La Repubblica Palermo
27 agosto 2015 - Pag. I
Gli inutili acronimi non coprono il degrado
Francesco Palazzo
Non c’è più la GESIP e ora abbiamo la RESET (Rete Servizi Territoriali).
Ai cambiamenti di sigle di precari, socioutili e affini siamo abituati ormai da
decenni. Quanto nel tempo è cambiato nella sostanza già lo sappiamo. Cosa
muterà adesso con questa nuova configurazione societaria lo vedremo. Fermo
restando che parliamo sempre di assistenzialismo rivolto verso la parte più
debole della società e non di progetti che vedano entrare nelle pubbliche
amministrazioni giovani laureati che potrebbero portare competenze, freschezza
d’idee e nuova linfa. Tutto ciò mentre non si finisce d’ipotizzare la nascita
di nuove sacche di precariato. Andando in un ufficio pubblico comunale, situato
a pochi metri del bel ponte bianco sul fiume Oreto, da poco inaugurato, ho visto
pareti nere, immortalate in alcune foto, perciò una stanza dentro la quale non
è dignitoso accogliere l’utenza. Quanti uffici cui accede il pubblico, di
pertinenza del comune, sono in queste condizioni? Il mio accesso presso detto
piccolo ufficio decentrato comunale accade perché al momento la sede della
seconda circoscrizione, sita a Brancaccio, risulta chiusa per dei lavori. Ma
non si può continuare a tenere aperto un ufficio pubblico mentre si realizzano
delle opere, a meno che non si stia buttando tutto giù per rifarlo da capo? E
comunque, non so di chi sia il compito, operai della RESET o altri, sarebbe il
caso di inviare un imbianchino per rendere quelle pareti pulite e quella stanza
un minimo vivibile. La zona, peraltro, visto che a pochi passi sorge il Ponte
dell’Ammiraglio, è dentro il percorso arabo-normanno che è appena divenuto
patrimonio dell’umanità. Ma ciò è secondario, i muri degli uffici pubblici non
dovrebbero ridursi in questo stato in nessun luogo che sia di pertinenza
dell’amministrazione comunale palermitana. Tornando, poi, la stessa mattina al
centro città, imbocco Viale Regione Siciliana dalla fine dell’autostrada
Palermo-Catania per uscire quasi all’imbocco della Palermo-Trapani-Mazara del
Vallo. Ebbene, solito spettacolo. Questo lungo anello, taglia di fatto in due
la città, e che è il biglietto d’ingresso a Palermo, è sostanzialmente
abbandonato a se stesso. Erbacce ovunque, alberi e piante non curati, aghi di
pino disseminati lungo tutti i bordi della strada, detriti che volano giù dai
finestrini delle auto che stazionano per settimane. Insomma, davvero una bella
presentazione per chi entra nel capoluogo siciliano. E non è una cosa degli
ultimi tempi, sono anni che va avanti così. Non sappiamo se la RAP (ex AMIA), la
RESET (ex GESIP) o altre sigle presenti o future dovrebbero occuparsi della
pulizia di tale lungo e principale tratto viario. Ma è chiaro che non è decoroso
lasciare Viale Regione Siciliana in queste condizioni. Tutte queste cose,
piccole o grandi che siano, ti stridono dentro quando capita, nel periodo
estivo, di essere reduce dalla visita in qualche capitale europea. Dove il
dibattito non si svolge attorno alle trazzere regie, all’immondizia che non si
raccoglie, ai precari che vengono passati da un contenitore a un altro. A Oslo
hanno realizzato negli ultimi anni, vicino alla zona portuale, un maestoso, portentoso,
panoramicissimo e architettonicamente modernissimo teatro lirico. Come dire,
una città che guarda avanti e che non mira a rimescolare solo il proprio
passato, visto che già avranno avuto un teatro lirico in funzione. A
Copenaghen, oltre le migliaia di biciclette che vedi posteggiate ovunque, trovi
stazioni di bici elettriche che puoi affittare e farti un bel giro della città.
Da noi il bike sharing inizierà tra qualche mese. Ma sulle piste ciclabili siamo
ancora all’alba. In questo caso si sta andando molto stranamente al contrario.
Prima le bici e poi le strade. Vedremo dove viaggeranno le 420 bici che il
comune metterà in campo e le altre dei privati.