CENTONOVE
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
N. 43 del 16 Novembre 2012
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Il voto che costa
Francesco Palazzo
Tre episodi vissuti
direttamente, uno prima delle elezioni e due la settimana successiva
al 28 ottobre, possono servire a capire come si è raccolto il
consenso di una parte (residuale, piccola, ampia?) della minoranza di
siciliani che è andata al voto. Sabato mattina, vigilia delle
elezioni. Presso il popolare mercato palermitano del Capo due
galoppini fermano diversi conoscenti ai quali si rivolgono in maniera
concitata. Il messaggio è che recandosi in una determinata piazza di
Palermo, portando la fotocopia della scheda elettorale, si potranno
ricevere due buste di spesa senza uscire un centesimo dalla tasca.
Alcune persone assicurano che è tutto vero. Uno del piccolo
capannello che si forma, assicura che suo cugino c'è andato il
giorno prima e ha ricevuto quanto promesso. Un altro suona alla
moglie e sale a casa per prendere la scheda elettorale. Un
commerciante rientra in negozio e dice che lui andrebbe, ma due
pacchi di spesa sono pochi. Se si trattasse di cinquecento euro si
potrebbe cominciare a discutere. A un certo punto i galoppini vanno
via di corsa. Occorre battere altre zone e portare altrove la lieta
notizia della spesa a sbafo in cambio del voto. Avrà funzionato tale
metodo di raccolta del consenso last minute? Qui siamo allo scambio
che precede il voto. Tutto si basa sulla fiducia. Coloro i quali
riceveranno il “dono” poi non sgarreranno dentro la cabina
elettorale. “Ma come fanno a controllare”? Uno del Capo se lo
chiede, i galoppini assicurano che ci riescono, ottenendo l'assenso
preoccupato dei presenti. Un anziano zittisce tutti. “Io se mi
danno la spesa ci voto, è una questione d'onore”. Altro scenario a
tre giorni dal voto. Siamo nella zona vicina al Civico e al
Policlinico. Tre giovani discutono animatamente, i decibel aumentano
man mano che la discussione entra nel vivo. In questo caso niente
fiducia. Il “dono”, sotto forma di moneta sonante, sarebbe stato
consegnato dopo aver contato i voti. I tre ventenni ne fanno una
questione basilare per la consistenza delle loro finanze. Dovrà
trattarsi di una somma non trascurabile. Il problema è concreto e va
risolto. Il tipo che ha chiesto, secondo questi giovani, raccolta di
voti in cambio di soldi non ha pagato. Malgrado, dice il più nervoso
dei tre, abbia preso migliaia di preferenze. Uno dei tre sembra
saperla più lunga. Annuncia che comunque lui tornerà tra qualche
giorno e a muso duro andranno ad affrontare la questione. Ad un certo
punto si coglie la motivazione del mancato pagamento. I voti spuntati
dalle urne in quella zona non sono stati numericamente quelli
pattuiti. Pochi voti, niente denaro. Perché, secondo quanto sostiene
uno dei tre, chi è stato fedele alla promessa ha già ricevuto
quanto stabilito. Ma loro sostengono che i voti li hanno capitati. A
un certo punto siamo costretti ad allontanarci, ma da lontano vediamo
che il teso simposio continua. Riceveranno i nostri racimolatori di
voti quanto ritengono di avere diritto? Il terzo episodio, che
probabilmente spiega il primo e il secondo, è un dialogo carpito, a
sette giorni dalle elezioni, tra professionisti che vorrebbero una
politica pulita e sanno però come funziona quella sporca. Andrebbe
così, spiega quello che sembra il più esperto. Chi raccoglie voti
con metodi, diciamo, discutibili, fa un ragionamento molto semplice.
In una zona mobilita i galoppini e sa che deve aspettarsi un certo
numero di voti. Se ne arrivano due, tre in meno, va bene, può essere
che ci sia qualche malato che proprio non può recarsi al seggio. Ma
se ne mancano qualche decina, ecco che paga tutto il gruppo a cui, in
quella zona, nei diversi seggi, è stato assegnata la missione di
convincere, distribuendo beni di ogni tipo, la gente a votare per il
candidato. Allora, forse, i tre ragazzi hanno svolto bene il loro
compito, ma il gruppo a cui appartengono non ha lavorato
complessivamente bene e quindi niente corrispettivo pure per loro. Se
questa è la regola, chissà come è finita ai galoppini del Capo.
Avranno ricevuto il compenso dopo aver piazzato le buste di spesa
all'ombra del Teatro Massimo?