lunedì 28 ottobre 2024

Prima vittoria dentro casa del Palermo e altre storie dentro e intorno al Barbera

 Rosalio Il blog di Palermo - 26 ottobre 2024

 PALERMO - REGGIANA. DAL BARBERA E DINTORNI È (QUASI) TUTTO.

La partita, gli estorsori in piazza, la Favorita e il Central Park, i colori rosanero e i Florio, il fascismo, Viale Salvatore Schillaci, Castello Utveggio, PD e Italia Viva.

Francesco Palazzo


Nel taccuino elettronico la partita ha il suo esordio con il parcheggiatore estorsivo nei pressi dello stadio, Piazza Giovanni Paolo II, che dice, a chi sta pagando allegramente il pizzo per aver guardato il mezzo, che ancora non si è fatto il segno della croce. Cioè non ha messo nulla in tasca. E il palermitano provvede a farglielo fare il segno della croce. Che problema c'è. Ma possibile che in un'area super presidiata dale forze dell"ordine, non si riesca a bonificare da questo punto di vista un territorio abbastanza circoscritto? Così è. Va pure sottolineato che la mafia potrebbe, come dire, regolamentare queste presenze estorsive in occasione delle partite. Ma che ve lo dico a fare.

Il Palermo che si presenta al Barbera è reduce da una quasi sconfitta sotto la pioggia a Modena, cioè una vittoria che si è fatta sfilare come la maglia che nella stessa partita è stata tolta a un giocatore rosa durante le fasi di gioco, e da una sconfitta in casa. Dove non si riesce ancora a vincere. Siamo alla decima e con oggi va via più di un quarto di torneo. Rispetto ai 12 punti del Palermo la prima, il Pisa, ne ha 10 in più, la seconda, lo Spezia ( a proposito avete visto il gol bellissimo di Soleri tipo fuga per la vittoria?) ci precede di 8 punti. Nulla di irrecuperabile, ma già la classifica comincia ad avere una fisionomia meno provvisoria. Rispetto ai due tornei di B precedenti dell'ultima fase della storia della società di Viale del Fante, che vedrei meglio come Viale Salvatore Schillaci (che ne pensate?), siamo più o meno in mezzo, essendo settimi con 12 punti ma in condominio con altre cinque squadre. Nel primo campionato in cadetteria dopo nove partite il Palermo era diciassettesimo, nel secondo, sempre dopo nove incontri andò molto meglio, il Palermo infatti era secondo. Il problema comunque non sono soltanto i freddi, ma concreti, numeri. La squadra non ha ancora una sua fisionomia, una propria specifica caratura, ogni partita è un giro di tombola, non si sa mai cosa possa uscire dal sacco. Pure una vittoria oggi a questo punto non muterebbe di molto lo stato delle cose. Anche se con tre punti in più, come con la classica pancia piena, si ragiona sempre meglio.

In questa settimana proprio nel sito dove sorge il Barbera, ossia il Parco della Favorita, si svolgono, sino a domani, diverse attività. In un luogo che potrebbe essere come il Central Park della Grande Mela, dove l'ultima auto ha viaggiato nel 2018, ma purtroppo è ben lontano dal diventarlo. Sinora più parole che fatti, per un luogo che doveva divenire il Teatro Massimo dello svago in mezzo alla natura dentro la città. 

Va detto che i rosanero celebrano, il primo novembre 2024, 124 anni di storia con una serie di iniziative. Era il 1900, da allora ci sono state tre rifondazioni, nel 1920, nel 1987 e nel 2019. Anche i granata della Reggiana, pure  loro a 12 punti, sono reduci come il Palermo da una rifondazione, nel 2018. A proposito della storia del Palermo, recentemente ho appreso che i due colori, il rosa e il nero, fanno, o farebbero, riferimento a un amaro e a un liquore di Casa Florio. E che durante il fascismo, essendo le dittature tutte stupide allo stesso modo, ritenendo il rosa troppo femminile, lo si sostituì con i colori della città giallo e rosso. La maglia era a strisce gialle e rosse con lo stemma della città e l'emblema del partito fascista sul petto, mentre i pantaloncini erano bianchi. Ovviamente era previsto il saluto romano per i giocatori. 

Nel catino del Barbera la emiliana formazione avversaria non viene fischiata come al solito. La civiltà dovrebbe essere la norma, invece occorre sottolinearla. Nel primo tempo visto dalla tribuna i rosa attaccano verso la nord. Nei primi quindici minuti è la Reggiana che per prima va più vicina al gol, i padroni di casa sembrano comunque sul pezzo con azioni pericolose giocando quasi sempre nella parte di campo in attacco. Proprio quasi al quindicesimo i rosa vanno in avanti dopo un lungo consulto al VAR. Bel tiro basso dal limite dell'area a girare da parte di Gomes. Le luci accese già in pieno giorno illuminano la luce, il Castello Utveggio dall'alto osserva silenzioso.

Nei secondi quindici del primo tempo il Palermo continua a dare una buona impressione, sfiorando pure il gol all 22mo con Henry. Bel colpo di testa. Poi subito un'altra occasione. Oggi la ruota pare girare per il verso giusto. Sarà perché è sabato pomeriggio ma c'è molta meno gente del solito. Al 25mo traversa e poi secondo gol di Henry. Siamo 2 a 0 come l'ultima a Modena nel primo tempo. Ma oggi non piove.

 L'ultimo quarto d'ora della prima frazione vede all'inizio il Palermo andare vicino al terzo gol. Ci sono striscioni e cori a favore dei tifosi diffidati. Non è bello e non si capisce come vengano permessi. I rosa chiudono il primo tempo pimpante e deciso. Si presenta diverse volte ancora minaccioso sotto la porta avversaria. Voti alti per tutti i reparti. La Reggiana sembra di una categoria inferiore, almeno quella vista sinora. La prima vittoria in casa pare già in freezer, e col caldo che c'è a Palermo va più che bene. Essendo però il pallone rotondo e i sacri numi del calcio mutevoli, vediamoci il secondo tempo. Nell'intervallo il solito coro incivile: catanesi pezzi di merda. Cosa da rispondere: siti tanti arancini (alla catanese) chi pieri (con i piedi). Se permettete una nota politica. Al Barbera si conferma la vicinanza tra PD e Italia Viva, celebrata a livello nazionale in un altro campo di calcio. I riformismi che parlano e si intendono sono una buona notizia. 

All'inizio del primo quarto d'ora del secondo tempo il Palermo parte avanti, stavolta direzione curva sud. Al 51mo gol sfiorato. Al 53mo i granata sono quasi dentro, un miracolo toglie la palla dal sacco dei rosa. Il VAR conferma. La Reggiana riprova a farsi sotto al 58mo con un cross da destra. Primo quarto d'ora di sostanziale e solido controllo per i rosa. 

All'inizio del secondo quarto d'ora del secondo tempo la compagine di casa impensierisce il portiere avversario. Al 65mo due sostituzioni per il Palermo, pure la Reggiana inizia il giro dei cambi. Al 70mo fiammata dei rosa, che poi procede ad altri due cambi in difesa e in attacco.

Iniziano gli ultimi quindici giri d'orologio e il freezer della vittoria rimane ben chiuso. La partita è saldamente in mano ai rosa. Al 78mo il portiere del Palermo sventa con un colpo di testa poco fuori l'area una puntata dei granata. Al 79mo i granata ci riprovano. Ma tutto sotto controllo. All'83mo buona pressione in area avversaria della Reggiana. Poi sempre o quasi Palermo.

Triplice fischio dopo sei minuti di extra time. Arrivano finalmente i tre punti in casa. Presi senza incertezze. Ma, sia per la caratura dell'avversario, sia per il fatto che una partita non può certo cancellare le incertezze viste nelle passate giornate al Barbera e che i gol dovevano essere più di due per il gioco prodotto, i rosa sono da rivedere sotto Monte Pellegrino. Guardandolo, il monte sacro dei palermitani, non si vede il santuario. Ma penso che Santa Rosalia abbia pure lei tirato un bel sospiro di sollievo. Ora siamo al quinto posto, ma la strada per raggiungere classifica e posizione da promozione è ancora lunga. Alla prossima sfida palermitana con questa rubrica. Al Barbera domenica 3 novembre di pomeriggio arriverà il Cittadella. Che attualmente lotta in zona retrocessione. Mentre il 30 ottobre il Palermo sarà a Mantova. 

https://www.rosalio.it/2024/10/26/palermo-reggiana-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/?sfnsn=scwspmo&fbclid=IwY2xjawGMTzRleHRuA2FlbQIxMQABHa6H61lM2_m5qjOaM0zyXeM2Yis0PpAGhx4YefDsd8KjA8Du6z44uiGSNw_aem_wmZYABdksnc-Ut7ymBGJmA

martedì 22 ottobre 2024

Le arancine col zucchero sopra e i cestini di Palermo

 Palermo Today - 21 ottobre 2024

L'arancina, i tovaglioli da gettare e quei cinque cestini tutti pieni

Francesco Palazzo


Prendo un'arancina in un bar di Viale Piemonte a Palermo, mangio il prodotto, di buona qualità sia messo agli atti, e mi rimangono i tovaglioli. Sono a piedi. Passeggiata rilassante. Mi immetto in Via Trinacria. Al primo contenitore, penso, butterò ciò che ho in mano. Che fa, non trovo un contenitore a due passi da Via Libertà. Infatti. Ne trovo adfirittura cinque come  quello che vedete in foto. Uno dietro l'altro. Precisi. Sembrano la fotocopia perfetta l'uno dell'altro. Pieni quasi a scoppiare e pure con roba messa sopra. Solo alla fine della lunga strada, dove c'è pure una scuola elementare, trovo un sesto contenitore, non vuoto ma quasi pieno come i precedenti cinque, ma almeno con uno spazio dove depositare, non gettare, i tovaglioli. Sfiorando però, con un certo disgusto devo dire, quello che già fuoriesce. Lungo la via, che porta a Piazza Giovanni Paolo II, zona stadio Barbera, un tappeto di foglie non tutte cadute oggi, cartacce e plastiche varie. Va detto che sabato, visto che siamo vicini allo stadio, il Palermo ha giocato fuori casa  a Modena. Dove certamente la città, che ve lo dico a fare, è più pulita. Anche perché, che ve lo dico a fare, più alto è il livello di cittadinanza. Non che questa notizia dei rosanero in Emilia debba suonare come una sorta di giustificazione nel caso avessero giocato in casa. È soltanto una semplice annotazione di cronaca che declina una situazione di normalità quotidiana. Va pure detto, ad onor del vero, che spesso, e vale pure per i nostri sei contenitori, i cittadini del quartiere residenziale, che certo qualche giorno di scuola l'hanno fatto e un po' di educazione civica l'hanno recepita, riempiono gli stessi mettendo anche voluminosi sacchetti d'inmondizia. Così come i suddetti cittadini, non tutti ma molti, e certo non soltanto in Via Trinacria, lasciano le deiezioni dei loro incolpevoli e simpatici animali domestici a impreziosire i marciapiedi. Anzi, mettendo i piedi sopra un sacchetto lasciato sul marciapiede, con dentro i bisogni del simpatico cucciolo, mentre cercavo di depositare i tovaglioli, stavo planando tipo discesa libera. E pensare che ero entrato nel bar soltanto per prendere una semplice arancina. Rigprosamente "Accarne". Quelle   "Abburro", mi perdonerete, ma non mi piacciono molto. E qua, tra arancine e arancini, tra abburro e accarne, si possono scatenare, lo sappiamo, serie guerre di religione. Se poi vi dico che preferisco mangiarle con un velo di zucchero sopra quando posso, magari quei pochi o molti che mi conoscono mi tolgono pure il saluto.


https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/cestini-rifiuti-pieni-palermo.html?fbclid=IwY2xjawGE69tleHRuA2FlbQIxMQABHT3BFYi1Cwdt66VOx4mP3626l3KEgSGej4pgQBnS50dFK65d8S76A02TnQ_aem_DAa1cXgUtwn9O9heCyb6aA

giovedì 17 ottobre 2024

Preti antimafia del secolo scorso. E oggi?

 Città Nuove Corleone

L'ultimo prete antimafia?

Francesco Palazzo

https://www.cittanuove-corleone.net/2024/10/lultimo-prete-antimafia.html?m=1



È morto don Giacomo Ribaudo, prete antimafia, per tanto tempo parroco della Magione a Palermo. Non è una definizione di chi scrive, né soltanto quella di chi fuori dagli ambienti ecclesiastici così lo ha conosciuto e in tal modo lo definisce adesso che non c'è più. È la stessa arcidiocesi di Palermo che lo descrive così attraverso il proprio sito e i canali social. "E' tornato alla Casa del Padre don Giacomo Ribaudo. Fu particolarmente impegnato nei temi della promozione umana con attento e puntuale riferimento sulle tematiche del contrasto alla mafia, alla criminalità organizzata e al riscatto degli ultimi e degli emarginati. In un intervento di alcuni anni fa disse: “Il nostro ruolo è culturale e sociale, mentre i compiti di repressione spettano allo Stato. Noi dobbiamo annunciare il Vangelo e difendere i deboli, promuovere la giustizia e la solidarietà contro ogni forma di prepotenza e prevaricazione”.  Questo il virgolettato e la citazione della curia. Va sottolineato che parliamo dello stesso modo di pensare e di fare di don Puglisi. Quando affermava in quel di Brancaccio, a San Gaetano, riferendosi chiaramente anche alla mafia e agli interventi sul territorio che dovevano contrastarla, che "dovrebbe pensarci lo Stato, ma intanto ci siamo noi, senza illuderci di poter risolvere tutto". Ora, la domanda è la seguente. Ci sono attualmente altri preti chiaramente antimafia nella diocesi di Palermo, ossia nelle chiese parrocchiali, così come lo erano don Puglisi e don Ribaudo? Le risposte potrebbero essere due. No, non ve ne sono più perché la mafia è molto indebolita e quasi non esiste più. Tale risposta non è purtroppo abbordabile. Non perchè lo dico io. Dobbiamo riferirci alla presenza odierna di Cosa nostra nel territorio, confermata da molteplici e sempre convergenti indagini, dalle ricostruzioni che ne vengono fuori, dagli arresti di cui leggiamo di continuo e dalle condanne. Ma ciò lo ha confermato la sera del 14 luglio 2024, con molto coraggio, con veemenza, ai piedi del carro di Santa Rosalia, quasi  un grido dal profondo dell'anima, lo stesso arcivescovo di Palermo. Quando ha affermato, con evidente e specifico riferimento alla mafia, che Palermo è una città ancora appestata ma che non deve lasciarsi strappare la speranza. Tale sintesi non la inventiamo qua, ma la prendiamo, con riferimento a quella serata, sempre dal sito della Curia. Allora la mafia c'è ancora. Potremmo però rispondere alla domanda di prima che non vi sono più singoli preti antimafia come don Puglisi e don Ribaudo (e guardate che è la prima volta, al contrario di come ha fatto con don Puglisi, che la curia sottolinea ufficialmente di un parroco il proprio impegno antimafia), perché tutti lo sono chiaramente e pastoralmente allo stesso modo. Ma così è? Certamente tanti parroci, azzardiamo, tantissimi, coltivano nel proprio intimo una vera e seria distanza da Cosa nostra. Ma quanta di questa distanza personale, come venne fatto da don Pino e da don Ribaudo, si sostanzia in scelte pastorali parrocchiali chiare e distinte, tanto che si possa dire chiaramente di quel parroco o di quell'altro che è un prete antimafia? Non si può che rispondere negativamente a tale domanda, visto che dobbiamo tenere in considerazione un fatto preciso. Dalla uccisione per mano mafiosa di don Puglisi, stiamo già veleggiando verso i 32 anni dalla sera del 15 settembre 1993, non è stata messa in campo una vera e propria pastorale antimafia nella diocesi che possa essere presa e attuata da tutti i parroci. Dalle parrocchie di periferia a quelle centrali. Questo è il problema, non i singoli parroci. È vero che ogni anno la chiesa di Palermo inizia il 15 settembre l'anno pastorale diocesano proprio nel giorno dell'uccisione di don Pino, del quale il 21 ottobre si celebra la memoria liturgica. Ma cosa significa ciò? È mera, per quanto significativa, memoria di un presbitero che sta nell'alto dei cieli? Oppure si dovrebbe, come una sorta di kantiano imperativo categorico, applicare in tutti i territori parrocchiali il metodo di don Pino? Il protagonista della religione di Quelo, chioserebbe a questo punto "la seconda che hai detto". Ma tale seconda opzione non viene messa sinora in campo in maniera strutturale e organica attraverso una azione pastorale precisa e diretta. Diciamo allora con l'arcidiocesi che muore con don Ribaudo un prete antimafia. Ma dobbiamo pure ammettere che la chiesa di Palermo non ha più da questo punto di vista, avendo tardato a pensare, scrivere e applicare un piano d'azione preciso, altri riferimenti di questo tipo appartenenti alle  nuove generazioni. L'impressione, per dirla tutta, è che nelle parrocchie al momento prevalga l'ordinaria, e innocua dal punto di vista della contrapposizione a Cosa nostra, pastorale sacramentale. Fatta di prime comunioni e cresime, recentemente oggetto nella diocesi di Palermo di nuove disposizioni catechistiche (segno che quando si vogliono cambiare le dinamiche parrocchiali lo si fa), e poco altro.


https://www.cittanuove-corleone.net/2024/10/lultimo-prete-antimafia.html?m=1

martedì 8 ottobre 2024

L'ultima partita al Barbera. Rosanero, acqua, ponte, ultras, figli e Peter Pan.

 

ROSALIO – IL BLOG DI PALERMO

Palermo – Salernitana, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

Calcio, acqua, ponte, ultras, figli e Peter Pan.

 

Francesco Palazzo




Palermo, Napoli, Bolzano, Palermo. Tutto lo stivale e ritorno. Il Palermo, che affonda pesantemente sotto una cinquina al Maradona guardando il Vesuvio, e poteva essere un problema psicologico per il dopo, ne fa invece tre all’estremo nord. E si presenta, in piena zona play off, in una Palermo domenicale assolata ma alla prese con il razionamento dell’acqua, non della Coca Cola o dello spumante, ma dell’acqua.

Pur con queste affermazioni oltre lo stretto (ecco, se facciamo il ponte una delle tante cose buone è che non dovremo più utilizzare tale modo di dire), la squadra non ha ancora una sua fisionomia precisa. Ogni partita appare slegata dall’altra. Una specie di giro di tombola ogni novanta minuti. Usciranno oggi numeri buoni dal pallottoliere? Si ripresentano i rosa al cospetto di un Barbera che vorrebbe vedere finalmente una partita dentro casa con il segno positivo della vittoria.

Non possiamo che partire tuttavia dalle problematiche che in settimana hanno visto pesantemente al centro il tifo organizzato. A prescindere dall’azione della magistratura, non possiamo negare che il problema c’è dappertutto. Che vi siano o meno reati. E vi cito tre fatti. Due avvenuti nel corso del campionato scorso, l’altro che si registra partita dopo partita. Era il 5 maggio 2024, partita casalinga al Barbera. Il tifo organizzato aveva annunciato una sorta di sciopero all’ingresso delle squadre in campo e nei primi quindici minuti della partita. Ebbene, prima dell’inizio dell’incontro, per rendere più plasticamente visibile tale serrata, la parte centrale della curva nord era recintata da un cordolo e inaccessibile a tutti. Anche per chi, semplice abbonato non ultrà, non gliene poteva fregare di meno della protesta. Quindi tutti hanno potuto constatare che al Barbera ci sono persone, privati cittadini, che sotto gli occhi degli addetti all’ordine pubblico, ai quali vanamente allora segnalai la cosa, possono inibire, cosa per me gravissima, un pezzo di stadio e permettere l’ingresso quando vogliono loro. L’altro episodio è precedente. Nella partita esterna prima dello sciopero, 2 maggio 2024 a La Spezia, il tifo organizzato costrinse i giocatori a togliersi le magliette dopo una brutta sconfitta. Il terzo episodio è tipico di ogni partita. Alla fine la squadra in campo, la panchina e tutto lo staff vanno a rendere un saluto riverente alla curva degli ultrà, sia che si vinca, per prendersi gli applausi, sia che si perda, per accogliere i fischi. Può essere ammesso, ma esistono pure gli altri settori dello stadio, migliaia di spettatori che sono la maggioranza. Un tifo organizzato, o una sua parte consistente, che si crede autorizzato a fare di tutto, comprese le frasi piene di odio contro la squadra e i tifosi avversari e a Palermo contro i catanesi e il Catania, ricevendo magari inchini a fine partita, non può essere più moneta corrente in nessuno stadio. Per dire, a Palermo al Barbera c’è uno striscione che non manca ad ogni partita che fa riferimento ai diffidati. Cioè a persone che per gravi motivi non possono partecipare spesso per periodi lunghi a manifestazioni sportive. Diciamolo. Le frasi di odio che si sentono dentro lo stadio, dentro gli stadi, sono da codice penale. E la legge dovrebbe valere sia fuori che dentro le strutture dove si gioca a calcio. Non parliamo poi delle liti sia dentro che fuori casa tra tifosi rosanero.

È un gioco. Se ci si comporta male e si parla in un certo modo, sparando di tutto e lanciando ciò che capita dentro i rettangoli verdi, si impartisce una lezione di inciviltà ai bambini, alle bambine, agli adolescenti e alle adolescenti che pure frequentano gli stadi. E porto un esempio. Durante le partite non è raro vedere padri e figli abbastanza piccoli seduti accanto. Ebbene, i pargoli, volendo imitare i “saggi” genitori, ripetono tutte le parolacce contro l’arbitro che escono dalle bocche dei papà, emulandone pure le oscene e ripetute gestualità. Va detto che in quei pochi casi in cui sono le mamme ad accompagnare i piccoli, almeno questa è la mia esperienza, ciò non accade. Resta da capire, visto che alla gente normale non è possibile entrare nulla allo stadio, come sia ammissibile che pochi, anche se non pochissimi, entrino vere e proprie bombe dentro.

Certo, c’è pure la partita. Al fischio d’inizio il Palermo ha 11 punti e sopravanza di 3 punti la Salernitana che è a 8. La squadra ospite ha fatto un solo punto fuori casa, mentre va molto meglio del Palermo tra le mura amiche. 2 punti il Palermo, 7 la Salernitana. Quest’ultima è retrocessa nell’ultimo campionato di serie A, addirittura a quattro giornate dalla fine. E sappiamo quanto sia difficile dalla massima serie riatterrare nei ruvidi palcoscenici della cadetteria. Nei primi quindici, a parte le vergognose e criminali liti tra opposte tifoserie in curva sud e un tafferuglio in campo, poco da segnalare, oltre un tiro insidioso dei campani preso dal portiere rosa e una buona azione a destra non ben finalizzata dai rosa che attaccano verso l’ippodromo. La maglia amaranto della Salernitana ricorda quella del Torino. Il Palermo classica casacca rosa. Dal quindicesimo al trentesimo la Salernitana adagia, con partenza un calcio da fermo, la palla in fondo al sacco del Palermo. I rosanero dormono beati nell’occasione. Il VAR convalida. Il Palermo, quasi al minuto 26, si rende in qualche modo pericoloso. Ma ci vuole ben altro per capovolgere una partita abbastanza deludente per la squadra di casa sino ad ora. Vediamo cosa ci regala l’ultimo quarto prima del riposo. Intanto un’occasione per gli amaranto. Che stanno meritando il risultato con un gioco concreto e pulito. Al minuto 35 i campani tagliano come il burro la difesa rosa e si presentano a due passi dal raddoppio. A tratti si vede che si tratta di una società reduce dalla serie A. Al 38mo ospiti di nuovo pericolosi. L’allenatore del Palermo parlotta con i suoi collaboratori. Speriamo abbia trovato qualche soluzione. Quasi al minuto 39 il Palermo si presenta sotto porta degli amaranto con un gioco aereo. Al 43mo ci prova da fuori area. Dopo un minuto di recupero si va al riposo. Anche se pare che nei primi 45 minuti il Palermo si sia riposato un po’ troppo. Mentalmente e fisicamente. A fine primo tempo fischi. Meritati. Come meritati per me sarebbero stati i fischi dopo la prima di Peter Pan al Teatro Massimo. Ma questa è un’altra storia. Prosegue nell’intervallo il lancio di bombe carta nel settore dove sono vicini i supporter di Palermo e Salernitana. Ma dove sono le forze dell’ordine? Il Palermo si ripresenta in campo con un cambio a centrocampo. Poca roba. Ora attacca verso la nord. Nei primi quindici del secondo tempo prevalgono fischi e malumore sugli spalti. Rosa rimasti negli spogliatoi. In panca si confrontano ma cambia poco. Ora la Salernitana pressa bene. Al 57mo unica fiammata dei rosa nei primi quindici, vicini al gol. Due sostituzioni per la Salernitana. Il secondo quarto del secondo tempo inizia con un Palermo più volitivo che si presenta avanti due volte. Dalla panchina i rosa mettono dentro altri due, cambiando centravanti. Ma sinora nessun tiro in porta veramente pericoloso. E siamo quasi al 70mo. Dentro casa. Aspettando sinora invano il Godot della vittoria. Adesso il Palermo gioca decisamente in avanti. Tuttavia poche e confuse idee. Quando inizia l’ultimo quarto il Palermo fa un’altra sostituzione a centrocampo. La Salernitana prova a risalire e minaccia con un’azione e un lancio lungo il Palermo. Che torna avanti ma continua a non vedere la porta, quella cosa circondata da due pali e una traversa. Ultimi dieci giri d’orologio. Il t9 del cellulare mi suggerisce orgoglio. Ma ne vedo poco tra i rosa, onestamente. Al minuto 83 due tiri sopra la traversa della porta dei salernitani. All’88mo il Palermo fa il primo tiro in porta, il portiere avversario respinge con sicurezza. Partita da un po’ in un’unica metà campo. Al 90mo altro tiro in porta dei rosa. Parato bene dal portiere in giallo. Ma finisce così dopo i minuti di recupero La Salernitana prende i primi tre punti fuori casa e raggiunge i rosa.

Il Palermo non conferma neppure i due magri pareggi delle prime due dentro. Sinora le squadre che scendono al Barbera vengono a passeggiare sulle incertezze di una squadra che non è ancora squadra. Fischi e sipario. Domani a casa di molti palermitani rubinetti chiusi. Ed è una sconfitta ancora più pesante.

https://www.rosalio.it/2024/10/06/palermo-salernitana-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/?sfnsn=scwspmo&fbclid=IwY2xjawFyYldleHRuA2FlbQIxMQABHVVnPDd8sDq6ahS74ffnVkKSrbU5es5_-2n_gakSv_3SoYJ9WP9sThFGRg_aem_V0Irwmw03wnokJurQmlIMg

martedì 1 ottobre 2024

Mario Romano e quelle porte bruciate nella notte a Brancaccio per colpire anche don Puglisi.

 Palermo Today – 30 settembre 2024

Brancaccio perde una delle sue anime: è morto Mario Romano, uno degli ex ragazzi di Don Pino Puglisi

UN MIO LUNGO INTERVENTO IN TRE PARTI IN GRASSETTO E SOTTOLINEATO, UNA “INTERVISTA” FIRMATA DA ALESSANDRO BISCONTI.



Era uno degli ex ragazzi di don Pino Puglisi. Mario Romano non c'è più. E' morto nella notte tra sabato e domenica a 76 anni. Un altro pezzo di Brancaccio che va via. Mario Romano insieme a Pino Martinez e Giuseppe Guida faceva parte degli ex ragazzi del comitato intercondominiale che lottarono per ridare dignità ai famosi scantinati di via Hazon, quelli che padre Puglisi voleva strappare dal degrado per trasformarli in un vessillo di speranza e dignità piantato su Brancaccio. Quegli scantinati sono diventati poi uno dei simboli del quartiere, una discarica di sogni mai realizzati. Col "suo" comitato intercondominiale Romano iniziò una battaglia di civiltà. Subendone le conseguenze. Nella notte del 29 giugno 1993 fu il bersaglio di un grave attentato intimidatorio mafioso: gli venne bruciata la porta di casa. Salvatore Grigoli, chiamato 'u cacciaturi, ovvero il killer che sparò in testa a Pino Puglisi, disse di Romano e dei suoi compagni di battaglia: "Erano tutti nella stessa linea". Tutti hanno pagato un prezzo.

Francesco Palazzo, giornalista, fondatore e presidente della associazione culturale scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone", cresciuto nella parrocchia di San Gaetano, traccia un profilo di Mario Romano. "Mario, che avrebbe compiuto 77 anni il prossimo marzo, faceva parte del comitato intercondominiale Hazon. Un'aggregazione di cittadini che voleva ristabilire condizioni di cittadinanza normali in un contesto di edifici pensato inizialmente come edilizia residenziale dove poi sono stati, inizio anni ottanta del novecento, inviate tantissime famiglie del centro storico. Generando grandi disagi perchè non erano stati approntati i servizi necessari all'integrazione. In un quartiere periferico. Che aveva e ha tutti i problemi dei rioni che non appartengono al salotto di Palermo".

Il comitato intercondominiale - di cui Romano era il cuore pulsante - incrociò a un certo punto le sue gesta con l'azione pastorale che don Pino Puglisi svolgeva a Brancaccio dall'ottobre del 1990. "Ecco, se proprio dobbiamo trovare il vero motivo per cui don Pino venne ucciso il 15 settembre del 1993 dalla mafia, va individuato non nel fatto che volesse togliere i bambini dalla strada per mandarli a scuola - sottolinea Palazzo -. Don Puglisi viene assassinato soprattutto perché lavora con gli adulti del comitato intercondominiale Hazon. Mario Romano, allora, quando Puglisi torna dove era nato, appena nominato dal cardinale Pappalardo parroco a San Gaetano, era un quarantenne che insieme agli altri cittadini del comitato, uomini e donne, voleva lottare semplicemente affinché il suo pezzo di quartiere fosse normale e non divenisse il ricettacolo di braccia a basso costo per la mafia della zona. La stessa lotta di don Puglisi. Ecco il perché di quelle tre porte bruciate dalla mafia nella notte di 31 anni fa a tre componenti del comitato. Oltre che a lui, a Mario, lo stesso trattamento venne riservato negli stessi momenti anche a Pino Martinez e a Pino Guida. Erano i tre membri più attivi del comitato Hazon. Don Puglisi, nell'omelia domenicale, scurissimo in volto, lui che sorrideva sempre, disse di non lasciare sole queste persone, di andarle a trovare per esprimere loro vicinanza e solidarietà. Ma solo era pure lui ormai di fronte ai mafiosi che già stavano emettendo la sentenza finale. Mancavano meno di ottanta giorni da quel colpo alla nuca del 15 settembre 1993, giorno del suo compleanno".

Palazzo conclude: "Ecco, Mario Romano, anche se non lo troverete nelle orazioni dell'antimafia ufficiale, era un uomo mite e giusto, che ha fatto, accanto ad altri giovani adulti e a un parroco dalle grandi mani e dal grande cuore, qualcosa d'importante, di molto importante. Che va ricordata. Don Puglisi, legandosi al comitato Hazon e a persone come Mario, aveva capito fondamentalmente questo. Senza tante parole roboanti e non pretendendo un posto nell'altare dell'antimafia patinata e purtroppo spesso di cartone o finta, Mario ha fatto il suo dovere da cittadino maturo accanto a un martire. E per questo la sua figura non deve conoscere l'oblio ma merita, oggi e per sempre, il nostro ricordo e la nostra riconoscenza".

https://www.palermotoday.it/cronaca/brancaccio-morto-mario-romano.html?fbclid=IwY2xjawFonJpleHRuA2FlbQIxMQABHRErbdyUpRBfLiK-7wUgRZKpyiS161ml9od-rp5_MB0z2h6EnVtN858CSA_aem_H5B1Z8OQD9xPT_nL93Y0Mg