PALERMO
TODAY – 3 DICEMBRE 2023
Diecimila in piazza
contro il Ponte? Allora almeno 5 milioni tra siciliani e calabresi lo
vogliono.
Francesco Palazzo
Il 2 dicembre c'è stata una manifestazione "No
ponte sullo Stretto" che ha puntato a coinvolgere sia la Sicilia che la
Calabria. L'affluenza è stata di circa10 mila persone, come riportano gli
organi d'informazione. In streaming ho seguito gran parte, anzi quasi tutti,
gli interventi di diverse sigle e associazioni. Ovviamente, opinioni
rispettabilissime e abbastanza chiare. Con un sottofondo comune. La Sicilia e
la Calabria hanno bisogno di tanto altro prima di poter parlare di ponte. Cioè
non ci si oppone spesso al manufatto ma a ciò che sarebbe necessario fare
prima.
L'argomento non è nuovo, al contrario abbastanza
datato, come sa bene chi segue anche soltanto da lontano la vicenda ponte. Ed è
un argomento che a me non ha mai convinto. Per tante ragioni. Non ultima il
fatto che un'opera pubblica che sarebbe unica al mondo potrebbe, io direi potrà
sicuramente, accelerare quanto sinora manca o è carente nelle due regioni in
termini di infrastrutture trasportistiche. Perché è chiaro che solo di quelle
dobbiamo parlare. Altrimenti, se mettiamo di mezzo l'universo mondo, il
ragionamento si fa troppo complicato e abbastanza fuorviante. Un'altra
obiezione sono i costi. Il ponte costerà? Certo ha un suo costo molto rilevante
di diversi miliardi di euro. Un'opera simile non può costare certo quattro
spiccioli. Ma quanto è costato mi sono sempre chiesto, quando ci si riferisce
in questi termini monetari a questa opera, tutto l'assistenzialismo a fondo
perduto e senza futuro che ha toccato e in parte ancora lambisce le due regioni
interessate e il mezzogiorno tutto? Forse l'equivalente di una ventina di ponti
sullo stretto? Non so. Ma potrei non essere molto lontano dal vero. Il terzo
aspetto che viene toccato è quello ingegneristico e ambientale. Due ambiti
certo rilevanti. Sul primo non ho competenze specifiche. Si tratta di un
aspetto davvero complesso. Se chi di dovere metterà il bollo definitivo
all'opera da profano mi fermerei qua su tale aspetto. Per quanto riguarda il
versante ambientale non è che al momento le navi che attraversano lo stretto
sono a zero impatto. Il discorso paessaggistico ciascuno lo vede a suo modo. A
me piacerebbe vedere lo Stretto e il ponte insieme. Del resto l'uomo ha sempre
modificato i propri ambiti di vita. Io sono per il ponte e davvero non capisco
chi si mette contro questa cosa. Rispetto chi non lo è ma non riesco
onestamente a fare mia nessuna obiezione ideale e sul merito. Il ponte è
qualcosa che unisce, non un muro. Sì, mancano tante cose. Ma forse sono state
tutte fatte senza il ponte? E allora cosa c'entra questo manufatto che sarebbe
unico al mondo e che attirerebbe attenzioni, turismo e farebbe smuovere pure
quello che non c'è ancora ma su cui però, va detto, si sta lavorando?
Detto tutto questo, del quale ho scritto diverse
volte, al centro della mia analisi vorrei mettere questa volta un'altra
questione. Voglio discutere delle ragioni, magari non espresse ma per me
implicite di chi non va in piazza a manifestare contro la costruzione del ponte.
Partiamo perciò dai diecimila rappresentanti di due regioni. Numero certo
consistente. In tempi in cui è più facile stare dietro una tastiera, non è per
nulla semplice fare smuovere diecimila persone siciliane e calabresi portandole
in piazza. Però, ecco, i numeri. Che magari non ci dicono tutto ma tanto. Le
due regioni contano, al 31 agosto 2023, sei milioni 618 mila 594 abitanti. Se
ci togliamo i diecimila, ammesso e non concesso che siano tutti calabresi e
siciliani, diventano 6 milioni 608 mila 594 abitanti. Se dopo tante
manifestazioni no ponte spalmate in diversi decenni non si arriva a più di
diecimila, contro più di 6 milioni e mezzo, che scendono in piazza, senza
considerare tutte le altre regioni e l'interesse internazionale che il ponte
suscita certamente, io qualche domanda sinceramente me la farei. Forse la
stragrandissima maggioranza silenziosa di milioni di persone vuole il ponte?
Non è detto, ma non si può affermare nemmeno il contrario. E io a questo punto
arrivo a pensarlo. Allora la metterei così. Tutte le manifestazioni "no
ponte" sono ovviamente legittime, ma occorre avere la dimensione di ciò
che si rappresenta. Diecimila dopo tanti anni di cortei non vogliono il ponte
sullo Stretto? Va bene. Massima considerazione per loro. Rispettiamo le loro
ragioni e quanto di interessante portano a supporto di esse. In democrazia il
confronto, anche in piazza, è alla base di tutto. Ma alla radice della nostra
convivenza c'è pure la necessità imprescindibile di non stare fermi per
l'eternità su ogni singola questione. Dall'altra parte il ponte potrebbero
volerlo, e sino a prova contraria per me è così, se vogliamo restare solo in
Sicilia e Calabria, almeno cinque milioni di persone levandoci i pargoli. Pure
questo sarebbe, è, confronto democratico. Mi pare che dopo tanti decenni la
pratica ponte, dal punto di vista del consenso popolare, sia ampiamente chiusa.
Almeno così a me pare.
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