La Repubblica Palermo - 2 gennaio 2019
La violenza che non si può nascondere
Francesco Palazzo
Il venditore di rose aggredito, l’uccisione di Aldo, il clochard che
viveva sotto i portici in pieno centro, il responsabile di un pub derubato e
picchiato, l’autista dell’Amat finito in ospedale, il giovane pestato in un
luogo della movida.
Palermo è una città violenta?
La domanda, in un posto che è stato teatro
delle due più feroci guerre mafiose negli ultimi 50 anni, dell’uccisione di un
presidente di Regione, del capo dei comunisti dell’isola, di magistrati, di un
ex sindaco, di un prete, di giornalisti, di investigatori, imprenditori, e
l’elenco potrebbe essere purtroppo lungo, può risultare inutile.
Si dirà che è
un tempo passato. Le indagini, su gente arrestata per mafia e riarrestata una volta libera, ci fanno capire che
la violenza mafiosa, pur senza sangue per le strade, comanda ancora interi
contesti sociali.
Palermo ha compiuto tanti passi in avanti.
Ma mettere sotto
il tappeto, con un’alzata di spalle, vecchia, ma ancora presente, e nuova
violenza, potrebbe non essere la più saggia delle opzioni.
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