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locale e universale
16 aprile 2025
Venerdì
Santo, fede e tradizione: viaggio fra le processioni di Palermo
Francesco Palazzo
Il Venerdì Santo, nel centro di Palermo,
si intersecano diverse processioni con i simulacri dell’Addolorata e del Cristo
morto. Frangenti in cui fede, emotività, cultura popolare, tradizioni
millenarie, curiosità e migliaia di vite si mescolano.
Sei confraternite storiche
Ho fatto un
istruttivo viaggio nelle chiese già quasi pronte per il Venerdì Santo e ho
ascoltato i superiori e alcuni componenti delle sei confraternite più antiche.
Santa Maria dell’Itria dei Cocchieri, dalle parti di Via Alloro, Maria
Santissima Addolorata del venerdì in Sant’Isidoro Agricola – Chiesa dei Fornai,
vicinissima all’Ospedale dei Bambini.
E ancora Maria Santissima Addolorata De
La Soledad, in via Maqueda, presso la chiesa di San Nicola da Tolentino,
Maria Santissima Addolorata degli Invalidi e Mutilati di guerra,
dall’altra parte di via Maqueda, nella chiesa di Santa Ninfa ai Crociferi,
Santissimo Crocifisso al Borgo, presso piazza Croci, Chiesa di Santa
Maria di Monserrato, Maria Santissima Addolorata dei Cassari – parrocchia San
Giacomo la Marina – Chiesa Santa Maria La Nova, dietro piazza San Domenico.
Nicola Stanzione, superiore della
Confraternita dei Cocchieri, ci dice che i fondatori sono stati i cocchieri
delle casate benestanti e aristocratiche. In particolare quelli delle famiglie
Campo e Del Carretto, nel 1596, caratterizzandosi per la processione del
venerdì santo nel quartiere della Kalsa. Escono alle 16 e 30. Lui è superiore
da tre anni, fine mandato nel 2025, nel 2026 nuove elezioni, è confrate da oltre
15 anni ed è tra i più giovani, visto che c’è chi ha 60 anni di confraternita.
Dal 2024 sono state ammesse le donne
modificando lo statuto, c’erano pure prima ma non avevano diritto di voto, ora
possono pure diventare superiori.
Sono un
centinaio, i numeri non sono più quelli di una volta, si fa sempre più fatica,
e non soltanto in questa confraternita, ad attrarre i giovani. Sottolinea che
la loro processione cerca di non scadere nella teatralità. Sino al dopoguerra
c’era qualche vecchio cocchiere, adesso la confraternita accoglie tutti.
Durante la processione ci si fermava davanti ai palazzi nobiliari che facevano
offerte floreali all’Addolorata e al Cristo, ancora oggi due famiglie lo fanno.
La chiesa è proprietà della
confraternita, si celebra messa la domenica alle 11, dipendono dalla vicina
Basilica di San Francesco per le celebrazioni. Viene evidenziato che la
confraternita de La Soledad è nata prima ma per un po’ si era estinta e poi
rifondata, loro invece ci sono sempre stati dal 1596. La processione presenta
dei figuranti che indossano le livree degli antichi casati.
Nella chiesa
della processione dei Fornai parlo con alcuni confrati, tra cui Attilio,
Emanuele, Francesco e Stefano. Vi sono due congregazioni, quella dei Panettieri
di Gesù e Maria e quella del Venerdì Santo di Sant’Isidoro Agricola,
quest’ultima con il titolo dei Fornai.
C’è stato un momento in cui da una
confraternita sono diventate due. Sono 45 i confrati, ogni due anni come per le
altre confraternite ci sono le elezioni con supervisione del centro diocesano
per le confraternite. Quest’anno una novità con l’incontro tra l’angelo e il
diavolo.
Tutta la tensione, dicono, si risolve
quando arriva la Madonna in piazza, ciascuno pensa alle proprie vicende personali.
Mentre parliamo vediamo due ragazzi che simulano una processione con una
minuscola vara di cartone.
I portatori, come in tutte le
processioni del Venerdì Santo, sono i devoti. Alle 16 e 45 esce il
corteo, i confrati sono quasi tutti del quartiere, le donne danno un supporto
ma non sono ufficialmente nella confraternita, nata nel 1922.
Per la
Confraternita Maria Santissima Addolorata De La Soledad, che significa
‘solitudine’, incrocio il superiore, Dino Vaccaro e alcuni confrati. La
confraternita nasce nel 1590, è la più antica.
Ha un legame diretto con la Spagna. Il
primo vagito è nella vecchia chiesa di Santa Lucia, ma siccome era fuori dalla
cinta muraria della città, i padri trinitari spagnoli vollero qualcosa all’interno
delle mura, venne data una cappella della chiesa di San Demetrio.
Coi i bombardamenti della seconda guerra
mondiale la chiesa è stata distrutta, è rimasta in piedi la cappella de La
Soledad con l’originaria Madonna Addolorata, che sorge accanto alla Questura.
Questo luogo è territorio spagnolo. La sede antica della confraternita era in
via Rua Formaggi, ora è in via Maqueda. La processione esce alle 17 e 30.
C’è un gruppo femminile che non ha
ufficialità, i confrati sono circa 40, quasi tutti con origini in zona. Anche
questa confraternita come tutte partecipa alla vita della parrocchia e segue un
cammino spirituale con il parroco.
Hanno un manto della Madonna proveniente
dalla Regina di Savoia e da un paio d’anni il console spagnolo partecipa alla
processione. Ricordiamo che la Semana Santa spagnola affonda le sue radici nel
Medioevo.
Il simulacro attuale della Madonna
addolorata è stato regalato dal padre del superiore. Qualche settimana prima
del Venerdì Santo c’è la ‘scinnuta’. Tirano fuori la Madonna dalla cappella,
fanno tre giri di navata e la mettono dalle parti dell’altare maggiore
accompagnati dalla banda. Tutto l’anno la Madonna ha un abito giornaliero, nei
giorni della quaresima ne mettono un altro, il Giovedì Santo indossa l’abito e
il diadema per la processione.
Invalidi e mutilati, i ‘più giovani’
Per la
Confraternita Addolorata degli Invalidi e Mutilati di guerra ho incontrato il
superiore Fabio Randazzo. È la confraternita del Venerdì Santo più recente,
fondata nel 1925 da una scissione della confraternita dei Cassari. Siamo dopo
la prima guerra mondiale, la confraternita prende il nome dell’Associazione
degli invalidi e mutilati di guerra.
L’obiettivo della processione è quello
di raggiungere la Casa del Mutilato in via Scarlatti, accanto alla caserma dei
vigili del fuoco. In quel momento l’Associazione degli invalidi e i mutilati di
guerra rende omaggio all’Addolorata e al Cristo morto e quest’anno, in
occasione del centenario della confraternita, l’Associazione ha regalato un
abito all’Addolorata, ricamato su una stoffa lamellare in argento, realizzato a
Ciminna.
La confraternita è di supporto alla comunità dei Padri Camilliani. C’è un gruppo femminile non ufficiale. Il padre dell’attuale superiore lo è stato per due volte sino al 2007, lui sta cercando di introdurre i figli a questo impegno. I confrati sono 35. Nel manto nero dell’Addolorata è presente il tricolore. La processione esce alle 17.
Il Crocifisso che piega le braccia
Della
processione della Confraternita Santissimo Crocifisso al Borgo, nata nel 1820,
ne parlo con il superiore Gaetano Di Marco. La loro particolarità è quella che
il Cristo ha le braccia che si piegano, prima della processione si fa il rito
della deposizione, il Cristo in croce parte dalla chiesa di San Giuseppe al
Borgo Vecchio qualche ora prima della processione che si avvia alle 17.
Quasi tutti i confrati, circa un
centinaio, sono originari del Borgo Vecchio. I portatori sono tutti ragazzi del
Borgo. La processione si ferma davanti l’Ucciardone.
I Cassari
Per la
confraternita dei Cassari, nata nel 1755, con uscita alle ore 17, parlo con
diverse persone, tra le quali l’attuale superiore, Roberto Lo Coco, e quello che
lo sostituirà, Emanuele Molina. Oggi le vare escono con i fiori già collocati,
prima si ornavano in strada.
Siccome faceva parte della confraternita
il personale di servizio delle casate nobiliari, quando i simulacri arrivavano
davanti i palazzi più importanti uscivano i nobili e portavano l’omaggio
floreale all’Addolorata e al Cristo. In quella giornata il personale di
servizio aveva la giornata libera.
I confrati si vestono come si vestiva il
personale di servizio. Anche in questo caso i confrati collaborano con le
attività parrocchiali. Fanno pure le 40 ore, in una settimana dalle 10 alle 18,
da martedì a sabato, sono impegnati in un percorso di adorazione, ciascuno di
loro si alterna con i parrocchiani. Ogni 13 del mese hanno il cenacolo con il
parroco.
Dal 2000 c’è un ramo femminile istituito
ufficialmente, si occupano del coro e della vestizione dell’Addolorata. I
confrati stanno fuori in preghiera, quando viene vestita la vedono alla
presenza del sacerdote, le donne vestono la Madonna in forma privata, preparano
e stirano gli abiti, quelle che la vestono, in presenza delle mogli dei
confrati, sono le nubili. I confrati sono 43, le donne una quindicina.
La spiritualità delle Confraternite
Chi ha
approfondito la spiritualità barocca arriva a ipotizzare tre bisogni circa
l’avvento delle confraternite. Servivano a far celebrare la Pasqua ai cristiani
che non potevano accedere alle celebrazioni in orari e tempi non accessibili a
tutti e a far vivere loro la festività quando la liturgia era diventata
giurisdizione dei religiosi.
Il secondo aspetto coincideva con il
suscitare la spiritualità attraverso le emozioni per accedere più facilmente al
mistero, al sacro. Poi c’era la dimensione politica. Le confraternite
celebravano l’unità del cristianesimo, le esteriorizzazioni rappresentavano
un’unità ritrovata tra stato e chiesa.
Ma oggi, quali riflessioni si possono
fare? Domenica 6 aprile si è svolta in una Cattedrale piena la Pasqua del
confrate. Le confraternite, non soltanto quelle del Venerdì Santo, sono state
sollecitate a rinnovarsi investendo sui gloriosi passati che stanno a
fondamento delle loro storie, divenendo sempre più spazi di crescita cristiana
nel territorio ed evitando che il passato si cristallizzi nella nostalgia per
ciò che è stato.
L’arcivescovo, monsignor Corrado
Lorefice, con parole chiare è entrato nell’omelia più nello specifico delle
processioni del Venerdì Santo. Esortando le confraternite a vivere pienamente
il triduo pasquale e sottolineando che le statue che si portano in giro devono
essere segni di fede che ricreano l’esistenza rinnovandola. I gesti delle
processioni, ha aggiunto, non devono essere solo esteriorità, va portato un
Gesù che rigenera anche la vita delle confraternite. Le processioni devono
essere sobrie e brevi, ha concluso. Non si perderà nulla ma si donerà più anima
alle confraternite. Nel ricordare con forza Sara Campanella, ha rivelato che
uno dei suoi nonni è inserito nella confraternita del Porto e Riporto.
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