venerdì 17 luglio 2009

Sicilia, patti etici e patti elettorali

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
17/7/09 - Pag. 47
I PATTI ETICI SCRITTI SULLA SABBIA
Francesco Palazzo

Come si legge nell’Ecclesiaste, per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. Non vorrei prenderla troppo alla lontana, ma è la prima cosa che ho pensato leggendo, su più versanti, di patti etici che vengono proposti alle forze politiche siciliane per uscire da un autonomismo assistenzialistico e sprecone e prendere la strada dello sviluppo. Viene prospettata, con diversi accenti e sensibilità, un’alleanza che sorvoli amabilmente sulle attuali divisioni e metta insieme i migliori. Capisco bene il senso nobile del richiamo. Tuttavia, il retrogusto che lascia una simile esortazione è lo stesso amaro e scettico. Come quello che può dare un già sentito che sai non porterà proprio da nessuna parte. Basta domandarci quante volte abbiamo ascoltato di simili incitamenti e le conseguenze che ogni volta ne sono scaturite. A volere essere generosi, meno che niente di buono ne è mai venuto fuori. Mi rendo conto che il momento può apparire opportuno per riproporre tale direzione di marcia. Alcuni segnali, provenienti dal mondo politico siciliano, sono abbastanza evidenti. C’è chi si pone l’amletica domanda se ci debbano essere più partiti del sud o più sud nei partiti, chi ha già messo in cantiere uno o due partiti del sud, fotocopie sbiadite della Lega Lombarda, chi cerca all’assemblea regionale di mettere insieme le forze per far passare i provvedimenti che servono alla Sicilia, spaccando i partiti. Con la conseguenza, in quest’ultimo caso, di bloccare tutto. Come già accaduto con la legge di aiuto alle imprese. Un primo test sul quale è miseramente naufragata la (non) maggioranza che il nuovo governo regionale diceva di avere all’Assemblea Regionale. Sullo sfondo, più o meno evidente, da destra a sinistra, il tentativo di porre in essere un sicilianismo riverniciato e adatto ai tempi che corrono. Una nuova questione meridionale che rinasce dalle proprie ceneri. Senonchè, facendo riferimento al libro biblico citato, non è più tempo per simili chiamate alle armi. Anzi, ciò che occorre come il pane, è un dipanamento della matassa siciliana, eccessivamente aggrovigliata e monocromatica. Troppi vogliono il progresso in Sicilia e in molti c’è questa voglia irrefrenabile di abbattere i distinguo, di coalizzare le forze, di fare quadrato per salvare l’isola. Storia vecchia. Intanto, talvolta quelli che oggi si ergono a salvatori, ieri sono stati proprio i protagonisti del disastro attuale. Poi c’è qualcosa che non va in quest’unanimismo. Quando quasi tutti desiderano la stessa cosa, vuol dire che qualcuno bara e qualche altro gioca con le parole. In questi casi è meglio ricorrere all’unico patto fondante della democrazia. Quello tra eletti ed elettori. I patti etici sono facili a farsi, perché in fondo sono scritti sulla sabbia, non hanno valenza obbligatoria e stringente per nessuno dei contraenti. In genere, peraltro, sono delle azioni unilaterali in cui a decidere è un unico soggetto plurale, quello che al momento detiene il coltello del potere dalla parte del manico. La strada può e deve essere più trasparente. Se attualmente vi sono forze politiche in Sicilia che intendono inaugurare una stagione diversa, è inutile che si complichino e che ci complichino la vita con incontri bilaterali al lume di candela o tattiche parlamentari acrobatiche. Definiscano con nettezza cosa vogliono, dicano chiaramente all’elettorato siciliano chi sta con chi e per fare cosa. Quando saranno pronti, propongano ai siciliani e alle siciliane di valutare e scegliere con il mezzo meno ambiguo che sinora conosciamo, il voto. In modo che il patto che si stabilirà tra elettore ed eletto, ognuno con la propria dimensione etica, sarà cristallino, misurabile nel tempo, nelle realizzazioni pratiche e nelle disposizioni di legge approvate dalla maggioranza e controllate dall’opposizione. Se non c’è questo passaggio, e con tutte le buone intenzioni si cerca di favorire una mischia indefinibile e trasversale, all’insegna del mettetevi insieme voi che siete bravi, la politica nella nostra regione peggiorerà. Diventando, sempre più, un arnese nelle mani di quanti intendono il mandato popolare ricevuto come un’autorizzazione a fare, tra un’elezione e un’altra, tutto e il suo contrario.

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