martedì 24 settembre 2024

Palermo - Cesena, un altro pari in casa e il campione che non c'è più.

 

ROSALIO Il Blog di Palermo – 21 settembre 2024

Palermo – Cesena, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

Francesco Palazzo



In uno stadio in cui è ancora percepibile la fila interminabile di persone che in silenzio ha reso omaggio al Totò calcistico nazionale, i rosanero provano a vincere la prima in casa dopo averne vinte due fuori. La media inglese dice sì al Palermo ma se non fai delle mura amiche un baluardo inespugnabile, o quasi, difficilmente puoi pensare di scalare la vetta che porta in A.

Già di prima mattina si posizionano nello spazio adiacente allo stadio i commercianti che daranno da mangiare e bere ai tifosi. Ci sono quelli autorizzati, che evidentemente pagano tasse e quant’altro. E poi i tanti abusivi. Ampiamente tollerati. Una specie di far west. Che comprende pure i parcheggiatori estorsivi. Se vuoi lasciare il tuo mezzo senza pensieri devi pagare il pizzo. Alla luce del sole e in un luogo super presidiato dalle forze dell’ordine.

Dobbiamo dire che un gol i tifosi del Cesena lo mettono a segno la sera prima con un post su facebook. «QUA LA MANO. Ci lega un bel rapporto di amicizia con gli amici palermitani. Città dai Palazzi e Chiese meravigliose… Speriamo davvero che sarà un’occasione di sport vero e di amicizia. Nessuno dimenticherà mai TOTÒ SCHILLACI». Obiettivamente, una rete nella porta della civiltà sportiva, e non soltanto, di alto livello. Gli hooligans palermitani invece pare non abbiano sotterrato l’ascia di guerra fratricida. Sono raggruppati, una parte almeno, fuori da un lato della piazza, dall’altra le forze dell’ordine preparati al peggio. Ma è mai possibile che non si riesca a cacciare fuori dagli stadi certi elementi? I tifosi rosanero come risposta alla civiltà dei cesenati applaudono, ma dovrebbe essere la norma, l’annuncio della squadra avversaria.

All’inizio notti magiche, la maglia azzurra 19 gigante, la scritta «Totò eroe delle notti magiche addio» e i gol mondiali del ragazzo del CEP che scorrono sui maxischermi. Lutto al braccio per il Palermo e ovviamente il minuto di silenzio. Anche dallo spazio dei tifosi ospiti pende un Ciao Totò.

Palermo con una gradevole casacca chiara, pantaloncini verdi e calze arancioni, cesenati in nero. Primi quindici minuti vivaci con un gol annullato per parte. Henry viene preferito a Brunori in avanti, fa un gol ma è appunto non convalidato dopo il VAR. Si arriva al trentesimo accompagnati dai cori Totò Schillaci, Vincere, Facci un gol, ma il taccuino del cellulare rimane vuoto e le reti inviolate. Anche se per i rosa ci sono tre buone occasioni. Così come il Cesena va vicino al gol. Si va negli spogliatoi a metà partita con gli ultimi quindici giri d’orologio che vedono alcune notevoli puntate dei rosa in area avversaria e un quasi gol su punizione del Cesena, con un’ottima parata dell’estremo difensore della squadra di casa. I primi quindici del secondo vedono il Cesena in rete ma gol annullato e sotto con altre due occasioni neutralizzate dal portiere dei rosanero. All’inizio dei 15 che portano al 30mo il Palermo fa due sostituzioni. Capitano diventa Di Mariano. Ma subito i cesenati trovano il corridoio giusto e vanno in rete, ma gol annullato dopo la cabina VAR e controllo dell’arbitro. Ma i rosanero, a parte un tiro da fuori, sembrano rimasti negli spogliatoi. E non è la prima volta nei secondi tempi. Rientra Brunori come prima punta ed esce Henry. Nell’ultimo quarto che porta al novantesimo il Barbera è illuminato soltanto dalle luci nuove, nel frattempo accese, ma non da una rete che si gonfia alle spalle del portiere del Cesena. Il Palermo un po’ più sveglio nella parte finale non è riuscito a fare la partita e gli ospiti hanno svolto bene il loro compito. La compagine rosanero, e non è una buona notizia, non riesce ancora ad “espugnare” il Barbera, che qualcuno vorrebbe chiamare adesso Schillaci.

La serie A, se A potrà essere, non potrà che passare sotto Monte Pellegrino. Certo, se ci fosse nel Palermo uno come Totò sotto porta. Ma quando nascerà nuovamente a Palermo uno come Salvatore Schillaci, detto Totò?

https://www.rosalio.it/2024/09/21/palermo-cesena-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/?sfnsn=scwspwa&fbclid=IwY2xjawFey8hleHRuA2FlbQIxMQABHTXMzTwBbw7QecOYdad8ocPERiCcXkyrZhZKXglH1YV2XdpPqdLe8I6YNw_aem_4fzsBoAtbLaJ8xQRF290aQ

domenica 22 settembre 2024

Don Puglisi: una pastorale antimafia nella diocesi a partire da San Gaetano e dal suo Centro Padre Nostro


PALERMO TODAY - 20 SETTEMBRE 2024

"Che ne è della profezia di don Puglisi che fece tremare la mafia?

FRANCESCO PALAZZO

Anniversario numero 31 della morte di don Puglisi appena trascorso. Spenti i riflettori c'è tempo e spazio per alcune ulteriori analisi e riflessioni. Magari un po' ruvide, tuttavia necessarie ritengo. Iniziamo. La cosa strana che avviene ogni anno, ma in questo 2024 in misura ancora maggiore è una. Anzi due intimamente connesse. Ne parliamo alla fine. Premettiamo dei dati numerici. Messa di commemorazione solenne in cattedrale, nel pomeriggio del 15 settembre. Sono dentro il duomo palermitano, come ogni anno, e noto un dettaglio. Tutto si nasconde nei dettagli.

Nel 31esimo ricordo di 3P, oltre i seminaristi e i prelati di curia, i presbiteri presenti alla commemorazione di don Puglisi, che coincide pure con l'inizio dell'anno pastorale diocesano, dunque un momento molto importante, centrale direi, sono 25 circa. Ogni anno mi pare di averne visti molti di più. Dal sito della curia si legge che i sacerdoti nella diocesi sono 465, suddivisi tra diocesani e religiosi. Vado ogni anno, come scrivevo sopra, ed è la prima volta che noto un numero così ridotto. Cosa significa? Tutto quello che volete. Io provo a dire la mia.

Con una domanda. Anzi due. Può essere che al di là delle parole roboanti e spesso, mi sia consentito, leggermente retoriche, il messaggio e il sacrificio di don Pino fanno molta fatica ad attecchire nella chiesa palermitana e quasi per nulla in quella siciliana? Possibile, e siamo al secondo dato numerico, che a Palermo, in cattedrale, il 15 settembre di ogni anno, non confluiscano i vescovi e le rappresentanze dei fedeli delle altre diocesi, visto che 3P è stato ucciso dalla mafia, presente in tutta la regione? Del resto, dopo 31 anni da quel 15 settembre 1993, la chiesa di Palermo, figuriamoci quella siciliana, non ha mai messo in campo una pastorale specifica, concreta, quotidiana, contro la mafia che si incarni nel territorio di ciascuna realtà parrocchiale.

E non è per me un caso,e siamo ai primi due dati cui accennavo all'inizio, che non si faccia più nessun cenno sia alla Parrocchia di San Gaetano a Brancaccio, dove don Pino visse gli ultimi tre anni di vita da presbitero, sia al Centro Sociale Padre Nostro, quello originario, fondato da Don Puglisi e ancora esistente di fronte la parrocchia dove don Pino visse i suoi ultimi anni di passione. E quando dico passione so cosa dico.

Alcune settimane prima che Don Pino venisse ucciso, eravamo a luglio del 1993, ebbi un lungo colloquio notturno con 3P nella sua macchina scassata. Si era offerto di darmi un passaggio a casa dopo che avevo parcheggiato l'auto in garage a due passi dalla statua di San Gaetano a ridosso della chiesa. Due chilometri, da via Brancaccio a via Conte Federico. Arrivato davanti casa mia spense l'auto. Era pallido, disperato e solo perché nel quartiere non c'erano le risposte concrete dalle istituzioni. Arrivò a dirmi che se non si smuoveva qualcosa si sarebbe incatenato al ponte di via Giafar. Lui tutto faceva chiedendo diritti alle istituzioni e non finanziamenti che alla fine distribuiscono carità, quando va bene, senza spostare di un millimetro lo stato delle cose. In questo anniversario sono state ricordate le tante, tantissime, missive scritte da Puglisi alle istituzioni. Se si fosse limitato a chiedere quello che non volle mai domandare, cioè sponde politiche, e non diritti a muso duro per tutte e tutti, e se non avesse combattuto la mafia con nomi e cognomi, sarebbe morto nel suo letto.

O sarebbe magari ancora vivo. Visto che il 15 settembre 2024 avrebbe spento esattamente 87 candeline, essendo morto il giorno del suo 56esimo genetliaco sotto casa. Il parroco di San Gaetano ha ricordato questo compleanno con torta e candeline. Ecco. Forse è il caso, se si vuole ancora capire Puglisi, di tornare a San Gaetano, come ha fatto Papa Francesco nel 2018, e di varcare la soglia del Centro Padre Nostro. Quello a pochissimi passi dalla chiesa, basta attraversare la strada. Centro, si badi bene perché questo è un punto dirimente, che Puglisi volle proprio di fronte la parrochia perché fosse intimamente e stabilmente legato a essa. Una pastorale precisa e povera, dunque. Che però fece molta paura alla mafia per la sua carica profetica. Tanto da ricorrere ad una brutale esecuzione. Che ne è, domanda finale, della profezia di don Pino sia tra i fanti che tra i santi?


https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/profezia-don-puglisi-mafia.html?fbclid=IwY2xjawFdMP5leHRuA2FlbQIxMQABHQgcWuS9QUbhmXOdy4ubcYYvbt8UOUqGmk4QIN1DrFqEkQDfZxLmGzJ5Xw_aem_iBCDoLzg6-LLvpycqDn6Eg

mercoledì 18 settembre 2024

Don Puglisi e Palermo.

 PalermoToday

14 settembre 2024

Il ricordo di don Pino Puglisi e la domanda sulla sicurezza: "Palermo è una città violenta?"

Francesco Palazzo



Il dibattito è vecchio, visto che si ripete con cadenza più o meno regolare, come avvenuto in quest'ultimo periodo dove cade l'anniversario dell'uccisione di don Puglisi. Palermo è una città violenta e con evidenti problemi di sicurezza? Difficile trovare posti, soprattutto realtà metropolitane, dove non ci si debba preoccupare. Nelle grandi città, ma anche in quelle medie spesso, esistono e persistono sacche, sistematiche o episodiche, di violenza urbana. Pure a Palermo, non in misura particolare ma più o meno come in altri luoghi simili. Anzi, si potrebbe affermare che vi sono altre metropoli nel nostro paese dove le statistiche sono più preoccupanti.


Ma ci si può fermare a questo livello di analisi? Occorre entrare nello specifico di ciascuna città. Soprattutto quando ricordiamo un prete mite ucciso dagli uomini del disonore in una sera afosa di settembre sottocasa. Fermo restando che ovunque la stragrande maggioranza di cittadine e cittadini, per quanto vi possano essere punte non trascurabili d'inciviltà quotidiana, non crea problemi gravi, almeno dal punto di vista della sicurezza pubblica. Ma dobbiamo parlare del resto. Nei giorni in cui si ricorda 3P, Padre Pino Puglisi. D'altra parte, si è sempre detto che gli esponenti di Cosa nostra sono, o forse erano nei momenti meno problematici per l'organizzazione, più o meno cinquemila. Un frammento rispetto a milioni di siciliani. Ma in grado di resistere e persistere nell'arco di tre secoli. Anche se andrebbe pure esaminato, ma non può essere il compito di un breve scritto e francamente non saprei neppure ipotizzare la risposta, quanto della cultura mafiosa si sia trasferita nella testa dei palermitani.


Considerato l'operato di Cosa nostra, ossia lo specifico palermitano, occorre riformulare il ragionamento. Chiedendosi se può considerarsi molto violenta e insicura una città in cui negli ultimi 60 anni ci sono state due guerre di mafia con centinaia di morti. Un posto in cui sono stati uccisi un presidente di regione, un prete, diversi giudici, giornalisti, imprenditori, leader politici, esponenti delle forze dell'ordine, burocrati, un super prefetto. Una comunità dove si sono organizzati e attuati quattro attentati con metodologia da guerra, che hanno fatto saltare in aria un pezzo d'autostrada, due vie centrali della città e un luogo ai margini del capoluogo (1963 Strage di Ciaculli). Non ci sono città, quantomeno in Europa e penso pure nel mondo, in cui nel dopoguerra siano accadute tali gravissime vicende. Magari si potrebbe pensare, sbagliando, che si tratta di avvenimenti passati che non riguardano più l'oggi. Ma a parte che parliamo di delitti sconvolgenti di cui ovviamente portiamo memoria (siamo appunto al trentunesimo anniversario dell'omicidio mafioso di don Pino Puglisi), va detto che tale organizzazione mafiosa estende ancora la sua rete sul capoluogo. Sì potrà dire che è indebolita. Ma ciò non toglie che in tanti quartieri, come ci rivelano le indagini, le cosche sono presenti nella vita quotidiana ed hanno tuttora molto consenso. Anche tra la borghesia e le professioni.


Allora è chiaro che Palermo è caratterizzata da un tipo particolare di violenza determinata, senza soluzione di continuità dall'Unità d'Italia a oggi, dalla presenza di una strutturata criminalità organizzata. Cosa nostra non è presente soltanto a Palermo. Ma soltanto sotto Monte Pellegrino ha messo in atto le sue azioni più gravi e destabilizzanti. E continua ad esserci, sia come controllo del territorio, sia nella misura in cui mette in campo, tra gli altri, due reati tipici come lo smercio di droghe e le richieste estorsive a commercianti e imprese. Certo, più che in altre città, forse a livello mondiale, a Palermo è pure nata, con don Puglisi e tanti altre e altri, un'antimafia robusta e radicata. Ma sino a quando in città saranno presenti, oltre ai poteri democraticamente e costituzionalmente legittimati, pure le mani, le menti, gli affari della criminalità organizzata, dovremo ammettere che Palermo è una città in cui è presente una particolare e pericolosissima forma di violenza che rende la città molto insicura.


Quando riusciremo ad archiviare tutto questo potremo finalmente iniziare a misurare e a paragonare la sicurezza di Palermo soltanto utilizzando i criteri e i parametri tipici di tante grandi città presenti nel suolo italico e nel mondo. I tempi di questo cambiamento, cioè trasformare Palermo in una città normale, sono nelle nostre mani. "Se ognuno fa qualcosa si può fare molto", chiosava don Pino, mentre i mafiosi preparavano l'agguato mortale. Eliminazione resa possibile proprio perché pochi facevano (e ancora fanno?) qualcosa e così non facendo esposero al fuoco mafioso il parroco di Brancaccio. Ed è un percorso di solitudine che ha riguardato non solto don Puglisi, ma tutte le vittime cadute sotto il piombo mafioso.

Francesco Palazzo

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domenica 8 settembre 2024

I palermitani: il primo problema di Palermo.

 Palermo Today - 6 settembre 2024

Cicche a terra dappertutto. Per molti panormosauri è troppo umiliante usare un contenitore. 

                   Francesco Palazzo 



Palermo ha avuto, ha e continua ad avere tanti problemi. Determinati da molteplici cause. Ma mi convinco sempre più che il problema più rilevante e difficile da risolvere sia riferibile ai suoi stessi cittadini, i palermitani. La foto che posto è emblematica. O se volete insignificante tanto è facile farla in qualsiasi metro quadro del capoluogo siciliano. Mi trovo alla fermata zona stadio per prendere il bus che va all'aeroporto. Noto una persona che ha una sigaretta appena iniziata. Passeggia ed è impegnata al cellulare. È distinta, ben vestita, dialoga al cellulare a bassa voce. Non è un soggetto da cui ti puoi aspettare ciò che sei però quasi certo che accadrà. E ne sei certo perché vedi che già altri palermitani lo hanno fatto e lo fanno regolarmente. Insomma, la distinta signora continua a parlare amabilmente al cellulare e tiro dopo tiro a un certo punto ha la legittima esigenza di liberarsi della cicca fumante. Non è che non possa disfarsene spegnendola in qualche modo nel bordo predisposto all'uopo nel contenitore a due passi e poi buttarla dentro. Troppo semplice e troppo complicato evidentemente. La stessa cosa accade pure nella fermata dall'altra parte della strada. Quella da dove transitano i bus che portano verso la stazione. Anche lì ci sarebbe un contenitore. Ma per molti panormosauri è troppo umiliante utilizzarlo. E perciò sia davanti all'una che all'altra fermata c'è di tutto. Come del resto nei pressi di quasi tutte le fermate dei bus a Palermo. La nostra signora si avvicina al bordo del marciapiede interno e deposita a terra la cicca ancora fumante tra due auto parcheggiate. Elementare Watson! Potresti farglielo notare. Spesso lo faccio. Ma la risposta d'ordinanza in genere è la seguente. E che fa sono soltanto io? Non lo vede quello che c'è? Stessa risposta che ti esibiscono pure quelli dappertutto in sosta in seconda o terza fila. Insomma, non vi racconto nulla di eccezionale. Una cicca a terra. Cosa volete che sia per il palermitano medio. Cioè per la stragrande maggioranza degli abitanti di Palermo. Senonché, poiché è la somma che fa il totale, come diceva il grande Antonio de Curtis, addizionando tutte le cicche, bottiglie di plastica, cartacce di ogni tipo lasciate per strada, si aggrava di molto la situazione della sporcizia in città. Stessa cosa vale per ciò che riguarda il traffico che si crea a causa delle auto lasciate in seconda o terza fila. Come diceva il presidente americano JFK non chiederti cosa può fare il tuo paese (o comune) per te ma cosa puoi fare tu per il tuo paese (o comune). Ma il palermitano medio, cioè una larghissima maggioranza dei nostri concittadini, continua a pensarla diversamente. Salvo lamentarsi, magari dopo aver spalmato col piede una cicca sul marciapiede o essersi fermato in terza fila esattamente davanti l'entrata del bar, di tutto quello che non va e che non fanno gli altri. Gli altri. Alibi perfetto per continuare a far progredire a vele spiegate l'inciviltà nelle nostre città.

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/incivilta-palermo-cicche-sigarette.html?fbclid=IwY2xjawFK4zxleHRuA2FlbQIxMQABHZ1FzeRUdUdj3u_eXgd2BUWgjoEo2V2njcVl35qTz0NYNrcObI9ClNfnFw_aem_B9ZbRrZBQXPR5YN2YRfHQA

Palermo Cosenza. Dal Barbera è (quasi) tutto.

         Rosalio - Il blog di Palermo

          1 settembre 2024

          Dal Barbera è (quasi) tutto

              Francesco Palazzo 



Esame di riparazione la prima domenica di settembre al Barbera. All'inizio improvvisamente le luci vanno via. Si crea un clima intimo.

Mancano tre quarti d'ora al fischio d'inizio, ma dopo meno di un minuto, quando già le luci dei cellulari dagli spalti avevano cercato di surrogare il piccolo problema, tutto torna alla normalità mostrando tutta la potenza delle nuove luci del Barbera. Applausi attesi e meritati per il grande portiere che ritorna tra i rosanero. E fischi, incivili come al solito, quando la squadra avversaria entra in campo per la fase di riscaldamento prima del fischio d'inizio. All'ingresso dello stadio un cuscino di fiori è deposto ai piedi della lapide che ricorda i cinque addetti che persero la vita il 30 agosto 1989 durante i lavori per la costruzione del nuovo stadio. La partita non dovrebbe riservare sorprese. Il Cosenza è ultimo in classifica a zero punti. L'allenatore del Palermo, recandosi verso la propria panchina si avvicina alla parete divisoria verso i tanti seduti sulle sedie a rotelle e regala il cinque a tutti appoggiando più volte la mano nella parete trasparente. È un gesto che in questo modo e con questo trasporto emotivo non ho visto fare a nessun allenatore e va segnalato. Per quanto, va detto, alle poche persone in queste condizioni andrebbe assegnata una postazione più alta dove possano vedere meglio. I tifosi del Cosenza non sono tanti, una cinquantina mal contati dalla tribuna. Guardati a vista da una quindicina di addetti alla sicurezza. Chissà perché non si può consentire a poche persone di guardare la partita in mezzo agli altri. Liberando peraltro un pezzo di stadio consistente. Magari da regalare a tanti ragazzi e ragazze, bambini e bambine palermitani. Il caldo è quello di inizio settembre, con un tasso di umidità altissimo corretto di tanto in tanto da qualche lieve soffio di vento. Non c'è il pienone delle grandi occasioni visto che siamo all'esordio del campionato tra le mura amiche. Ma non ci siamo molto lontani. Sarà perché siamo ancora di fatto in piena estate, sarà perché i soli tre punti su nove delle prime tre partite fuori dalla Sicilia non hanno ancora acceso i particolari e conosciuti entusiasmi dei momenti più grandi. Ci si saluta con i compagni di banco che hanno confermato lo stesso posto. I soliti fischi antisportivi quando l'altoparlante annuncia i nomi della squadra del Cosenza. Grande giubilo invece quando viene gridata la formazione rosanero. Rosanero sei l'amore vero e si parte. Gioco di luci bello e nuovo attende l'arrivo dei calciatori. Negli spalti tutti i cellulari accesi.  Insomma, avvio all'americana molto interessante.  Con la solita ciliegina sulla torta della canzone di Sergio Endrigo. Io che amo solo te. Il presidente del Palermo segue da tifoso vero come sempre tutta la partita in piedi, appoggiato al pilastro nell'ultima fila della tribuna autorità. Molto difficile trovare un presidente così appassionato in giro. Conquista la vittoria, conquistala per noi, si sente dalla nord. Nel primo quarto d'ora il Palermo cerca di pungere ma mostra i soliti limiti difensivi. Il mister sottolinea ai suoi dalla panchina il problema alzando la voce. Al 21mo i rosa vicini al gol ma l'estremo difensore cosentino è pronto. Siamo a metà primo tempo e non si sentono cori contro il Catania e altre squadre, come avviene di solito. Ma soltanto cori di tifo per il Palermo. Continueranno così? Nel secondo quarto d'ora del primo tempo spartito uguale alla fase precedente. Con meno patemi difensivi per i rosa. Al 32mo il Cosenza va vicino al gol. Al 33mo il Palermo ha un'ottima occasione. Al 40 passa il Cosenza con un bel gol e la difesa in bambola. Il Cosenza finisce il primo tempo rendendosi ancora pericolosa. Difesa rosa non pervenuta. Poco prima di prendere la strada degli spogliatoi il Palermo si mangia un gol. All'inizio del secondo tempo con una sostituzione il Palermo prova ad aggiustare qualcosa in difesa. Subito si presentano per i rosa due buone occasioni. Al 53mo il Cosenza va vicino al raddoppio. Primo quarto d'ora del secondo tempo, dopo un'ora di gioco il Palermo non riesce ancora a fare un gol. Dalla panchina dei rosa ci provano con altre tre sostituzioni. Chiaramente a questo punto il Cosenza cerca di addormentare la partita. Secondo quarto d'ora del primo tempo. Il Palermo non riesce a migliorare la postura poco produttiva che ha sinora caratterizzato l'incontro. Quinta e ultima sostituzione dei rosa. E al minuto 80mo il nuovo entrato, Di Mariano, segna il pareggio. La tifoseria ci ripensa, peccato pensavi durasse tutta la partita, e attiva un coro offensivo verso gli avversari. Siamo ai titoli di coda. Il Palermo nell'ultimo quarto d'ora, più cospicuo recupero, sale in cattedra ma non riesce a fare sua una partita che era ampiamente alla sua portata. Sono quattro punti in quattro partite. La media è da salvezza, non da promozione. L'esame di riparazione settembrino in casa non viene superato. Dopo la partita in Campania ci si rivede al Barbera il 21 settembre con il Cesena. Saremo ad inizio autunno. Vedremo come si presenterà il Palermo sotto Monte Pellegrino finita la stagione estiva. Forse la notte del 3 settembre servirà un'acchianata verso la Santuzza.

Un'ultima nota la registriamo dando conto della lite tra tifosi (ma si possono chiamare così?) prima della partita. Che fa il paio con quella che si è verificata, sempre tra supporter rosanero (ma si possono chiamare supporter?), a Cremona. Una sola parola. Vergogna. 

https://www.rosalio.it/2024/09/02/dal-barbera-e-quasi-tutto/?sfnsn=scwspmo&fbclid=IwY2xjawFK5N1leHRuA2FlbQIxMQABHZ0A5XDGj08ZLoxmgTIHFkdab05NbSRxfy9Stqd4nthSsGfLg7uv7nY-QQ_aem_rpWb4Pom6bV9ews1E4jCRQ

L'antimafia nei negozi di souvenir

  Palermo Today - 31 agosto 2024

Invece di vietare i gadget mafiosi, vendiamo l'antimafia ai turisti 

  Francesco Palazzo 



Se ne è parlato più volte in passato. Ultimamente torna in discussione la vendita, in quasi tutti i negozi di souvenir sparsi nella nostra regione, dei gadget riguardanti la mafia. U mafiusu, a mafiusa e roba varia che campeggia negli scaffali nei luoghi siciliani più frequentati dal turismo nazionale e internazionale. Effettivamente non è per nulla un bel vedere e probabilmente è un caso più unico che raro. La scelta che ultimamente viene privilegiata è orientata a vietare la vendita di tale oggettistica. Mossa comprensibile, per carità, e pure ovviamente condivisibile, per quanto di non facile applicazione. Anche perché dovrebbe rifarsi a qualche dispositivo di legge specifico che magari non c'è. Senza tenere in considerazione, in aggiunta, che tutto ciò che viene vietato rischia per ciò stesso di creare attorno all'oggetto che si vorrebbe bandire una sorta di richiamo ulteriore alla vendita e all'acquisto. Vedremo come andrà a finire. Intanto l'oggettistica continua a campeggiare sugli scaffali.

La foto che vedete l'ho scattata il 30 agosto in uno dei tanti negozi di souvenir di una frequentatissima località balneare trapanese. Ci può essere un'altra strada per fare in modo che tali "souvenir", più che essere eliminati, operazione assai complessa se non impossibile da attuare, trovino una concorrenza tra gli scaffali di chi vende ricordi per turisti? Forse sì. Ogni anno faccio un presepe particolare in cui inserisco tante statuine di santi, facilmente trovabili anche in rete. Mi piacerebbe aggiungere, ma sono introvabili nel mercato tradizionale e online, le statuine per esempio di Don Puglisi, di Peppino Impastato, del giudice Livatino e degli altri giudici uccisi dalla mafia, di Libero Grassi e di tutti quelli che la mafia l'hanno combattuta pagando con la vita. Recentemente ho fatto una capatina a San Gregorio Armeno a Napoli, dove storicamente vendono tutto ciò che riguarda i presepi, ma nulla.

 Anche se va notato che a Napoli in nessun luogo vengono venduti gadget che si rifanno alla camorra. Così come penso neppure in Calabria esista la vendita di gadget che si riferiscono alla ndrangheta. È soltanto un, triste, primato siciliano. Da archiviare sicuramente.

Ecco, la proposta è la seguente. Perché a livello istituzionale non si incoraggia la nascita di imprese specializzate nella creazione e successiva proposta di vendita presso i negozi di souvenir anche di tale oggettistica. Si potrebbero aggiungere, che so, oltre le statuine degli eroi dell'antimafia, tazze con lo slogan di AddioPizzo, Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità. Oppure magliette con la frase di don Puglisi, Se ognuno fa qualcosa. Si potrebbe proseguire. Le storie e le biografie dell'antimafia sono tante e molto interessanti. Mentre l'offerta dei gadget di fatto inneggianti alla mafia è abbastanza monotona oltre che brutta. Insomma, oltre la mafia negli scaffali dei souvenir mettiamo pure l'antimafia, vendiamola, mettiamola nel mercato dedicato ai turisti e creiamo concorrenza virtuosa. Magari così si riuscirà a fare fuori da questo frammento di mercato i brutti gadget che fanno l'occhiolino benevolo alla mafia, cosa oggettivamente insopportabile, sostituendoli con i "ricordini" antimafia. Proviamoci.


https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/divieto-vendita-gadget-mafiosi-opinione.html?fbclid=IwY2xjawFK5chleHRuA2FlbQIxMQABHXjHlpjauKJI5_5XteUlQE35Cs4UBwXKl3kU-nvr8MV1UXceRgkqICaY3A_aem_4zIBmRMaTGNkSoXECNAVfA