Palermo Today – 30 settembre 2024
Brancaccio perde una delle sue anime: è morto Mario
Romano, uno degli ex ragazzi di Don Pino Puglisi
UN
MIO LUNGO INTERVENTO IN TRE PARTI IN GRASSETTO E SOTTOLINEATO, UNA “INTERVISTA” FIRMATA DA ALESSANDRO
BISCONTI.
Era
uno degli ex ragazzi di don Pino Puglisi. Mario Romano non c'è più. E'
morto nella notte tra sabato e domenica a 76 anni. Un altro pezzo di
Brancaccio che va via. Mario Romano insieme a Pino Martinez e Giuseppe
Guida faceva parte degli ex ragazzi del comitato intercondominiale che
lottarono per ridare dignità ai famosi scantinati di via Hazon, quelli che
padre Puglisi voleva strappare dal degrado per trasformarli in un vessillo di
speranza e dignità piantato su Brancaccio. Quegli scantinati sono diventati poi
uno dei simboli del quartiere, una discarica di sogni mai realizzati. Col
"suo" comitato intercondominiale Romano iniziò una battaglia di
civiltà. Subendone le conseguenze. Nella notte del 29 giugno 1993 fu il
bersaglio di un grave attentato intimidatorio mafioso: gli venne bruciata
la porta di casa. Salvatore Grigoli, chiamato 'u cacciaturi, ovvero il
killer che sparò in testa a Pino Puglisi, disse di Romano e dei suoi compagni
di battaglia: "Erano tutti nella stessa linea". Tutti hanno pagato un
prezzo.
Francesco
Palazzo, giornalista, fondatore e presidente della associazione culturale
scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone", cresciuto
nella parrocchia di San Gaetano, traccia un profilo di Mario Romano.
"Mario, che avrebbe compiuto 77 anni il prossimo marzo, faceva parte del
comitato intercondominiale Hazon. Un'aggregazione di cittadini che voleva
ristabilire condizioni di cittadinanza normali in un contesto di edifici pensato
inizialmente come edilizia residenziale dove poi sono stati, inizio anni
ottanta del novecento, inviate tantissime famiglie del centro storico.
Generando grandi disagi perchè non erano stati approntati i servizi
necessari all'integrazione. In un quartiere periferico. Che aveva e ha tutti i
problemi dei rioni che non appartengono al salotto di Palermo".
Il comitato intercondominiale - di cui Romano era il cuore pulsante
- incrociò a un certo punto le sue gesta con l'azione pastorale che don
Pino Puglisi svolgeva a Brancaccio dall'ottobre del 1990. "Ecco, se
proprio dobbiamo trovare il vero motivo per cui don Pino venne ucciso il 15
settembre del 1993 dalla mafia, va individuato non nel fatto che volesse
togliere i bambini dalla strada per mandarli a scuola - sottolinea Palazzo -.
Don Puglisi viene assassinato soprattutto perché lavora con gli adulti del
comitato intercondominiale Hazon. Mario Romano, allora, quando Puglisi torna
dove era nato, appena nominato dal cardinale Pappalardo parroco a San Gaetano,
era un quarantenne che insieme agli altri cittadini del comitato, uomini e
donne, voleva lottare semplicemente affinché il suo pezzo di quartiere fosse
normale e non divenisse il ricettacolo di braccia a basso costo per la mafia
della zona. La stessa lotta di don Puglisi. Ecco il perché di quelle tre porte
bruciate dalla mafia nella notte di 31 anni fa a tre componenti del comitato.
Oltre che a lui, a Mario, lo stesso trattamento venne riservato negli stessi
momenti anche a Pino Martinez e a Pino Guida. Erano i tre membri più attivi del
comitato Hazon. Don Puglisi, nell'omelia domenicale, scurissimo in volto, lui
che sorrideva sempre, disse di non lasciare sole queste persone, di andarle a
trovare per esprimere loro vicinanza e solidarietà. Ma solo era pure lui ormai
di fronte ai mafiosi che già stavano emettendo la sentenza finale. Mancavano
meno di ottanta giorni da quel colpo alla nuca del 15 settembre 1993, giorno
del suo compleanno".
Palazzo conclude: "Ecco, Mario Romano, anche se non lo troverete
nelle orazioni dell'antimafia ufficiale, era un uomo mite e giusto, che ha
fatto, accanto ad altri giovani adulti e a un parroco dalle grandi mani e dal
grande cuore, qualcosa d'importante, di molto importante. Che va ricordata. Don
Puglisi, legandosi al comitato Hazon e a persone come Mario, aveva capito
fondamentalmente questo. Senza tante parole roboanti e non pretendendo un
posto nell'altare dell'antimafia patinata e purtroppo spesso di cartone o
finta, Mario ha fatto il suo dovere da cittadino maturo accanto a un martire. E
per questo la sua figura non deve conoscere l'oblio ma merita, oggi e per
sempre, il nostro ricordo e la nostra riconoscenza".
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