lunedì 15 gennaio 2018

La cultura civica dei palermitani e Palermo capitale della cultura.

La Repubblica Palermo

14 gennaio 2018

IL BIGLIETTO DEL BUS FRONTIERA DI CIVILTÀ

Francesco Palazzo


Non c'è colore politico che tenga. In questa città, vinca il centrodestra o il centrosinistra, non si riesce a risolvere un problema atavico. Tranquilli. Non parliamo del Parco della Favorita (a proposito, non si doveva nominare un sovrintendente?), questione più complicata da affrontare del ponte sullo stretto. Ma del semplice pagamento dei ticket sui bus. E qui, come da copione, potremmo dire che la colpa è di quelli di prima. Senonché questo valeva per la passata legislatura. Ora quelli di prima sono quelli di adesso. Ed è possibile che in cinque anni, quasi sei, non si riesca a mettere su un sistema per far pagare chi entra in mezzi abbastanza contenuti? Non è che salendo sui bus ci s'immetta in delle praterie sconfinate che poi valli a prendere. Sono pochi metri quadri. Ora siamo diventati capitale della cultura.Termine che include molteplici accezioni. È possibile sperare che questa comunità, al netto degli eventi programmati, possa fare passi in avanti su diversi aspetti culturali in modo da migliorare il quotidiano ben oltre il 2018? L'augurio è che innanzitutto il cambiamento culturale sia dei palermitani. In modo che possano scoprire e vivere un concetto di cittadinanza, che fa a pieno titolo parte della cultura personale, un tantino più elevato di quello che possiedono attualmente. Se dovessimo uscire dall'anno di capitale della cultura così come ci stiamo entrando rimarremmo fermi tutti sullo stesso punto. E ciò vale pure per chi amministra. Perché, prendendo come esempio i portoghesi sui bus, c'è la cultura del pagare un servizio pubblico, ma pure quella del farselo pagare. I grandi cambiamenti iniziano dalla ferialità, altrimenti manco dieci anni di capitale di quello che vogliamo basteranno a costruire un futuro migliore. Lo abbiamo visto con Palermo capitale dei giovani 2017.Siamo arrivati al 31 dicembre e i giovani, i pochi che restano e i molti che se ne vanno o se ne stanno andando, manco hanno sentito l'odore di un mutamento di prospettiva che riguardi le loro giovani vite. Tornando ai bus, la soluzione, nel caso specifico, non è militarizzare i mezzi. Con il fucile puntato si obbligano i palermitani, su alcune corse e per periodi limitati, tipo quando scatta il solito quarto d'ora di legalità, a infilare questo benedetto biglietto nell'obliteratrice. È una dichiarazione di resa. Che un'amministrazione non può permettersi se vuole governare una città e non mettere pezze che non risolvono nulla. Sappiamo, più o meno, qual è la risposta. Al momento non ce la facciamo, non abbiamo le risorse umane. Prendiamo atto, anche se "questo momento" dura da decenni e non si capisce cosa caspita ce ne facciamo di tutti questi precari con i quali continuiamo a ingrassare, a carico della fiscalità generale, gli uffici pubblici. Tuttavia, usiamo quello che abbiamo. E visto che ci ritroviamo sul petto questo scudetto per il 2018, proviamo un approccio culturale. Non risolve immediatamente il problema, ma è un punto di partenza per dipanarlo domani. Vi ricorderete la campagna, ci sono ancora tracce, con la faccia del borseggiatore e la scritta Non ti vogliamo sui nostri bus. Ecco la proposta. Riempire tutte le vetture Amat di avvisi di questo tipo. Sono graditi solo i viaggiatori paganti. Chi non paga mette a rischio un servizio pubblico. I borseggiatori sono certo ladri, ma rubano ai singoli, coloro che non pagano il biglietto sottraggono a tutta la collettività. Dunque, alla lunga, sono più nocivi.

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