La Repubblica Palermo – 9 settembre 2019
La proposta per non disperdere la lezione di Cosimo
Scordato
Francesco Palazzo
Sul ritiro di Cosimo Scordato dalla guida profetica della Rettoria di
San Francesco Saverio all’Albergheria, mi sento di avanzare una domanda sul
passato, una considerazione sul presente e una doppia proposta sul futuro. Su
quanto è stato va osservato che se più presbiteri acquisiscono sul territorio
dei meriti particolari, sarebbe giusto che chi è preposto a tali nomine si
ponesse la domanda di scegliere tra loro la guida della diocesi. Non sono uno
storico della chiesa palermitana, ma non so a quale periodo bisogna risalire,
ammesso che sia mai accaduto, ma dovrebbe essere la norma, per trovare un prete
che formatosi e operante a Palermo sia diventato arcivescovo. Insomma, mi
chiedo, è stato corretto, per quanto poteva dare a tutta la diocesi, avere
tenuto per quasi un quarantennio un eccellente sacerdote e un teologo di
rilievo come Scordato, in una posizione significativa ma non di primo piano?
Per ciò che concerne il presente osserviamo reazioni solite in questi casi. Ci
si augura che mandino uno simile come sostituto, poi ci sono quelli che lo
seguiranno dovunque andrà. I più saggi sperano che vi siano in giro sempre più
presbiteri di qualità come lui. Ma quella che, anche involontariamente, si
dipinge in tal modo è una chiesa gerarchicocentrica, dove tutto dipende dalla
cultura, dal carattere, dalle aperture, dallo spirito democratico dei parroci.
Ma a San Francesco Saverio, certo anche per merito di Scordato, ma con
l’apporto di tante donne e tanti uomini, come ricordato dallo stesso
nell’intervista pubblicata su Repubblica il 6 settembre e durante l’ultima
celebrazione, è accaduta una cosa diversa. Si è formata una comunità di fede
matura, laica direi, dove per laicità si deve intendere un modo non rigido di
affrontare i ragionamenti intorno a tematiche complesse. Allora quello che si
deve auspicare è che questa comunità prosegua e rafforzi il cammino intrapreso
e che l’arcidiocesi faccia in modo di replicare simili percorsi in tutte le
parrocchie. Che non possono essere sacerdoti dipendenti, come quasi sempre
capita. Se il presbitero continua ad essere il tutto e il capo, tanta strada è
da fare. L’insegnamento di Cosimo, così semplicemente in tanti lo chiamano, è
proprio questo. Essere diventato parte, non comandante, del luogo che gli è
stato assegnato. E a questo punto, come proposta, inseriamo un doppio auspicio.
E cioè che Don Scordato abbia, non per mero titolo ma perché potrebbe ancora
dare molto, una posizione nella diocesi di ampia visibilità. Si potrebbe
pensare alla doppia carica di vescovo ausiliare, non ha ancora 72 anni e
potrebbe stare sino a 75, e di stimolatore nelle parrocchie di comunità di
fedeli che abbiano lo stesso approccio, non gli stessi pensieri, di quello nato
in questi decenni a San Francesco Saverio. Sarebbe un buon modo per non disperdere
il suo apporto dentro la chiesa palermitana. E per affermare che i cattolici
faranno molti passi in avanti se metteranno in campo non soltanto preti di
spessore, ma soprattutto ottime comunità di credenti.