La Repubblica Palermo
16 marzo 2016
I "torti" del sacerdote di Augusta e i peccati impuniti della chiesa siciliana
(alcune parti non sono state pubblicate)
Francesco Palazzo
In Sicilia pare che ci siano più di mille e settecento parrocchie, quindi ci saranno, più o meno, altrettanti parroci. Nella provincia di Siracusa le chiese parrocchiali sono 120. In questa provincia ricade la città di Augusta, dove svolge il presbiterato don Palmiro Prisutto. Al quale il vescovo aveva dato cinque giorni per dimettersi da parroco della chiesa madre. Ora la cosa è rientrata. Ma a noi pare nel modo peggiore. Quale sarebbe stata la colpa di questo prelato? Non avrebbe buoni rapporti con alcune confraternite. E questo, considerato che tali sodalizi sono spesso portatori di un cristianesimo fatto di devozionismo esteriore, potrebbe essere un titolo di merito. E, casomai, dovrebbero essere attenzionati tutti quei parroci che invece con le confraternite fanno pappa e ciccia, visto che talvolta vi si annidano presenze non proprio specchiate. Va ricordato che Don Puglisi, appena arrivato a Brancaccio, con la confraternita ebbe il suo primo contrasto. Tentò di rifondarla, ma fu lasciato solo anche in questo. In un’intervista a Repubblica, don Prisutto afferma, sulle confraternite, che “non ho tempo da perdere con un’idea di religiosità che, peraltro, non condivido affatto. Ho cose ben più importanti da fare”. Le cose più importanti da fare sono quelle che queste confraternite, che evidentemente hanno molto potere tanto da convincere un vescovo ad intervenire duramente, rimproverano al prelato. Dicono che pensa più ai morti che ai vivi. L’arciprete legge in chiesa la lista di quanti sono morti per patologie tumorali in quelle zone. Non solo Augusta, ma anche Melilli, Priolo e parte della stessa Siracusa. Quasi 180 mila persone. In questo distretto, dal 1949 a oggi, si è impiantato di tutto. Parliamo di quello che è stato il polo petrolchimico più grande d’Europa. Uno studio presentato nel 2013, e non è il primo, ci consegna dei dati. Alcune tipologie tumorali sono risultate in eccesso nella zona. Dunque un problemino un po’ più serio del portare in giro per le vie dei simulacri. Ci pare un pensare ai morti che si occupa di preservare quelli che sono ancora vivi. E pare che anche lo stesso vescovo e altri parroci condividano queste problematiche. Solo che don Palmiro non si è limitato a generiche esortazioni, ma ne ha fatto un tratto fondamentale del suo impegno. Come Don Puglisi. Quanti predicavano contro la mafia dopo le stragi del 92-93? Ma soltanto don Pino prese sul serio, portandola sino in fondo, la sua vocazione. Disturbando, come adesso il parroco di Augusta, come egli stesso sospetta, interessi forti. Ora don Palmiro intende portare tale pratica di leggere i nomi dei morti per cancro nella piazze. Per il vescovo, il quale afferma che le ultime parole concilianti pronunziate da don Palmiro durante una messa “sono il chiaro segno della sua volontà di comunione alla quale da tempo con paterna fermezza lo esortavo”, la vicenda è chiusa. Dal suo punto di vista nel migliore dei modi. Ma non dal nostro punto di osservazione. Ci sembra come la parabola del figliol prodigo che è tornato alla casa del padre. Ma quale sarebbe questo smarrimento della comunione da parte del sacerdote? Forse i mugugni delle confraternite? Possibile che il vescovo abbia parole cosi nette sul “ravvedimento” del suo confratello e non dica nulla a queste confraternite? Hanno tanto potere da zittire pure un principe della chiesa. E perché? La vicenda lascia l’amaro in bocca. E allora diciamola tutta. Possibile che tra tutte le incoerenze che possono essere addebitate al clero siciliano, non tutto è ovvio, ci sono tanti buoni parroci, proprio si deve colpire un prete come questo facendo di fatto vincere il potere di una religiosità molto discutibile? Ma non ce ne sono preti attaccati al denaro, che fanno finta di non vedere i mafiosi nelle confraternite, che vanno a passeggio con la politica diventandone clienti per ottenere finanziamenti, che diffondono dai pulpiti messaggi che fanno a pugni con il rinnovamento propugnato da papa Francesco? Perché questi vengono lasciati in pace? Ho appena visto il film Il caso Spotlight, sui casi di pedofilia nella chiesa. Un prodotto cinematografico che andrebbe proiettato in tutte le chiese. Ecco un campo dove la chiesa siciliana, invece di puntare un uomo di fede che svolge bene il proprio compito, potrebbe esercitarsi per vedere quanto e se è ampio nella nostra isola questo gravissimo problema.
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