg

martedì 24 settembre 2024

Palermo - Cesena, un altro pari in casa e il campione che non c'è più.

 

ROSALIO Il Blog di Palermo – 21 settembre 2024

Palermo – Cesena, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

Francesco Palazzo



In uno stadio in cui è ancora percepibile la fila interminabile di persone che in silenzio ha reso omaggio al Totò calcistico nazionale, i rosanero provano a vincere la prima in casa dopo averne vinte due fuori. La media inglese dice sì al Palermo ma se non fai delle mura amiche un baluardo inespugnabile, o quasi, difficilmente puoi pensare di scalare la vetta che porta in A.

Già di prima mattina si posizionano nello spazio adiacente allo stadio i commercianti che daranno da mangiare e bere ai tifosi. Ci sono quelli autorizzati, che evidentemente pagano tasse e quant’altro. E poi i tanti abusivi. Ampiamente tollerati. Una specie di far west. Che comprende pure i parcheggiatori estorsivi. Se vuoi lasciare il tuo mezzo senza pensieri devi pagare il pizzo. Alla luce del sole e in un luogo super presidiato dalle forze dell’ordine.

Dobbiamo dire che un gol i tifosi del Cesena lo mettono a segno la sera prima con un post su facebook. «QUA LA MANO. Ci lega un bel rapporto di amicizia con gli amici palermitani. Città dai Palazzi e Chiese meravigliose… Speriamo davvero che sarà un’occasione di sport vero e di amicizia. Nessuno dimenticherà mai TOTÒ SCHILLACI». Obiettivamente, una rete nella porta della civiltà sportiva, e non soltanto, di alto livello. Gli hooligans palermitani invece pare non abbiano sotterrato l’ascia di guerra fratricida. Sono raggruppati, una parte almeno, fuori da un lato della piazza, dall’altra le forze dell’ordine preparati al peggio. Ma è mai possibile che non si riesca a cacciare fuori dagli stadi certi elementi? I tifosi rosanero come risposta alla civiltà dei cesenati applaudono, ma dovrebbe essere la norma, l’annuncio della squadra avversaria.

All’inizio notti magiche, la maglia azzurra 19 gigante, la scritta «Totò eroe delle notti magiche addio» e i gol mondiali del ragazzo del CEP che scorrono sui maxischermi. Lutto al braccio per il Palermo e ovviamente il minuto di silenzio. Anche dallo spazio dei tifosi ospiti pende un Ciao Totò.

Palermo con una gradevole casacca chiara, pantaloncini verdi e calze arancioni, cesenati in nero. Primi quindici minuti vivaci con un gol annullato per parte. Henry viene preferito a Brunori in avanti, fa un gol ma è appunto non convalidato dopo il VAR. Si arriva al trentesimo accompagnati dai cori Totò Schillaci, Vincere, Facci un gol, ma il taccuino del cellulare rimane vuoto e le reti inviolate. Anche se per i rosa ci sono tre buone occasioni. Così come il Cesena va vicino al gol. Si va negli spogliatoi a metà partita con gli ultimi quindici giri d’orologio che vedono alcune notevoli puntate dei rosa in area avversaria e un quasi gol su punizione del Cesena, con un’ottima parata dell’estremo difensore della squadra di casa. I primi quindici del secondo vedono il Cesena in rete ma gol annullato e sotto con altre due occasioni neutralizzate dal portiere dei rosanero. All’inizio dei 15 che portano al 30mo il Palermo fa due sostituzioni. Capitano diventa Di Mariano. Ma subito i cesenati trovano il corridoio giusto e vanno in rete, ma gol annullato dopo la cabina VAR e controllo dell’arbitro. Ma i rosanero, a parte un tiro da fuori, sembrano rimasti negli spogliatoi. E non è la prima volta nei secondi tempi. Rientra Brunori come prima punta ed esce Henry. Nell’ultimo quarto che porta al novantesimo il Barbera è illuminato soltanto dalle luci nuove, nel frattempo accese, ma non da una rete che si gonfia alle spalle del portiere del Cesena. Il Palermo un po’ più sveglio nella parte finale non è riuscito a fare la partita e gli ospiti hanno svolto bene il loro compito. La compagine rosanero, e non è una buona notizia, non riesce ancora ad “espugnare” il Barbera, che qualcuno vorrebbe chiamare adesso Schillaci.

La serie A, se A potrà essere, non potrà che passare sotto Monte Pellegrino. Certo, se ci fosse nel Palermo uno come Totò sotto porta. Ma quando nascerà nuovamente a Palermo uno come Salvatore Schillaci, detto Totò?

https://www.rosalio.it/2024/09/21/palermo-cesena-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/?sfnsn=scwspwa&fbclid=IwY2xjawFey8hleHRuA2FlbQIxMQABHTXMzTwBbw7QecOYdad8ocPERiCcXkyrZhZKXglH1YV2XdpPqdLe8I6YNw_aem_4fzsBoAtbLaJ8xQRF290aQ

domenica 22 settembre 2024

Don Puglisi: una pastorale antimafia nella diocesi a partire da San Gaetano e dal suo Centro Padre Nostro


PALERMO TODAY - 20 SETTEMBRE 2024

"Che ne è della profezia di don Puglisi che fece tremare la mafia?

FRANCESCO PALAZZO

Anniversario numero 31 della morte di don Puglisi appena trascorso. Spenti i riflettori c'è tempo e spazio per alcune ulteriori analisi e riflessioni. Magari un po' ruvide, tuttavia necessarie ritengo. Iniziamo. La cosa strana che avviene ogni anno, ma in questo 2024 in misura ancora maggiore è una. Anzi due intimamente connesse. Ne parliamo alla fine. Premettiamo dei dati numerici. Messa di commemorazione solenne in cattedrale, nel pomeriggio del 15 settembre. Sono dentro il duomo palermitano, come ogni anno, e noto un dettaglio. Tutto si nasconde nei dettagli.

Nel 31esimo ricordo di 3P, oltre i seminaristi e i prelati di curia, i presbiteri presenti alla commemorazione di don Puglisi, che coincide pure con l'inizio dell'anno pastorale diocesano, dunque un momento molto importante, centrale direi, sono 25 circa. Ogni anno mi pare di averne visti molti di più. Dal sito della curia si legge che i sacerdoti nella diocesi sono 465, suddivisi tra diocesani e religiosi. Vado ogni anno, come scrivevo sopra, ed è la prima volta che noto un numero così ridotto. Cosa significa? Tutto quello che volete. Io provo a dire la mia.

Con una domanda. Anzi due. Può essere che al di là delle parole roboanti e spesso, mi sia consentito, leggermente retoriche, il messaggio e il sacrificio di don Pino fanno molta fatica ad attecchire nella chiesa palermitana e quasi per nulla in quella siciliana? Possibile, e siamo al secondo dato numerico, che a Palermo, in cattedrale, il 15 settembre di ogni anno, non confluiscano i vescovi e le rappresentanze dei fedeli delle altre diocesi, visto che 3P è stato ucciso dalla mafia, presente in tutta la regione? Del resto, dopo 31 anni da quel 15 settembre 1993, la chiesa di Palermo, figuriamoci quella siciliana, non ha mai messo in campo una pastorale specifica, concreta, quotidiana, contro la mafia che si incarni nel territorio di ciascuna realtà parrocchiale.

E non è per me un caso,e siamo ai primi due dati cui accennavo all'inizio, che non si faccia più nessun cenno sia alla Parrocchia di San Gaetano a Brancaccio, dove don Pino visse gli ultimi tre anni di vita da presbitero, sia al Centro Sociale Padre Nostro, quello originario, fondato da Don Puglisi e ancora esistente di fronte la parrocchia dove don Pino visse i suoi ultimi anni di passione. E quando dico passione so cosa dico.

Alcune settimane prima che Don Pino venisse ucciso, eravamo a luglio del 1993, ebbi un lungo colloquio notturno con 3P nella sua macchina scassata. Si era offerto di darmi un passaggio a casa dopo che avevo parcheggiato l'auto in garage a due passi dalla statua di San Gaetano a ridosso della chiesa. Due chilometri, da via Brancaccio a via Conte Federico. Arrivato davanti casa mia spense l'auto. Era pallido, disperato e solo perché nel quartiere non c'erano le risposte concrete dalle istituzioni. Arrivò a dirmi che se non si smuoveva qualcosa si sarebbe incatenato al ponte di via Giafar. Lui tutto faceva chiedendo diritti alle istituzioni e non finanziamenti che alla fine distribuiscono carità, quando va bene, senza spostare di un millimetro lo stato delle cose. In questo anniversario sono state ricordate le tante, tantissime, missive scritte da Puglisi alle istituzioni. Se si fosse limitato a chiedere quello che non volle mai domandare, cioè sponde politiche, e non diritti a muso duro per tutte e tutti, e se non avesse combattuto la mafia con nomi e cognomi, sarebbe morto nel suo letto.

O sarebbe magari ancora vivo. Visto che il 15 settembre 2024 avrebbe spento esattamente 87 candeline, essendo morto il giorno del suo 56esimo genetliaco sotto casa. Il parroco di San Gaetano ha ricordato questo compleanno con torta e candeline. Ecco. Forse è il caso, se si vuole ancora capire Puglisi, di tornare a San Gaetano, come ha fatto Papa Francesco nel 2018, e di varcare la soglia del Centro Padre Nostro. Quello a pochissimi passi dalla chiesa, basta attraversare la strada. Centro, si badi bene perché questo è un punto dirimente, che Puglisi volle proprio di fronte la parrochia perché fosse intimamente e stabilmente legato a essa. Una pastorale precisa e povera, dunque. Che però fece molta paura alla mafia per la sua carica profetica. Tanto da ricorrere ad una brutale esecuzione. Che ne è, domanda finale, della profezia di don Pino sia tra i fanti che tra i santi?


https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/profezia-don-puglisi-mafia.html?fbclid=IwY2xjawFdMP5leHRuA2FlbQIxMQABHQgcWuS9QUbhmXOdy4ubcYYvbt8UOUqGmk4QIN1DrFqEkQDfZxLmGzJ5Xw_aem_iBCDoLzg6-LLvpycqDn6Eg

mercoledì 18 settembre 2024

Don Puglisi e Palermo.

 PalermoToday

14 settembre 2024

Il ricordo di don Pino Puglisi e la domanda sulla sicurezza: "Palermo è una città violenta?"

Francesco Palazzo



Il dibattito è vecchio, visto che si ripete con cadenza più o meno regolare, come avvenuto in quest'ultimo periodo dove cade l'anniversario dell'uccisione di don Puglisi. Palermo è una città violenta e con evidenti problemi di sicurezza? Difficile trovare posti, soprattutto realtà metropolitane, dove non ci si debba preoccupare. Nelle grandi città, ma anche in quelle medie spesso, esistono e persistono sacche, sistematiche o episodiche, di violenza urbana. Pure a Palermo, non in misura particolare ma più o meno come in altri luoghi simili. Anzi, si potrebbe affermare che vi sono altre metropoli nel nostro paese dove le statistiche sono più preoccupanti.


Ma ci si può fermare a questo livello di analisi? Occorre entrare nello specifico di ciascuna città. Soprattutto quando ricordiamo un prete mite ucciso dagli uomini del disonore in una sera afosa di settembre sottocasa. Fermo restando che ovunque la stragrande maggioranza di cittadine e cittadini, per quanto vi possano essere punte non trascurabili d'inciviltà quotidiana, non crea problemi gravi, almeno dal punto di vista della sicurezza pubblica. Ma dobbiamo parlare del resto. Nei giorni in cui si ricorda 3P, Padre Pino Puglisi. D'altra parte, si è sempre detto che gli esponenti di Cosa nostra sono, o forse erano nei momenti meno problematici per l'organizzazione, più o meno cinquemila. Un frammento rispetto a milioni di siciliani. Ma in grado di resistere e persistere nell'arco di tre secoli. Anche se andrebbe pure esaminato, ma non può essere il compito di un breve scritto e francamente non saprei neppure ipotizzare la risposta, quanto della cultura mafiosa si sia trasferita nella testa dei palermitani.


Considerato l'operato di Cosa nostra, ossia lo specifico palermitano, occorre riformulare il ragionamento. Chiedendosi se può considerarsi molto violenta e insicura una città in cui negli ultimi 60 anni ci sono state due guerre di mafia con centinaia di morti. Un posto in cui sono stati uccisi un presidente di regione, un prete, diversi giudici, giornalisti, imprenditori, leader politici, esponenti delle forze dell'ordine, burocrati, un super prefetto. Una comunità dove si sono organizzati e attuati quattro attentati con metodologia da guerra, che hanno fatto saltare in aria un pezzo d'autostrada, due vie centrali della città e un luogo ai margini del capoluogo (1963 Strage di Ciaculli). Non ci sono città, quantomeno in Europa e penso pure nel mondo, in cui nel dopoguerra siano accadute tali gravissime vicende. Magari si potrebbe pensare, sbagliando, che si tratta di avvenimenti passati che non riguardano più l'oggi. Ma a parte che parliamo di delitti sconvolgenti di cui ovviamente portiamo memoria (siamo appunto al trentunesimo anniversario dell'omicidio mafioso di don Pino Puglisi), va detto che tale organizzazione mafiosa estende ancora la sua rete sul capoluogo. Sì potrà dire che è indebolita. Ma ciò non toglie che in tanti quartieri, come ci rivelano le indagini, le cosche sono presenti nella vita quotidiana ed hanno tuttora molto consenso. Anche tra la borghesia e le professioni.


Allora è chiaro che Palermo è caratterizzata da un tipo particolare di violenza determinata, senza soluzione di continuità dall'Unità d'Italia a oggi, dalla presenza di una strutturata criminalità organizzata. Cosa nostra non è presente soltanto a Palermo. Ma soltanto sotto Monte Pellegrino ha messo in atto le sue azioni più gravi e destabilizzanti. E continua ad esserci, sia come controllo del territorio, sia nella misura in cui mette in campo, tra gli altri, due reati tipici come lo smercio di droghe e le richieste estorsive a commercianti e imprese. Certo, più che in altre città, forse a livello mondiale, a Palermo è pure nata, con don Puglisi e tanti altre e altri, un'antimafia robusta e radicata. Ma sino a quando in città saranno presenti, oltre ai poteri democraticamente e costituzionalmente legittimati, pure le mani, le menti, gli affari della criminalità organizzata, dovremo ammettere che Palermo è una città in cui è presente una particolare e pericolosissima forma di violenza che rende la città molto insicura.


Quando riusciremo ad archiviare tutto questo potremo finalmente iniziare a misurare e a paragonare la sicurezza di Palermo soltanto utilizzando i criteri e i parametri tipici di tante grandi città presenti nel suolo italico e nel mondo. I tempi di questo cambiamento, cioè trasformare Palermo in una città normale, sono nelle nostre mani. "Se ognuno fa qualcosa si può fare molto", chiosava don Pino, mentre i mafiosi preparavano l'agguato mortale. Eliminazione resa possibile proprio perché pochi facevano (e ancora fanno?) qualcosa e così non facendo esposero al fuoco mafioso il parroco di Brancaccio. Ed è un percorso di solitudine che ha riguardato non solto don Puglisi, ma tutte le vittime cadute sotto il piombo mafioso.

Francesco Palazzo

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domenica 8 settembre 2024

I palermitani: il primo problema di Palermo.

 Palermo Today - 6 settembre 2024

Cicche a terra dappertutto. Per molti panormosauri è troppo umiliante usare un contenitore. 

                   Francesco Palazzo 



Palermo ha avuto, ha e continua ad avere tanti problemi. Determinati da molteplici cause. Ma mi convinco sempre più che il problema più rilevante e difficile da risolvere sia riferibile ai suoi stessi cittadini, i palermitani. La foto che posto è emblematica. O se volete insignificante tanto è facile farla in qualsiasi metro quadro del capoluogo siciliano. Mi trovo alla fermata zona stadio per prendere il bus che va all'aeroporto. Noto una persona che ha una sigaretta appena iniziata. Passeggia ed è impegnata al cellulare. È distinta, ben vestita, dialoga al cellulare a bassa voce. Non è un soggetto da cui ti puoi aspettare ciò che sei però quasi certo che accadrà. E ne sei certo perché vedi che già altri palermitani lo hanno fatto e lo fanno regolarmente. Insomma, la distinta signora continua a parlare amabilmente al cellulare e tiro dopo tiro a un certo punto ha la legittima esigenza di liberarsi della cicca fumante. Non è che non possa disfarsene spegnendola in qualche modo nel bordo predisposto all'uopo nel contenitore a due passi e poi buttarla dentro. Troppo semplice e troppo complicato evidentemente. La stessa cosa accade pure nella fermata dall'altra parte della strada. Quella da dove transitano i bus che portano verso la stazione. Anche lì ci sarebbe un contenitore. Ma per molti panormosauri è troppo umiliante utilizzarlo. E perciò sia davanti all'una che all'altra fermata c'è di tutto. Come del resto nei pressi di quasi tutte le fermate dei bus a Palermo. La nostra signora si avvicina al bordo del marciapiede interno e deposita a terra la cicca ancora fumante tra due auto parcheggiate. Elementare Watson! Potresti farglielo notare. Spesso lo faccio. Ma la risposta d'ordinanza in genere è la seguente. E che fa sono soltanto io? Non lo vede quello che c'è? Stessa risposta che ti esibiscono pure quelli dappertutto in sosta in seconda o terza fila. Insomma, non vi racconto nulla di eccezionale. Una cicca a terra. Cosa volete che sia per il palermitano medio. Cioè per la stragrande maggioranza degli abitanti di Palermo. Senonché, poiché è la somma che fa il totale, come diceva il grande Antonio de Curtis, addizionando tutte le cicche, bottiglie di plastica, cartacce di ogni tipo lasciate per strada, si aggrava di molto la situazione della sporcizia in città. Stessa cosa vale per ciò che riguarda il traffico che si crea a causa delle auto lasciate in seconda o terza fila. Come diceva il presidente americano JFK non chiederti cosa può fare il tuo paese (o comune) per te ma cosa puoi fare tu per il tuo paese (o comune). Ma il palermitano medio, cioè una larghissima maggioranza dei nostri concittadini, continua a pensarla diversamente. Salvo lamentarsi, magari dopo aver spalmato col piede una cicca sul marciapiede o essersi fermato in terza fila esattamente davanti l'entrata del bar, di tutto quello che non va e che non fanno gli altri. Gli altri. Alibi perfetto per continuare a far progredire a vele spiegate l'inciviltà nelle nostre città.

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Palermo Cosenza. Dal Barbera è (quasi) tutto.

         Rosalio - Il blog di Palermo

          1 settembre 2024

          Dal Barbera è (quasi) tutto

              Francesco Palazzo 



Esame di riparazione la prima domenica di settembre al Barbera. All'inizio improvvisamente le luci vanno via. Si crea un clima intimo.

Mancano tre quarti d'ora al fischio d'inizio, ma dopo meno di un minuto, quando già le luci dei cellulari dagli spalti avevano cercato di surrogare il piccolo problema, tutto torna alla normalità mostrando tutta la potenza delle nuove luci del Barbera. Applausi attesi e meritati per il grande portiere che ritorna tra i rosanero. E fischi, incivili come al solito, quando la squadra avversaria entra in campo per la fase di riscaldamento prima del fischio d'inizio. All'ingresso dello stadio un cuscino di fiori è deposto ai piedi della lapide che ricorda i cinque addetti che persero la vita il 30 agosto 1989 durante i lavori per la costruzione del nuovo stadio. La partita non dovrebbe riservare sorprese. Il Cosenza è ultimo in classifica a zero punti. L'allenatore del Palermo, recandosi verso la propria panchina si avvicina alla parete divisoria verso i tanti seduti sulle sedie a rotelle e regala il cinque a tutti appoggiando più volte la mano nella parete trasparente. È un gesto che in questo modo e con questo trasporto emotivo non ho visto fare a nessun allenatore e va segnalato. Per quanto, va detto, alle poche persone in queste condizioni andrebbe assegnata una postazione più alta dove possano vedere meglio. I tifosi del Cosenza non sono tanti, una cinquantina mal contati dalla tribuna. Guardati a vista da una quindicina di addetti alla sicurezza. Chissà perché non si può consentire a poche persone di guardare la partita in mezzo agli altri. Liberando peraltro un pezzo di stadio consistente. Magari da regalare a tanti ragazzi e ragazze, bambini e bambine palermitani. Il caldo è quello di inizio settembre, con un tasso di umidità altissimo corretto di tanto in tanto da qualche lieve soffio di vento. Non c'è il pienone delle grandi occasioni visto che siamo all'esordio del campionato tra le mura amiche. Ma non ci siamo molto lontani. Sarà perché siamo ancora di fatto in piena estate, sarà perché i soli tre punti su nove delle prime tre partite fuori dalla Sicilia non hanno ancora acceso i particolari e conosciuti entusiasmi dei momenti più grandi. Ci si saluta con i compagni di banco che hanno confermato lo stesso posto. I soliti fischi antisportivi quando l'altoparlante annuncia i nomi della squadra del Cosenza. Grande giubilo invece quando viene gridata la formazione rosanero. Rosanero sei l'amore vero e si parte. Gioco di luci bello e nuovo attende l'arrivo dei calciatori. Negli spalti tutti i cellulari accesi.  Insomma, avvio all'americana molto interessante.  Con la solita ciliegina sulla torta della canzone di Sergio Endrigo. Io che amo solo te. Il presidente del Palermo segue da tifoso vero come sempre tutta la partita in piedi, appoggiato al pilastro nell'ultima fila della tribuna autorità. Molto difficile trovare un presidente così appassionato in giro. Conquista la vittoria, conquistala per noi, si sente dalla nord. Nel primo quarto d'ora il Palermo cerca di pungere ma mostra i soliti limiti difensivi. Il mister sottolinea ai suoi dalla panchina il problema alzando la voce. Al 21mo i rosa vicini al gol ma l'estremo difensore cosentino è pronto. Siamo a metà primo tempo e non si sentono cori contro il Catania e altre squadre, come avviene di solito. Ma soltanto cori di tifo per il Palermo. Continueranno così? Nel secondo quarto d'ora del primo tempo spartito uguale alla fase precedente. Con meno patemi difensivi per i rosa. Al 32mo il Cosenza va vicino al gol. Al 33mo il Palermo ha un'ottima occasione. Al 40 passa il Cosenza con un bel gol e la difesa in bambola. Il Cosenza finisce il primo tempo rendendosi ancora pericolosa. Difesa rosa non pervenuta. Poco prima di prendere la strada degli spogliatoi il Palermo si mangia un gol. All'inizio del secondo tempo con una sostituzione il Palermo prova ad aggiustare qualcosa in difesa. Subito si presentano per i rosa due buone occasioni. Al 53mo il Cosenza va vicino al raddoppio. Primo quarto d'ora del secondo tempo, dopo un'ora di gioco il Palermo non riesce ancora a fare un gol. Dalla panchina dei rosa ci provano con altre tre sostituzioni. Chiaramente a questo punto il Cosenza cerca di addormentare la partita. Secondo quarto d'ora del primo tempo. Il Palermo non riesce a migliorare la postura poco produttiva che ha sinora caratterizzato l'incontro. Quinta e ultima sostituzione dei rosa. E al minuto 80mo il nuovo entrato, Di Mariano, segna il pareggio. La tifoseria ci ripensa, peccato pensavi durasse tutta la partita, e attiva un coro offensivo verso gli avversari. Siamo ai titoli di coda. Il Palermo nell'ultimo quarto d'ora, più cospicuo recupero, sale in cattedra ma non riesce a fare sua una partita che era ampiamente alla sua portata. Sono quattro punti in quattro partite. La media è da salvezza, non da promozione. L'esame di riparazione settembrino in casa non viene superato. Dopo la partita in Campania ci si rivede al Barbera il 21 settembre con il Cesena. Saremo ad inizio autunno. Vedremo come si presenterà il Palermo sotto Monte Pellegrino finita la stagione estiva. Forse la notte del 3 settembre servirà un'acchianata verso la Santuzza.

Un'ultima nota la registriamo dando conto della lite tra tifosi (ma si possono chiamare così?) prima della partita. Che fa il paio con quella che si è verificata, sempre tra supporter rosanero (ma si possono chiamare supporter?), a Cremona. Una sola parola. Vergogna. 

https://www.rosalio.it/2024/09/02/dal-barbera-e-quasi-tutto/?sfnsn=scwspmo&fbclid=IwY2xjawFK5N1leHRuA2FlbQIxMQABHZ0A5XDGj08ZLoxmgTIHFkdab05NbSRxfy9Stqd4nthSsGfLg7uv7nY-QQ_aem_rpWb4Pom6bV9ews1E4jCRQ

L'antimafia nei negozi di souvenir

  Palermo Today - 31 agosto 2024

Invece di vietare i gadget mafiosi, vendiamo l'antimafia ai turisti 

  Francesco Palazzo 



Se ne è parlato più volte in passato. Ultimamente torna in discussione la vendita, in quasi tutti i negozi di souvenir sparsi nella nostra regione, dei gadget riguardanti la mafia. U mafiusu, a mafiusa e roba varia che campeggia negli scaffali nei luoghi siciliani più frequentati dal turismo nazionale e internazionale. Effettivamente non è per nulla un bel vedere e probabilmente è un caso più unico che raro. La scelta che ultimamente viene privilegiata è orientata a vietare la vendita di tale oggettistica. Mossa comprensibile, per carità, e pure ovviamente condivisibile, per quanto di non facile applicazione. Anche perché dovrebbe rifarsi a qualche dispositivo di legge specifico che magari non c'è. Senza tenere in considerazione, in aggiunta, che tutto ciò che viene vietato rischia per ciò stesso di creare attorno all'oggetto che si vorrebbe bandire una sorta di richiamo ulteriore alla vendita e all'acquisto. Vedremo come andrà a finire. Intanto l'oggettistica continua a campeggiare sugli scaffali.

La foto che vedete l'ho scattata il 30 agosto in uno dei tanti negozi di souvenir di una frequentatissima località balneare trapanese. Ci può essere un'altra strada per fare in modo che tali "souvenir", più che essere eliminati, operazione assai complessa se non impossibile da attuare, trovino una concorrenza tra gli scaffali di chi vende ricordi per turisti? Forse sì. Ogni anno faccio un presepe particolare in cui inserisco tante statuine di santi, facilmente trovabili anche in rete. Mi piacerebbe aggiungere, ma sono introvabili nel mercato tradizionale e online, le statuine per esempio di Don Puglisi, di Peppino Impastato, del giudice Livatino e degli altri giudici uccisi dalla mafia, di Libero Grassi e di tutti quelli che la mafia l'hanno combattuta pagando con la vita. Recentemente ho fatto una capatina a San Gregorio Armeno a Napoli, dove storicamente vendono tutto ciò che riguarda i presepi, ma nulla.

 Anche se va notato che a Napoli in nessun luogo vengono venduti gadget che si rifanno alla camorra. Così come penso neppure in Calabria esista la vendita di gadget che si riferiscono alla ndrangheta. È soltanto un, triste, primato siciliano. Da archiviare sicuramente.

Ecco, la proposta è la seguente. Perché a livello istituzionale non si incoraggia la nascita di imprese specializzate nella creazione e successiva proposta di vendita presso i negozi di souvenir anche di tale oggettistica. Si potrebbero aggiungere, che so, oltre le statuine degli eroi dell'antimafia, tazze con lo slogan di AddioPizzo, Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità. Oppure magliette con la frase di don Puglisi, Se ognuno fa qualcosa. Si potrebbe proseguire. Le storie e le biografie dell'antimafia sono tante e molto interessanti. Mentre l'offerta dei gadget di fatto inneggianti alla mafia è abbastanza monotona oltre che brutta. Insomma, oltre la mafia negli scaffali dei souvenir mettiamo pure l'antimafia, vendiamola, mettiamola nel mercato dedicato ai turisti e creiamo concorrenza virtuosa. Magari così si riuscirà a fare fuori da questo frammento di mercato i brutti gadget che fanno l'occhiolino benevolo alla mafia, cosa oggettivamente insopportabile, sostituendoli con i "ricordini" antimafia. Proviamoci.


https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/divieto-vendita-gadget-mafiosi-opinione.html?fbclid=IwY2xjawFK5chleHRuA2FlbQIxMQABHXjHlpjauKJI5_5XteUlQE35Cs4UBwXKl3kU-nvr8MV1UXceRgkqICaY3A_aem_4zIBmRMaTGNkSoXECNAVfA

giovedì 22 agosto 2024

Tra Parma e Brescia i rosanero perdono smalto. Rimandati a settembre al Barbera?

 

ROSALIO IL BLOG DI PALERMO – 17 AGOSTO 2024

Palermo, non buona la prima

https://www.rosalio.it/2024/08/17/palermo-non-buona-la-prima/

 Francesco Palazzo

Il Palermo contro il Brescia mostra parecchi ed evidenti limiti fisici e tattici e si appalesa ai nostri occhi con tanti passi indietro rispetto a Parma e pure in confronto al migliore Palermo dei due anni di B appena passati. 

Resta da capire se i rosanero sono parenti, anche se non di primo grado, di quelli della prima di Coppa Italia. Oppure se somigliano di più al brutto, facciamo bruttino, anatroccolo visto stasera al Rigamonti. A Parma, contro una motivata ed attrezzata compagine di serie A, abbiamo veduto veramente una bella squadra al di là delle prestazioni dei singoli. A Brescia di fatto nessun reparto ha funzionato bene, si sono viste soltanto rare e neppure tanto altisonanti giocate individuali. Neppure le sostituzioni hanno spostato più di tanto, anzi per nulla, il corso degli eventi. Il Brescia ha meritato ampiamente la vittoria con un primo tempo attento e con un secondo tempo superbo e lucido. Il Palermo nella seconda metà della partita, ed è accaduto come sappiamo pure nel recente passato, è invece scomparso dai radar. 

E questo ci dice che la malattia rimane anche se cambia la terapia. Parlare dei singoli perciò è abbastanza difficile e con tutta onestà abbastanza inutile. Una cosa è certa. Non può assolutamente essere questo il Palermo che viene dato dagli osservatori nel gruppo delle squadre favorite per andare in A nel campionato appena iniziato. Ho avuto l'impressione, spero di sbagliarmi, che difesa, centrocampo e attacco stessero giocando tre partite diverse per quanto apparivano slegati i reparti. E se hanno giocato la stessa partita, allora il lavoro da fare è ancora tanto. A meno che non si sia trattato soltanto di un brutto e umido sogno di mezza estate, da archiviare come il ferragosto afoso appena trascorso. 

Certo, una cosa va detta. Questo fatto di giocare subito tre partite lontani dal Barbera, per le note vicende legate allo stadio, che magari potevano prima essere affrontate e concluse, certo non aiuta e può segnare in negativo l'inizio di questa stagione. 

Insomma, vedremo come andranno le altre due partite fuori casa di agosto. Se i rosanero saranno subito in grado di recuperare a Pisa e a Cremona la via maestra, come vivamente ci auguriamo. Oppure se saranno rimandati a settembre in diverse materie e dovranno il primo del mese entrante sostenere importanti esami di recupero al Barbera. Al cospetto del pubblico palermitano che si sta abbonando in massa. Ma questa oramai non è più una notizia per nessuno.

sabato 10 agosto 2024

Le turiste spagnole bloccate dalla seconda fila a Palermo.

 ROSALIO  - il blog di Palermo - 9 Agosto 2024

Francesco Palazzo

 Le turiste spagnole intrappolate a Palermo


Al ritorno dalle vacanze faccio un giro al centro di Palermo.

Esco da una libreria e vedo l’auto di due turiste spagnole, regolarmente parcheggiata sulle strisce blu, intrappolata da un’altra automobile in seconda fila. Siamo in pieno centro, a due passi dal Teatro Massimo.

La donna che è alla guida suona insistentemente, non so da quanto sono lì bloccate sotto il sole cocente d’agosto. Nel frattempo la turista che non è alla guida cerca di agevolare chi è al volante, sembra la madre, per uscire comunque. Manovre e contro manovre, marce indietro e marce avanti, sterzate a destra e a sinistra, ma non c’è verso. Provano pure a chiedere al negozio di fronte alla loro macchina, ma senza risultato alcuno.

Mi fermo, vedo tanti palermitani che si godono la scena o comunque rimangono impassibili dall’altra parte del marciapiede. A un certo punto più o meno capisco dove può essere il benemerito conduttore o la benemerita conduttrice dell’auto, entro e ci prendo a primo colpo. È una signora vicinissima all’uscita, intenta a valutare merce, dunque non può non aver sentito il suono ripetuto del clacson proveniente da pochi metri. Dopo aver chiesto e capito che era lei, le dico che sta bloccando due persone, per giunta turiste, e se le pare il modo corretto di comportarsi. Non dice nulla. Esce, entra in auto, e senza chiedere scusa alle due turiste va via sgommando.

Mi avvicino di più alle due donne, faccio presente che da palermitano sono intervenuto, e chiedo io scusa per questa palermitana. Ovviamente è un vizio diffuso dalle nostre parti il parcheggio diciamo creativo. Venendo da un periodo di vacanza in città italiane e straniere, non abbiamo mai visto per nessun motivo auto parcheggiate in mezzo alla strada. Da noi viene considerato del tutto normale, lecito, direi fisiologico. Non solo metterlo in atto sistematicamente, ma pure guardare senza fare nulla con due persone, peraltro turiste con evidenti e ovvie difficoltà linguistiche, in evidente e palese difficoltà.

Se in questa città non si comincerà a vivere rispettando le elementari regole di civiltà, difficilmente potremo attenderci che la politica, che certo ha i propri non trascurabili limiti, possa risolvere tutto o quasi con la bacchetta magica.

Ah, allontanandomi ho capito che la signora stava tornando nuovamente davanti a quel negozio per definire l’acquisto. Difficile non immaginare che abbia rilasciato l’auto nuovamente in seconda fila chiudendo altra gente.

Come si risolve il problema? Sì, le multe. Ma si può pensare di presidiare una metropoli così grande come Palermo manu militare per buona parte della giornata per 365 giorni l’anno? Impossibile, diciamolo francamente.

Tornando a casa, passo da un frequentato esercizio commerciale. Anche in questo caso molti gentiluomini e gentildonne palermitani, siamo nella zona borghese della città, lasciano le loro auto in mezzo alla strada incuranti del perenne casino che creano. Non prendono mai le multe in questa zona nei pressi della Statua? Sì, spesso, lo posso testimoniare per averlo visto più volte. Ma appena vanno via i vigili urbani si ricomincia come nulla fosse. Con una coazione a ripetere che se fosse orientata al rispetto di Palermo saremmo in paradiso. Stessa cosa capita all’uscita del sottopasso di via Crispi direzione Cala. Ma gli esempi palermitani di vie soffocate dall’inciviltà del parcheggio selvaggio potrebbero essere infiniti come sappiamo bene.

Durante le restrizioni legate al Covid, con le strade deserte, ho avuto modo di pensare e constatare che Palermo senza i palermitani, almeno quelli, ma sono tantissimi, che non rispettano le regole, era davvero bellissima.

Sarà mai possibile un giorno continuare a vederla bella anche con i palermitani in giro? 

https://www.rosalio.it/2024/08/09/le-turiste-spagnole-intrappolate-a-palermo/?fbclid=IwY2xjawEj0HZleHRuA2FlbQIxMQABHZhKuBt4UF8rMFreAB1rdWcqCDviFet9Unjkd9XBobAmkPE2Aua_rCtaLg_aem_CGzgDcueucOw0JypPwx1aQ#more-23979

venerdì 28 giugno 2024

S. Erasmo. Divieto di sosta o fumo di Londra.

 Palermo Today 

24 giugno 2024

Francesco Palazzo

"La bellezza di Sant'Erasmo offuscata solo perché non si installa un semplice divieto di sosta"



Vi sarà ovviamente impossibile immaginare cosa c'è dietro, e se c'è dietro qualcosa, a ciò che vedete in questa mia foto. Se allargassimo l'immagine o, meglio, se ve ne facessi vedere una completa, o vi recaste sul luogo tra i più frequentati di Palermo, sarebbe a voi ben chiaro tutto. Ci sono soli cinquanta/sessanta metri di marciapiede che, a causa di un semplice divieto di sosta mai istituito, ma chiesto dal sottoscritto da anni sono presi d'assalto da vari mezzi in mono seconda o terza fila, oltre che da venditori di cibo. Ciò non permette la vista immediata, a chi transita senza volere entrare, dello splendido specchio di mare più vicino alla città del porticciolo di Sant'Erasmo.

Uno potrebbe pensare che non ci vorrebbe molto a prendere la decisione e posizionare la relativa segnaletica. E in effetti a pensarlo non ci vuole poi molto. Anzi, ci vorrebbe pure meno tempo per farlo. Sicuramente meno giri d'orologio di quanto ho impiegato a scrivere articoli, post e segnalazioni private a consiglieri comunali e assessori sulla questione. Ma come? Nel tempo sono state fatte sloggiare, giustamente, da questo marciapiede due pompe di benzina, e ora permettiamo che vi posteggino auto, camion o che vi sostino stabilmente postazioni gastronomiche con sedie, tavolini e fumo di Londra al seguito?

Si dirà che successivamente si recupererà la piazza nella sua totalità, cosa buona e giusta, e che tutto, possiamo immaginare, avrà una diversa connotazione, compreso questo piccolo pezzo di marciapiede. Può essere. Intanto parliamo di oggi e degli ultimi anni. Cioè da quando splendidamente tutto il sito è stato recuperato. Possibile che ci si confonda per un semplice divieto di sosta nel punto più panoramico e vicino al capoluogo del porticciolo?

Si dirà, ed è molto difficile negarlo a Palermo, che tanti divieti di sosta non vengono tranquillamente rispettati anche in zone non secondarie o addirittura centrali della città. Come ad esempio succede, per spostarci solo di qualche centinaia di metri in un altro luogo non meno bello del porticciolo di Sant'Erasmo, nel curvone vicino alla Cala. Ma almeno ci si può provare. Non si tratta di una riforma costituzionale da sottoporre eventualmente a referendum. Non ci viene vietato dall'autonomia differenziata, che anzi dovrebbe spingerci, invece di indurci al consueto piagnisteo, a fare meglio tante cose. Si tratta solo di un semplice, banale, breve, divieto di sosta davanti uno dei luoghi più belli della quinta città d'Italia.


https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/porticciolo-sant-erasmo-divieto-sosta.html?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR0sqYb1rcIBI3J9Okf99NDkvXu70QtP8N-e6iAtE9rGsBEolIugnE2z9IQ_aem_0pWRFq-SjyTY0lsy1DbhZA&sfnsn=scwspmo 

venerdì 7 giugno 2024

S. Rosalia e i devoti incivili in basso e in alto

 Palermo Today - 5 giugno 2024

Il miracolo che spetta ai palermitani

Francesco Palazzo



L'acchianata verso Santa Rosalia, della quale ci apprestiamo a celebrare tra poco più di un mese la quattrocentesima ricorrenza del ritrovamento delle ossa (1624-2024), anche se in realtà i festeggiamenti sono iniziati da mesi, è costellata, deturpata, violentata, da ogni tipo di rifiuti a ogni tornante. La foto che vedete l'ho fatta stamattina. Ma potrebbero essere, se mi mettessi con il cellulare in mano ogni volta che vado, migliaia, tutte banalmente e tristemente uguali. Non che non vi siano i cestini. C'è ne vorrebbero di più e non sempre vengono svuotati, ma c'è senz'altro la possibilità di fare le persone civili. E anche se non vi fosse neppure un cestino, nulla giustificherebbe quello che si trova salendo e scendendo. Suppongo che la maggior parte di quanti percorrono in salita e discesa la scala vecchia siano molto devoti o non insensibili alla Santuzza. Come si possa coniugare l'inciviltà con la vicinanza a una santa, peraltro la santa protettrice di Palermo, è veramente un mistero. Ma non della fede, come viene recitato durante la messa. Perché qua siamo molto più in basso.


Diciamo molto terra terra. Del resto, a pensarci bene, sarebbe strano attendersi di registrare un comportamento civile in alto se giù a valle, per tutte le vie della città, si fa esattamente, certo non tutti ma la stragrande maggioranza, la stessa cosa. Cioè si utilizza, a partire dalla sosta selvaggia, il territorio come un immenso contenitore dove conferire di tutto e attuare ogni tipo di comportamento nocivo alla comunità. A cominciare dalle cicche di sigarette lanciate a terra. Anche se a due passi, per esempio nelle adiacenze delle fermate dei bus o vicino ai bar, vi sono capienti contenitori. Spesso ci si lamenta di chi amministra le comunità. Ma non si riflette mai abbastanza sui comportamenti scriteriati e irresponsabili della maggior parte degli amministrati. La storia e la leggenda vogliono che la Santa, portata giù dal monte tra le vie della città, la liberasse dal male. Ma chi può liberare dalla grave e mortale patologia dell'inciviltà i residenti, certo non tutti ma una larga parte, di una grande metropoli? Non c'è Santa che tenga. Né miracoli da attendersi da parte di nessuno.


Ci vorrebbe un cambiamento radicale che francamente non vediamo, né al momento pare possibile intravedere pure da lontano. Sappiano però, coloro che si inerpicano a piedi verso il monte sacro della città, ed è sacro non soltanto perché vi risiede la Santuzza, ma in quanto è uno splendido luogo naturalistico, che se si comportano da incivili non sono per nulla devoti. Ma soltanto incivili. E non basterà a guarirli né la partecipazione al festino laico del 14 luglio, né quella alla processione religiosa del giorno seguente e neppure le "acchianate" in massa di settembre, quando a inizio mese la santa viene celebrata in occasione della sua morte. Ecco, se ci si comporta quotidianamente da incivili si condurrà Palermo più alla morte, o alla perenne sofferenza, che alla vita. Viva Palermo, quella civile, e Santa Rosalia. 

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/palermo-sfida-civilta.html?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR36lU-30GrBRcEICFu7ntaKIDbSrQzWNC1zBAR5KwB4lRYC569c25AvcXY_aem_AcbhXkpHb5w_X1BjH3H6zd_Em2CnXagIErXEluhJ6cWwZD0RaRTqYkl3JXwxUn0xxHzem3mAO1_5cGpN9vay66cx

lunedì 27 maggio 2024

Palermo Calcio: quando l'opinione pubblica e i tifosi sono l'uomo in meno

 PalermoToday - 25 maggio 2024

Rosanero, guardiamo i numeri e parliamo di futuro

Francesco Palazzo

Campionato di serie B del Palermo, stagione 2023-2024. A bocce ferme e a sipario calato, si può parlare con dati certi. Innanzitutto partendo dai numeri per poi dire brevemente altre due cose. Argomenti, i numeri, come sappiamo abbastanza testardi. Abbiamo totalizzato 49 punti in 31 partite, momento in cui si è deciso, assecondando gli umori della piazza, cosa mai buona, il cambio della guida tecnica. Successivamente abbiamo totalizzato 10 punti in dieci partite, cioè le ultime sette della stagione regolare e le tre dei play off. Il paragone è dunque abbastanza semplice. Direi da scuola elementare. Basta una semplicissima calcolatrice. Nel primo caso si è raggiunta la media di 1,58 punti a partita, con la squadra sempre con ampia sicurezza in zona play off e con il secondo posto sfiorato nell'intervallo Cremonese - Palermo. Nel secondo caso registriamo 1 punto a partita, ossia ampia media retrocessione. Considerato che in 38 partite è retrocessa una squadra con 41 punti, ossia 1,07 punti a partita. Chiaramente, non ci vuole molto a capirlo, non si doveva andare appresso al mormorio della tifoseria palermitana e lasciare la fase finale del campionato e i play off al tecnico che conosceva bene ambiente, giocatori e società. Difficilmente si sarebbe potuto fare peggio nel mini torneo  in coda alla stagione regolare per provare ad accedere nella massima serie calcistica italiana. In realtà, questa lamentela continua, asfissiante, inutile alla fine, della parte più irragionevole e rumorosa della cosiddetta tifoseria palermitana, più che il dodicesimo uomo in campo è stata l'uomo in meno negli ultimi due campionati di serie B. È ciò è plasticamente dimostrato da quando lanciato in campo in occasione di Palermo - Venezia, prima partita della semifinale play off, proveniente, lo abbiamo visto tutti, da settori della curva nord. Nel momento in cui la squadra aveva bisogno del massimo sostegno, la si è danneggiata facendole perdere inutilmente tempo e deconcentrandola. Pensiamo adesso al prossimo campionato. I rosanero sono in buone mani, direi ottime, dal punto di vista societario. Il futuro non potrà che essere buono. C'è solo bisogno di un pubblico alla stessa altezza, che veramente segua e sostenga la squadra senza inquinare l'opinione pubblica calcistica con il mormorio continuo, tipico di una certa Palermo, che ha contraddistinto le ultime due stagioni calcistiche dei rosanero. Che negli ultimi cinque anni in realtà hanno fatto bene dopo il disastro del 2019. Un campionato di D vinto subito, dalla C alla B in poco tempo, due campionati di B nella zona alta della classifica, un centro sportivo che pone solide basi per I decenni a venire, essere entrati nell'orbita di una holding calcistica di livello mondiale. Ci sarebbe stato più di un motivo per non abbandonarsi al mormorio del piccolo cortile e guardare le cose come realmente stanno. Ma occorreva utilizzare più la testa, il ragionamento, che la pancia. Cosa abbastanza complicata, mi rendo conto, alle nostre latitudini.

lhttps://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/palermo-eliminazione-playoff-analisi-tifoso.html

23 maggio: concorso presidi, memoria e prove Invalsi

 ROSALIO - 23 MAGGGIO 2024

23 maggio 2024, tre ragionamenti intorno alla polemica

Francesco Palazzo


Sulla coincidenza temporale con il 23 maggio della prova concorsuale per dirigenti scolastici, che si svolge tra le 14 e 30 alle 15 e 30 da quanto leggiamo, si sono alzati alti i toni della polemica.

Si possono comprendere i motivi della lamentela. Si poteva trovare una data diversa. Alla fine della prova ci sarà solo per pochi insegnanti impegnati nel concorso il tempo per arrivare sotto l’albero Falcone. Partendo da questo fatto possiamo provare tuttavia a ragionare intorno a tre questioni.

La prima è che l’antimafia, ce lo diciamo sempre, non è soltanto il 23 maggio, il 19 luglio, uccisione di Borsellino e di quasi tutta la scorta, o il 15 settembre, omicidio di Don Puglisi, per fare soltanto pochi esempi. Perché altrimenti dovremmo stare attenti, sempre per fare soltanto altri pochi esempi, se si organizza qualcosa di diverso il 30 aprile, uccisione di Pio La Torre, oppure il 29 agosto, morte per mano mafiosa di Libero Grassi, o il 29 luglio, quando un attentato mafioso simile a quello di Capaci e Via D’Amelio uccise anche Rocco Chinnici. Le date sono ovviamente importanti, dietro di esse ci sono le persone scomparse, le loro storie, la nostra storia, e dunque tanti importanti nostri pezzi di memoria personale e collettiva. Ma fermarsi alle date, questa più importante quella meno, può essere un limite. Quello di un’antimafia che non sa dire e fare molto altro il singolo corteo o che addirittura organizza contro cortei nell’ambito dello stesso movimento, come avvenuto lo scorso anno il 23 maggio e come avviene di fatto pure quest’anno. 

La seconda questione riguarda proprio la coincidenza temporale della prova con il giorno pieno di eventi commemorativi e di riflessione. Va detto innanzitutto che ciò non pregiudica affatto la consueta massiccia presenza di scuole con circa cinquemila discenti e ovviamente tanti e tante insegnanti e dirigenti scolastici nella trentaduesima ricorrenza della strage di Capaci. Ma il punto è un altro. Celebrare la prima prova selettiva per futuri presidi, proprio nella vicinanza di una giornata così significativa, certo non nello stesso giorno, potrebbe essere un segnale positivo verso la scuola italiana. Insomma, nelle giornate in cui si fa memoria antimafia, selezioniamo i futuri dirigenti scolastici della scuola pubblica. Ai quali rimarrà nella memoria personale di aver effettuato l’accesso preselettivo proprio in collegamento con il 23 maggio. E magari, mi piace pensare, diranno alle comunità scolastiche dove saranno destinati, qualora promossi a tale incarico, che il loro mandato ha avuto il battesimo importante proprio nelle giornate in cui il paese faceva memoria e progetta un futuro libero dalle mafie. Ecco, dal prossimo anno, scegliendo senz’altro una data diversa, ma prossima o immediatamente successiva al 23 maggio, si potrebbe mettere nell’agenda di tale ricorrenza la prova concorsuale dei futuri presidi. Non è tutto, però.

Aggiungiamo la terza questione. Le prove Invalsi si intrecciano in questo caso temporalmente, e nell’uso delle stesse postazioni telematiche, con quelle preselettive dei Dirigenti Scolastici. Non c’è dubbio che servirebbe molto, nella lotta ai poteri mafiosi, che i livelli di apprendimento dei discenti del mezzogiorno progredissero, si tratta della parte d’Italia dove insistono in misura maggiore le mafie. Livelli di sapere e apprendimento degli studenti meridionali che vengono fotografati sempre in coda in ogni rapporto Invalsi, compreso ovviamente l’ultimo, ossia quello riguardante il 2023. Come accade del resto per le varie classifiche annuali sulla qualità della vita che immortalano in zona retrocessione le province meridionali e in special modo quelle siciliane. Gli insegnanti in tutte le regioni d’Italia fanno tanto e certamente avrebbero bisogno di maggiori riconoscimenti e di stipendi più alti. Detto ciò sarebbe il caso che la scuola del mezzogiorno si interrogasse su questo aspetto dell’apprendimento dei discenti, prima e dopo la ricorrenza del 23 maggio.

In generale, per finire, dovremmo puntare, sempre e in tutti i settori di impegno, alla sostanza, provando a misurare di continuo i risultati raggiunti. Soprattutto per quanto riguarda la lotta ai poteri mafiosi. Altrimenti, retorica aiutando e spirito critico mancando, per citare il grande Leonardo Sciascia, rischiamo tutti di perdere di vista la luna, ossia la lotta alla mafia concreta e quotidiana da mettere in campo, concentrandoci sul dito, cioè sulle polemiche annuali all’ombra dell’Albero Falcone.


https://www.rosalio.it/2024/05/23/23-maggio-2024-tre-ragionamenti-intorno-alla-polemica/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR3qzTTMD_vMgrMyD55CMJWhn-HAmG5Jsz7XOxUVYQ0r-6bWtCLN_OsW6Vw_aem_AcbZc0UmaFjZMnlTd_3DsWc11O6tuYfIuTDNBNxK3PVbxUjqbq0GdzXo4bmXKwf

martedì 30 aprile 2024

Una buona notizia per i marciapiedi di Via Libertà

            Palermo Today - 27 aprile 2024

"I nuovi marciapiedi di via Libertà e la critica a vuoto: c'è chi non ama davvero Palermo"

                    Francesco Palazzo


Quando i marciapiedi di via Libertà stavano in uno stato davvero pietoso, per usare un eufemismo, ero forse il solo a postare foto e a scrivere. Ora che miracolosamente li stanno rifacendo, si grida allo scandalo per questa provvisoria copertura che vedete in foto fatta dopo dei lavori. La quale chiaramente, non ci voleva un premio Nobel per arrivarci, è stata fatta in attesa che i lavori per la nuova pavimentazione, tra alcune settimane o qualcosa in più, arrivino dalle parti di via Lazio. Per i meno esperti, chiamasi vergogna a intermittenza. Tipo albero di Natale. Dipende da chi governa la città, e in questo caso pure senza fondamento alcuno.


Se sono i miei al potere chiudo entrambi gli occhi e dormo per cinque anni il "sonno dei giusti". Se in carica arrivano gli altri non c'è notte che riesca a prendere sonno al fine di spaccare il capello in quattro o in otto. Non c'era bisogno della precisazione di chi ha fatto i lavori di copertura momentanea per capirlo. Bastava fare due più due. Guardando la cosa da un altro punto di vista, va detto che la parte già rifatta non è male. Magari i lavori non saranno partiti velocissimi. Ma dopo essere stati decenni a osservare il disfacimento dei marciapiedi della via centrale di Palermo, penso si possa aspettare qualche mese in più per vedere un lavoro ben fatto.


Questa città ha ancora tanto da recuperare, anche e soprattutto con il fondamentale supporto dei cittadini. Ma nella misura in cui s'interviene a risolvere qualche annoso punto critico, bisogna soltanto prenderne atto con onestà intellettuale. Tra chiudere perennemente entrambi gli occhi e tenerli spalancati pure la notte, ci può essere una via di mezzo virtuosa. Che segna il discrimine tra una cittadinanza non esercitata e una cittadinanza attenta ma obiettiva. Alla fine è la differenza che passa tra amare solo se stessi e la propria compagnia politica e amare davvero Palermo. Amarla senza guerre preventive tra apocalittici e integrati, per citare il Maestro Umberto Eco.

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/marciapiedi-via-liberta-asfalto-polemiche.html


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