La Repubblica Palermo – 19 gennaio 2019
Mobilità dolce, basta improvvisazioni
Francesco Palazzo
Negli ultimi anni a Palermo c’è un’attenzione verso le pedonalizzazioni
e la cultura dello spostarsi sulle due ruote con pedali. È anche merito di chi
amministra aver creato consenso, pure tra i commercianti, intorno ad un modo
meno aggressivo di vivere la dimensione comunitaria. Ma sinora si procede per
tentativi. L’ultima notizia riguarda il Cassaro centrale, da Via Roma ai
Quattro Canti. Continuerà sino a maggio l’unico senso di marcia per le auto con
due ampie corsie pedonali. Nello stesso tempo si elimina, visto il
comportamento di molti pedalatori, la striscia ciclabile che va dal Teatro
Massimo sempre a Piazza Vigliena. Poi è comparso il provvedimento, ritirato,
che intendeva far sloggiare le bancarelle che vendono libri in Via Libertà per
proteggere camminatori e ciclisti. Questi ultimi transitanti in quelle che solo
una vivace fantasia può definire piste ciclabili. Cioè quelle disegnate, più o
meno a mano libera, tra i platani e le persone. Quando, invece, in questo caso,
quelli da proteggere sarebbero soltanto i pedoni. Ma non dai libri. Che possono
solo fare del bene. Ed è d’accordo pure lo stesso comune. Che nel luglio scorso
stabilì che in quel tratto le bici non potevano superare i 10 chilometri orari.
Velocità impossibile da mantenere, lo dicono le stesse associazioni
ciclistiche. Un camminatore, neppure tanto veloce, copre più di dieci
chilometri in un’ora. Del resto, vocabolario alla mano, una cosa sono i
marciapiedi, che in città versano un po’ dappertutto in cattive condizioni, per
usare un eufemismo, un’altra le piste ciclabili. Differenza ben chiara, come
riportato su questo giornale, agli stessi cicloamatori. Raddoppiati negli
ultimi 5 anni e arrivati a diecimila. Così come c’è un vertiginoso decollo di
quanti preferiscono utilizzare le proprie gambe per spostarsi in centro.
Proprio per questo occorrono politiche più decise sulla mobilità dolce. Dopo
anni, nella zona centrale della città, non si può più viaggiare sulla linea
delle sperimentazioni. Con nulla di stabilmente delineato. Basti pensare che la
chiusura più battuta da quanti passeggiano, il primo tratto della via Maqueda,
è ancora ufficialmente, e chissà per quanto lo sarà, zona a traffico limitato.
Si parla da tempo del rifacimento della pavimentazione, di una sistemazione più
decente di questo segmento, dove tra bancarelle e affissioni selvagge c’è un
po’ di tutto, e della sua permanente destinazione a isola pedonale. Con la
possibile individuazione, aggiungiamo, di un cordolo ciclabile. Che non farebbe
più litigare i due gruppi più ecologici e virtuosi che conosciamo, ossia coloro
che consumano suole e ruote al posto del carburante inquinante. Su tutto
prevale una, seppure virtuosa, incertezza. Filosofia che contraddistingue
l’ampia zona (via Ruggero Settimo, tutta la via Maqueda, l’intero corso
Vittorio Emanuele e il pezzo di via Roma dalla stazione a via Cavour), sulla
quale si potrebbe ragionare per farne il ring permanente del passìo dei palermitani. Però
con provvedimenti stabili e duraturi. Quando si passerà dalle perenni prove generali
all’attuazione di qualcosa di definitivo, evitando di veicolare il messaggio
che ciclisti e pedoni non possono stare insieme? Tutto dipende dal realizzare
definitive zone pedonali e vere, sicure, ed estese a tutto il territorio
cittadino, piste ciclabili. Lasciando in pace la cultura e i libri. Che già a
Palermo se ne vendono e leggono pochi. Insomma, su pedonalizzazioni e
ciclabilità si potrebbe utilizzare nei confronti dell’amministrazione comunale
un modo di dire abusato ma efficace e in questo caso calzante. Hai voluto la
bicicletta? E adesso pedala.
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