venerdì 22 giugno 2012

Regionali come fotocopia delle amministrative? Penso di no.

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
N. 24 del 22 giugno 2012 - Pag. 7
Ma in autunno peserà l'effetto di trascinamento delle liste
Francesco Palazzo

Se si intende capire come e se le ultime amministrative, soprattutto il risultato di Palermo, condizioneranno il voto regionale del prossimo autunno, occorre valutare con attenzione alcuni aspetti. La nostra ipotesi è che tale competizione assomigli molto più al voto delle elezioni politiche generali, che favoriscono i blocchi più corposi, e molto meno a quello riguardante gli enti locali, dove si può sperare ragionevolmente di prevalere da posizioni non maggioritarie contando sulla frammentazione del sistema politico. Innanzitutto, c'è la presenza del voto di trascinamento dalle liste ai candidati che concorrono per la poltrona di governatore. Negli enti locali, come sappiamo, tale meccanismo è scomparso. Pompando aria nelle vele dei candidati a sindaco forti anche se con coalizioni complessivamente deboli. Mettendo zavorra nelle candidature poco rappresentative che invece hanno totalizzato, come coalizioni a supporto, risultati non trascurabili. E' facile immaginare che senza questa modifica della modalità di voto, cioè se fosse rimasto in vigore il trascinamento delle liste, Orlando non sarebbe sceso in campo e il centrodestra sarebbe confluito su due candidature a sindaco e non su tre come è avvenuto. Presentando sicuramente nomi più di peso e diverso appeal elettorale, come probabilmente accadrà alle prossime regionali. Molto sarebbe cambiato e verosimilmente oggi ci racconteremmo un'altra storia. Che è molto vicina a quella che potrebbe essere la trama del voto regionale. Da aggiungere anche un accenno, abbastanza scontato, ma non di secondaria importanza. Il voto in una città, grande per quanto possa essere il capoluogo siciliano, è una cosa. Un'altra è misurarsi sullo sterminato territorio regionale. In questo caso si stemperano le leadership e gli approcci carismatici, d'altronde non vediamo in campo chissà quali trascinatori e in pochi mesi è molto improbabile che ne sorga qualcuno. Prevarranno, perciò, i muscoli delle liste, che faranno il loro dovere di trascinamento, nel caso di coalizioni forti, e di rimorchi nel caso di schieramenti deboli. E' quanto già accaduto del resto alla regione nel 2001, nel 2006 e nel 2008. A questo punto, per inciso, sorge spontanea la domanda. Chissà perché il legislatore siciliano, visto che riteneva ottima la riforma elettorale per gli enti locali, non ha pensato di trasferirla anche sul voto regionale, mandando all'altro mondo anche in questo caso i consensi a strascico. C'è da considerare, infine, la soglia di sbarramento del 5 per cento. Che è la stessa in vigore adesso per i comuni, ma che a livello regionale amplifica il suo effetto escludente. Ancora più complicato, per tutti, superare l'asticella se ci si confronta con l'intero corpo elettorale siciliano. Basta andare a vedere quanto accaduto alle regionali del 2008. Già a Palermo abbiamo visto che gli stessi PD e PDL non l'hanno superata certo di slancio. Molti altri, esattamente diciassette liste su ventisei, sono rimasti invischiati sotto le macerie di un consenso non proprio plebiscitario. La stessa IDV, che a Palermo, unico partito tra quelli in campo, ha più che raddoppiato lo sbarramento, andando oltre il 10%, potrebbe franare sotto il 5% ai seggi autunnali. Quindi, probabilmente, la più che velata minaccia di andare da soli alla regione, per i dipietristi, o per altri che volessero tentare la fuga solitaria, non avrà lo stesso effetto che ha avuto a Palermo. Per tutti questi motivi, quella delle regionali si annuncia, a meno che non ci si consegni a sicuri suicidi politico-elettorali, ma pensiamo che per molti la lezione di Palermo sia bastata, come una sfida con non molti candidati alla presidenza e concentrazioni sotto le stesse insegne di più sigle minori per tentare di balzare sul muro dello sbarramento. Se così sarà, poter scegliere tra poche e ben delineate proposte, evitando di doversi barcamenare tra una miriade di candidature alla presidenza e tante liste caricate a salve, non sarebbe poi un male per i siciliani e le siciliane.

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