La Repubblica Palermo
14 Marzo 2013 - Pag. 1
Il piacere e la sorpresa dell'onestà fiscale
Francesco Palazzo
E' un'esperienza comune
in Sicilia frequentare un locale o usufruire di mano d'opera e non
trovarsi poi con niente in mano. Se vai al Capo, ad esempio, uno dei
mercati più importanti di Palermo, avere uno scontrino è un'impresa
titanica. Qualche esercente ti risponde di non avere nemmeno la cassa
per emettere il prezioso bigliettino. Ogni volta che la guardia di
finanza effettua dei controlli a tappeto, purtroppo sporadici e
quindi sostanzialmente inutili, la percentuale di infedeltà fiscale
in Sicilia si avvicina a percentuali stellari. Ovviamente, il torto
sta anche dalla parte di chi non chiede lo scontrino o la ricevuta,
pensando di fare solo un favore all'evasore di turno e non un danno a
se stesso e a tutta la società. E non pensate che si tratta soltanto
di appartenenti al ceto popolare, che magari possono non sapere come
vanno le cose nel mondo. Ho visto fior di professionisti sganciare
banconote da cinquanta euro ai banconi delle pescherie o nei
ristoranti e non avvertire l'esigenza di avere indietro una pezza
d'appoggio comprovante quanto sborsato. Se questo è il quadro,
quando capita qualcosa che ti colpisce in senso contrario, è il caso
di segnalarla. Un sabato di marzo andiamo a cenare in un ristorante
di un paese delle Madonie, Castelbuono. La cittadina degli asini che
raccolgono l'immondizia. E, in effetti, se ne vede poca in giro.
Strade pulite e tirate a lucido. Una comunità che nell'ultimo
decennio ha valorizzato molto il proprio territorio e ciò,
inevitabilmente, è diventato un importante volano economico, che
porta visitatori e quindi soldi. Ma non divaghiamo. Al momento di
pagare chiediamo lo scontrino perché quello portato al tavolo non
contiene estremi fiscali, ma soltanto l'avvertenza di ritirare la
ricevuta dopo l'avvenuto pagamento. Così facciamo, tuttavia torna
indietro un altro pezzo di carta senza estremi fiscali. Mostriamo un
minimo di disappunto, ma ci viene detto che la cassa ha dei problemi
tecnici e non è possibile in quel momento eseguire l'operazione.
Prendiamo atto. Veniamo invitati comunque a passare l'indomani a
ritirare quanto ci spetta, nel frattempo abbiamo lasciato l'indirizzo
di posta elettronica per essere avvertiti delle iniziative
gastronomiche che si svolgono all'ombra del Castello dei Ventimiglia.
La mattina successiva ci passiamo davanti ma è ancora presto. Ci
godiamo una bella giornata di sole per le vie del paese e non ci
pensiamo più. In ogni caso, avendo pagato con carta di credito, c'è
traccia fiscale dell'avvenuta transazione. Arrivati a Palermo, sono
già le ventitré e trenta, ricevo sul palmare la notifica di una
mail. Proviene dal ristorante e contiene il seguente sorprendente
messaggio: “ci scusi per l'inconveniente, non è stata una cosa
voluta ma abbiamo avuto problemi col registratore di cassa. In
allegato può trovare anche la nostra serietà e il modo in cui
lavoriamo con onestà e professionalità! Noi siamo gente che
paghiamo le tasse! Ci perdoni. Noi cerchiamo in tutti i modi di
essere sempre corretti, non solo verso il cliente ma anche verso la
società che ci circonda. Grazie per averci scelto. L'aspettiamo
nuovamente a Castelbuono”. In allegato il file con la foto del
nostro scontrino e, come se non bastasse, un secondo file con
l'immagine di una ricevuta fiscale dello stesso importo. E le
sorprese non finiscono. C'è anche un terzo file dove vengono
riprodotti alcuni scontrini emessi, a pranzo e a cena, sempre quel
sabato. Non so a voi, ma al sottoscritto non è mai capitata una cosa
del genere. Né in Sicilia, né altrove. Noi siamo gente che paga le
tasse! Quale miglior slogan pubblicitario può esserci per convincere
le persone a visitare, tornandoci, la
Sicilia?
Che bella notizia, Francesco! Mi sono rincuorata, leggendoti. Hai fatto benissimo a scrivere quest'articolo. Dovremmo fare una rubrica, da qualche parte, dal titolo: "L'eco delle belle notizie." Buon fine settimana.
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