mercoledì 2 settembre 2020

I giovani che tornano a lavorare al nord dopo il lockdown trascorso al sud.

 La Repubblica Palermo – 1 settembre 2020

La politica dei sussidi che fa fuggire i nostri giovani

Francesco Palazzo


 Quasi tutte le famiglie, in questi mesi d’emergenza sanitaria, hanno fatto, e in parte continuano a fare, un’esperienza particolare. Che non era messa nel conto a inizio 2020. Convivere con i giovani tornati, temporaneamente, in terra sicula e più in generale nel meridione. Sia per completare gli studi in vista di una laurea magistrale, ma già pronti sulla rampa di lancio per tornarsene al nord o in giro per l’Europa. Sia per lavorare in smart working o per una pausa, pronti a continuare o ricominciare altrove ora che l’economia, in timida ripresa nelle regioni forti, sta consentendo loro di staccare l’ennesimo biglietto di sola andata. Del resto, solo da sistemi economici produttivi e solidi hanno continuato a ricevere in questi mesi offerte lavorative qualificate da aziende di alto livello pur in un periodo di forte crisi come quello che ci tocca vivere e che durerà non sappiamo ancora quanto. Qua al massimo, e mi riferisco a un fatto realmente accaduto, un ingegnere gestionale, che ha completato triennio e biennio magistrale, può vedersi proporre uno stratosferico porta a porta. Guardiamoli negli occhi, queste donne e questi uomini, perché tali ormai sono, finiamola di chiamarli ragazzi, che sono tornati per poco tempo a viverci accanto. Respiriamo la loro freschezza mentale e impariamo dalla loro voglia implicita di non voler più sentire parlare di sussidi. Sanno quanto valgono e vogliono dimostrarlo. Ma non riusciamo a fare loro strada. Fermi come siamo, purtroppo, ad ascoltare, ancora, nel 2020, sirene che inneggiano al solito schema di gioco che guarda all’assistenzialismo del socialmente utile. Con il quale si è sempre vinto facile a queste latitudini. Relegando queste terre ad un destino non bello e portandole fuori dalla strada dello sviluppo. Ma come ha detto Mario Draghi al recente Meeting di Rimini, c’è bisogno d’investire su di essi, facendo in modo che le varie forme di assistenza siano di breve periodo e non strutturali e di lunga durata. Anche perché, ha chiosato l’ex presidente della Banca Centrale Europea, abbiamo un obbligo morale verso di loro, visto che saranno quelli che dovranno onorare i debiti che stiamo necessariamente contraendo in questo momento drammatico. Confrontarsi con loro, con questi nostri figli, figlie e nipoti, in questi mesi, è stato ed è utile per chi ha i piedi piantati anagraficamente nel ‘900, ma la testa nel domani. Per coloro che ancora affondano in una società che ha prodotto a piene mani e produce ancora interventi paternalistici e caritatevoli, la via è sempre la stessa. Nel volume, pubblicato da Rubbettino, da poco in libreria, "Divario di cittadinanza - Un viaggio nella nuova questione meridionale", Antonio Fraschilla e Luca Bianchi, dopo un’analisi accurata anche di questa problematica, riportano la cifra che il sud ha perso negli ultimi 20 anni per questa fuoriuscita migratoria. Circa 30 miliardi. Come società siciliana dovremmo farci guidare da queste giovani colte generazioni. Convincerle con tutti i mezzi a riprovarci nella loro terra. Ma occorre mutare mentalità, cambiare scenari, capovolgere la clessidra. Lo capirebbero subito loro. Quando inizieremo a vederli alla guida della nostra società meridionale, in tutti gli ambiti, vorrà dire che gli avremo fatto veramente spazio. Se non lo sapremo fare i divari di cittadinanza, rispetto alla parte più ricca del paese saranno sempre più evidenti e marcati.

 

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