2 aprile 2025
Viaggio con il presidente Massimo Messina nella periferia sociale nel cuore di Palermo e nei suoi problemi, tra impegno e speranze di cambiamento
Francesco Palazzo
Massimo Messina, dal 2017
Presidente dell’Associazione Parco del Sole, con sede a due passi dalla
Cattedrale, nei locali della Chiesa di San Giovanni Decollato, lo intravedo da
fuori sorridente che fa foto a un attore che intrattiene e indirizza i bambini
dell’Albergheria che studiano e fanno pure altre attività. Salendo verso la
stanzetta dove dialogheremo ci imbattiamo in un maestro di musica che
impartisce lezioni di tromba a un ragazzo e a due ragazze. “Abbiamo in
mente di creare una nostra banda musicale”, chiosa Massimo. Per larga parte
del tempo sentiamo strumenti e voci di bambini in esercizio. Ed è un bel
sentire. “Ogni anno – dice Massimo – a settembre apriamo le iscrizioni
e in genere le dobbiamo chiudere perché sono in tanti a fare domanda. Le
famiglie che ci mandano i figli sono quelle che riconoscono di avere un
problema nel seguirli per lo svolgimento dei compiti e mostrano apprezzamento
per le attività proposte”.
L’Associazione è stata fondata
nel 2010 da don Cosimo Scordato, per decenni Rettore della Chiesa S. Francesco
Saverio e adesso rettore di San Giovanni Decollato, incarico che gli venne
affidato nel 2010 dopo la ristrutturazione della chiesa. “All’inizio
c’erano un gruppo di studenti universitari e mamme del quartiere. Qua non si
celebrano messe, tranne in alcune occasioni quali ad esempio quella del 19
luglio in ricordo di Paolo Borsellino alla quale spesso partecipa anche don
Luigi Ciotti, a testimonianza di una collaborazione stretta con l’Associazione
Libera. Lo scorso anno abbiamo celebrato la messa a Pasqua, forse pure
quest’anno. La zona è quella che si sviluppa subito dietro la Questura e quasi
a fianco della Squadra Mobile. I ragazzi e le ragazze seguiti sono una trentina
per anno. L’Associazione si avvale pure, all’interno del progetto
scuola-lavoro, di ragazze e ragazze provenienti dal Liceo Regina Margherita,
dal Liceo Camillo Finocchiaro Aprile e dal Liceo Classico Garibaldi. Il 6
maggio faremo il punto su come è andata”.
Il programma pomeridiano giornaliero è fitto. “Dal lunedì al venerdì pomeriggio compiti e rapporti con le scuole e con gli insegnanti. Di pomeriggio, lunedì attività teatrale, martedì percussioni, mercoledì attività manuale, giovedì laboratorio di scrittura, venerdì vengono i ragazzi di Giocherella a far giocare i bambini. Ma c’è pure un laboratorio di sartoria. Negli anni mi è piaciuto aprire questo luogo e farlo conoscere alla città. Dentro l’Associazione ho dato prevalenza all’importanza della formazione”.
Ci chiediamo come mai la scuola
pubblica in certi territori non predisponga servizi pomeridiani di questo tipo.
Anzi può pure creare un problema, come la segreteria spostata dopo
l’accorpamento delle scuole. Massimo Messina ha un passato di volontario. “Nel
1992 ho svolto il servizio civile presso il Centro Sociale San Francesco
Saverio all’Albergheria. Avevo fatto domanda per andare al Don Orione a
Palermo, comunità frequentata dalla mia fidanzata adesso moglie, ma mi
mandarono al San Saverio. Esperienza che per me è stata fondamentale. La
motivazione che mi porta a fare tutto questo, pur essendo un credente, è laica.
Prevale l’impegno sociale di sollecitare le persone a ribellarsi e un richiamo
nei confronti della politica, non sopporto le diseguaglianze sociali. Ho
un lavoro sicuro, mi piace dedicare parte del mio tempo a questo”.
Il lettore deve sapere che la
storia del Centro San Saverio, nato dalla comunità di San Saverio, è stata una
delle esperienze più interessanti nel campo del volontariato sociale
palermitano. Ancora esiste. Negli anni di maggiore impatto ha generato oltre
che assistenza, attività imprenditoriali che hanno vissuto per tanto tempo di
vita propria, come una trattoria, un’agenzia di viaggi e una gelateria. Adesso
c’è una pizzeria. Ricorderete quel detto. Non bisogna dare il pesce insegnare a
pescare. Chiedo a Massimo, che nella vita fa il vice dirigente presso
l’Università di Palermo e si occupa delle carriere dei ricercatori, che tipo di
problemi presenta il quartiere e come li affronta il territorio. “I
problemi qua sono tanti. Sia all’interno che all’esterno delle famiglie. Molti
contesti familiari sono magari con redditi bassi, visto che le mogli in genere
non lavorano, ma vanno avanti dignitosamente. In altre case non di rado vi sono
difficoltà economiche, anche legate a situazioni che vedono i padri fare i
conti con il carcere. Io sono entrato nell’Associazione nel 2015. Devo dire che
prima eravamo guardati con sospetto quando andavamo in giro per il quartiere.
Ora sanno chi siamo e non ci sono più problemi. Il 23 maggio di tre anni fa con
un pullman della polizia siamo stati con i ragazzi e le famiglie nel luogo
della strage di Capaci con PIF e Tina Montinaro. Prima era impensabile.
Il 28 marzo da Piazza Casa Professa è partita una manifestazione chiamata Stati
Generali SOS Ballarò, organizzata per i dieci anni dell’assemblea pubblica SOS
Ballarò. “L’esperienza ancora continua – ci dice Massimo – ci vediamo
ogni due settimane associazioni, scuole e parrocchie per confrontarci e capire
come affrontare insieme il quotidiano e le difficoltà che si incancreniscono.
La manifestazione Ballarò Buskers, con il quartiere pieno di artisti, è figlia
dell’azione dell’assemblea SOS Ballarò. Le rivendicazioni della manifestazione
del 28, che è stata partecipata ma ci sarebbe bisogno di tanta più gente del
quartiere, sono diverse”.
Le leggiamo dal volantino. A Piazza del Carmine è pronto da tre anni il Mercato Coperto ma rimane inutilizzato, Inoltre si chiede un piano di regolarizzazione del mercato dell’usato nato più di 30 anni fa nel cuore dell’Albergheria. Poi la gestione dei rifiuti e degli spazi pubblici. Infine la dignità e il benessere delle persone. Ovviamente, come tutte le realtà associative pure il l’Associazione Parco del Sole, che tecnicamente è un Associazione di Promozione Sociale iscritta al CESVOP (Centro Servizi per il Volontariato di Palermo) che partecipa a dei progetti anche natalizi ed estivi per consentire un minimo di gettone ai volontari che svolgono attività, ha la difficoltà del ricambio. “E’ un problema che esiste, soprattutto il Covid ha dato una mazzata alla presenza di volontari, a volte sembra prevalere la stanchezza, siamo un po’ in emergenza ma sono fiducioso. Farò un incontro con altre associazioni, mi piacerebbe rafforzare la squadra, ma quello che già facciamo ci mette dentro la forza per andare avanti. Anche perché qualche mamma dei nostri bambini si è pure lasciata coinvolgere, due in particolare assicurano presenza e servizi. C’è un consiglio direttivo e un’assemblea dei soci circa 30 persone”.
Massimo ricorda come un periodo
per lui molto impegnativo ma pieno quello del Covid. “Una delle mamme
che le chiavi della sede l’ho conosciuta durante la pandemia. Mi sono fatto
autorizzare a stare fuori, avevo la chiesa piena di sacchetti di spesa, mi
riempivo l’auto e andavo a distribuire la spesa”. Sabato andranno con
i ragazzi e le ragazze a vedere il Don Chisciotte al Teatro Massimo. “Siamo
stati più volte nella Sala Grande del Teatro e nella Sala ONU, siamo pure
abbonati alla stagione del Teatro Savio con gli spettacoli della Compagnia
delle Fiabe. C’è pure in sede una stagione concertistica grazie
all’Associazione Kaleidos”. E non dimenticano le campane. Quelle che
suonavano a festa nella Rettoria di San Francesco Saverio, retta da Don Cosimo
Scordato, quando uno studente o una studentessa del quartiere raggiungeva la
laurea. “Abbiamo una convenzione con il pensionato universitario –
precisa Massimo – e assistiamo universitari del quartiere e diplomandi
che vogliono accedere alle aule universitarie dopo il diploma. I professori in
genere sono insegnanti in pensione”.
Non possiamo non affrontare il
problema della droga che circola soprattutto tra i giovani in questa parte di
Palermo, come in altre per la verità. “Il problema esiste – conferma
Massimo – a volte anche da queste parti davanti vediamo giovanissimi che
sembrano in preda agli effetti della droga”. L’arcivescovo di Palermo,
proprio a due passi da qui, la sera del festino del 2024 ha detto, salendo sul
carro, parole durissime su questa tragedia. Al riguardo, la conversazione con
Massimo Messina mi ha fatto venire in mente un episodio dello scorso anno. Ero
di ritorno, il venerdì santo, dalla processione uscita dalla chiesa dei Fornai.
Sul palco il prete aveva detto parole durissime sui venditori di morte,
invitandoli ad andarsene se ve ne fossero là in mezzo. Mentre stavo per entrare
proprio in mezzo al mercato di Ballarò, un tizio si avvicina cercando di
vendermi qualcosa. Dico a Massimo che se si permettono di avvicinare uno
sconosciuto evidentemente si sentono padroni del territorio. E chiaramente di
questo non possono che risponderne alla mafia. Per dare una mano c’è un camper
del comune con operatori specializzati. Poi l’importante legge antidroga
approvata all’ARS. “Con alcune donne, rivela Massimo, aiutate
a liberarsi da contesti di coppia violenti ci sono state esperienze molto
forti. Per un periodo una di loro ha dormito in chiesa”.
Finiamo parlando dell’imminente
Pasqua in arrivo. Chiedo al mite, riflessivo e appassionato Massimo Messina, in
cosa consistono dal suo punto di vista la passione e la resurrezione per
Palermo. Non ci pensa molto. “La malattia dei tanti luoghi della nostra
città dove non si vive per tanti motivi una buona vita, è la passione di
Palermo. La sua Resurrezione coinciderebbe con la guarigione dei tanti
territori del capoluogo dove la vita non è vita o non è pienamente vissuta. Il
salto di categoria Palermo lo fa se tutta la città si salva”. Uscendo mi
parla della bellezza di Palazzo Sclafani che ha di fronte. “L’altra
volta ci sono entrato quando era aperto per le Vie dei Tesori per vedere da
un’altra prospettiva la sede della nostra associazione”. Diceva don
Puglisi: “Dovrebbe pensarci lo Stato, intanto ci siamo noi che diamo la
spinta senza illuderci di poter risolvere tutti i problemi”. Massimo
condivide. “Sì, spero che un giorno a Palermo non ci sia più bisogno
della nostra associazione, vorrebbe dire che qua e nel resto della città tutto
sarà finalmente diverso”. Quell’alba, guardando questa complessa, bella e
sofferente città, che sembra talvolta fare cinque passi in avanti e spesso
altri due o tre indietro, sembra non essere tanto vicina.
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