La Repubblica Palermo - 20 agosto 2023
Dopo la violenza di gruppo a Palermo: l’abitudine della città alle brutture
Francesco Palazzo
Il gravissimo fatto di
cronaca, una ragazza che viene fatta oggetto di violenza sessuale a Palermo, i
cui contorni ovviamente devono essere definiti e chiariti dalla giustizia, ci
rimanda l'immagine di una comunità in cui in fondo ci si può abituare a non
vedere.
La ragazza ha detto, da
quanto viene fuori dalle indagini, di aver chiesto aiuto, ma di non essere
stata notata dagli altri. I motivi di questa indifferenza possono essere tanti.
Troppi, in una società massificata che vive oramai più sui social che nelle
concrete dinamiche individuali. A tal proposito, con riferimento a come viene
considerata la donna, può essere molto istruttivo farsi un giro sui
protagonismi imperanti in alcuni social.
Per considerare nella sua
complessità la cosa, è possibile che in una comunità in cui molte cose non sono
al loro posto o non dovrebbero più esserlo, anche una circostanza come questa
di una ragazza che chiede aiuto, possa essere catalogata, prima che la
brutalità avvenga in un luogo fuori dalla vista, come un'altra cosa normale che
non è al suo posto. La cronaca ci dice che il fatto avviene nei pressi di un
cantiere che non dovrebbe stare più lì, visto che sono trascorsi dieci anni, da
quanto leggiamo, dalla sua apertura. Oramai l'insenatura di questo luogo è
diventata pure parcheggio. Dove personalmente più volte ho lasciato l'auto. È
un luogo dove transito spesso durante la mia attività sportiva.Tra le lamiere
prospicienti il marciapiede vedi pure diversi posteggiatori abusivi all'opera.
Che in tutta la città non dovrebbero stare nelle loro postazioni ma a cui tanti
cittadini e cittadine pagano regolarmente il pizzo. Pure la mafia, per la
verità, dopo secoli di presenza non dovrebbe più starci. Ma sta al proprio
posto perché tollerata e foraggiata a vari livelli, sia popolari che borghesi.
Ti rendi conto in
perfetta buona fede che tante cose, che non stanno nel posto giusto o non
dovrebbero più starci, possono diventare tanto normali da non
"vederle" più. Così come si può non accorgersi di una ragazza che
chiede sostegno. In mezzo ci può stare dunque anche il non "vedere"
quotidiano, perché oramai è una postura cui hai fatto l'abitudine. Sino al
punto da non registrare un fatto grave che si sta consumando sotto i tuoi
occhi.
Siamo stati di recente in
una bellissima capitale europea, Riga, pienissima di liberty (circa 800 palazzi
uno più bello dell'altro) stile del quale ci riempiamo la bocca avendolo in
molti casi fatto fuori, una città dove ogni cosa è al proprio posto.
Semplicemente. Quando ogni anno torniamo dalle vacanze abbiamo qualche giorno
di difficoltà, poi ci riabituiamo a tutto. Ogni cosa presa da sola non è la
fine del mondo. Ma insieme tutti i pezzi dissonanti formano un quadro in cui
abbiamo trovato la nostra dimensione, che tuttavia non è giustificabile.
Che so, percorrendo il
sottopasso verso la Cala mi aspetto di trovare un incolonnamento dovuto alla
tante auto lasciate malamente in sosta per prendere qualcosa da mangiare.
Stessa cosa, in questo caso per lo shopping, vediamo in via Sciuti, in via
Terrasanta, in via Ausonia, in via Belgio. Solo alcuni esempi di cose, in
questo caso automobili, che non sono al loro posto. Ci abituiamo. Consideriamo
normalità anche quelli che una volta erano i birilli colorati ai margini del
prato del Roro italico e che da tempo sono non più presentabili. Ci abituiamo
pure allo scheletro di quella che doveva essere la piazzola di legno con
annessa passerella che doveva sorgere sul mare nella costa sud o di levante,
mai messa in funzione e più volte devastata dagli incendi. Consideriamo
fisiologiche le auto e le attività commerciali che impediscono di vedere il
porticciolo di Sant'Erasmo. Cose che non sono al loro posto o che non
dovrebbero più starci. Si potrebbe anche dire del fogliame che abitualmente
ricopre il lungo tratto di marciapiedi che unisce la Statua al Politeama. Lo
calpesto quasi ogni giorno nella lunga vasca Stadio - Porticciolo di
Sant'Erasmo e ritorno. Ti abitui pure a quelle foglie che non dovrebbero stare
lì.
Ma non è normale questa
assuefazione. È bella Palermo e tante persone lavorano per renderla sempre più
attraente. Ma non può essere normale che in molti quartieri per aprire un
negozio o acquistare una casa occorra chiedere il permesso al mammasantissima
di turno. Che non dovrebbe stare lì e in nessun altro posto. Ecco. Se in questa
città, insieme alle tante cose belle e positive che si fanno, facessimo stare
al proprio posto quello che deve starci, togliendo da tanti contesti ciò che
non deve o non deve più esserci, forse, dico forse, potremmo porre sempre più
le condizioni per ascoltare bene e "vedere" subito ciò che è
dissonante e quindi urgente da affrontare. Anche il grido o il pianto sommesso
di una ragazza che chiede aiuto.
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