Palermo Today - 31 agosto 2024
Invece di vietare i gadget mafiosi, vendiamo l'antimafia ai turisti
Francesco Palazzo
Se ne è parlato più volte in passato. Ultimamente torna in discussione la vendita, in quasi tutti i negozi di souvenir sparsi nella nostra regione, dei gadget riguardanti la mafia. U mafiusu, a mafiusa e roba varia che campeggia negli scaffali nei luoghi siciliani più frequentati dal turismo nazionale e internazionale. Effettivamente non è per nulla un bel vedere e probabilmente è un caso più unico che raro. La scelta che ultimamente viene privilegiata è orientata a vietare la vendita di tale oggettistica. Mossa comprensibile, per carità, e pure ovviamente condivisibile, per quanto di non facile applicazione. Anche perché dovrebbe rifarsi a qualche dispositivo di legge specifico che magari non c'è. Senza tenere in considerazione, in aggiunta, che tutto ciò che viene vietato rischia per ciò stesso di creare attorno all'oggetto che si vorrebbe bandire una sorta di richiamo ulteriore alla vendita e all'acquisto. Vedremo come andrà a finire. Intanto l'oggettistica continua a campeggiare sugli scaffali.
La foto che vedete l'ho scattata il 30 agosto in uno dei tanti negozi di souvenir di una frequentatissima località balneare trapanese. Ci può essere un'altra strada per fare in modo che tali "souvenir", più che essere eliminati, operazione assai complessa se non impossibile da attuare, trovino una concorrenza tra gli scaffali di chi vende ricordi per turisti? Forse sì. Ogni anno faccio un presepe particolare in cui inserisco tante statuine di santi, facilmente trovabili anche in rete. Mi piacerebbe aggiungere, ma sono introvabili nel mercato tradizionale e online, le statuine per esempio di Don Puglisi, di Peppino Impastato, del giudice Livatino e degli altri giudici uccisi dalla mafia, di Libero Grassi e di tutti quelli che la mafia l'hanno combattuta pagando con la vita. Recentemente ho fatto una capatina a San Gregorio Armeno a Napoli, dove storicamente vendono tutto ciò che riguarda i presepi, ma nulla.
Anche se va notato che a Napoli in nessun luogo vengono venduti gadget che si rifanno alla camorra. Così come penso neppure in Calabria esista la vendita di gadget che si riferiscono alla ndrangheta. È soltanto un, triste, primato siciliano. Da archiviare sicuramente.
Ecco, la proposta è la seguente. Perché a livello istituzionale non si incoraggia la nascita di imprese specializzate nella creazione e successiva proposta di vendita presso i negozi di souvenir anche di tale oggettistica. Si potrebbero aggiungere, che so, oltre le statuine degli eroi dell'antimafia, tazze con lo slogan di AddioPizzo, Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità. Oppure magliette con la frase di don Puglisi, Se ognuno fa qualcosa. Si potrebbe proseguire. Le storie e le biografie dell'antimafia sono tante e molto interessanti. Mentre l'offerta dei gadget di fatto inneggianti alla mafia è abbastanza monotona oltre che brutta. Insomma, oltre la mafia negli scaffali dei souvenir mettiamo pure l'antimafia, vendiamola, mettiamola nel mercato dedicato ai turisti e creiamo concorrenza virtuosa. Magari così si riuscirà a fare fuori da questo frammento di mercato i brutti gadget che fanno l'occhiolino benevolo alla mafia, cosa oggettivamente insopportabile, sostituendoli con i "ricordini" antimafia. Proviamoci.
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