LA REPUBBLICA PALERMO - MERCOLEDÌ 22 LUGLIO 2009
Pagina XVII
IL SOTTOPASSO COME METAFORA
Francesco Palazzo
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IL SOTTOPASSO COME METAFORA
Francesco Palazzo
Quattro nuovi sottopassi a Palermo. Il primo, tirato a lucido dal Comune, già funzionante. Gli altri tre in fase di recupero. Servono a passare da una parte all´altra di viale Regione siciliana. Per controllarli giorno e notte ci vogliono 160 persone. «Almeno 160», fa sapere la società che li impiegherà. E su questo «almeno» si potrebbe scrivere un saggio e prevedere il prosieguo della storia. Intanto, partiamo da un numero di 40 per sottopasso, due addetti di giorno e tre di notte. La paga è di 620 euro al mese. Dunque in media ognuno dei 160 costerà alla Regione, perché è lei che ci paga questi sfizi, mille euro mensili. Quindi ogni trenta giorni, per vegliare su quattro sottopassi di cento metri ciascuno, occorrono la bellezza di 160 mila euro. In un anno ne spenderemo 1,9 milioni. Che, divisi per 400 metri fanno, puliti puliti, 4.800 euro al metro. Mai unità di misura fu più valorizzata e tenuta in massima considerazione. Se le autostrade, e le vie di collegamento statali e provinciali, costassero annualmente tanto a metro, potremmo scordarcele. Torneremmo alle mulattiere. Immaginiamo, con tanto personale impegnato notte e giorno, con quanta cura ognuna di queste preziose unità metriche del sottosuolo palermitano sarà sottoposta a continue verifiche di tenuta e stabilità. Quasi le invidiamo. Continuamente lucidate, spolverate, ingrassate, dipinte e ammirate. L´unico affronto, per i 400 metri in questione, è che verranno ignominiosamente calpestati dai palermitani. Di notte potranno riposare, non c´è dubbio, saranno solo oggetto di contemplazione da parte dei guardiani. Ma non appena sorgerà il sole, ecco che una certa quantità di palermitani, non rendendosi conto di quanto ci costano, sarà pronta a passarci sopra. E ogni volta sentiremo come un sussulto, una fitta al cuore. E allora non potremo che ricordare, per provare a consolarci, com´è stato definito nel 1983 a Parigi, città che già sarebbe fallita se un metro avesse costi di gestione così alti come da noi, la nostra unità di misura. Era in corso la conferenza generale dei pesi e delle misure. Roba mica da ridere. Sentite la poesia nascosta dietro la scienza: «un metro è definito come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 1/299792458 di secondo». La luce, il vuoto, il tempo. Cosa volete che siano i nostri conti di mediocri e dilettanti ragionieri di bilanci pubblici, di fronte a codesti indiscutibili, indefinibili e indefiniti assoluti della vita eterna. Già messa così, converrete, i 160 e più lavoratori che si alterneranno, avendo di mira la stabilizzazione presso mamma Regione, per prendersi cura dei nostri coccolati 400 metri, sembrano pure pochi. Se solo si fosse riflettuto un attimo qualcuno sarebbe magari arrivato alla conclusione che di guardiani ce ne vorrebbero 1.600, 400 per sottopasso, 20 per il turno diurno e 30 per il notturno. Ovviamente l´aumento esponenziale dei controllori avrebbe anche un altro, fondamentale, risvolto. Oltre che per la riflessione sulla luce, il vuoto, il tempo, la decuplicazione d´incaricati potrebbe servire, infatti, a sollevare di peso, senza tante discussioni, i passanti da terra all´ingresso e trasportarli all´uscita. Senza che sia permesso loro di calcare, e perciò offendere, nessuno dei quattrocento sacri metri.