LA REPUBBLICA PALERMO
19 FEBBRAIO 2013 - PAG. I
Francesco Palazzo
Ma insomma, se una forza
politica, in questo caso Futuro e Libertà, che domenica pomeriggio
si è ritrovata in Via D'Amelio per una manifestazione, decide di
fare un'iniziativa di questo tipo, si può sapere che male c'è?
Subito sono scattati, come un sol uomo, i difensori non si capisce di
che cosa. La motivazione della critica, che sembra nobile e invece
non lo è affatto, è che siamo in piena campagna elettorale per le
politiche. E allora? Non è forse in campagna elettorale che si
devono lanciare messaggi forti e precisi all'elettorato? Cosa sono le
campagne elettorali se non il momento in cui ciascuno si presenta con
la propria identità, cercando il consenso, al cospetto del corpo
elettorale. O è forse meglio i leader di partito comizino in luoghi
neutri senza dire una sola volta la parola mafia e parlando di ponti
sullo stretto e amenità varie? No. Le critiche, piuttosto a chi va
in certi posti della memoria, vanno rivolte a chi si tiene lontano da
certi contesti e preferisce uscirsene pulito pulito. Perché in
realtà, il tema della criminalità organzzata, che intanto è
tornata platealmente a sparare in un quartiere in cui niente accadde
per caso, e potrebbe farlo ancora, è il grande assente in questo
mese di surreale propaganda politica in Sicilia. Sullo sfondo
primeggia la vittoria al Senato in terra sicula, che pare sia il
viatico più importante per avere la maggioranza in quel ramo del
parlamento oppure impedirla comunque ai vincitori. E siccome ogni
voto può essere utile e decisivo nella battaglia campale, non si
butta via niente. Ma proprio niente. Al tavolo si chiamano commensali
d'ogni tipo. Presentabili o meno, non importa. Si arruolano, dall'una
e dall'altra parte, capibastone con i loro nutriti e pasciuti
battaglioni di consenso al seguito. Quanto stia costando, e costerà,
tutto questo, proprio in termini di legalità e lotta alla mafia, lo
sapremo molto presto. Non appena, dopo domenica e lunedì prossimi,
si sarà depositata tutta la fitta nuvola di polvere di un confronto
elettorale all'ultimo sangue. Sarebbe proprio questo il problema da
porsi. Come si sta raccogliendo il consenso in Sicilia per arrivare
vittoriosi alla conta del Senato? Quali e quanti patti a futura
memoria si stanno facendo? E chi li pagherà? E quanto costeranno a
tutti noi? Sono domandine, secondo me, di un certo rilievo. Ma
pochissimi se le sono poste e ancora meno sono coloro che hanno
risposto. Diciamolo. Proprio in terra di Sicilia stiamo assistendo a
un brutto e indigeribile confronto elettorale. Non si parla non
soltanto di mafia e dei suoi legami ancora vivi e vegeti con la
politica, ma neppure di uno solo dei tanti gravi e drammatici
problemi che sta vivendo l'isola. Se
questo è lo scenario, davvero si può pensare di alzare la polemica
al vetriolo sull'innocente e persino troppo ingenuo comizio di
Gianfranco Fini in via D'Amelio? Almeno quella è stata un'iniziativa
elettorale chiara e ben leggibile da tutti. Uno afferra il
micorofono, dice delle cose e fa della lotta alla mafia la cifra del
proprio impegno politico. E la cosa finisce lì. Almeno così potremo
misurare parole e comportamenti futuri di quanti hanno parlato nel
luogo dove morì Paolo Borsellino. Dovremmo preoccuparci, o almeno
occuparci, invece, di quanto sta avvenendo, non nelle pubbliche
piazze, in cui ciascuno può essere giudicato da tutti, ma nelle
segrete stanze della politica siciliana in questi ultimi giorni che
ci separano dall'ingresso nei seggi elettorali. Ma questa è una cosa
più complicata e dunque su di essa si preferisce sorvolare.
Mi è piaciuto tanto il tuo articolo da ri-postarlo, quasi integralmente, nel mio blog:
RispondiEliminahttp://maridasolcare.blogspot.it/
Grazie. A presto.