domenica 28 ottobre 2018

PD in Sicilia, la guerra intorno agli ombelichi dei dirigenti.


La Repubblica Palermo – 28 ottobre 2018
I democratici nella caverna autoreferenziale
Francesco Palazzo



Il PD siciliano, dalla nascita, è in permanente seduta d’introspezione litigiosa. 
Ciò ha causato l’incapacità di farsi intendere dai siciliani. 
L’Isola è la Caporetto del consenso per i democratici. Quando altrove perdono, da noi straperdono. Anche le vittorie sono state mutilate per i voti raccolti qui. 
Ma tale situazione non ha mai capovolto le abitudini belliche fratricide del gruppo dirigente.
Ora, in vista del congresso nazionale, accantonata la proposta di una gestione collegiale tipo armistizio armato, si faranno le primarie per eleggere il segretario regionale.
La guerra nei mesi a venire sarà ancora più cruenta. 
È incomprensibile come un partito che dispone, pure nella nostra regione, di passioni e competenze, tra gli iscritti e nell'elettorato di riferimento, si perda nel labirinto mentale dell’autodistruzione. 
Ma è così difficile riporre le spade e sfoderare la politica? 
In Sicilia gli spazi per un partito coeso, che guardi fuori e non le proprie scarpe ci sarebbero. 
Per provarci bisognerebbe riemergere dal pantano delle correnti e dalle caverne autoreferenziali.


domenica 21 ottobre 2018

Costa sud, libro dei sogni e realtà attuale.


La Repubblica Palermo – 21 ottobre 2018

Le occasioni perdute sulla costa sud

Francesco Palazzo


La costa sud, oggi illuminata dall’iniziativa di Repubblica e Legambiente durante la quale si pulirà la spiaggia della Bandita, con in campo diverse associazioni e cittadini, negli ultimi anni si sono sprecate moltissime buone intenzioni. Rimaste sostanzialmente incorniciate nel nulla. 
Ogni tanto si annunciano mirabilie da paese dei balocchi. Il tempo di sentirle e archiviarle nello scaffale del bello e impossibile. 
Il litorale che va dal porticciolo di Sant’Erasmo al Teatro del Sole di Acqua dei Corsari potrebbe essere, come lo fu in un lontano passato, prima che il mare e il territorio divenissero la discarica dello sviluppo di Palermo, un volano per l’economia di tutta la città. 
Altro che assistenzialismi passati, presenti e futuri. 
Ai giovani, a chi è senza lavoro, vanno fornite vere occasioni di impresa, creando le condizioni, in questo caso ambientali, affinché possano costruirsi il quotidiano sostentamento. In tutti gli altri casi si continua a offrire sottosviluppo. 
Quando si passerà per la costa sud dalle parole ai fatti?

mercoledì 17 ottobre 2018

Curare Palermo: cosa possiamo fare per la città.


La Repubblica Palermo – 16 ottobre 2018
Se ognuno fa qualcosa per la città
Francesco Palazzo
Da Sferracavallo a Brancaccio, da Monte Pellegrino all’Oreto, dalla costa sud a Piazza XIII Vittime.
Repubblica Palermo ha raccontato di una trentina di realtà associative, con 80 volontari, che curano Palermo.
Virtù civiche che costruiscono politiche.
 Puglisi ci dice: «Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto». Anche se aggiunge di non illudersi, sono segni affinché chi deve si metta nelle condizioni di provvedere. Ma ciò non toglie che questi frammenti d’impegno, soprattutto se superano le particolarità facendo sintesi, siano una ricchezza. E uno stimolo per tutti. Soprattutto nel quotidiano, dove con tante microazioni di inciviltà (seconde file nelle strade, lancio di rifiuti e cicche dappertutto, pagamento del pizzo ai parcheggiatori estorsivi...) si rende la città più sporca, invivibile e insicura. 
Rendiamoci conto che, se non tutto, più di qualcosa dipende da noi. Occorrono poco tempo, limitate energie, un minimo d’attenzione e un pizzico di senso civico. 
Possiamo girarci dall’altra parte, contribuendo magari al degrado, o diventare protagonisti di piccoli ma decisivi cambiamenti.

venerdì 12 ottobre 2018

PD e Centrosinistra, salviamo le pecore del sardo.



La Repubblica Palermo – 11 ottobre 2018

La sindrome della sinistra che fa vincere il nemico pur di far perdere l’amico
Francesco Palazzo

Alla “Leopoldina” palermitana l’ex ministro degli Interni Marco Minniti, durante l’intervista finale, in cui ha chiarito con apprezzabili parole e trasporto umano quanto fatto in tema d’immigrazione, ha raccontato una barzelletta. Dio fa un regalo all’Italia, chiama san Pietro e gli dice di portargli tre italiani. Pietro sceglie un romano, un sardo e un calabrese. Vengono portati al cospetto del Padreterno, che dice loro: «Esprimete un desiderio e io lo realizzerò». Il romano si fa avanti: «Vorrei che Roma tornasse agli antichi splendori, caput mundi». Il Padreterno esegue. Arriva il sardo: «Io sono molto modesto, vorrei un gregge con mille pecore». Accontentato. Quando è il turno del calabrese, questi si avvicina all’orecchio di Dio e gli dice: «Io non chiedo niente per me». «Possibile?», chiede l’Altissimo. «Sì — spiega il calabrese — voglio soltanto che muoiano le pecore del sardo». La morale è facile da ricavare, difficile da attuare. Riguarda intanto il Pd. Ma il trattamento riservato a Matteo Renzi, dai suoi e dalla sinistra esterna ai democratici, è soltanto l’ultima puntata. La stessa pratica del «voglio che muoiano le pecore del sardo» è stata messa in pratica pure facendo cadere, in nome di una sinistra che sta nell’alto dei cieli, i due governi Prodi nel 1998 e nel 2008. E se andiamo indietro nella storia repubblicana, troviamo altri momenti simili. L’obiettivo è il solito: mettere in discussione il riformismo italiano, in nome della nobile sinistra, sotto qualsiasi veste si presenti. E quando vanno gli altri al potere, anche grazie a questo atteggiamento, schiacciare con il rullo compressore i tentativi di riaprire la discussione politica. Nella due giorni al teatro Santa Cecilia ci sono stati tanti interventi interessanti, oltre a quello di Minniti. Che sarebbe un ottimo candidato alla segreteria nazionale. Umberto Santino, nel commento pubblicato ieri su Repubblica, liquida senza appello questa edizione della Leopolda sicula. Definendola un incontro di reduci delle sconfitte al referendum costituzionale del dicembre 2016 e alle Politiche di marzo. A me non è sembrato. Ma per rendersene conto, piuttosto che soffermarsi solo su qualche frammento più scoppiettante e alla fine marginale, e tenuto conto che erano stati invitati tre esponenti di primo piano della sinistra esterna al Pd, si dovrebbero ascoltare tutti i cento e più contributi, reperibili facilmente in Rete. Si troveranno molta politica e tante analisi sul Mezzogiorno. Da parte di parlamentari, amministratori locali, dirigenti del partito, iscritti e invitati di varia estrazione. Tante energie e competenze immolate sull’altare della disgregazione e delle guerre intestine. Ci sarebbe però da capire cosa hanno esattamente vinto, dopo il 4 dicembre 2016 e il 4 marzo 2018, quanti si sentono a sinistra vincenti, visto che ci sarebbero i reduci perdenti. Quando ammazzi le pecore del sardo, sperando che spunti il sol dell’avvenire, non trovi più sinistra. Allora è auspicabile che si metta in discussione tale procedura e si offra, perché no?, a partire dalla Sicilia, un campo largo. Di coalizione riformista ampia parla Romano Prodi in un’intervista (5 ottobre) al Corriere della sera. L’ex premier, invitando a non confondere il riformismo con un partito, sottolinea che «le etichette del passato sono un punto di riferimento, ma non bastano». Prospetta dunque un orizzonte di fronte al quale grandi porzioni di elettorato e di società possano potenzialmente riconoscersi. Sapendo che la politica non è mai la realizzazione del paradiso in terra.

domenica 7 ottobre 2018

I mille PD che non fanno un partito.


La Repubblica Palermo
7 ottobre 2018
Il partito dem, uno, nessuno e centomila
Francesco Palazzo

Dalla Leopolda sicula emerge che i democratici devono ampliare gli orizzonti. Ma possono farlo, come perno del riformismo italiano, se risolvono il conflitto che li accompagna da sempre. Un lungo congresso permanente che in questo mese di ottobre ha come scenario Palermo e il palco del Teatro Santa Cecilia. Prima la Leopolda, il 12 il segretario nazionale, a fine mese i partigiani democratici. Tre partiti in scena, ma sono molti di più se consideriamo i tanti pezzi, nazionali e locali, in cui il PD è diviso. Offri prospettive politiche e aperture, anche inedite e ormai ineludibili, se ti presenti con un solo volto. Altrimenti, pirandellianamente, rischi di essere nessuno e centomila. Dal granaio di voti che la Sicilia sempre rappresenta per chi tiene il banco elettorale, esce fuori un partito che non ha strade da proporre perché non ne ha una propria ma tante. Come dice Romano Prodi, l’unico leader che forse potrebbe guidare il campo largo che serve, nessuna organizzazione siffatta può stare in piedi. Se non mette, aggiungiamo, in due sole gambe e in un’unica testa la propria identità.

mercoledì 3 ottobre 2018

Tutte le linee da ritrovare e rinforzare a Palermo.


La Repubblica Palermo - 3 ottobre 2018
Francesco Palazzo


Ci sono aspetti della tua città che vivi sempre allo stesso modo e a un certo punto non te ne accorgi più. Pezzi mancanti che diventano panorama ordinario. E allora devono essere i "forestieri" a fartelo notare. 
Per esempio la segnaletica orizzontale. Non parliamo dei massimi sistemi, ma è un aspetto che tocca ambiti quali la sicurezza e il decoro.
Una ragazza palermitana che studia oltre Stretto, qui per un periodo di vacanza, mi ha chiesto: «Ma come fate a vivere senza strisce?».
Ma come, stavo per risponderle, certo che ci sono le strisce. 
In realtà, facendoci caso, costeggiando il porto, il Foro Italico, Sant’Erasmo, risalendo da via Giafar, tornando da viale Regione siciliana e rientrando al centro, noti un festival di strisce divisorie di corsie non pervenute. E quelle esistenti spesso le devi immaginare, tanto sono sbiadite. Parliamo di assi centrali. Se ci addentriamo nelle periferie, meglio lasciar perdere. 
Ha ragione la studentessa. Per rimediare non occorrono chissà quali investimenti. Appena la nostra conterranea torna, gliele facciamo trovare queste strisce?