La Repubblica Palermo
15 maggio 2016
Cosa ci insegnano i Valdesi
Francesco Palazzo
La visita ufficiale dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, presso il luogo di culto dei Valdesi e Metodisti, avvenuta domenica 8 maggio, come ricordato su queste pagine da Augusto Cavadi, segna certamente un punto importante nel dialogo tra credenti nello stesso dio. Vedere un porporato predicare dal pulpito della chiesa valdese faceva un certo effetto. Non sappiamo chi ha fatto il primo passo, ma il nuovo arcivescovo di Palermo non ha fatto certo valere la forza dei numeri ed è andato lui. La piccola comunità valdese e metodista ha svolto negli ultimi decenni un ruolo culturale di rilievo a Palermo. Basti pensare alle centinaia di incontri, di tutti i tipi, con persone orientate nei più diversi modi, che si sono svolti nell’auditorium che si trova alle spalle del luogo di culto, dietro il Teatro Garibaldi. Tale apertura non vi è stata nei luoghi di pertinenza della diocesi di Palermo. Basta ricordare che la Scuola di Formazione etico- politica Giovanni Falcone venne, di fatto, allontanata da ambienti cattolici per avere invitato l’ex abate Franzoni, uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II, poi sospeso a divinis. Sull’avvicinamento cattolici- valdesi vorremmo sottolineare un aspetto critico e individuare un futuro. La comunità cattolica palermitana, a parte qualche sparuta presenza, si è tenuta sostanzialmente lontana da questo importantissimo evento. La piccola chiesa valdese era piena un po’ più del solito, ma erano quasi tutti fedeli protestanti. Per il resto giornalisti e cineoperatori. Nello spiazzo antistante la chiesa, che è rimasto vuoto, ipotizzando un accesso cospicuo, era stato data la possibilità di ascoltare attraverso un altoparlante. Che ha parlato al vento. Ciò per dire che il limite di queste iniziative è che sono gestite dai vertici, senza che la base sia sulla stessa linea. Quasi tutti i cattolici praticanti palermitani neppure sanno dove sorgono i luoghi di culto valdesi e metodisti. Eppure, passarci ogni tanto (la funzione domenicale è alle 11) non farebbe male al fedele cattolico. Così come, per gli adepti delle altre confessioni religiose esistenti a Palermo, potrebbe costituire motivo di formazione e di vero avvicinamento intrufolarsi ogni tanto in cattedrale o in altre chiese parrocchiali durante i riti cattolici. In tal modo si potrebbero creare percorsi condivisi e allargati. Ma è chiaro, detto ciò, che questi primi passi (Lorefice è andato anche presso gli anglicani di Via Roma, di fronte l’Hotel delle Palme), vanno tenuti nella giusta e importante considerazione. E, anzi, siccome questa contaminazione può senz’altro costituire un modo per scambiarsi buone pratiche, utili non solo alla città di dio, ma anche a quella degli uomini, e qui veniamo al futuro, chissà se ci saranno dei frutti più maturi. Per esempio pastorali comuni sul come affrontare in maniera sistematica la criminalità organizzata, o riflessioni congiunte sulla morale sessuale e familiare. Su quest’ultimo argomento, il mercoledì successivo all’incontro tra Valdesi e Cattolici, un vescovo importante di una rilevante diocesi siciliana, quella di Monreale, esprimeva, nel giorno dell’approvazione definitiva della legge sulle unioni civili, la posizione più dura della chiesa cattolica. Definendo da “fascismo strisciante”, parole che neppure la più acerrima delle opposizioni politiche ha pronunciato, il voto di fiducia chiesto dal governo su tale norma. Niente di più distante dal modo di operare dei Valdesi e Metodisti, che preferiscono parlare di famiglie, tutte con la stessa dignità, e offrono alle coppie omoaffettive la possibilità di essere benedette in chiesa. Insomma, non bastano i riti, per quanto storici. Occorre mettersi al lavoro, magari coinvolgendo tutte le comunità di fede e non soltanto le punte più avanzate.
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