La Repubblica Palermo

 28 Novembre 2013 - Pag. VIII 

LE 'DEPORTAZIONI' DEI SENZA CASA CHE HANNO CREATO IL MODELLO ZEN 2

Francesco Palazzo


I fatti verificatisi allo ZEN 2, tre gambizzazioni e l' occupazione di una casa come ritorsione verso una famiglia, ci consegnano, ancora una volta, il quadro di un luogo in cui tutto è possibile e la legge è solo quella del più forte, del clan. Ricorderete, ed è notizia del febbraio 2013, che, secondo le indagini che hanno portato a degli arresti, l'acqua e la luce allo ZEN 2 si pagavano (si pagano?) direttamente alla mafia. Per un affare che è stato stimato in più di 800 mila euro l' anno. Pare che la stessa organizzazione lavorasse (lavora?) anche all' occupazione delle case. Sembra che la tariffa per prenderne abusivamente una, fosse (è?) di 15 mila euro. Parlarne da lontano o dietro una scrivania, di simili scenari, è niente. Per avere un' idea precisa di quanto accade in questa parte di Palermo, e in altre simili, che teniamo lontane come se fossero enclave straniere con le quali non abbiamo niente da spartire, noi che ci sentiamo al di là della cortina di ferro del degrado, basterebbe che ci mettessimo in confronto con chi per lavoro va spesso in quelle vie lontane e perdute della nostra città. Dove anche portare un semplice soccorso è un rischio fisico per gli operatori. Contesti urbanisti e abitativi simili, nel capoluogo, aventi un' estensione più o meno grande, ve ne sono diversi. Nel caso dello ZEN 2, si tratta di un luogo pensato con l'intento di dare ordine e bellezza. In altre parti della città vi sono stabili in cui sono state mandate centinaia di famiglie provenienti dal centro storico. Il risultato, in termini di invivibilità, non muta. Perché non ha funzionato l' idea di sistemare in contesti simili tanta gente con lo scopo di aumentare la loro qualità di vita? Una risposta l' ha data chi ha ritenuto errata l' idea di partenza, ossia il mettere insieme, come in un laboratorio, persone estranee tra loro, le quali non potevano che costruire microcosmi di quotidiana disperazione, conditi da violenze verbali e fisiche. C' è chi addossa la colpa alla mancanza di servizi e non all' idea urbanistica e architettonica. Chi propone, per questa come per altre realtà, l'abbattimento, in quanto siamo di fronte a consistenti emergenze umanitarie. Ora, il problema è proprio quest' ultimo ed è davanti agli occhi di tutti. Come risolverlo? Una politica attenta, oltre a dire che la musica sta cambiando anche per quartieri come lo ZEN 2 (ma a noi non pare proprio), dovrebbe proporre, a medio e a lungo termine, una fuoriuscita da questo stato di cose. Prendendo atto di un fallimento, anzi di molteplici disfatte. Che hanno genesi e storie diverse. Con esperimenti davvero sconcertanti. Ne cito uno ad esempio. Tutti conosciamo, seguendo le vicende di don Puglisi, l' insediamento di via Hazon a Brancaccio. Dove, all' inizio degli anni Ottanta, si deportarono decine e decine di famiglie provenienti dal centro storico in immobili acquistati dal Comune. Con il risultato, ancora visibile a occhio nudo, di appesantire un rione già con molti problemi e di renderne ardui i tentativi di risalire la china. La microcriminalità diffusa, portata da tale insediamento di massa, ha dato negli ultimi tre decenni nuove braccia alla mafia. Padre Pino muore perché schiacciato in questa tenaglia di piccola e grande criminalità, con la complicità, da una parte, e nell'assenza, dall'altra, della politica. Ormai dovrebbe essere a tutti palese che la mafia colpisce in una seconda fase, quando già una politica disattenta ha fatto il grosso del lavoro. Allora, per uscirne senza ipocrisie e inutili rimandi, occorrono decisioni drastiche. Qual è la strada percorribile? Penso che sia alquanto improbabile pensare di abbattere e ricostruire negli stessi luoghi. Se le famiglie bisognose di una casa s' integrassero singolarmente nel tessuto cittadino, nei luoghi dove già esiste una socialità in grado di rendere migliore la loro vita, la storia di questa città potrebbe essere diversa e migliore. Si può pensare, per gli attuali abitanti dello ZEN 2, ma non soltanto, ad una graduale prospettiva di questo tipo guidata da una politica dalla mano ferma?