mercoledì 30 gennaio 2019

PD in Sicilia, compagni che (non) sbagliano.


La Repubblica Palermo
30 gennaio 2019
Il PD della rissa e quello della politica

Francesco Palazzo



Avvince sempre più i siciliani normali, i cinque milioni e passa che ogni giorno affrontano mille problemi, l’ennesima puntata della guerra intestina in seno al Pd, questa volta sulle votazioni interne verso i candidati alla segreteria nazionale. Da Palermo a Sciacca, da Taormina a Mazara, da Trapani a Pachino, nei mercati e nelle piazze, nei condomini e nelle famiglie, non si parla d’altro. 
Le liti sui social poi, dove i piddini si lanciano addosso di tutto, tengono col fiato sospeso i disoccupati, i precari, i giovani che vanno via dalla nostra regione, quelli che sono già fuori e le tante periferie. 
Inoltre, le dichiarazioni dei leader sui massimi sistemi circa le lotte tra correnti risultano di fondamentale interesse per ilfuturo dell’Isola. 
Non abbiamo dubbi, tuttavia, dell’esistenza di tante e tanti tesserati i quali ci provano a tenere deste l’attenzione e l’azione su questioni che stanno sul pianeta terra di quanti vivono in Sicilia e non sulla luna. 
Non vogliamo negarlo, tale militanza è ancora ben presente nel Pd siculo. 
Ma sono sicuramente compagne e compagni che sbagliano.


giovedì 24 gennaio 2019

La forza della repressione e la presenza delle mafie nell'economia legale.

La Repubblica Palermo 24 gennaio 2019
Lotta ai clan, la strada che resta da fare

Francesco Palazzo
Pare che gli ultimi due collaboratori di giustizia abbiano rivelato che Cosa nostra è infiltrata pericolosamente nell’economia palermitana. Se lo dicono voci interne, non di basso livello, evidentemente parlano a ragion veduta. 
E la storia della mafia alle corde? Vera pure questa, ma occorre distinguere i due piani.
Da un punto di vista militare c’è uno scacco matto dopo l’altro da parte di magistratura e forze dell’ordine. 
Quella che però è stata intaccata sino a un certo punto, malgrado sequestri e confische, è la presenza della mafia nell’economia legale. Se non fosse ancora presente quest’altra faccia della medaglia, gli stessi mafiosi non avrebbero alcun interesse, visto che sono perseguiti in continuazione dalle indagini, a stare ancora sulla scena. I soldi, gli interessi, gli affari, le imprese saranno, come ci confermano i due collaboranti, ancora una bella montagna. E sono più importanti degli anni di galera. 
Prima di affermare il the end per la criminalità organizzata ci tocca disgregare del tutto quella montagna. Un pezzo di strada l’abbiamo fatto.
Molto resta da fare

sabato 19 gennaio 2019

Palermo: pedonalizzazioni e piste ciclabili. Quello che si è fatto e il molto che resta da fare.


La Repubblica Palermo – 19 gennaio 2019
Mobilità dolce, basta improvvisazioni
Francesco Palazzo

Negli ultimi anni a Palermo c’è un’attenzione verso le pedonalizzazioni e la cultura dello spostarsi sulle due ruote con pedali. È anche merito di chi amministra aver creato consenso, pure tra i commercianti, intorno ad un modo meno aggressivo di vivere la dimensione comunitaria. Ma sinora si procede per tentativi. L’ultima notizia riguarda il Cassaro centrale, da Via Roma ai Quattro Canti. Continuerà sino a maggio l’unico senso di marcia per le auto con due ampie corsie pedonali. Nello stesso tempo si elimina, visto il comportamento di molti pedalatori, la striscia ciclabile che va dal Teatro Massimo sempre a Piazza Vigliena. Poi è comparso il provvedimento, ritirato, che intendeva far sloggiare le bancarelle che vendono libri in Via Libertà per proteggere camminatori e ciclisti. Questi ultimi transitanti in quelle che solo una vivace fantasia può definire piste ciclabili. Cioè quelle disegnate, più o meno a mano libera, tra i platani e le persone. Quando, invece, in questo caso, quelli da proteggere sarebbero soltanto i pedoni. Ma non dai libri. Che possono solo fare del bene. Ed è d’accordo pure lo stesso comune. Che nel luglio scorso stabilì che in quel tratto le bici non potevano superare i 10 chilometri orari. Velocità impossibile da mantenere, lo dicono le stesse associazioni ciclistiche. Un camminatore, neppure tanto veloce, copre più di dieci chilometri in un’ora. Del resto, vocabolario alla mano, una cosa sono i marciapiedi, che in città versano un po’ dappertutto in cattive condizioni, per usare un eufemismo, un’altra le piste ciclabili. Differenza ben chiara, come riportato su questo giornale, agli stessi cicloamatori. Raddoppiati negli ultimi 5 anni e arrivati a diecimila. Così come c’è un vertiginoso decollo di quanti preferiscono utilizzare le proprie gambe per spostarsi in centro. Proprio per questo occorrono politiche più decise sulla mobilità dolce. Dopo anni, nella zona centrale della città, non si può più viaggiare sulla linea delle sperimentazioni. Con nulla di stabilmente delineato. Basti pensare che la chiusura più battuta da quanti passeggiano, il primo tratto della via Maqueda, è ancora ufficialmente, e chissà per quanto lo sarà, zona a traffico limitato. Si parla da tempo del rifacimento della pavimentazione, di una sistemazione più decente di questo segmento, dove tra bancarelle e affissioni selvagge c’è un po’ di tutto, e della sua permanente destinazione a isola pedonale. Con la possibile individuazione, aggiungiamo, di un cordolo ciclabile. Che non farebbe più litigare i due gruppi più ecologici e virtuosi che conosciamo, ossia coloro che consumano suole e ruote al posto del carburante inquinante. Su tutto prevale una, seppure virtuosa, incertezza. Filosofia che contraddistingue l’ampia zona (via Ruggero Settimo, tutta la via Maqueda, l’intero corso Vittorio Emanuele e il pezzo di via Roma dalla stazione a via Cavour), sulla quale si potrebbe ragionare per farne il ring permanente del passìo dei palermitani. Però con provvedimenti stabili e duraturi. Quando si passerà dalle perenni prove generali all’attuazione di qualcosa di definitivo, evitando di veicolare il messaggio che ciclisti e pedoni non possono stare insieme? Tutto dipende dal realizzare definitive zone pedonali e vere, sicure, ed estese a tutto il territorio cittadino, piste ciclabili. Lasciando in pace la cultura e i libri. Che già a Palermo se ne vendono e leggono pochi. Insomma, su pedonalizzazioni e ciclabilità si potrebbe utilizzare nei confronti dell’amministrazione comunale un modo di dire abusato ma efficace e in questo caso calzante. Hai voluto la bicicletta? E adesso pedala.

lunedì 7 gennaio 2019

Palermo: le ragioni di una piazza in minoranza.


La Repubblica Palermo – 6 gennaio 2019
La lunga marcia del vescovo e del sindaco
Francesco Palazzo



Il vescovo e il sindaco, basta leggere i commenti sui social, hanno scelto la strada in salita.
E non bastano mille persone che si mobilitano a renderla più agibile. Perché anche quelli che non si esprimono in rete la pensano allo stesso modo. Prima gli italiani, i palermitani, i siciliani. Ed è inutile ripetere che non c’è alcuna invasione. 
Le parole di Lorefice e Orlando, l’altra mattina nello stesso luogo, nelle stesse ore e quasi nella stessa piazza, esprimono un appello al momento perdente dal punto di vista politico, sociale e religioso.
Considerato che molti cattolici pensano: prima noi e poi gli altri. 
Le loro posizioni narrano di una minoranza che non ha altra finalità oltre quella di esprimere valori non negoziabili. 
Il vescovo e il sindaco, a Palermo, unica città in cui c’è questa evidente sintonia, indicano un percorso che parte dal più debole punto della catena. Dove i like si conquistano se assecondi le paure e non se le affronti andando a viso aperto controcorrente. 
Chi venerdì era in piazza Pretoria al gelo deve mettersi in questa prospettiva. Senza illudersi più di tanto.


mercoledì 2 gennaio 2019

Palermo, i passi in avanti e le violenze antiche e recenti.


La Repubblica Palermo - 2 gennaio 2019
La violenza che non si può nascondere
Francesco Palazzo

La casistica, solo nelle ultime settimane, comincia ad essere degna di nota. 
Il venditore di rose aggredito, l’uccisione di Aldo, il clochard che viveva sotto i portici in pieno centro, il responsabile di un pub derubato e picchiato, l’autista dell’Amat finito in ospedale, il giovane pestato in un luogo della movida. 
Palermo è una città violenta? 
La domanda, in un posto che è stato teatro delle due più feroci guerre mafiose negli ultimi 50 anni, dell’uccisione di un presidente di Regione, del capo dei comunisti dell’isola, di magistrati, di un ex sindaco, di un prete, di giornalisti, di investigatori, imprenditori, e l’elenco potrebbe essere purtroppo lungo, può risultare inutile. 
Si dirà che è un tempo passato. Le indagini, su gente arrestata per mafia e riarrestata una volta libera, ci fanno capire che la violenza mafiosa, pur senza sangue per le strade, comanda ancora interi contesti sociali. 
Palermo ha compiuto tanti passi in avanti. 
Ma mettere sotto il tappeto, con un’alzata di spalle, vecchia, ma ancora presente, e nuova violenza, potrebbe non essere la più saggia delle opzioni.