venerdì 25 agosto 2023

Palermo: la violenza a due passi dal mare e la città.

                La Repubblica Palermo -  20 agosto 2023

                         Dopo la violenza di gruppo a Palermo: l’abitudine della città alle brutture

                                                                        Francesco Palazzo

Il gravissimo fatto di cronaca, una ragazza che viene fatta oggetto di violenza sessuale a Palermo, i cui contorni ovviamente devono essere definiti e chiariti dalla giustizia, ci rimanda l'immagine di una comunità in cui in fondo ci si può abituare a non vedere.

La ragazza ha detto, da quanto viene fuori dalle indagini, di aver chiesto aiuto, ma di non essere stata notata dagli altri. I motivi di questa indifferenza possono essere tanti. Troppi, in una società massificata che vive oramai più sui social che nelle concrete dinamiche individuali. A tal proposito, con riferimento a come viene considerata la donna, può essere molto istruttivo farsi un giro sui protagonismi imperanti in alcuni social.

Per considerare nella sua complessità la cosa, è possibile che in una comunità in cui molte cose non sono al loro posto o non dovrebbero più esserlo, anche una circostanza come questa di una ragazza che chiede aiuto, possa essere catalogata, prima che la brutalità avvenga in un luogo fuori dalla vista, come un'altra cosa normale che non è al suo posto. La cronaca ci dice che il fatto avviene nei pressi di un cantiere che non dovrebbe stare più lì, visto che sono trascorsi dieci anni, da quanto leggiamo, dalla sua apertura. Oramai l'insenatura di questo luogo è diventata pure parcheggio. Dove personalmente più volte ho lasciato l'auto. È un luogo dove transito spesso durante la mia attività sportiva.Tra le lamiere prospicienti il marciapiede vedi pure diversi posteggiatori abusivi all'opera. Che in tutta la città non dovrebbero stare nelle loro postazioni ma a cui tanti cittadini e cittadine pagano regolarmente il pizzo. Pure la mafia, per la verità, dopo secoli di presenza non dovrebbe più starci. Ma sta al proprio posto perché tollerata e foraggiata a vari livelli, sia popolari che borghesi.

Ti rendi conto in perfetta buona fede che tante cose, che non stanno nel posto giusto o non dovrebbero più starci, possono diventare tanto normali da non "vederle" più. Così come si può non accorgersi di una ragazza che chiede sostegno. In mezzo ci può stare dunque anche il non "vedere" quotidiano, perché oramai è una postura cui hai fatto l'abitudine. Sino al punto da non registrare un fatto grave che si sta consumando sotto i tuoi occhi.

Siamo stati di recente in una bellissima capitale europea, Riga, pienissima di liberty (circa 800 palazzi uno più bello dell'altro) stile del quale ci riempiamo la bocca avendolo in molti casi fatto fuori, una città dove ogni cosa è al proprio posto. Semplicemente. Quando ogni anno torniamo dalle vacanze abbiamo qualche giorno di difficoltà, poi ci riabituiamo a tutto. Ogni cosa presa da sola non è la fine del mondo. Ma insieme tutti i pezzi dissonanti formano un quadro in cui abbiamo trovato la nostra dimensione, che tuttavia non è giustificabile.

Che so, percorrendo il sottopasso verso la Cala mi aspetto di trovare un incolonnamento dovuto alla tante auto lasciate malamente in sosta per prendere qualcosa da mangiare. Stessa cosa, in questo caso per lo shopping, vediamo in via Sciuti, in via Terrasanta, in via Ausonia, in via Belgio. Solo alcuni esempi di cose, in questo caso automobili, che non sono al loro posto. Ci abituiamo. Consideriamo normalità anche quelli che una volta erano i birilli colorati ai margini del prato del Roro italico e che da tempo sono non più presentabili. Ci abituiamo pure allo scheletro di quella che doveva essere la piazzola di legno con annessa passerella che doveva sorgere sul mare nella costa sud o di levante, mai messa in funzione e più volte devastata dagli incendi. Consideriamo fisiologiche le auto e le attività commerciali che impediscono di vedere il porticciolo di Sant'Erasmo. Cose che non sono al loro posto o che non dovrebbero più starci. Si potrebbe anche dire del fogliame che abitualmente ricopre il lungo tratto di marciapiedi che unisce la Statua al Politeama. Lo calpesto quasi ogni giorno nella lunga vasca Stadio - Porticciolo di Sant'Erasmo e ritorno. Ti abitui pure a quelle foglie che non dovrebbero stare lì.

Ma non è normale questa assuefazione. È bella Palermo e tante persone lavorano per renderla sempre più attraente. Ma non può essere normale che in molti quartieri per aprire un negozio o acquistare una casa occorra chiedere il permesso al mammasantissima di turno. Che non dovrebbe stare lì e in nessun altro posto. Ecco. Se in questa città, insieme alle tante cose belle e positive che si fanno, facessimo stare al proprio posto quello che deve starci, togliendo da tanti contesti ciò che non deve o non deve più esserci, forse, dico forse, potremmo porre sempre più le condizioni per ascoltare bene e "vedere" subito ciò che è dissonante e quindi urgente da affrontare. Anche il grido o il pianto sommesso di una ragazza che chiede aiuto.

https://palermo.repubblica.it/commenti/2023/08/20/news/violenza_palermo_ragazza_branco-411755890/