mercoledì 6 dicembre 2023

Il Ponte sullo stretto di Messina. La piccola minoranza del no e il consenso popolare di chi non va in piazza.


 

PALERMO TODAY – 3 DICEMBRE 2023

Diecimila in piazza contro il Ponte? Allora almeno 5 milioni tra siciliani e calabresi lo vogliono.

Francesco Palazzo

 

Il 2 dicembre c'è stata una manifestazione "No ponte sullo Stretto" che ha puntato a coinvolgere sia la Sicilia che la Calabria. L'affluenza è stata di circa10 mila persone, come riportano gli organi d'informazione. In streaming ho seguito gran parte, anzi quasi tutti, gli interventi di diverse sigle e associazioni. Ovviamente, opinioni rispettabilissime e abbastanza chiare. Con un sottofondo comune. La Sicilia e la Calabria hanno bisogno di tanto altro prima di poter parlare di ponte. Cioè non ci si oppone spesso al manufatto ma a ciò che sarebbe necessario fare prima.

L'argomento non è nuovo, al contrario abbastanza datato, come sa bene chi segue anche soltanto da lontano la vicenda ponte. Ed è un argomento che a me non ha mai convinto. Per tante ragioni. Non ultima il fatto che un'opera pubblica che sarebbe unica al mondo potrebbe, io direi potrà sicuramente, accelerare quanto sinora manca o è carente nelle due regioni in termini di infrastrutture trasportistiche. Perché è chiaro che solo di quelle dobbiamo parlare. Altrimenti, se mettiamo di mezzo l'universo mondo, il ragionamento si fa troppo complicato e abbastanza fuorviante. Un'altra obiezione sono i costi. Il ponte costerà? Certo ha un suo costo molto rilevante di diversi miliardi di euro. Un'opera simile non può costare certo quattro spiccioli. Ma quanto è costato mi sono sempre chiesto, quando ci si riferisce in questi termini monetari a questa opera, tutto l'assistenzialismo a fondo perduto e senza futuro che ha toccato e in parte ancora lambisce le due regioni interessate e il mezzogiorno tutto? Forse l'equivalente di una ventina di ponti sullo stretto? Non so. Ma potrei non essere molto lontano dal vero. Il terzo aspetto che viene toccato è quello ingegneristico e ambientale. Due ambiti certo rilevanti. Sul primo non ho competenze specifiche. Si tratta di un aspetto davvero complesso. Se chi di dovere metterà il bollo definitivo all'opera da profano mi fermerei qua su tale aspetto. Per quanto riguarda il versante ambientale non è che al momento le navi che attraversano lo stretto sono a zero impatto. Il discorso paessaggistico ciascuno lo vede a suo modo. A me piacerebbe vedere lo Stretto e il ponte insieme. Del resto l'uomo ha sempre modificato i propri ambiti di vita. Io sono per il ponte e davvero non capisco chi si mette contro questa cosa. Rispetto chi non lo è ma non riesco onestamente a fare mia nessuna obiezione ideale e sul merito. Il ponte è qualcosa che unisce, non un muro. Sì, mancano tante cose. Ma forse sono state tutte fatte senza il ponte? E allora cosa c'entra questo manufatto che sarebbe unico al mondo e che attirerebbe attenzioni, turismo e farebbe smuovere pure quello che non c'è ancora ma su cui però, va detto, si sta lavorando?

Detto tutto questo, del quale ho scritto diverse volte, al centro della mia analisi vorrei mettere questa volta un'altra questione. Voglio discutere delle ragioni, magari non espresse ma per me implicite di chi non va in piazza a manifestare contro la costruzione del ponte. Partiamo perciò dai diecimila rappresentanti di due regioni. Numero certo consistente. In tempi in cui è più facile stare dietro una tastiera, non è per nulla semplice fare smuovere diecimila persone siciliane e calabresi portandole in piazza. Però, ecco, i numeri. Che magari non ci dicono tutto ma tanto. Le due regioni contano, al 31 agosto 2023, sei milioni 618 mila 594 abitanti. Se ci togliamo i diecimila, ammesso e non concesso che siano tutti calabresi e siciliani, diventano 6 milioni 608 mila 594 abitanti. Se dopo tante manifestazioni no ponte spalmate in diversi decenni non si arriva a più di diecimila, contro più di 6 milioni e mezzo, che scendono in piazza, senza considerare tutte le altre regioni e l'interesse internazionale che il ponte suscita certamente, io qualche domanda sinceramente me la farei. Forse la stragrandissima maggioranza silenziosa di milioni di persone vuole il ponte? Non è detto, ma non si può affermare nemmeno il contrario. E io a questo punto arrivo a pensarlo. Allora la metterei così. Tutte le manifestazioni "no ponte" sono ovviamente legittime, ma occorre avere la dimensione di ciò che si rappresenta. Diecimila dopo tanti anni di cortei non vogliono il ponte sullo Stretto? Va bene. Massima considerazione per loro. Rispettiamo le loro ragioni e quanto di interessante portano a supporto di esse. In democrazia il confronto, anche in piazza, è alla base di tutto. Ma alla radice della nostra convivenza c'è pure la necessità imprescindibile di non stare fermi per l'eternità su ogni singola questione. Dall'altra parte il ponte potrebbero volerlo, e sino a prova contraria per me è così, se vogliamo restare solo in Sicilia e Calabria, almeno cinque milioni di persone levandoci i pargoli. Pure questo sarebbe, è, confronto democratico. Mi pare che dopo tanti decenni la pratica ponte, dal punto di vista del consenso popolare, sia ampiamente chiusa. Almeno così a me pare.


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