martedì 17 dicembre 2019

La Villa Deliella delle sorelle Pilliu.


La Repubblica Palermo – 17 dicembre 2019
La storia interminabile e senza lieto fine delle coraggiose sorelle Pilliu
Francesco Palazzo
C ’è una sorta di Villa Deliella nella zona residenziale, borghese, della città di Palermo. A cento metri circa dallo stadio Barbera, a pochissimi passi dal nostro bel parco della Favorita, che aspettiamo diventi il nuovo Teatro Massimo con l’istituzione di una fondazione che lo gestisca. In realtà non trattiamo di un accadimento ignoto ai più. Anzi è abbastanza noto. E la cosa paradossale, incredibile, è proprio questa. Che pur essendo straconosciuti i fatti, siamo ancora lì, di fronte a una matassa irrisolta, come lo eravamo 20 e passa anni fa. Transitando da Piazza Leoni sarà a tutti capitato, impossibile non accorgersene, di vedere dei ruderi e chiedersi come mai in mezzo ai palazzoni c’è una situazione di questo tipo. La vicenda delle sorelle Pilliu, di origini sarde ma palermitane di nascita, viene fuori ogni tanto, ultimamente è stata la trasmissione de Le Iene a rimetterla in evidenza. Ed ogni volta, come i bambini che fanno oh della famosa canzone, c’è una levata di scudi, una chiamata alle armi dell’indignazione, per poi fare tornare tutto nella panchina senza tempo dell’oblio. Sarà così pure questa volta? Vedremo. È una storia di straordinaria opposizione, tenace e coraggiosa, a rendere indisponibili delle proprietà sull’altare del sacco di Palermo, che spesso vide in scena interessi di vario tipo, da parte delle sorelle Savina e Rosa. I due fabbricati nel frattempo hanno ceduto, le proprietarie sono state riconosciute non responsabili ma tutto rimane come incantato, congelato. Le Pilliu gestiscono da diversi decenni un’attività di generi alimentari e prodotti sardi nella vicinissima Via del Bersagliere al civico 5. Dove sono stati organizzati in questi giorni un raduno per un saluto e un aperitivo solidale. Cose che non possono che essere condivise, è ovvio, ma una cena di solidarietà si svolse nel 2006, chi scrive la ricorda bene perché pubblicò un commento per questo giornale. Ma siamo ancora qua con le mani in mano e lo stupore di fronte al già visto e saputo. La vera svolta concreta, non sappiamo bene da chi dipenda ma è incredibile che dopo alcuni decenni non si riesca a intervenire in nessun modo, sarebbe quella di dare seguito, concretamente, abbassando a zero i decibel delle parole, al volere delle due congiunte. Che sarebbe quello di destinare tale proprietà, ricostruendola per come era, a delle attività artigianali per chi si trova senza lavoro e non è disposto a pagare il pizzo.

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