venerdì 29 marzo 2024

I cori da codice penale dentro gli stadi.

 PALERMO TODAY - 23 MARZO 2024

Cartellino rosso per chi offende e incita all'odio dentro gli stadi

Francesco Palazzo 


 Domanda. Ma si può essere così a corto di pensieri, parole, fantasia e immaginazione, peraltro pure durante una tranquilla e pacifica partita amichevole contro una squadra belga (ma vale ovviamente per qualsiasi incontro che si svolga al Barbera) da ripetere più volte "catanese pezzo di m...", "Catania quanto ti odio", "catanese figlio di..." e "chi non salta è catanese"? Questo lo chiamano tifo ma è soltanto fastidiosissimo inquinamento acustico pieno di frasi offensive, direi gravemente offensive, incitanti in questo caso all'odio verso un’altra città e i suoi abitanti.

Questa roba indecente, così come per fumogeni, petardi e cose simili, dovrebbe essere vietata assolutamente negli stadi. Senza se e senza ma. Così come ogni frase offensiva rivolta agli avversari in campo, ai tifosi che sostengono gli sfidanti, alla stessa propria squadra, allenatore compreso, e alla terna arbitrale. Come ci sono i leoni da tastiera abbiamo quelli degli stadi. Ma sia gli uni che gli altri hanno un potere molto inquinante e disturbante. In entrambi i casi si pensa che protetti dall'anonimato, perché stare in mezzo alla folla è come trovarsi dietro una tastiera, si possa dire e fare di tutto. Ma così non è.

Il codice penale dovrebbe valere dappertutto. E così come è in fondo semplice riuscire a risalire ai leoni da tastiera, mettendoli di fronte alle loro responsabilità, si dovrebbe cominciare a fare la stessa operazione pure dentro gli stadi. Magari sarà più complicato ma non è certamente impossibile. Chi non salta è solo civile e basta.

 https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/cartellino-rosso-offese-insulti-cori-stadio-renzo-barbera.html?fbclid=IwAR08B5ueDD9M3GBciembfNvbP7j838w1pFK_r0Cn3f4AAZxic0FhnmWfY8Q

Il pacifismo che vuole decidere chi può parlare di pace.

 ROSALIO - 22 Mar 2024

Le vie della pace non possono e non devono essere vietate a nessuno

Francesco Palazzo



Mettiamo che io sia una persona distante da ogni forma di esercito e di intervento militare per la risoluzione di ognil controversia. E ipotizziamo pure che nella mia città si svolga una manifestazione internazionale con la presenza di tanti giovani provenienti da quaranta nazioni e anche delle scuole superiori palermitane, organizzata pure dalle forze armate, con l’intenzione di esplorare tutti i canali per l’individuazione sistematica di una via di soluzione pacifica dei conflitti piuttosto che di belligeranza È chiaro che questa è una buona notizia. Dovrebbe in effetti esserlo. Tuttavia invece, misteriosamente va detto, quella che è una buona novella, diventa un serio e insormontabile problema per tanti pacifisti. Tanto da sostenere che a tale evento non sia opportuna la presenza di giovani studenti palermitani. È come se non bastasse, si invita la gente a disertare un appuntamento così importante. Come se i tanti che potrebbero essere interessati non fossero dotati di raziocinio e libero arbitrio. Come se non si sapesse che le forze armate non solo non sono affatto un’organizzazione eversiva, ma che sono anche citate in diversi punti della Costituzione Repubblicana che tanto, giustamente, si sventola ad ogni pie’ sospinto. Non ha, per loro, nessuna importanza che la più importante carica democratica della nazione Repubblicana sia a capo delle Forze Armate. Niente, sono contrari.


Che fa, uno non può essere contrario? Certo, nessuno lo vieta. In una democrazia tutto è permesso e lecito. Soprattutto se si esprime pacificamente il proprio dissenso. Ma in una democrazia, la logica e il ragionamento dovrebbero essere dei capisaldi. Allora, se vogliamo utilizzare la logica e ragionare, io mi aspetterei da un antimilitarista e pacifista non violento H 24, una approvazione, senza se e senza ma, della manifestazione che effettivamente dal 17 al 20 marzo si è svolta sotto Monte Pellegrino. Proprio per il motivo che va esattamente d’accordo con chi cerca le ragioni della pace e della giustizia.


Prima di arrivare all’uso delle armi, si devono esplorare tutte, ma proprio tutte, le dinamiche per rendere possibile ed esplorare le vie della cosiddetta “pace positiva e inclusiva”. Concetto filosofico teorizzato negli anni ’60 del secolo scorso dal sociologo statunitense Johan Galtung, che analizza le cause della guerra e gli inversi requisiti alla base e a garanzia della pace. E siccome il senso di quanto è avvenuto a Palermo era proprio questo, era esattamente questo, era senza dubbio questo, allora la cosa doveva interessare molto, direi tantissimo, i pacifisti. Tanto da ritenere utile la partecipazione delle scuole. Tanto, se fosse stato possibile, da andare ad ascoltare per arricchire il vocabolario delle reali possibilità della pace nel mondo.


A meno che non si ritenga di essere così tanto sapienti sulla pace da non dovere ascoltare più nessun parere sull’argomento. Perché magari si è sicuri di conoscere già tutto lo scibile disponibile, di aver letto intere biblioteche sulla tematica e di avere dunque tutto da insegnare e nulla da imparare sul tema. Tanto da convenire addirittura sulla presa di distanza delle istituzioni cattoliche della città in merito alla celebrazione eucaristica per i partecipanti. Un pacifista dovrebbe chiedersi per quale motivo la chiesa non è d’accordo sulle linee d’indirizzo di un’iniziativa che si chiama Forum Internazionale “Pace, sicurezza e prosperità”. Ma siccome è bene farsi le domande, io chiedo per quale motivo pacifisti, antimilitaristi e cattolici non debbano trovarsi sulla stessa strada con chi vuole interrogarsi sulle possibili vie praticabili per affermare sempre e in ogni luogo le ragioni della pace.

https://www.rosalio.it/2024/03/22/le-vie-della-pace-non-possono-e-non-devono-essere-vietate-a-nessuno/?fbclid=IwAR3EEOHK-uX3EZWzLFQ0G5NITqBeFzgAsz1KOn6zUMzxqaP1ABX_H_q2Lck

giovedì 21 marzo 2024

Palermo calcio. Tifare e ragionare.

AdvertisementPalermoToday - 16 marzo 2024
Francesco Palazzo 
Il Palermo ce la può ancora fare, basta a quei tifosi solo quando le cose vanno bene.

Ragioniamo con serenità. Il Palermo ha sinora condotto una stagione navigando sempre senza problemi e largamente in zona promozione. Questo è un fatto intorno al quale non c'è possibilità di discussione alcuna. Attualmente naviga con undici punti di vantaggio sulla nona e poche settimane fa a Cremona aveva raggiunto durante la prima fase di gioco la posizione in classifica, secondo posto, che consente la promozione diretta nella massima serie calcistica del nostro paese. In otto giornate, con 24 punti in palio, un'enormità, la squadra può giocarsi ancora tanto in ottica promozione, anche attraverso un buon piazzamento per affrontare al meglio la fase dei play off, che già ha affrontato con successo nel passaggio dalla serie C alla serie B. Questo più o meno lo stato dell'arte. Leggo da mesi sui social e ascolto dalle trasmissioni giornalistiche, direi da anni se rileggiamo lo scorso campionato, dove i play off non si raggiunsero per un nulla, commenti al vetriolo come se fossimo da tempo immemore senza nessuna speranza in piena zona retrocessione. Gli "esperti", chiamiamoli così, affermano che non c'è mai stato gioco. Sicuramente allora ci sapranno spiegare, dall'alto del loro stratosferico sapere, come fa una squadra senza gioco a racimolare tanti di quei punti da fare due campionati su due in B nella fascia alta della classifica. E magari, visto che sono esperti, ci diranno cosa hanno da criticare alla società di Viale del Fante. Come se i rosanero fossero in mano non ad una holding di prima grandezza del calcio mondiale, ma agli ultimi arrivati nel mondo del pallone. Forse ci vuole calma e gesso. Se Palermo come città fosse in zona promozione da anni come i rosanero (a tal proposito se gli esperti hanno memoria si ricorderanno gli ottimi campionati disputati in serie D e C dai rosa dopo che hanno ricominciato da capo nel 2019), vivremmo tutti molto ma molto meglio per quanto riguarda la qualità della vita. Perciò, a coloro che urlano in continuazione improperi ai calciatori, all'allenatore e alla società dagli spalti del Barbera e sui social, che da due anni ci rompono i timpani (altro che sostenere i propri colori come raccontano), e che sono alla fine tifosi soltanto quando le cose vanno bene, propongo caldamente di cercare fuori dallo stadio motivi per fare sentire la loro fondamentale opinione. Non ne mancano. Magari, se ci pensano bene, potrebbero farlo in larga parte contro se stessi, visti i livelli di cittadinanza che si registrano in città. Insomma, cari urlatori, anche con slogan offensivi, in servizio permanente effettivo al Barbera e sui social, il Palermo calcio, e quelli come me, che vanno allo stadio non per scaricare le tensioni e i problemi della vita, ma per seguire e sostenere davvero la squadra del Palermo, penso possiamo fare benissimo a meno di voi.
https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/critiche-palermo-corini-tifosi-lettera.html?fbclid=IwAR3wwrYwykbl1w4VPKbAFyLHSq3hfx_ohV9_KbvOuWyP3ZMup-yw1vWKyD8

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lunedì 11 marzo 2024

Palermo. La mobilità dolce pedonale da promuovere nel salotto della città.

PALERMO TODAY

9 MARZO 2024

Promuoviamo tutta la mobilità dolce senza guerre di religione

Francesco Palazzo 


 

Sulla mobilità dolce a Palermo, che è una metropoli, non dobbiamo dimenticarlo, e non un piccolo paesino con quattro vie, pare che la battaglia si concentri su poche strade centrali pedonali, per intenderci le vie Ruggero Settimo, Maqueda, corso Vittorio Emanuele. Interdette recentemente a monopattini, bici elettriche o a conduzione muscolare. Anzi, interdette sino a un certo punto con disposizioni via via aggiornate. L'ultima, devo dire, abbastanza complessa e articolata.
Se nel capoluogo siciliano la mobilità dolce fosse davvero diffusa in tutta la città, obiettivo dal quale siamo purtroppo distanti, le piste ciclabili come questa che ho fotografato sarebbero piene, e nessuno farebbe caso all'utilizzo di alcune vie centrali esclusivamente come isole pedonali. D'altra parte se le parole hanno un senso con isola pedonale si dovrebbe intendere soltanto una cosa. Ma pare che la partita, molto stranamente va rilevato, si giochi in poche e infuocate, in quanto a presenza di bipedi, centinaia di metri. Come se il salotto di Palermo fosse il solo luogo d'elezione per cicloamatori e monopattinisti. Singolare, no?  
Se vi allontanate dalle vie sopra citate o dalla adiacente via Amari, stranamente non contemplata nelle misure interdittive, oppure dai marciapiedi di via Libertà, che appunto sarebbero marciapiedi, misurerete che per tutti gli altri chilometri della città, ossia per quasi il 100 per cento della sua grandissima estensione, la mobilità dolce è quasi assente e dunque non crea nella forma e nella sostanza nessun tipo di conflitto. Invece dovrebbe andare esattamente al contrario. Le isole pedonali al centro dovrebbero essere di pertinenza dei pedoni. Mentre sul resto della città, cioè sulla quasi totalità del suo territorio, dovremmo sino allo sfinimento discutere sulle misure amministrative specifiche e sulle infrastrutture dedicate a un importante settore della vita quotidiana quale è la mobilità dolce
Tenendo però in grande considerazione che il pedone è il vettore più dolce che ci sia e perciò quello che, essendo il più debole attore in campo nell'ambito della mobilità di qualsiasi città, dovrebbe essere il più protetto. E negli assi teoricamente pedonali, dove deve convivere con mezzi che raggiungono velocità non certo di 10 all'ora, come indicato per esempio in un cartello assolutamente ignorato all'inizio del marciapiede di via Libertà, corre obiettivamente dei pericoli. Devo dire che quando mi capita di passeggiare nelle vie centrali, cammino sui marciapiedi. Perché non è sereno deambulare se sai che mezzi a 25/30 chilometri orari possono finirti rovinosamente addosso mandandoti in ospedale o facendoti comunque male.
Si potrebbe convivere in questi assi pedonali tracciando percorsi dedicati alla mobilità dolce non pedonale. Tutto si può fare, niente lo vieterebbe. Ma già vedo in tale evenienza tutta la sede stradale occupata con creatività da due ruote e monopattini. Ed è un'esperienza già vissuta in passato. Del resto non si capisce il motivo, come si scriveva prima, per il quale poche vie a Palermo non possano essere dedicate esclusivamente alla mobilità dolce pedonale.
Ecco, dovremmo iniziare a chiamarla così, mobilità dolce anche quella degli appiedati. Non vedrei il motivo, onestamente, di mettere in campo guerre di religione. Lavoriamo piuttosto sul 99,99 per cento del territorio della metropoli Palermo per promuovere la mobilità dolce non pedonale. E lasciamo il restante piccolissimo numero percentuale a chi vuole farsi in sicurezza una passeggiata per un tratto molto limitato della zona centrale di Palermo. L'importante, fondamentale, partita della mobilità dolce non pedonale non si gioca in un fazzoletto di terra. Ma nella restante parte della città. Se ci si muovesse in tal senso le cose potrebbero essere più semplici per tutti e soprattutto condivise e accettate dalla maggioranza dei palermitani. Senza guerre di religione.

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/mobilita-dolce-pedoni.html?fbclid=IwAR3ZYm_Z_8wH3yU_57aFg7LOzeWUv4c_ukmX_SMlDxpijqd0HKAvTFiYjp8

domenica 3 marzo 2024

Calcio, supporters avversari guardati a vista. Può una partita diventare contaminazione tra due città?

              Palermo Today - 28 febbraio 2024

                          Francesco Palazzo



Questi nella foto fatta da chi scrive al Barbera, in occasione della pesante ultima sconfitta casalinga del Palermo, sono i pochissimi tifosi della Ternana arrivato sotto Monte Pellegrino a sostenere i propri colori. Guardati a vista da quattro addetti alla sicurezza. Altri sette addetti sono dall'altra parte affinché non vengano in contatto, pure divisi da un'inferriata altissima e resistente, con i tifosi rosanero della curva sud. E altri addetti sono da una parte e dall'altra dell'inferriata che delimita il contatto con la gradinata. Storia di ogni partita e di ogni stadio, sia chiaro.

Ma quando i supporter dell'altra squadra sono pochissimi come in questo caso, la cosa colpisce molto di più. Anche perché nel frattempo le squadre che entrano in campo ci danno ogni volta una bella ed edificante immagine di sport. Sono accompagnati da bambini e bambine con addosso le maglie delle due squadre. I giocatori del Palermo entrano mano nella mano con i piccoli che indossano i colori avversari. La squadra che gioca fuori casa fa al contrario. E non finisce qua. Prima di ogni incontro gli altoparlanti lanciano le bellissime parole della canzone di Sergio Endrigo, Io che amo solo te, che è un potente e bellissimo inno all'amore. Poi i tanti appelli al rispetto, alla nonviolenza, il no al razzismo che oramai almeno a parole toccano tutti gli stadi. Le premesse per vedere una cosa civile ci sarebbero dunque tutte. Invece no.

Ma è possibile che nel 2024, non si possa consentire a cinquanta persone, a causa del modo non pacifico di stare in uno stadio in fondo di pochi, di vedere una partita dove vogliono senza essere rinchiusi dentro la triste gabbia dei leoni? Non sarebbe bello, al di là del risultato, festeggiare insieme ai pochi o molti abitanti di un'altra città un evento sportivo? Utopia? Non so come chiamarla. Ma so che nome dare a quello che invece accade. Tristezza e poca aderenza ai nobili principi che ciascuna attività sportiva dovrebbe far vivere.

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/barbera-tifosi-avversari-sempre-in-gabbia.html

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