La Repubblica Palermo – 29 maggio 2020
Facciamo cadere gli ultimi alibi di chi
non vuole il ponte sullo stretto
Francesco Palazzo
Dunque l’alta velocità, con
"Italo" e "Frecciarossa", si fermerà a Reggio Calabria. Non
potrà avere accesso all’Isola perché non c’è un collegamento stabile tra Scilla
e Cariddi che lo permette. Conosciamo a memoria, e sino alla noia per la verità,
le motivazioni dei noponte. Per la verità ne è rimasta in piedi soltanto una.
Prima si diceva che quest’opera non si potesse realizzare da un punto di vista
tecnico. Come se cinquanta e più anni fa non fossimo andati persino sulla luna
e come se nel frattempo non fossimo stati travolti positivamente
dall’innovazione digitale, che ci è alleata in periodo di lavoro agile. Poi si
aggiungeva che siamo carenti di altre cose. Questo è un classico. Più de I
Promessi sposi. Prima queste e poi il ponte, si afferma a tutt’oggi. Come se il
collegamento stabile tra Messina e Reggio Calabria rendesse impossibile tutto
il resto. Cosa palesemente fuori contesto logico. Visto che pur non essendoci
il ponte non c’è neppure il resto. Ma ai no ponte a prescindere, come direbbe
Totò, non importa la razionalità. Che invece farebbe arrivare al pensiero
opposto. E cioè che la messa in cantiere di un manufatto così importante e
imponente, unico al mondo per le caratteristiche che presenterebbe, si
porterebbe dietro per forza di cose, ci vuole davvero molto poco a capirlo,
tutto il resto. Ma è difficile farlo intendere ai no ponte per partito preso.
Forse occorrerebbe uno di quei disegnini, non so se avete presente, è un
classico della Settimana Enigmistica, che si ottengono facilmente collegando i
puntini numerati. Tra l’altro, visto lo scenario di forte crisi economica
mondiale, determinata dalla pandemia in corso, della quale abbiamo iniziato a
vedere soltanto la punta dell’iceberg, e che farà soffrire di più le zone
economiche già deboli prima del coronavirus, e la Sicilia e la Calabria sono
tra queste, un’infrastruttura di questo tipo metterebbe al centro del mondo il
nostro paese e in primo luogo il meridione. Con tutti i vantaggi che possiamo
immaginare da un punto di vista dell’attrattività turistica. Che farebbe da
portentoso volano per tutti gli altri assi sociali ed economici. Nei momenti di
forte crisi, e quello che abbiamo solo iniziato a vedere lo è senza dubbio
alcuno, occorre essere in grado di volare alto. Solo così si può spostare l’attenzione
verso uno scenario positivo invece di accontentarsi di navigare nello stretto,
ora ci vuole, necessario per sopravvivere ai colpi della gelata che il virus ha
messo sopra a tutte le economie, ed a quelle malconce in particolare. Ai
nostalgici della traversata potremmo promettere, facendo ricorso al solenne
giuramento dei boy scout, di lasciare comunque alcuni collegamenti romantici e
teneri con i ferryboats. Noi, col loro permesso, e considerando soprattutto che
il ponte non sarebbe soltanto il semplice ma già fondamentale collegamento tra
due sponde, ma si iscriverebbe in una strategia fondamentale di collegamenti
internazionali, vorremmo andare avanti.