CENTONOVE
Settimanale di Politica, Economia, Cultura
N. 48 del 21 Dicembre 2012
Pag. 46
Amat senza controlli
Francesco Palazzo
L'AMAT, l'azienda di trasporto pubblico
palermitana, ha avuto difficoltà nel pagare gli stipendi di novembre. Non è la
prima volta che accade. Pare che il deficit sia di 20 milioni. Somma che si
aggiunge ai 140 milioni che il comune deve all'Azienda. Sono già state
tagliate delle linee. Ci sono vie d'uscita da questa situazione? Si potrebbe
iniziare, banalmente, controllando sempre e facendo pagare tutti i viaggiatori.
Perché ciò, incredibilmente, non avviene. E' come se al supermercato o al bar
pagasse solo chi ne ha voglia o chi incappa in un episodico controllo. Tali
esercizi commerciali calerebbero le saracinesche nel giro di niente. Mi è
capitato di prendere il 101, alle 11 e 30, dallo stadio sino al Teatro Massimo.
Alle fermate che intercorrono tra i due punti citati, si sono imbarcate novanta
persone. Sono stato attento, le obliteratrici hanno emesso il loro particolare
suono, tipico di quando si infila dentro il biglietto, quindici volte. Come
viaggiavano gli altri 75? Non lo sapremo mai, nessuno ha controllato. Nella
migliore delle circostanze avrebbero potuto avere ciascuno o un abbonamento,
oppure essere in possesso di un biglietto in corso di validità. A Oslo o a
Londra l'avremmo chiusa così. Ma basta avere un minimo di esperienza di viaggi
in autobus a Palermo, per potere invece pensare che gran parte di essi
viaggiavano a scrocco. Del resto, quasi tutti quelli che salivano e non
obliteravano, avevano quell'aria circospetta e indagante che ha il palermitano
quando cerca di scrutare se ci sono controllori in vista. Una della massime più
gettonate nel capoluogo in vista delle elezioni è “cu acchiana acchiana un
m'interiessa, basta ca un acchiana u cuntrulluri”. Se fosse vero che gran parte
dei non obliteranti in realtà stava utilizzando in maniera gratuita un mezzo
pubblico, dalle 11 e 30 alle 11 e 50 di un sabato mattina l'AMAT ha perso dei
soldi. E' possibile quantificare? Una stima di qualche tempo addietro
individuava in un 35 per cento la pattuglia dei portoghesi. Ci sembra al
ribasso, ma diamola ancora per buona. Ciò potrebbe significare che trentadue
passeggeri dei novanta non hanno pagato. Moltiplichiamo tale cifra per un euro e
trenta, il costo del singolo biglietto. In venti minuti, l'AMAT ha
presumibilmente perso, in un sola linea, per un breve tratto di una sola corsa,
quasi 41 euro. Se proiettiamo tale passivo su un'intera giornata e poi a livello
mensile e quindi a livello annuale, considerando tutte le linee e tutte le
corse, ci rendiamo conto di come un privato avrebbe già chiuso da tempo i
battenti. Ma, statene certi, un privato non lascerebbe margini così ampi di
libertà agli utenti. Evidentemente ci sono abitudini difficili da scalfire. Nei
mezzi dell'AMAT si continua ad accedere da tutte le bussole, cioè non si applica
una disposizione della stessa azienda che obbligherebbe, se ricordiamo bene, ad
entrare dalla porta anteriore. In tal modo, come succede in altre città europee
e italiane, recentemente l'ho sperimentato a Como, i conducenti potrebbero
essere autorizzati, attraverso una disposizione di servizio, a controllare i
titoli di viaggio. Attualmente ignorano se gli utenti sono in regola o no. Ma il
mancato incasso, oltre a riguardare tutti, qualcuno dovrebbe spiegarglielo,
minaccia anche il loro stipendio. Cosa che, infatti, sta avvenendo. E qui
l'esempio è limitato ad una linea del centro città. Dove, anche quando sale a
bordo il controllo, è sempre composto da due impiegati, a volte anche tre. Ciò
che altrove fa una sola persona, abbattendo del tutto il numero dei non paganti,
da noi viene svolto da tre o quattro, che però, complessivamente, non fanno
scendere complessivamente di molto l'asticella di quanti utilizzano
gratuitamente un mezzo pubblico. Se ci trasferiamo in periferia, è facile
ipotizzare che il picco degli evasori sia notevolmente più pesante. Si può
cominciare, dunque, per tentare di colmare almeno in parte il disavanzo
finanziario della partecipata comunale, col mettere in pratica un sistema che
permetta di controllare sistematicamente tutti coloro che usufruiscono dei mezzi
AMAT?