sabato 17 maggio 2025

Lo ZEN, il parroco, le due vocazioni e la Madonna a lutto per la tragedia di Monreale

 Porta di Servizio 

Notizie Chiesa locale e universale

15 maggio 2025

Padre Giovanni, la missione allo Zen: “Lavoriamo di più coi ragazzi”

Francesco Palazzo 

https://www.portadiservizio.it/2025/05/15/padre-giovanni-la-missione-allo-zen-lavoriamo-di-piu-coi-ragazzi/



La chiesa parrocchiale del quartiere San Filippo Neri, ai più noto come Zen, è molto grande, sia all’interno che all’esterno, con un lungo viale alberato e molto curato e un campetto di calcio nuovo dove quattro ragazzi si sfidano all’ultimo fiato.


LA MADONNA NEL QUARTIERE

Padre Giovanni Giannalia, nativo di Villabate, studi commerciali, linguistici e artistici, ma pure un periodo di lavoro dentro l’azienda familiare di infissi, è il parroco. Dentro la chiesa la Madonna di Fatima indossa un nastro nero come simbolo di lutto per i gravissimi recenti fatti di sangue a Monreale. Qualche giorno fa è stata portata in giro in silenzio per il quartiere.


LA VOCAZIONE 

“La mia vocazione è arrivata a 30 anni. Partecipavo agli esercizi spirituali dell’Istituto del Verbo Incarnato e ho sentito la chiamata del Signore. Ho lasciato il lavoro e la mia terra e sono entrato in questo istituto religioso divenendo missionario”. La famiglia religiosa del Verbo Incarnato è presente in tutti i continenti, la sede centrale italiana è a Montefiascone, in provincia di Viterbo. L’istituto è stato fondato in Argentina nel 1984 da Padre Carlos Miguel Buela. È composto da due rami: uno apostolico e uno monastico-contemplativo. C’è anche un ordine femminile, le Serve del Signore e della Vergine di Matarà. Anche questo istituto ha un ramo apostolico ed uno monastico-contemplativo. Una ragazza dello Zen da un anno è novizia a Monreale. Ed è una notizia che mi ha colpito.


IL RITORNO A PALERMO 

Padre Giovanni, dal cui eloquio spunta ogni tanto l’accento palermitano, continua. “Sono stato impegnato nella formazione per 7 anni, poi 13 anni parroco a Prato. Nel maggio 2022 divento parroco in questa parrocchia. Mi sono proposto io stesso per questa missione. Avevo nel cuore il desiderio di spendermi apostolicamente nella mia terra da cui mancavo da 20 anni”.


UN'ALTRA VOCAZIONE NATA ALLO ZEN

In comunità sono tre e abitano tutti in canonica. Ad un certo punto si apre la porta e fa capolino un prete in talare. Si tratta del viceparroco, ci dice padre Giannalia. È padre Filippo Riela, vissuto per tanti anni a cento metri dalla parrocchia, dentro lo Zen 2. Racconta la sua vocazione. “Siamo originari di Pallavicino. È venuta una zia mia a stare qua. Poi mio padre è stato licenziato a causa di un infortunio sul lavoro ed è venuto allo Zen 2. La vocazione è nata tramite mio nonno che mi portava sempre in chiesa. All’inizio un po’ mi vergognavo della mia vocazione perché lo Zen è un po’ così. Non venivo qua in chiesa, andavo in tutte le altre parrocchie. Un giorno mi sono chiesto il perché non dovessi venire qua, ho iniziato un cammino con tante difficoltà nel quartiere, ho conosciuto l’Istituto del Verbo Incarnato in parrocchia e la mia vocazione ha trovato un approdo”. La sua famiglia non sta più allo Zen ma ha ancora tanti parenti nel quartiere. “Nella famiglia di mio padre i figli erano 11. Diversi hanno provato allo Zen a seguire la vocazione religiosa ma non sono arrivati in fondo”.


I GIOVANI E LE FAMIGLIE 

Padre Giannalia ascolta con molta attenzione. Padre Filippo saluta e lui riprende. “Conoscevo il quartiere da prima di arrivarvi come sacerdote. Avevo, e ho, dei cari amici che abitano proprio qui e uscivamo insieme. Venendo qui mi aspettavo un grande lavoro con i ragazzi e le famiglie. Sapevo che avrei trovato problematiche complesse e che sarei stato più esposto all’attenzione mediatica, e così è stato, soprattutto in quest’ultimo periodo purtroppo per i tragici fatti di Monreale. Spero di poter presto tornare sui media ma per testimoniare il bene di cui tanta gente, che qui vive, è capace e può costruire”.

“Nella mia precedente parrocchia a Prato mi trovavo in un contesto complesso per l’impatto che aveva avuto nella città, e nel mio quartiere in modo particolare, lo sviluppo di una comunità cinese che è arrivata a quota 40 mila (in una città di meno di 200 mila abitanti). Un po’ una profezia di quello che può accadere in Italia dove c’è un tasso di natalità bassissimo. Non è così in questa parrocchia che è anzi in controtendenza con una media di tre figli e famiglie molto giovani. Devo dire che questo me l’ha resa da subito molto simpatica, anche se vedo pure i tanti problemi legati ai giovani e alle famiglie”.


LE SINERGIE DEL QUARTIERE

Gli domando come lavora con le altre parrocchie vicine, con le associazioni e le scuole del territorio. “Con le parrocchie limitrofe siamo in contatto e ci sosteniamo a vicenda quando c’è qualche bisogno. C’è il desiderio di fare di più insieme e certamente dobbiamo sforzarci maggiormente in questo senso. Sul territorio sono presenti diverse scuole, la Falcone, lo Sciascia, l’Istituto Maiorana. Siamo in contatto e collaboriamo e anche qui speriamo di poter fare in futuro ancora di più. Stessa cosa con le associazioni. La parrocchia ha anche un gruppo forte di volontari che recentemente è stato in grado con le sue sole forze di eseguire lavori articolati e complessi all’interno della Chiesa. Oltre ai volontari, ci sono anche una ventina di persone impegnate nei lavori socialmente utili. L’interscambio con il territorio si è fatto più intenso e il nostro obiettivo adesso è lavorare di più con i ragazzi”. Al momento la parrocchia ospita una clinica oculistica che rimarrà per circa un mese offrendo visite gratuite alle persone bisognose alle quali poi, in caso di bisogno, vengono donati gli occhiali. Il campo di calcetto è stato ammodernato con il contributo della Caritas italiana e il giardino della parrocchia è mantenuto dal volontariato locale. L’età media delle persone che frequentano la chiesa è alta come dappertutto. Ma con le comunioni la cosa cambia di molto sottolinea il parroco. “Abbiamo otto turni di prima comunione, più di venti bambini ogni turno. È un evento molto sentito, anche se spesso è vissuto come una festa mondana che poco ha a che vedere con il senso profondo dell’Eucarestia. Da questo punto di vista siamo contenti della svolta che darà il nuovo progetto catechistico nel senso di un approccio ai sacramenti e alla fede più profondo, consapevole e che coinvolgerà maggiormente i genitori”. Ma cosa si può fare con un quartiere così? “Tantissimo e quello che accade è per noi un grido d’allarme fortissimo a lavorare e pregare di più per la rinascita del quartiere e la salvezza di tanti giovani e famiglie. In particolare, proprio nel mondo giovanile, già da tempo percepiamo un crescente disagio ed una debolezza diffusa che poi diventa emulazione di modelli sbagliati e distruttivi che purtroppo qui appaiano come vincenti. Anche in quest’ottica leggerei i recenti e terribili fatti di Monreale”.

L’agenda giornaliera di una parrocchia come questa lascia pochi spazi. Dobbiamo concludere. E lo facciamo con una domanda sull’avvicendamento in Vaticano. Padre Giovanni Giannalia ha le idee chiare. “Papa Francesco ha molto semplificato la comunicazione tra il Papa e la gente semplice. Papa Leone mi è piaciuto perché è apparso una figura mite e nello stesso tempo vigorosa”.

 


 


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