LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO 24 OTTOBRE 2009
Pagina I
La chiusura del centro e l´impotenza del Comune
Francesco Palazzo
Pagina I
La chiusura del centro e l´impotenza del Comune
Francesco Palazzo
Tanto rumore per nulla. Come altre volte. Come sempre. A Palermo chi decide la chiusura del centro alle auto, anche solo per i fine settimana, alla fine è costretto a tornare indietro. Quante volte abbiamo sentito annunci come questo? L´esito è stato comunque sempre uguale. Al primo malumore serpeggiante tra i commercianti, ecco ammainate le bandiere dell´innovazione nel campo della mobilità. Il 7 ottobre i toni dell´amministrazione erano perentori. Chiudere l´asse che va da piazza Croci al Teatro Massimo, ogni sabato e domenica di novembre, dicembre e gennaio. Il piano doveva partire il 14 novembre e terminare domenica 17 gennaio. «Vorrei - dichiarava il vicesindaco Scoma, che ha la delega al traffico - che il centro fosse più vivibile. Il progetto, naturalmente, sarebbe sperimentale: due mesi di weekend a piedi per vedere come va. Se funzionasse, potremmo decidere di continuare». Nei giorni successivi la cosa era data per fatta. Anzi, il "potremmo" era diventato una certezza. Anche con l´assenso esplicito del sindaco, che spiegava spavaldo: «A me interessa cosa piace ai cittadini di Palermo, non quello che vogliono le lobby». Doveva essere solo il primo passo. Bene, avevamo pensato. Del resto, in tutte le grandi città del nostro Paese i centri storici chiusi sono la norma. Se ne avvantaggiano i cittadini, che possono usufruire delle vie centrali in tutta serenità, ma anche i commercianti, che hanno visto lievitare i loro affari. Non parliamo poi delle principali città europee, da Vienna a Madrid, da Barcellona a Praga. Nel resto del mondo la chiusura del centro storico è soltanto un ordinario atto di civiltà. Nella nostra città, invece, è un tabù che scatena guerre religiose, irrigidimenti incomprensibili, rapide inversioni di marcia. Come quest´ultima del Comune. Che non solo non è riuscito a fare il primo passo, ma neanche si è alzato dalla sedia. E´ bastato il nyet della Confcommercio, che è subito scattato il contrordine. Cittadini, abbiamo scherzato, se ne riparlerà l´anno prossimo, cioè mai più. Forse era solo un diversivo divertente. Come le fallimentari ZTL, le targhe alterne e i tanti provvedimenti di questa incredibile amministrazione comunale. Diciamolo chiaramente: questa città non può continuare ad essere trattata in questo modo. Ci ha messo del suo anche la Confesercenti. Che non si oppone alla chiusura del centro, ma lo fa slittare come un tapis roulant. Non da Piazza Croci al Teatro Massimo, ma da Piazza Verdi, sede del teatro, ai Quattro Canti, proprio a ridosso del palazzo comunale. Così, spingendo sempre più in là il problema, non ci vorrà molto ad arrivare all´estrema periferia. Ecco, per tenere tutti buoni e contenti, proprio da una strada sperduta dei nostri rioni popolari il comune potrebbe cominciare a esercitarsi. Con la dovuta discrezione. Verificando, prima di parlare con la stampa, se per caso non c´è, anche lì, qualcuno che si oppone. Fatto questo elementare controllo, si potrà poi procedere a ritroso. Indietreggiando lentamente, facendo finta di niente, se è possibile fischiettando e canticchiando per non dare nell´occhio. Di notte gli operai del comune potrebbero spostare verso il centro, millimetro dopo millimetro, la trincea della zona pedonale. Non scherziamo con le cose serie. Dalla Confcommercio l´hanno dichiarato più volte pubblicamente. Se le auto non possono arrivare in centro, non si può chiudere proprio niente. Che bisogno c´era di fare prima l´annuncio e poi sentire la categoria di rappresentanza? Non si sapeva già come la pensano? Ora il comune prova a mettere in campo un inutile piano B. Che non è l´iniziale del cognome dell´uomo politico più potente d´Italia. Ma, semplicemente, la chiusura delle corsie laterali di via Libertà, tra Piazza Croci e il Politeama. Solo che qui le due associazioni di categoria, Confcommercio e Confesercenti, all´unisono dicono no. Vedrete che si convincerà pure il Comune. Infischiandosene, ancora una volta, di ciò che vogliono i cittadini di Palermo.