La Repubblica Palermo - Mercoledì 5 Settembre 2012
Pag. I
Quel treno superveloce di un altro pianeta
Francesco Palazzo
Il 26 agosto è partito
Italo. E' un treno che collega, più volte al giorno, Roma e Milano
in due ore e 45 minuti. Dispone di collegamento wireless gratuito,
servizio ristorante e addirittura di un vagone cinema. Troppa grazia.
Roma e Milano distano quasi 600 chilometri. Cosa può importare a chi
vive e si sposta in Sicilia tale notizia? Niente. Solo che ad inizio
autunno si andrà alle urne per il rinnovo dell'assemblea regionale e
per l'elezione del governatore. E viene, così, a tempo perso, voglia
di confrontare Italo, che beato lui corre veloce, con la lentezza
esasperata dei nostri viaggi regionali lungo le linee ferroviarie.
Che è un po' la proiezione sul territorio dei ritardi barocchi,
perché spesso travestiti da rivoluzione, della nostra politica. Per
dire, se volevate andare il 26 agosto, cioè nel giorno in cui Italo
emetteva il primo vagito, da Palermo a Catania, separate da 209
chilometri, due terzi in meno di quelli che ci sono tra Roma e
Milano, dovevate mettervi buoni buoni e considerare che ci avreste
impiegato da un minimo di 2 ore e 45 minuti, con un convoglio
partente alle 6 e 38, quindi con levataccia incorporata, ad un
massimo di 4 ore e minuti 16. E questi sono i tempi migliori. Perché
se, per caso era vostra intenzione prendere le mosse, invece, il
giorno prima, 25 agosto, il gioco si sarebbe fatto ancora più duro.
Da un minimo di 4 ore e 28 e un massimo di 6 e 05 minuti. Ovviamente,
wireless, punti ristorazione e cinema ve li potevate scordare. E
ancora non avete visto niente. Perché, se sempre il 26 agosto,
pensavate di recarvi sciaguratamente in quel di Siracusa, potevate
dimenticare la dimensione temporale. Perché, se sceglievate di
partire comodamente alle 10 e 07, sappiate che sareste arrivati alle
18 e 20, in tutto 8 ore e 13 minuti. Palermo da Siracusa è divisa da
258 chilometri, meno della metà di quelli che intercorrono tra Roma
e Milano. Uno, però, potrebbe obiettare. Ma che ci dovevo andare a
fare io a Catania e Siracusa? Giusto. Non è un obbligo. Voi vi
sareste tenuti più vicini, andando magari a visitare il bel centro
storico di Trapani. Sono 107 chilometri, una bazzecola: Italo ci
metterebbe meno di mezz'ora. In tal caso, potevate agilmente
scegliere tra 2 e 31 minuti o, preferendo affrontare la vita con
calma, vivervi per intero il treno che vi avrebbe scaricato a Trapani
in 4 ore e 21 minuti. Ma se vi fosse venuto il desiderio di visitare
i luoghi del Commissario Montalbano, per il 26 agosto niente da fare,
non c'erano treni per Ragusa, e neanche il 25. Il 27 avreste avuto
una sola possibilità. In sette ore nette il vostro treno avrebbe
percorso i 271 chilometri che staccano i palermitani dai ragusani.
Potremmo proseguire con i tempi che ci vogliono per collegare Palermo
con le restanti province di Messina, Enna, Caltanissetta e Agrigento.
Ma non aggiungeremmo niente di significativo alla nostra storia. A
questo punto, però, qualcuno dirà che la politica siciliana c'entra
poco con questo scenario. Formalmente sarà anche così. Parliamo di
infrastrutture novecentesche che non possono essere ammodernate
ricorrendo al bilancio della regione. Ma tutti sappiamo che le cose
stanno in un altro modo. Solo una classe dirigente locale di non
altissimo livello poteva determinare, nei quasi sette decenni
autonomisti, queste condizioni di modernità mancata. Fanno, perciò,
sorridere quei contendenti per le le elezioni d'autunno che si
sfidano sull'autonomismo, ormai ridotto a una bandiera lacerata e
piena di buchi. Manco buona per essere sventolata nelle infinite
stazioni da dove transitano i treni siciliani che non arrivano mai.
Questo pezzo avrei voluto scriverlo io. Lo condivido sillaba per sillaba. Grazie.
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