La Repubblica Palermo
7 ottobre 2018
Il partito dem, uno, nessuno e centomila
Francesco Palazzo
Dalla Leopolda sicula emerge che i democratici devono ampliare gli
orizzonti. Ma possono farlo, come perno del riformismo italiano, se
risolvono il conflitto che li accompagna da sempre. Un lungo congresso
permanente che in questo mese di ottobre ha come scenario Palermo e il palco
del Teatro Santa Cecilia. Prima la Leopolda, il 12 il segretario nazionale, a
fine mese i partigiani democratici. Tre partiti in scena, ma sono molti di
più se consideriamo i tanti pezzi, nazionali e locali, in cui il PD è diviso.
Offri prospettive politiche e aperture, anche inedite e ormai ineludibili, se
ti presenti con un solo volto. Altrimenti, pirandellianamente, rischi di essere
nessuno e centomila. Dal granaio di voti che la Sicilia sempre rappresenta per
chi tiene il banco elettorale, esce fuori un partito che non ha strade da
proporre perché non ne ha una propria ma tante. Come dice Romano Prodi, l’unico
leader che forse potrebbe guidare il campo largo che serve, nessuna
organizzazione siffatta può stare in piedi. Se non mette, aggiungiamo, in due
sole gambe e in un’unica testa la propria identità.
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