Notizie Chiesa locale e universale
21 aprile 2025
Papa Francesco a Brancaccio, una visita che toccò i cuori
La gigantografia del Papa chiamato dalla fine
del mondo, come ebbe a dire quando per la prima volta parlò al mondo il 13
marzo del 2013, venuto a mancare il lunedì di Pasqua, campeggia ancora sulla
facciata della chiesa di Brancaccio, Parrocchia di Maria Santissima del Divino
Amore e San Gaetano.
È forse un caso unico, non solo in Sicilia, la
presenza dell’immagine del Papa, in genere messa in piccoli riquadri nelle
sagrestie, così grande e a tutti immediatamente visibile. Ricorda
l’indimenticata visita di Francesco il 15 settembre 2018 a Palermo e nel
quartiere Brancaccio, a 25 anni dall’omicidio per mano mafiosa di don Pino
Puglisi.
E proprio accanto alla gigantografia del Papa
della Misericordia, nella facciata di San Gaetano, campeggia quella di don Puglisi.
Due protagonisti fondamentali del cattolicesimo del ventesimo e del ventunesimo
secolo.
La visita a Brancaccio
Quando Francesco venne a Brancaccio, per me che
lì sono nato e per la gente del luogo, fu una grande e gioiosa mattinata di
festa e fervente partecipazione. Il Papa argentino, dopo aver salutato le
tante persone che lo attendevano, entrò in parrocchia quasi da solo per un
momento di preghiera e di meditazione nel luogo di culto dove don Pino aveva
annunciato il vangelo e combattuto non la mafia in generale, ma i mafiosi del
rione in particolare. Ne uscì fuori sorridente, rilassato, sotto lo sguardo
della bianca Statua di San Gaetano che sorge a poca distanza nella piccola
piazzetta e del busto di don Pino in bronzo che da anni gli fa compagnia.
Un Papa che parlava a tutti
In questo rinnovato e ravvicinatissimo venerdì
di passione, non soltanto per la cristianità ma per il mondo intero, visto come
Francesco è riuscito a parlare veramente proprio a tutti, vedere la scomparsa
del grande Papa dal minuscolo angolo di osservazione di un quartiere
palermitano può avere un senso molto profondo dal mio punto di vista.
Soprattutto se consideriamo che questo papato
ha, sin dal primo momento, dedicato attenzioni particolari e costanti alle
dimensioni esistenziali e geografiche fuori dalle grandi direttrici economiche
e sociali da tutti battute.
Il Papa e don Puglisi
Non possiamo inoltre non fare una riflessione,
guardando contemporaneamente a Francesco e a Pino Puglisi, sul giorno in cui il
capo della Chiesa ha abbandonato, improvvisamente, lasciando attonito il mondo
intero e ciascuno di noi, le sue spoglie mortali.
Nel lunedi dell’Angelo si ricorda proprio
l’accesso delle donne al luogo dove Gesù era sepolto. La risposta dell’Angelo,
narra ad esempio il Vangelo di Marco, è sorprendente. Spiazzante. Quello che
cercate non è più qua, è risorto. Andate ad annunziarlo agli altri.
Ecco, se vogliamo trovare ciò che persone di
prima grandezza della storia umana e religiosa, come Francesco e Don Pino,
hanno lasciato, occorre cercare tra le pieghe vive della storia presente e
futura e non nei loro corpi mortali.
Quelle due grandi gigantografie rimarranno
nella facciata della chiesa di San Gaetano per tanto tempo ancora. Ricorderanno
sì che un giorno un grandissimo Papa venuto dalla fine del mondo ha calcato i
passi semplici e forti del Beato Puglisi, un piccolo prete di periferia, nei
luoghi del suo martirio.
Ma ci diranno soprattutto che per guardare e
guarire le ore difficili delle nostre esistenze personali e collettive bisogna
partite sempre dagli angoli meno visibili, dalle stazioni meno affollate, dalle
pietre scartate.
Ecco, se c’è per chi scrive un insegnamento che
Francesco e don Pino ci comunicano è proprio questo. Allora sì, il dolore dei
momenti in cui i riferimenti si congedano. È normale, umano. Ma anche la
concreta speranza che proseguire nei loro solchi è possibile da subito, sempre
e per sempre. Per tutti. Nessuno e nessuna esclusi. Todos, todos, todos,
annunciò nell’agosto del 2023 ai giovani a Lisbona. Tutti, tutti, tutti.
Dipende solo da noi che questa profezia si realizzi.
Nessun commento:
Posta un commento