La Repubblica Palermo – 17 dicembre 2019
La storia interminabile e senza lieto fine
delle coraggiose sorelle Pilliu
Francesco Palazzo
C ’è una sorta di Villa Deliella
nella zona residenziale, borghese, della città di Palermo. A cento metri circa
dallo stadio Barbera, a pochissimi passi dal nostro bel parco della Favorita,
che aspettiamo diventi il nuovo Teatro Massimo con l’istituzione di una
fondazione che lo gestisca. In realtà non trattiamo di un accadimento ignoto ai
più. Anzi è abbastanza noto. E la cosa paradossale, incredibile, è proprio
questa. Che pur essendo straconosciuti i fatti, siamo ancora lì, di fronte a
una matassa irrisolta, come lo eravamo 20 e passa anni fa. Transitando da
Piazza Leoni sarà a tutti capitato, impossibile non accorgersene, di vedere dei
ruderi e chiedersi come mai in mezzo ai palazzoni c’è una situazione di
questo tipo. La vicenda delle sorelle Pilliu, di origini sarde ma palermitane
di nascita, viene fuori ogni tanto, ultimamente è stata la trasmissione de Le
Iene a rimetterla in evidenza. Ed ogni volta, come i bambini che fanno oh
della famosa canzone, c’è una levata di scudi, una chiamata alle armi dell’indignazione,
per poi fare tornare tutto nella panchina senza tempo dell’oblio. Sarà
così pure questa volta? Vedremo. È una storia di straordinaria opposizione,
tenace e coraggiosa, a rendere indisponibili delle proprietà sull’altare del
sacco di Palermo, che spesso vide in scena interessi di vario tipo, da parte
delle sorelle Savina e Rosa. I due fabbricati nel frattempo hanno ceduto, le
proprietarie sono state riconosciute non responsabili ma tutto rimane come
incantato, congelato. Le Pilliu gestiscono da diversi decenni un’attività di
generi alimentari e prodotti sardi nella vicinissima Via del Bersagliere al
civico 5. Dove sono stati organizzati in questi giorni un raduno per un saluto
e un aperitivo solidale. Cose che non possono che essere condivise, è ovvio, ma
una cena di solidarietà si svolse nel 2006, chi scrive la ricorda bene
perché pubblicò un commento per questo giornale. Ma siamo ancora qua con le
mani in mano e lo stupore di fronte al già visto e saputo. La vera svolta
concreta, non sappiamo bene da chi dipenda ma è incredibile che dopo alcuni
decenni non si riesca a intervenire in nessun modo, sarebbe quella di dare
seguito, concretamente, abbassando a zero i decibel delle parole, al volere
delle due congiunte. Che sarebbe quello di destinare tale proprietà,
ricostruendola per come era, a delle attività artigianali per chi si trova
senza lavoro e non è disposto a pagare il pizzo.
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