PALERMO TODAY - 20 SETTEMBRE 2024
"Che ne è della profezia di don Puglisi che fece tremare la mafia?
Anniversario numero 31 della morte di don Puglisi appena trascorso. Spenti i riflettori c'è tempo e spazio per alcune ulteriori analisi e riflessioni. Magari un po' ruvide, tuttavia necessarie ritengo. Iniziamo. La cosa strana che avviene ogni anno, ma in questo 2024 in misura ancora maggiore è una. Anzi due intimamente connesse. Ne parliamo alla fine. Premettiamo dei dati numerici. Messa di commemorazione solenne in cattedrale, nel pomeriggio del 15 settembre. Sono dentro il duomo palermitano, come ogni anno, e noto un dettaglio. Tutto si nasconde nei dettagli.
Nel 31esimo ricordo di 3P, oltre i seminaristi e i prelati di curia, i presbiteri presenti alla commemorazione di don Puglisi, che coincide pure con l'inizio dell'anno pastorale diocesano, dunque un momento molto importante, centrale direi, sono 25 circa. Ogni anno mi pare di averne visti molti di più. Dal sito della curia si legge che i sacerdoti nella diocesi sono 465, suddivisi tra diocesani e religiosi. Vado ogni anno, come scrivevo sopra, ed è la prima volta che noto un numero così ridotto. Cosa significa? Tutto quello che volete. Io provo a dire la mia.
Con una domanda. Anzi due. Può essere che al di là delle parole roboanti e spesso, mi sia consentito, leggermente retoriche, il messaggio e il sacrificio di don Pino fanno molta fatica ad attecchire nella chiesa palermitana e quasi per nulla in quella siciliana? Possibile, e siamo al secondo dato numerico, che a Palermo, in cattedrale, il 15 settembre di ogni anno, non confluiscano i vescovi e le rappresentanze dei fedeli delle altre diocesi, visto che 3P è stato ucciso dalla mafia, presente in tutta la regione? Del resto, dopo 31 anni da quel 15 settembre 1993, la chiesa di Palermo, figuriamoci quella siciliana, non ha mai messo in campo una pastorale specifica, concreta, quotidiana, contro la mafia che si incarni nel territorio di ciascuna realtà parrocchiale.
E non è per me un caso,e siamo ai primi due dati cui accennavo all'inizio, che non si faccia più nessun cenno sia alla Parrocchia di San Gaetano a Brancaccio, dove don Pino visse gli ultimi tre anni di vita da presbitero, sia al Centro Sociale Padre Nostro, quello originario, fondato da Don Puglisi e ancora esistente di fronte la parrocchia dove don Pino visse i suoi ultimi anni di passione. E quando dico passione so cosa dico.
Alcune settimane prima che Don Pino venisse ucciso, eravamo a luglio del 1993, ebbi un lungo colloquio notturno con 3P nella sua macchina scassata. Si era offerto di darmi un passaggio a casa dopo che avevo parcheggiato l'auto in garage a due passi dalla statua di San Gaetano a ridosso della chiesa. Due chilometri, da via Brancaccio a via Conte Federico. Arrivato davanti casa mia spense l'auto. Era pallido, disperato e solo perché nel quartiere non c'erano le risposte concrete dalle istituzioni. Arrivò a dirmi che se non si smuoveva qualcosa si sarebbe incatenato al ponte di via Giafar. Lui tutto faceva chiedendo diritti alle istituzioni e non finanziamenti che alla fine distribuiscono carità, quando va bene, senza spostare di un millimetro lo stato delle cose. In questo anniversario sono state ricordate le tante, tantissime, missive scritte da Puglisi alle istituzioni. Se si fosse limitato a chiedere quello che non volle mai domandare, cioè sponde politiche, e non diritti a muso duro per tutte e tutti, e se non avesse combattuto la mafia con nomi e cognomi, sarebbe morto nel suo letto.
O sarebbe magari ancora vivo. Visto che il 15 settembre 2024 avrebbe spento esattamente 87 candeline, essendo morto il giorno del suo 56esimo genetliaco sotto casa. Il parroco di San Gaetano ha ricordato questo compleanno con torta e candeline. Ecco. Forse è il caso, se si vuole ancora capire Puglisi, di tornare a San Gaetano, come ha fatto Papa Francesco nel 2018, e di varcare la soglia del Centro Padre Nostro. Quello a pochissimi passi dalla chiesa, basta attraversare la strada. Centro, si badi bene perché questo è un punto dirimente, che Puglisi volle proprio di fronte la parrochia perché fosse intimamente e stabilmente legato a essa. Una pastorale precisa e povera, dunque. Che però fece molta paura alla mafia per la sua carica profetica. Tanto da ricorrere ad una brutale esecuzione. Che ne è, domanda finale, della profezia di don Pino sia tra i fanti che tra i santi?
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